Emergenza Covid, Gentiloni: “Inevitabile arrivare a decisioni drastiche”

Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, avrebbe dato un’accelerata, anticipando a lunedì l’intervento al Parlamento sulle nuove misure contro la pandemia, per poi convocare in serata una riunione per discutere e definire un nuovo dpcm. E’ quanto si apprende da fonti di maggioranza. Nella riunione di oggi, il premier avrebbe manifestato l’esigenza di coinvolgere le opposizioni

“Per la portata di questa seconda ondata non c’è un manuale né una palla di vetro, i numeri sono molto preoccupanti in tutta Europa”, ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Festival de Il Foglio. “I criteri sono: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità. Noi siamo sempre flessibili”, ha aggiunto Conte. “Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”.

Vaccino: a primavera dosi per tutti

“Confidiamo di averlo a dicembre ma bisogna comprendere che arriveranno qualche milione di dose per Paese, quindi dovremo fare un piano condiviso a livello europeo per intervenire sulle fasce più fragili e via via per le altre categorie”, ha spiegato Conte, al Festival de Il Foglio parlando delle prime dosi di vaccino conto il Covid. Il premier però precisa che per vedere gli effetti del vaccino “dobbiamo aspettare primavera quando prevedibilmente arriveranno per tutti” le dosi.

“Ho chiamato i presidenti di Camera e Senato, ho chiesto loro se c’è la possibilità di trovare uno strumento o un luogo dove confrontarsi in tempi rapidi con il Parlamento”, ha aggiunto il premier parlando del confronto anche con le opposizioni “E’ una esigenza, quando ci sono da prendere misure in tempi rapidi, che ci sia un luogo di confronto”. Conte ha parlato nello specifico di “un tavolo di confronto. Il governo sarebbe ancora più sereno, prendendo decisioni e coinvolgendo tutti gli attori, è giusto che sia così”.

“La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza – ha spiegato Conte –, alcuni presidenti di regione lo hanno fatto, non è il nostro obiettivo, noi continuiamo a difendere fino alla fine la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute de tessuto economico“. 

 “Mi auguro che sia possibile evitare di chiudere le scuole e le attività, i luoghi di lavoro, assicurando la sicurezza”, ha detto il leader della Cgil Maurizio Landini ospite della festa del Foglio.

“La situazione non è fuori controllo in nessun Paese europeo, incluso il Belgio e tuttavia diversi Paesi a cominciare da Francia, Belgio, Inghilterra, Germania ed altri che sono meno sotto i riflettori, hanno preso decisioni drastiche. Credo sia abbastanza inevitabile arrivare a decisioni drastiche, con lo sforzo di salvaguardare alcuni aspetti della nostra vita, del lavoro e del sistema di istruzione soprattutto per i più giovani”, ha detto il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Gentiloni ha parlato di “un percorso abbastanza scritto nei diversi Paesi europei” che avrà “le sue conseguenze sociali e sull’economia”.




Si scrive accoglienza, si legge bivacco indecoroso: intanto Minniti e Gentiloni sono soddisfatti

Si scrive immigrazione e si legge speculazione, come si scrive accoglienza e si legge bivacchi indecorosi o si scrive integrazione e si legge utopia. Li possiamo trovare infreddoliti fuori dai supermercati, pronti ad aiutare le signore a scaricare la spesa in macchina sperando di avere in cambio un segno di riconoscenza, 50 centesimi, un euro. Altri si radunano nelle stazioni ferroviarie. Qui si riparano meglio finché, su segnalazione di qualcuno zelante, non vengono cacciati via dalle forze dell’ordine, costretti a ritirarsi nei parchi, nei giardini ed i più fortunati in alloggi fatiscenti, da lungo dismessi e abbandonati. Si sta parlando dell’immigrazione clandestina perché per quelli aventi diritto lo Stato, che siamo sempre noi, procura alloggio, vitto e una diaria per piccole spese.

Tutta l’accoglienza si ferma qui. Vitto e alloggio per i regolari e bivacchi per i clandestini

Per meglio rendere l’idea di cosa s’intende per “bivaccare” Wikipedia dà questa definizione: “In castelli e abbazie erano aperti alle armate di feudatari e principi durante le loro marce. Le masse popolari che, incitate dall’entusiasmo religioso, accorsero alle Crociate in Medio Oriente, erano più una folla disordinata che un esercito e tutti, a parte i cavalieri più importanti e i principi con il loro immediato seguito, bivaccavano sul terreno come le selvagge tribù nomadi che erravano le pianure dell’Asia”. Soffermiamoci su questa informazione. “Le masse popolari bivaccavano sul terreno come le selvagge tribù nomadi che erravano le pianure dell’Asia”. Tutto questo non fa venire in mente i tanti accampamenti indecorosi e degradanti degli immigrati seminati per tutta la penisola? Stessi accampamenti sbandierati come punto di diamante dell’accoglienza? E’ proprio vero che alla vergogna non c’è limite e la spudoratezza è stata elevata al rango di virtù.

