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Velletri, comunali: piazza stracolma per Giorgia Meloni e Giorgio Greci

VELLETRI (RM) – Tanta passione ed entusiasmo, mercoledì pomeriggio, in una piazza Cairoli stracolma, per l’arrivo di Giorgia Meloni, leader nazionale di Fratelli d’Italia, giunta a Velletri in sostegno della candidatura a sindaco del dottor Giorgio Greci, impegnato ad assicurare al Comune di Velletri il sospirato ricambio dopo 10 anni di centrosinistra. In tantissimi coloro che non hanno mancato all’appuntamento, colorando la piazza del tricolore, oltre che delle bandiere delle tante liste in supporto del candidato sindaco. Giorgia Meloni non ha tradito le attese, infiammando i cuori dei presenti, che l’hanno lungamente applaudita quando ha toccato i temi più cari al suo partito e ai tanti cittadini accorsi.

L’appuntamento, in una piazza popolata di velletrani, si è aperto con l’intervento del generale Sergio Ferrazzano, portavoce veliterno di Fdi, che ha ceduto la parola ad un Giorgio Greci sempre più in palla, che non ha mancato di ringraziare i cittadini per l’affetto dimostrato in queste settimane di campagna elettorale.

“La nostra è una brezza che diventerà il vento del cambiamento. Avanti tutta, insieme” ha evidenziato Greci, che in precedente aveva ripreso l’acronimo a lui tanto caro, quello della parola STORIA, per andare a toccare i temi più cari a tutta la coalizione, partendo dalla sicurezza, per arrivare al decoro, passando per l’inclusività, la ricchezza e l’orgoglio di una Velletri il cui centro storico “deve tornare ad essere pulsante, in modo da rappresentare uno straordinario volano economico diretto e indotto per le aziende che vi ruotano attorno. Bisogna valorizzare la nostra città, con eventi ad hoc, riportando agli antichi fasti le risorse del nostro territorio, dalle opere architettoniche al patrimonio iconografico, passando per quello folcloristico e delle tradizioni popolari e dialettali” ha dichiarato Greci, prima di spostare il tiro sul decoro urbano: “Abbiamo sotto gli occhi, ogni giorno, le bellezze di Velletri e siamo costretti a guardare gli schiaffi che queste bellezze e risorse hanno ricevuto e stanno ancora ricevendo. Noi non dobbiamo e non vogliamo rassegnarci al degrado in cui versa la città e alla mancanza di prospettive per noi e per i nostri ragazzi. Se ci darete la vostra fiducia – ha dichiarato il noto medico veliterno -, raccoglieremo un’eredità pesante, fatta di decennio d’immobilismo, pressappochismo, clientelismo e d’insuccessi che sono sotto gli occhi di tutti. Noi siamo pronti comunque ad abbracciare questa causa, siamo pronti a metterci a lavorare e lo faremo con passione, perché abbiamo un sogno per cui lottare: lottare a testa bassa, gettando il cuore oltre gli ostacoli e lavorando per il bene di Velletri con passione. Abbiamo assistito ad anni di governo della città senza alcuna logica e alcun senso – ha evidenziato ancora Greci – se non quello della rassegnazione dei governanti trasferita sui cittadini. E’ arrivato il momento della speranza, della ripresa economica e dei valori. E’ arrivato il momento di passare dalla disperazione e dalla rassegnazione all’ottimismo”.

Mezz’ora di intervento strappa-applausi per Giorgia Meloni, che è tornata a Velletri, dove a settembre del 2017 partecipò attivamente al venticinquennale dalla scomparsa di Franco Ercoli. “Un’immigrazione che non può non essere regolata”, “una lotta evasione più incisiva e ragionata”, “la difesa del Made in Italy”, sono stati solo alcuni dei temi toccati dal leader nazionale di Fratelli d’Italia, che in tema di immigrazione e di subalternità dell’Italia nell’Ue, ha ribadito l’esigenza di “non essere più il campo profughi d’Europa. In Italia va tutto al contrario – ha aggiunto -, con un Pd che in questi anni ha fatto danni inenarrabili, con governi fantoccio, che invece di fare gli interessi degli italiani facevano quelli di chi ce li piazzava”.

“Siamo in presenza di una legge elettorale schifosa – ha ribadito Giorgia Meloni, prima di aggiungere -: siamo dei patrioti, e lotteremo ogni giorno per cambiare le cose, col buon senso e per amore della nostra terra. E’ per questo che il 10 giugno dovete votare per Giorgio! Se ognuno di voi convincerà 5 persone – ha concluso, alimentando ulteriore entusiasmo – arriveremo ad un’amministrazione monocolore”.

