GENOVA ALLUVIONE: PROCURA APRE INCHIESTA PER OMICIDIO E DISASTRO COLPOSO

 

di Cinzia Marchegiani

Genova –  Il disastro dell’alluvione avvenuta a Genova ora lascia una città in balia di importanti decisioni e unn’immane tragedia che pretende risposte ai grandi interrogativi. "Un disastro annunciato, frutto di ritardi burocratici e di incuria. E, ancora una volta, a pagarne le durissime conseguenze sono cittadini e imprenditori". Il presidente pro tempore di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, nell'esprimere solidarietà alla popolazione e agli imprenditori di Genova che hanno visto distrutti negozi, laboratori e officine, sottolinea le gravi responsabilità all'origine del disastro che ha colpito il capoluogo ligure. "Quanto avvenuto a Genova – sostiene Merletti – è solo un esempio di molte situazioni che riguardano la gestione del territorio italiano. Basti pensare che 5.569 Comuni, pari al 69% del totale, sono collocati in aree a rischio idrogeologico e che oltre un terzo (36,3%) presenta un livello di attenzione molto elevato (livello massimo) per il rischio di frane". Merletti nella visione di eviatre altri drammi chiede che si interva subito, con un piano nazionale finalizzato a mettere in sicurezza le aree a rischio e con interventi straordinari per sbloccare gli iter amministrativi, poiché la fragilità del  territorio deve essere considerata una priorità intorno alla quale concentrare risorse e investimenti che consentirebbero anche di creare occasioni di lavoro per molte aziende. Rete Imprese Italia chiede lo stato di calamità naturale e la sospensione del versamento dei tributi per le imprese dei Comuni colpiti. Una richiesta che possa essere espressa anche tramite una semplice autocertificazione dei danni subiti.

Su questo disastro a conti fatti annunciato ora la procura di Genova sta indagando per omicidio e disastro colposo, due inchieste che viaggiano parallelamente. Sotto l’occhio imperscrutabile dei magistrati sarà valutata la responsabilità delle attività degli organi amministrativi, in particolare la mancata allerta e la stessa gestione nonché il piano della protezione civile. Le opere finora fatte saranno studiate e soprattutto quelle che erano messe in agenda ma mai attuate, in questa direzione saranno determinati i rilievi fotografici aerei fatti dal nucleo aeronavale della guardia di finanza. Al vaglio soprattutto gli ultimi tre anni, partendo dal 2011 quando avvenne la prima alluvione, dove esiste una relazione dettagliata realizzata già tempo fa, da un pool di esperti.
Matteo Renzi avrà molto da chiarire anche lui ai magistrati di Genova, visto l’importante documento con cui il 5 agosto 2014 inviato a Palazzo Chigi con cui le ditte chiedevano di consentire l’immediato avvio delle opere per risolvere le criticità idrogeologiche del territorio dove si esponeva l’effettiva emergenza e priorità delle opere da effettuare: “Rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di veder riaccadere la tragedia del novembre 2011”
Quello che emerge è che solo due mesi fa, i legali delle ditte incaricate della messa in sicurezza del torrente Bisagno avevano avvisato il premier della necessità di avviare subito i lavori per evitare le esondazioni. Ci spieghi Matteo Renzi chi ha fatto lo scaricabarile!