Per la sinistra ideologizzata, questa massa che bivacca su prati, nei parchi e giardini si chiama accoglienza

I politici si trincerano dietro le parole del pontefice, invece Papa Bergoglio, a riguardo dell’immigrazione ha detto ben altra cosa. Nel Messaggio mondiale della Pace, il Papa auspicava la “capacità di avere uno sguardo contemplativo, capace di guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso”. Integrare, spiegava il Papa in quell’occasione: “significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali.” Come si fa a confondere “l’arricchimento” e “la partecipazione alla vita della società” con la politica di scaricare masse di esseri umani, nell’abbandono e nel degrado? A meno che non ci sia qualche speculazione sotto, andare a recuperare gli immigrati dai campi di smistamento in Libia, portarli in aero in Italia per poi gettarli nei ghetti della disperazione, è puro sadismo.

Può uno Stato arrivare a tanto?

Esempi di accampamento, ghetti della disperazione, gironi danteschi dove poveri immigrati, la cui unica loro colpa è di avere creduto ed accettato l’invito del governo italiano, ora errano per il Belpaese dove li troviamo di notte nascosti in giacigli, avvolti nelle buste della spazzatura, loro unica protezione contro freddo e pioggia. Li troviamo accampati a Roma al Colosseo, nel più completo degrado nel quartiere del Colle Oppio, nell’incuria a porto di Ripa, sugli argini dell’isola Tiberina, nei parchi e nei giardini. E’ l’umanità ridotta a rifiuto! Squallidi accampamenti a Milano di immigrati afghani e pakistani. Gironi danteschi a Reggio Calabria ed in ogni dove.

 

Intanto il Ministro Minniti e il presidente Gentiloni si dichiarano soddisfatti

Soddisfatti del lavoro svolto perché i flussi sono diminuiti, tanto vero che stanno andando a prelevarne altri con gli aerei militari. Per l’Europa e la sinistra italiana tenere questa parte dell’umanità nascosta in ghetti li rasserena perché occhio non vede, cuore non duole.

Il buon senso, invece, finalmente arriva dai vescovi africani

Con la voce di Monsignor Ndiaye: “E’ meglio restare poveri nel proprio paese – ha detto – piuttosto che finire torturati nel tentare l’avventura dell’emigrazione”. E poi ha continuato “Cari ragazzi tocca a noi costruire il nostro paese, tocca a noi svilupparlo, nessuno lo farà al posto nostro.” In ultimo, i vescovi, rivolgendosi agli immigrati, hanno dato prova di buon senso, cosa che fino ad ora è mancata ai nostri politici: “Se i nigeriani emigrati clandestinamente, invece di spendere così tanto per il viaggio, avessero investito quelle somme di denaro in maniera creativa in Nigeria, in attività economiche, adesso sarebbero degli imprenditori.” Non è mai troppo tardi. Minniti e Gentiloni ascoltino e imparino dai vescovi africani. La soluzione del problema non si risolve con gli aerei militari. Non si risolve l’emergenza immigrazione tanto meno inviando i nostri militari in Niger, paese che, nell’area, versa nelle condizioni più critiche. Il delta del Niger è caratterizzato da una lunga scia di una crisi di legittimità etno-politica. Dio non voglia che l’Italia debba avere la triste esperienza di Nassiriya per avere condisceso alla politica dell’alleato Macron mentre l’Onu sta a guardare!

Lo sragionamento di Roberto Saviano, poi, la teoria di Luigi Manconi e gli scioperanti dell’ultima ora pro Ius Soli, con l’immigrazione non hanno nulla a che fare

Gli 800mila bambini nati da genitori extra comunitari hanno gli stessi diritti dei bambini di genitori italiani. Lo Stato italiano non gli ha mai negato nulla. In aggiunta hanno la facoltà, al raggiungimento del 18mo anno, di poter scegliere se mantenere la cittadinanza dei genitori oppure optare per quella italiana. La campagna pro Ius Soli è ideologica , violenta e vuole impossessarsi della libertà di scelta, diritto che spetta legittimamente al minore, al raggiungimento della maggior età. Si dà da pensare che si vuole sacrificare un diritto del minore sull’altare del consenso elettorale. Si spera che questa campagna ideologica vada messa in soffitta e al suo posto sia data precedenza all’emergenza “lavoro”.

L’orologio che si affaccia su piazza di Montecitorio ha suonato l’ora tanto attesa dal Paese, dare fine alla serie di governi del presidente

Quattro per la precisione, insediatisi a Montecitorio non per volere del Popolo. L’ora del “tirare a campare” è finita, si torna a casa. Per Gentiloni quell’orologio continuerà a battere solo per lo sbrigo dell’ordinaria amministrazione, dopodiché passerà le chiavi ai nuovi inquilini. Nessun rimpianto, nessuna nostalgia. Chi subentrerà avrà un durissimo compito, raccogliere i cocci, prepararsi per la quadratura del cerchio e rimuovere i residui nascosti sotto i tappeti, lasciati lì dai precedenti governi.

Emanuel Galea




Gentiloni: “Daesh sconfitto, proporrò di mandare militari in Niger contro i trafficanti”

“Proporrò al Parlamento di inviare i nostri militari in Niger. L’Italia ha l’obiettivo di costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo”. Lo ha affermato il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel suo intervento di saluto all’equipaggio della Nave Etna che opera nell’ambito di Eunavfor Med Operazione Sophia.