“Metteteci il cuore, l’entusiasmo, l’ardore” ha concluso Greci nel suo intervento, tra l’applauso fragoroso di una piazza straboccante di cittadini veliterni.

IL CONFRONTO DEI CANDIDATI A SINDACO A OFFICINA STAMPA

 




Governo, Meloni ci ripensa: Fdi pronta a sostenere i gialloverdi

Cambio di programma per il partito della Meloni che ha deciso di sostenere un eventuale governo M5s-Lega. “Una maggioranza in Parlamento c’è. Era pronta a fare un governo e aveva stipulato un contratto di governo. Noi siamo stati critici però arrivati a questo punto siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con FdI, perché crediamo che bisogna fare tutto quello che c’è da fare in questo momento per tirare fuori l’Italia dalla situazione di caos nella quale rischia di gettarsi. Presidente, ci rifletta perché non avremo molto altro tempo”, scrive Giorgia Meloni, leader di Fdi, su Facebook. “Presidente Mattarella noi non abbiamo condiviso alcuna delle scelte che ha fatto nelle ultime settimane. Però l’Italia è sotto attacco e non può permettersi in questo momento né un governo che vada in Aula prendendo forse 20 voti per farci ridere dietro dal mondo; né di tornare a votare il 29 luglio o il 5 agosto con l’attacco finanziario della speculazione in atto. Allora un gesto di responsabilità deve arrivare da tutti, soprattutto da chi si considera un patriota. Noi abbiamo da chiederle: provi a fare l’unica cosa che non ha fatto sinora, dare un incarico a chi era arrivato primo alle elezioni, al centrodestra, per formare un governo e verificare se in Aula – anche grazie magari all’astensione di altri partiti con la stessa responsabilità – c’è la possibilità di formare un governo, di calmare la situazione internazionale e di occuparci dei problemi degli italiani”.




Trattato di Caen, mare italiano alla Francia?: E’ scontro tra Farnesina e Meloni

Entrerà in vigore il 25 marzo l’accordo bilaterale tra Francia e Italia sottoscritto nel 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, oggi Presidente del Consiglio dimissionario, ed il suo omologo francese, secondo il quale diverse miglia marine passeranno dalle acque territoriali italiane a quelle francesi. In dettaglio saranno porzioni del Mare di Sardegna e del Mar Ligure che passeranno sotto la competenza di Parigi che già può contare sulle acque della Corsica da 12 a 40 miglia. Per quanto riguarda la Zona Economica Speciale (Zes) in prossimità delle acque sarde si estenderà l’influenza francese per 200 miglia. I risvolti economici per la Penisola posso essere gravosi dato che la zona marittima in analisi contribuisce alla crescita dell’industria ittica italiana ma soprattutto perché l’Italia rinuncerà allo sfruttamento di un giacimento di idrocarburi nei pressi della Sardegna che conta dimensioni di un decimo rispetto allo Zohr egiziano (il più grande del mondo). L’Italia è un importatore di risorse minerarie energetiche e con questa mossa si perderebbero 1.400 miliardi di metri cubi di gas e 420 milioni di barili di petrolio.

Fin qui sembra la solita storia all’italiana ma le cose peggiorano considerando che non sono previste royalties da corrispondere al governo italiano che si sorbirà solo i danni ambientali

Ci si aspetterebbe perciò una ratifica formale (come smentita) dal nostro inerme governo attraverso una legge, ma niente. Al contrario Macron inizia a Bruxelles una procedura unilaterale di ratifica che conferirà il 25 marzo suddetti tratti alla Francia, de iure. Anche se l’ambasciatore francese in Italia smentisce una modificazione delle delimitazioni marittime.

Mentre Gentiloni muove la danza del “Io non so nulla e non faccio nulla”, gli esponenti del centrodestra tra cui Meloni, Santanché e Calderoli sollevano le loro preoccupazioni

Il senatore della Lega poi chiarisce che qualora non si prenderanno i giusti provvedimenti sarà considerata l’ipotesi di far rispondere lo stesso Gentiloni di danno erariale all’Italia. Ieri la risposta della Farnesina che spiega come “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici. A breve si terranno consultazioni bilaterali previste dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti”.