Gentiloni sottolinea che “il 2017 è stato l’anno della sconfitta militare del Daesh, che non controlla più un territorio come Stato. L’Italia con i suoi 1400 militari è la seconda forza in Iraq. Ora che Mosul è stata liberata, ci sono le condizioni perchè il nostro contributo in Iraq diventi un contributo al consolidamento di quel Paese”.
Sulla scelta di inviare i nostri militari in Niger, Gentiloni afferma: “Noi tuteliamo il nostro interesse nazionale e lo facciamo sempre in amicizia con gli altri paesi, mai in contrapposizione. Il compito dei nostri militari non è mai stato quello di trovarsi un nemico. Noi vogliamo costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo”.

Gentiloni prosegue: “Dobbiamo continuare a lavorare concentrando l’attenzione e le energie sul mix della minaccia del traffico di essere umano e il terrorismo nel Sahel. Per questo, una parte delle forze in Iraq verrà dispiegata nei prossimi mesi in Niger, è questa la proposta che il governo farà al Parlamento per una missione per sconfiggere il traffico di essere umani e il terrorismo”.

Gentiloni ringrazia i militari della missione Eunavfor Sophia: “Il Paese vi è riconoscente. Abbiamo inferto duri colpi ai trafficanti di esseri umani, più di quelli che avremmo immaginato. L’ammiraglio Credendino sta anche formando il personale delle autorità libiche, per un maggiore controllo dei propri confini e per sconfiggere i trafficanti di esseri umani. Dobbiamo anche migliorare la situazione di quegli esseri umani che in Libia vivono in condizioni inaccettabili. L’Italia è in prima linea per sconfiggere i trafficanti di esseri umani e per scopi umanitari. Dalla Libia abbiamo anche creato corridoi umanitari”.

“Siamo fieri – prosegue Gentiloni – che l’Italia sia riconosciuta come il Paese più generoso, più pronto a salvare vite umane. Juncker dice che l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa. Noi ne siamo orgogliosi. Contemporaneamente lavoriamo per sconfiggere la schiavitù dei tempi moderni. La missione Sophia ha già identificato 130 trafficanti di esseri umani”.

“L’Italia – conclude Gentiloni – svolge un ruolo fondamentale nella lotta al terrorismo. Ci siamo mossi fino al lontano Afghanistan per rispondere all’attacco più grave che l’Occidente subì circa 20 anni fa. In Iraq con 1400 militari siamo, dopo gli Stati Uniti, la seconda forza sul campo. L’obiettivo di sconfiggere Daesh militarmente è stato raggiunto con il contributo dell’Italia. Questo non significa che la minaccia terroristica sia scomparsa”.




Gentiloni in India e il caso Marò: vergogna no limits

Che questo governo, e questo partito che ha la maggioranza soltanto in aula, ormai, avesse certe caratteristiche, ci eravamo già convinti guardando l’ex-premier Matteo Renzi. Il quale, volendogli fare un appunto sulla questione dei Marò, non aveva emesso il minimo fiato, glissando, come suo costume, su questioni scabrose come quella. Per riassumere: tutto incomincia quando gli Indiani, con una falsa notizia riguardante uno scafo di presunti pirati – che all’epoca imperversavano in quei mari – attirano in un’imboscata la Enrica Lexie, costringendola ad invertire la rotta e a far tappa nel porto di Kochi.
I due marò in servizio antipirateria, – per il quale riceveranno un bonus di 15 euro al mese, mentre il governo italiano che li mette a disposizione prenderà molto di più dalle imprese armatoriali che ne utilizzano il servizio – i sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, due S. Marco, cioè l’eccellenza delle nostre Forze Armate, sono indotti a scendere dalla nave, con la scusa di identificare il barchino pirata.
Vengono poi trattenuti, con la falsa accusa di avere ucciso due pescatori locali, scambiandoli per pirati. Tutto questo avviene fra il 12 e il 13 febbraio 2012. In India è tempo di campagna elettorale. L’avversario più pericoloso di Narendra Modi è Sonia Gandhi, italiana, anche se ormai di fatto indiana. Il sospetto è che tutta la manfrina – perché di questo si tratta – sia stata orchestrata per screditare gli Italiani, e di conseguenza la Gandhi, è una certezza.
Pare, secondo i giornali dell’epoca, che Narendra Modi sia una persona ‘non troppo corretta’, diciamo così, e che in politica abbia pochi scrupoli. In effetti, trattenuti i due marò, si scaglia contro di loro, minacciando la pena di morte per terrorismo.
Il governo italiano commette un altro errore capitale, elargendo la somma di 600.000 euro alle famiglie dei pescatori uccisi, e di fatto cadendo nella trappola e ammettendo la colpa, nella certezza che la questione si sarebbe risolta con un favoloso – per l’India – risarcimento; in conseguenza del quale le famiglie delle vittime si sono dovute trasferire in quartieri più consoni alla loro nuova condizione economica.
Ma nulla serve, anzi, gli Indiani pretendono di sbarcare anche gli altri S. Marco della pattuglia in servizio sulla Enrica Lexie, cosa che viene loro negata, e che provoca il blocco della partenza della nave. Arrivano al punto di fare affondare il peschereccio della morte, scena del crimine, prova decisiva per la risoluzione del fatto.
Infatti, già dalle scene mandate in onda dai TG, si vede chiaramente la traiettoria dei proiettili, parallela alla superficie dell’acqua, e non proveniente da quaranta metri più in alto, come sarebbe se i colpi fossero partiti dalla Enrica Lexie.
In più, le tracce sul legno mostrano l’effetto di una pallottola più grossa di quelle dei Beretta AR/70/223 in dotazione ai marò, di cal. 5,56. Verrà poi accertato, in sede di perizia balistica sulla pallottola repertata nel cranio di uno dei due malcapitati, che il calibro è più grande, un cal. 30, corrispondente a quello delle armi automatiche montate sui barchini della guardia costiera dello Sri Lanka, notoriamente in caccia di barche da pesca che violino le loro acque territoriali, e sulle quali sparano senza preavviso: insomma, una guerra tra poveri.
Non contenti, pretendono, i padroni di casa, violando anche un diritto di extraterritorialità – ma tant’è, contro la forza la ragion non vale, specialmente se diritto non c’è, e neanche democrazia – di salire sulla Enrica Lexie, millantando il fatto che certamente i militari italiani hanno sparato con altre armi, che non quelle in dotazione, e le hanno poi nascoste sulla nave.
Anche in Italia, purtroppo, si scatena l’anti-marò: sono definiti, sui media ma soprattutto sui social, ‘assassini di Stato’,condannati senza processo da certe parti politiche ben precise, che per cultura e tradizione non gradiscono i militari.
Ciò che crea qualche dubbio, subito fugato dalle dichiarazioni di Max e Salvo, è il fatto che effettivamente qualche ora prima del dirottamento hanno respinto un attacco di pirati, ma sparando in acqua alla prua del barchino, che subito si è allontanato, quando gli occupanti si sono resi conto che l’Enrica Lexie aveva una scorta armata. In più, secondo i tracciati satellitari, al momento dell’attacco al peschereccio, e suo conseguente approdo nel porto di Sochi, la Enrica Lexie era fuori delle acque territoriali dell’India, in acque internazionali, ben lontana dal peschereccio colpito, e in un orario molto diverso da quello della sparatoria. Di questo esistono ampie e rivelatrici documentazioni.
Per gli accusatori, quel barchino era la barca dei pescatori, e i due non hanno sparato in acqua, ma addosso agli uomini. E qui il nostro governo si è calato i pantaloni, ordinando l’immediato rientro dei marò in India. Infatti, rimpatriati provvisoriamente per poter adempiere all’obbligo elettorale, Max e Salvo avrebbero dovuto rimanere in Italia, dato che secondo gli artt. 10 e 26 della nostra Costituzione, l’estradizione è vietata nei confronti dei paesi in cui vige la pena di morte – come, appunto, l’India.
Nonostante questo, e ‘ordinato’, sembra, anche dall’Ammiraglio Di Paola e dall’allora presidente del Consiglio Mario Monti, i due marò furono, contro ogni regola, rispediti a Delhi, dove l’opinione pubblica, fomentata da Narendra Modi e dal suo partito, ne chiedeva la condanna alla pena capitale. In realtà, mai nessuna incriminazione è stata indirizzata ai nostri due eroi, né alcuna accusa ufficiale è stata mai formulata. Viene da pensare che troppa acqua avrebbero fatto quelle accuse, che avrebbero comportato l’intervento ufficiale di avvocati, e quindi l’esame pedissequo di tutti i fatti contestati.
Ma non siamo qui a raccontare una storia ormai ben nota. Dopo cinque anni, a bocce ferme, e con Girone e Latorre ormai rimpatriati, anche se con gravissimi danni psicologici derivanti dalla ingiusta detenzione di fatto, alcuni giornali scrivono che l’India li rivorrebbe indietro. Dopo cinque anni, quindi, il nostro attuale presidente del Consiglio Gentiloni si è recato in viaggio d’affari a Delhi, portando a casa contratti per 16 mld di euro, a favore di industrie italiane.
Non una parola sui marò. Anzi, solo una piccola frase, ‘tutto concluso’, che denoterebbe una sorta di perdono giudiziale. Siamo proprio al colmo della vergogna. Questi due servitori dello Stato a basso costo sono stati ingiustamente arrestati, imprigionati, umiliati, intimiditi, additati all’opinione pubblica di tutto il mondo come assassini, senza una parola di scuse.
L’Italia ha fatto da sponda per la sua elezione proprio a quel Narendra Modi che ha firmato i contratti ad un Gentiloni con il cappello in mano, e che si è andato, con il suo bel sorriso da Hollywood, a prostrare more ferarum a chi ha fatto tanto danno alla nostra nazione. In più, promettendo – il massimo dell’assurdo – che lo Yoga sarà inserito nei programmi scolastici, e promettendo più considerazione per gli Hare Krihsna.
Ben potrebbe Modi dire come Alfredo Germont, nella Traviata, davanti a Violetta Valery:”Questa donna pagata io l’ho”, gettandole il denaro sul viso; glissando poi sulla faccenda dei dodici elicotteri della Finmeccanica, di cui poco s’è parlato, ma che furono leva di ‘ricatto’ anch’essi. E per i quali pare che all’epoca siano stati pagati alcuni milioni di dollari di ‘provvigione’ ai funzionari che li avevano ordinati.
Insomma, da tutto questo appare chiaro che abbiamo gran parte della classe politica senza dignità e senza orgoglio. Una classe politica – identificata con il partito al potere – che non difende i suoi figli, ma che si prostra dinanzi a 16 mld di commesse, senza un fiato; anzi, stringendo più mani possibile, sorridendo il più possibile, prostrandosi in tutti i ‘modi’ possibili e immaginabili.
Nulla hanno riportato i ‘giornaloni’ in proposito: tutto va bene, purchè portiamo a casa i soldi.
Doppio effetto: positivo per la campagna elettorale del partito, e per quella privata di Gentiloni, che, secondo alcuni bene informati, vorrebbe scalzare Matteo Renzi. Positivo, infine, per le aziende che di detti miliardi godranno, e che a buon diritto potranno ricambiare la cortesia in termini di finanziamenti.
Rimangono due figure, le uniche pulite di questa brutta pagina di storia italiana, Massimiliano Girone e Salvatore Latorre, due pugliesi doc, sottratti alle famiglie ingiustamente per più di tre anni, trattati da assassini – purtroppo anche in patria – sottoposti a pressioni psicologiche non raccontabili, ma comunque sempre pronti al ‘dovere’, a schiena dritta; un dovere malinteso da chi ne aveva in mano le sorti. Due persone che meritano che si facciano loro le scuse più ampie, mettendo finalmente alla gogna il comportamento dell’India, e quanto sarebbe logico: ma soprattutto quello di chi, dall’Italia, ha brigato anche contro la Costituzione e la legge per fare in modo di favorirla, negando ogni azione tesa a riportare in patria i due militari, e rimandandoli a Delhi con una palese violazione del loro diritto; nonostante un avvocato di quella parte avesse espresso il suo appoggio al ritorno dei marò. Ben diverso il viaggio di Trump in Cina. Non con il cappello in mano, né prostrato ‘more ferarum’.
Si sa che l’America, potrà avere tutti i difetti del mondo, ma se c’è un suo figlio in difficoltà, in qualunque parte del mondo, si mobilita. Il bottino di Trump è di 253 mld di dollari, il che fa apparire come una mancia i 16 mld di Gentiloni. Oltretutto raccattati rinunciando alla dignità di un intero popolo – che lui dovrebbe essere in grado di governare – e a quella di due persone perbene, con tutte le loro famiglie.
Chi risarcirà Max e Salvo degli anni in cui hanno dovuto rinunciare – sebbene completamente innocenti – alla presenza della famiglia, alla crescita dei figli, alla compagnia delle loro mogli? E soprattutto, nessuno li ha definitivamente e ufficialmente riabilitati: anche questo fa parte delle pretese di Narendra Modi? Dovremo rimanere con il fiato sospeso fino al 2018, anno in cui si presume che la corte generale dell’Aja si pronunci? O l’India non vorrà rinunciare, a questo punto, a fare la figura dei cattivi, spingendo per una condanna? Chi ci garantisce che domani Modi non pretenda indietro i due marò, e, soprattutto, chi glie lo potrà impedire, dato che dopo anni ha chiesto di poter processare anche gli altri quattro S. Marco presenti in quei giorni sulla Enrica Lexie? Non certo Gentiloni, non certo il nostro governo, non certo il partito che ne governo ha la maggioranza, anche se è una maggioranza soltanto in aula.
Roberto Ragone