Giorgia Meloni ha fatto sapere che la mobilitazione del Governo si è dovuta attendere fino alla protesta del centrodestra “Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi. Raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande invase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato.”

La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento. Lo precisa la Farnesina, “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”.

Nella nota non è fatto alcun nome, ma appare evidente il riferimento al Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che sul suo profilo Facebook aveva postato: “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato”, ha scritto Meloni. “Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. “Chiediamo, inoltre, l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che comporta variazioni del territorio italiano”, ha aggiunto la leader di FdI, “sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”. Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”. La Farnesina spiega che “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”. L’ambasciata – dice ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette al più presto possibile’”. Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.

La Meloni, nonostante le rassicurazioni della Farnesina – sempre dal suo profilo Facebook – attacca:

“Dopo le denunce e l’esposto presentato da Fratelli d’Italia in Procura, il Governo Gentiloni è stato costretto a smentire ufficialmente che il trattato di Caen preveda la cessione di acque territoriali italiane alla Francia. La mobilitazione va avanti e Fratelli d’Italia continuerà a vigilare sull’integrità dei nostri confini marittimi: raccoglieremo in un’interrogazione parlamentare le tante domande inevase su questa vicenda e chiederemo che il nuovo Parlamento si esprima sui contenuti di questo trattato. Per noi questo accordo è carta straccia e non deve essere ratificato”.

Ambasciata di Francia a Roma: il 25 solo una consultazione pubblica

I confini marittimi con la Francia sono immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli. E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».

Il Trattato di Caen

L’ accordo – si legge dal sito del Ministero degli esteri – è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS). Al negoziato sulla base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime riflette i criteri stabiliti dall’UNCLOS, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza. Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta. Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’UNCLOS.

Il caso del peschereccio Mina

L’ ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex Capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 1l 2016 – rileva sul suo blog – che l’accordo era passato piuttosto inosservato fino a quando nel gennaio 2016 il peschereccio italiano Mina era stato fermato dalla gendarmeria marittima francese e scortato fino al porto di Nizza, con l’accusa di praticare la pesca del gambero in acque francesi. Solo dopo il pagamento di una cauzione di 8300 euro era stato rilasciato. Dunque, quelle che sembravano essere acque italiane erano diventate francesi. L’episodio fece deflagrare la questione dei confini e di porzioni di mare cedute alla Francia. E prosegue: mentre in Italia l’accordo non è stato mai ratificato, in Francia sembrava essere di dominio pubblico, tanto che la gendarmeria marittima era subito intervenuta pochi mesi dopo l’accordo fermando proprio il peschereccio Mina. Ad oggi, spiega l’ammiraglio De Giorgi, i confini tra acque italiane e francesi rimangono incerti.

Gianpaolo Plini




ROMA E CASTELLI ROMANI: DAL FLOP DI FORZA ITALIA ALLA TENUTA DEL PD, ECCO I NUOVI EQUILIBRI

di Chiara Rai

Castelli Romani (RM) – Un bilancio amaro per la vecchia politica a Roma e Castelli Romani dove i dati parlano chiaro: Forza Italia è defunta la nuova leadership è in mano a Fratelli d’Italia e Lega e i grillini hanno abbattuto la ormai superata divisione tra destra e sinistra. Intanto a Roma il M5s risulta essere il primo partito, con una percentuale che si attesta al 35,44%.

Alle comunali del 2013 era al 12,82%, quindi ha quasi triplicato le preferenze. Alle Elezioni Europee del 2014 la percentuale era del 24,95%. La sfida al ballottaggio sarà tra Raggi e Giachetti che incassa un 24,77. Non è detto che la sfida finale possa riservare la sorpresa di Giachetti eletto sindaco, sarà un’ulteriore sfida per i grillini riuscire a tenere testa al Pd che comunque, almeno per questa prima tornata, esce sconfitto e indebolito.

Ottimo il risultato di Giorgia Meloni rispetto al superato Marchini: 20,69 rispetto al 10,91. Dati che non lasciano spazio a malintesi sulla fine del partito di Berlusconi.

E così è successo anche ai Castelli Romani dove il dato di Marino è pressoché significativo: il regno di Adriano Palozzi è finito e tutti i mal di pancia dei marinesi si sono riversati sul voto ai grillini che sono in testa con Carlo Colizza al 32,20 seguito da eleonora Di Giulio con il 31,58: solo un “nazareno bis” potrebbe permettere la conquista della città del vino da parte del Pd e sottobanco gli accordi potrebbero esserci eccome del resto parla la storia. Cecchi, candidato di Palozzi, ha preso un 24,57% mentre Sabrina Minucci è riuscita a strappargli quasi il 10 per cento una vittoria per Fdi che guadagna terreno. Giulio Santarelli ha preso circa il 3% in coda ai candidati marinesi.