Milano, 70esimo costituzione Italiana: Gentiloni a Palazzo Reale

MILANO – Parte da Milano il viaggio della Costituzione nel suo 70esimo anniversario. A inaugurarlo questa mattina a Palazzo Reale il premier Paolo Gentiloni, il ministro allo Sport Luca Lotti, il sindaco Giuseppe Sala e il presidente del comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale Franco Marini. Il viaggio si compone di 12 tappe, tante quanti i principi fondamentali della Carta.

Dopo Milano, la Costituzione andrà a Catania, Reggio Calabria, Bari, Cagliari, Aosta, Roma, Venezia, Firenze, Trieste, Assisi e Reggio Emilia. A ogni città verrà associato un articolo dei primi 12 e un tema. Inoltre, ci sarà anche una mostra itinerante con filmati storici, frasi celebri e commenti audio ai 12 articoli, affidati al premio Oscar Roberto Benigni. Al termine del percorso i visitatori potranno rinnovare la propria adesione alla Costituzione con un atto simbolico: l’apposizione di una firma virtuale accanto a quella dei padri costituenti. A Palazzo Reale la mostra sarà aperta al pubblico da oggi al 17 settembre. “Penso che questo esercizio che facciamo di coltivazione della memoria – ha detto Gentiloni – sia prezioso e un grande Paese non può non farlo. Il viaggio che facciamo lo facciamo attorno ai 12 articoli fondamentali, articoli stupefacenti non solo per la forza dei principi che contengono, ma anche per la sintesi incredibile nel linguaggio. Abbiamo fatto bene a decidere di ricordare i 70 anni della Costituzione anche con questo viaggio, ricordarla per le sue origini”.

Gentiloni ha sottolineato l’importanza di partire da Milano “dove Calamandrei nel 1955 diceva che ‘dovunque è morto un italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì col pensiero perché li è nata la nostra Costituzione. La costituzione è nata nella Resistenza’. Questa frase vuole dire che la Costituzione è nata dove migliaia di ragazzi hanno perso la vita nel corso della Resistenza”. Gentiloni ha voluto anche ricordare “il clima di dialogo in cui è nata” la Carta: “se uno guarda i manifesti elettorali della campagna del 1948 ha la conferma del fatto che l’ambiente in cui ci si trovava era un ambiente di scontro dal punto di vista ideologico certamente più aspro di quello che abbiamo vissuto in questi 70 anni in diversi periodi. Eppure c’è stata la capacità di mettere al primo posto l’interesse nazionale”. Per il capo del governo la Costituzione deve essere ricordata “per la sua attualità perché è un testo vivo, perché i suoi principi fondamentali sono scolpiti e irremovibili”, ha concluso. “È un onore – ha detto Sala – che questo viaggio parta da Milano e che sia legato al primo e per noi più importante articolo che sancisce la fondazione della Repubblica sul lavoro”.  Non a caso, per il sindaco si parte da Milano con l’articolo uno: “Sappiamo – ha detto Sala – che Milano è la città del lavoro, e confermavo al presidente la volontà di mettere al centro della nostra azione il lavoro. Siamo nella fortunata situazione in cui la disoccupazione è diminuita e il turismo cresciuto. A Milano si consolidano i fondamenti della Repubblica”.




Fiera del Levante a Bari, Palese (FI): Gentiloni troppo ottimista. Bene interventi straordinari al sud ma finora solo pannicelli caldi

BARI – “L’ottimismo decisamente eccessivo del Presidente del Consiglio, francamente al Sud non viene percepito da famiglie e imprese. Lo stesso Presidente ha peraltro ammesso che finora le politiche del Governo sul Mezzogiorno sono state inefficaci perché non hanno prodotto né più lavoro né lo sperato aumento del Pil. Tanto che lo stesso Presidente ha annunciato l’intenzione di tornare a politiche straordinarie per favorire la ripresa e la crescita al Sud. Questo è assolutamente auspicabile e ci auguriamo che l’annuncio si traduca in atti e in fatti già nella prossima Legge di Bilancio. Delude il silenzio del Governo sulla questione ‘trivelle’ su cui invece avevamo chiesto di rassicurare la popolazione, ed il Salento in particolare, anche perché, come ha detto anche il Presidente Emiliano, su questo tema non intendiamo mollare. Delude infine che sul Patto Puglia il Governo non abbia chiarito quanti soldi ci sono, quando arriveranno e a che punto stanno realmente le cose. Come sempre da questo Governo arrivano annunci, analisi e dichiarazioni di intenti mentre noi aspettiamo i fatti”. Lo dichiara Rocco Palese, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera, commentando il discorso con cui il Presidente del Consiglio ha inaugurato l’81ma edizione della Fiera del Levante.




Emergenza immigrati, l’Ue all’Italia: armiamoci e partite

di Emanuel Galea

I complimenti all’Italia non sono mancati. La Commissione europea giudica l’incontro sul codice condotta Ong “molto costruttivo”. Secondo la portavoce Ue Natasha Bertaud “ha già ricevuto il sostegno unanime dei ministri degli Interni al Consiglio affari interni a Tallinn” ed “ha il sostegno della Commissione.” Se Bruxelles voleva commuovere Roma c’è riuscita, ha commosso ma non ha convinto. Vero è che lo stesso presidente del Consiglio Gentiloni, pur apprezzando gli elogi per la strategia dell’Italia nel Mediterraneo, è cauto: “Abbiamo bisogno che tutta l’Europa faccia maggiori sforzi nelle politiche di sviluppo e di cooperazione, ma anche nella gestione dell’emergenza”.

Condividiamo la prudenza, non volendo chiamarla scetticismo del premier, perché l’Europa non è fatta solamente da Merkel e Rajoy; la Ue è formata da 27 Stati ed ognuno ha il diritto di veto ed ogni veto è un incognita. Nel salone dell’Eliseo che ospitava i vertici internazionali, Gentiloni auspicava una sorta di “europeizzazione” dell’azione italiana.
Il tentativo del premier italiano di spingere l’Europa a fare passi concreti per affrontare l’emergenza immigrazione si scontra con il muro Macron il quale conferma che migranti economici e rifugiati hanno “diritti diversi”, e in più precisando : “non cederò allo spirito di confusione imperante”, al che la Merkel, seduta al suo fianco ha annuito vistosamente.
A raffreddare gli entusiasmi è arrivata l’altra realtà dal direttore di Frontex che, dopo il vertice di Varsavia su Triton, ha detto d’ aver sentito “una richiesta italiana” ma di non aver sentito “di Stati membri disponibili” ad aprire i loro porti per gli sbarchi.

Il premier libico Sarraj ha fatto planare tutti nella cruda realtà dicendo: «Per fermare i flussi clandestini serve un aiuto ora, immediato. Perché bisogna avere chiare le priorità. Poi a lungo termine parleremo dello sviluppo economico per i Paesi africani», come per invitare i vertici internazionali a passare dalle parole ai fatti.
Sul progetto a lungo termine per l’Africa sub sahariana del quale parla il comunicato finale del vertice, Macron non nasconde il suo scetticismo : «Sono diffidente delle cifre».
La cancelliera Merkel, scambiando bigliettini e sorrisetti con il presidente francese, gli è venuta in ausilio dicendo: «Non ho in mente cifre precise».
In poche parole, l’incertezza , l’esitazione e la precarietà sono le sensazioni che fuoriescono dal salone dell’Eliseo alla chiusura del vertice. Rajoy, il premier spagnolo,è uscito dal summit molto preoccupato per la quantità e per la «qualità» di un’immigrazione in aumento, che passa per Ceuta e Melilla, nuove strade di accesso per le reclute del terrorismo.
Gentiloni è rientrato dal vertice decorato di allori che Germania e Francia hanno riconosciuto all’Italia. Lodi e rallegramenti per il codice Minniti sono giunti dal Consiglio Ue e tanti plausi persino dalla stampa estera.

Lunedì 28 agosto sui cieli del vertice si è diffuso un gran fumo denso, spargendo odore acre di aria fritta. Martedì mattina, alle prime luci dell’alba, un leggero venticello ha spazzato via il fumo e l’Italia si è trovata nuovamente da sola a risolvere i problemi dell’emergenza immigrazione.




Migranti, Gentiloni all'Ue sui rimpatri: "Niente lezioni!"

 

"Le debolezze del sistema italiano di rimpatri volontari e delle espulsioni forzate rischia di incoraggiare l'afflusso di un sempre maggior numero di migranti economici irregolari". E' la messa in guardia che il rappresentante speciale del segretario generale del Consiglio d'Europa per le migrazioni e i rifugiati, l'ambasciatore Tomas Bocek, fa all'Italia nel suo rapporto basato sulla visita condotta nel Paese lo scorso ottobre.

Secondo il rapporto del Consiglio d'Europa, "non funziona" il sistema di custodia legale per i minori non accompagnati che arrivano in Italia, e gli hotspot in cui sono obbligati a trascorrere lunghi periodi sono "luoghi inadatti a garantire le loro necessità". L'autore del rapporto, il rappresentante speciale per le migrazioni Tomas Bocek, spiega però all'ANSA che la nuova legge italiana sulle misure di protezione, "è un passo avanti molto buono", anche se resta da vedere come sarà applicata nella pratica.

E il premier Paolo Gentiloni nelle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, afferma: "L'attività di governo" è concentrata su una serie di misure, "dall'immigrazione alla pubblica amministrazione, dal processo penale alla sicurezza urbana, dalla legge sulla povertà al ddl sulla concorrenza: sfido chiunque ad indicare un altro governo e un altro Parlamento in Europa impegnati su un complesso di riforme come quello su cui siamo impegnati in Italia. Non siamo i primi della classe, ma non accettiamo lezioni e lavoriamo nell'interesse comune".




Gentiloni e la nuova mission: abbassare le tasse sul lavoro

 

ROMA – Lui si è presentato come uno stakanovista seriamente intenzionato ad abbassare le tasse sul lavoro che poi sono la zavorra dei lavoratori italiani che non riescono più a tenere aperte le loro imprese. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ospite di Domenica In è stato intervistato da Pippo Baudo.

Alcuni passaggi importanti di quanto affermato dal premier che così ha aperto l'intervista: "A Palazzo Chigi arrivo alle 7,30/7,45" e torna a casa "dopo le 21 o verso mezzanotte se c'è qualche impegno, ma comunque è un bel lavoro. E per chi fa politica lamentarsi che si lavora troppo…finchè il fisico regge lo devi fare".  "I governi fanno quello che dice la Costituzione e non hanno aggettivi. Erdogan choc: la Germania 'pratica il nazismo' di cui facevo parte e più che il testimone ,abbiamo preso la campanella, abbiamo cose da completare del governo Renzi e anche delle cose nuove e importanti. La scadenza è la fine della legislatura poi i governi possono finire prima se non hanno la maggioranza in Parlamento ma io dico sempre ai miei colleghi che dobbiamo lavorare non avendo in mente la durata ma le nostre responsabilità". 

"Le cicatrici della crisi si fanno sentire ancora e che ci sia una crisi di fiducia è abbastanza comprensibile, ma le cose fatte in questi anni ci hanno rimesso in carreggiata e penso che le cose possono migliorare non solo nei grandi numeri astratti ma anche nelle nostre buste paga". "Ci vuole l'ottimismo di un grande Paese". "Se devi immaginare un aggettivo per il governo dico rassicurante perche penso che l'Italia ha bisogno di essere rassicurata". "L'obiettivo del prossimo documento di economia e finanza è un ulteriore abbassamento delle tasse sul lavoro, dobbiamo rendere gli investimenti sul lavoro più vantaggiosi". "I giovani ed il lavoro sono due cose che vanno insieme e a questo ci aggiungiamo il Mezzogiorno. Abbiamo fatto cose importanti sul piano del mercato del lavoro e questo ci ha consentito di avere settecentomila posti stabili, e non sono pochi. Io ricordo campagne elettorali in cui si prometteva un milione di posti di lavoro; noi ne abbiamo fatti 700 mila senza clamori, ma la disoccupazione giovanile è ancora alta, quello che manca è la capacità di far crescere ad un ritmo diverso la nostra economia". "Io vorrei, anche per togliere l'idea di provvisorietà del governo, che l'esecutivo si dia un'agenda di riforme che mi auguro si portino a termine. Anche all'Europa va dato un messaggio: non è che le riforme si sono fermate, c'è stata una sconfitta, un cambio a palazzo Chigi io lavoro in continuità con quello che ha fatto Renzi e nei prossimi mesi andremo avanti con le riforme finchè avremo la fiducia".

"Lo sforzo che abbiamo fatto è quello di rendere un po' più fluida la collaborazione tra le autorità centrali e gli enti locali perché noi ci dobbiamo rendere conto di una realtà: non lo cancelli con un improvviso colpo di bacchetta magica il flusso migratorio, lo puoi gestire e ridurre i numeri e l'illegalità quindi ma difficilmente si fa scomparire. Quindi si devono ridurre i numeri". I sondaggi sulla fiducia degli italiani nel governo? "E' inevitabile la sfiducia degli italiani, veniamo dalla crisi economica più grave dal dopoguerra, ci stiamo riprendendo se guardiamo ai grandi numeri dell'economia, la pressione del fisco sta diminuendo, ma i grandi numeri non arrivano immediatamente alle nostre famiglie". "Mi è piaciuto che la legge sul Mezzogiorno sia stata approvata senza fiducia che ormai è diventata un'eccezione. Io vorrei un Parlamento in cui si collabora nell'interesse del paese, un Parlamento che non è palcoscenico per risse, certo le opinioni sono diverse, ma vorrei meno scontri e litigi e un po' più di produzione di norme da parte nostra sarebbe apprezzato dai cittadini"




Gentiloni, approvato dal Governo il pacchetto di misure sull'immigrazione

 

Nel decreto approvato oggi dal consiglio dei ministri si prevede un pacchetto di misure sull'immigrazione. Con il decreto andiamo, ha sottolineato Minniti, verso "un nuovo modello di accoglienza: l'Italia ha fatto grande sforzo, siamo orgogliosi, ora il paese va più orientato verso un'accoglienza diffusa, perciò abbiamo fatto un patto con l'Anci e si lavora per avere in tempi ragionevoli una progressiva diminuzione dei grandi centri d'accoglienza".

Secondo il premier, Paolo Gentiloni, il governo rende "più rapidi i processi di concessione del diritto d'asilo ai rifugiati, più trasparenti i meccanismi di accoglienza facilitando con diverse misure i meccanismi necessari per i rimpatri". "L'obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre piu' i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nei nostro paesi e in misura controllata".

"Ci teniamo molto stretti i nostri valori umanitari e dell'accoglienza e rivendichiamo il lavoro fatto in questi anni perché credo che l'Italia abbia fatto un buon curriculum nonostante le difficoltà ed i numeri da fronteggiare. Abbiamo negli ultimi anni in un certo senso indicato la strada all'Ue, ora bisogna rendere effettivo il principio di condivisione dell'onere dell'accoglienza".

Nel decreto approvato si prevede anche il daspo urbano. "Non ci sono nuovi reati né aggravanti di pena ma misure come la possibilià di applicare in modo più ampio quello che si applica nelle manifestazioni sportive – spiega il ministro Minniti -: davanti a reiterate violenze sportive c'è il daspo, di fronte a reiterati elementi di violazione di alcune regole sul controllo del territorio le autorità possono proporre il divieto di frequentare il territorio in cui sono state violate le regole". 




Unioni Civili sono legge, Gentiloni: "Avanti con le riforme"


GOVERNO – Approvati i decreti legislativi, ora le Unioni Civili sono legge e primo via libera ad otto delle nove deleghe sulla Buona Scuola: queste le principali decisioni del Consiglio dei ministri presieduto Paolo Gentiloni. Il premier è subito tornato al lavoro, dopo essere stato dimesso alle 9 dal Policlinico Gemelli dove era ricoverato da martedì. E, dopo la riunione del governo, ha twittato: "Le riforme non si fermano". "Approvati oggi i decreti attuativi sulla scuola. Un pacchetto importante, aperto al contributo del Parlamento".

'Era una promessa, ora è una legge', dice la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, commentato il via libera alle Unioni Civili.Il Cdm, su proposta della ministra della Difesa Roberta Pinotti, ha anche prorogato gli incarichi del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, del capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano e del capo di Stato Maggiore dell'Esercito Danilo Errico. Esame preliminare per i decreti legislativi sulla buona scuola, primo via libera a 8 delle 9 deleghe. 

Su proposta del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il governo ha prorogato anche l'incarico per il comandante Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, per il capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano, il capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Danilo Errico.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato dimesso dal policlinico Gemelli, dove era ricoverato da martedì sera per l'impianto di uno stent. Il premier presiederà alle 12 il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, a conferma dell'ottima ripresa.

Gentiloni ha lasciato il Policlinico universitario poco dopo le 9. Ad accompagnarlo, il presidente della Fondazione Policlinico Gemelli Giovanni Raimondi. Prima dell'uscita dal reparto di degenza, Gentiloni ha salutato l'equipe di medici e operatori sanitari che lo hanno assistito in questi giorni con i professori Filippo Crea, Massimo Antonelli, Massimo Massetti e Antonio Rebuzzi.

Il premier torna quindi al lavoro e avrebbe intenzione anche di confermare l'agenda di incontri internazionali, a partire dal vertice di mercoledì a Berlino, presenziando con Angela Merkel al meeting Industria 4.0 con il gotha degli imprenditori italiani e tedeschi