Ad Ariccia ha vinto il civico Roberto Di Felice che ha raggiunto quasi il 60% di consensi, un vero e proprio plebiscito rispetto al 34% incassato dall’”erede” di Emilio Cianfanelli Mauro Serra Bellini. Il candidato Fdi Roberto Cuccioletta ha incassato quasi il 5 per cento di consensi. Ultima Luisa Sallustio con un 3,28 per cento ma i dati definitivi devono ancora arrivare.

A Genzano dove era quasi certa la vittoria di Flavio Gabbarini al primo turno sarà ballottaggio tra il sindaco uscente che si attesta intorno al 43% e i Cinque Stelle di Daniele Lorenzon che hanno incassato quasi il 22%. Certo è che se non ci fosse stata la corsa solitaria di Patrizia Mancini, che da sola ha incassato quasi il 9% di consensi, Gabbarini sarebbe passato subito. Il candidato di centrodestra Papalia che si è presentato con tre liste civiche ha incassato il 13,04 per cento, probabilmente lo ha penalizzato il fatto di aver deciso di correre senza simboli di partito nonostante la sua chiara provenienza politica. Ago della bilancia saranno anche i voti di Michele Savini (11,20 %) altra espressione di centrosinistra che ha deciso di concorrere in solitario al primo turno.




ROMA ELEZIONI: GIORGIA MELONI PRESENTA I SETTE OBIETTIVI CAPITALI

Red. Politica

Roma – “Abbiamo scelto sette obiettivi, i sette peccati della capitale. Su questi sette obiettivi ci mettiamo la faccia e chiediamo ai romani di giudicarci nei cinque anni e su questi obiettivi prendiamo impegni precisi e misurabili per i primi cinque anni di amministrazione della capitale, impegni sui quali mettono la faccia tutti i candidati”: questi obiettivi li ha presentati ieri mattina la candidata sindaco di Roma per Fratelli d'Italia-AN Giorgia Meloni all’Auditorium della Conciliazione, evidenziando i punti principali del suo programma elettorale.

“Ci abbiamo lavorato molto – ha esordito la Meloni – perché la differenza tra noi e gli altri è che noi prendiamo sul serio la possibilità di governare questa città”. I sette obiettivi riguardano: Buche e piano strade, Trasporti, Raccolta differenziata, Aree e stabili occupati, Asili nido e famiglia, Turismo, Periferie e bellezza. Per quanto riguarda le strade la Meloni ha ironizzato: “Una volta si diceva tutte le strade portano a Roma, il problema è quando ci arrivi a Roma”.

L’impegno è quello di “mobilitare da qui al 2021 cinquecento milioni di euro, per tutte le strade ad alta percorrenza, e di rifare la segnaletica orizzontale in un anno e quella verticale in cinque”. Per quanto concerne i trasporti, l’obiettivo è “completare la metro C e aprire una vertenza per farla arrivare fino a piazzale Clodio”. Sui rifiuti la sfida è quella di arrivare al “75% di raccolta differenziata”, mentre sui campi Rom la Meloni vorrebbe rimpiazzarli con delle “foreste urbane”. Sugli stabili occupati la Meloni ha invece parlato della necessità di avere un “Sindaco inflessibile nel chiedere al prefetto lo sgombero di questi stabili”.

La candidata sindaco vuole poi investire sugli asili in modo da far tornare al centro la famiglia, perché “non è vero – secondo la Meloni – che le famiglie italiane non vogliono più fare figli, è vero che i figli sono diventati un bene di lusso”. Su turismo e periferia le proposte della Meloni si intrecciano: l’idea è quella di spostare i ministeri di via XX settembre in periferia, “dove portano ricchezza e movimento”, per “rendere via XX settembre una strada con due chilometri di musei come accade a New York davanti a Central Park”. “Stamattina – ieri Ndr. – presentiamo il nostro programma in una versione inedita. Presentiamo 7 vizi della Capitale, numero simbolo per la città, per darci 7 obiettivi concreti nei cinque anni che possano essere misurabili dai cittadini della Capitale, su alcuni grandi questioni: rifiuti, manto stradale, la difesa della famiglia abbandonata, la valorizzazione delle periferie, il turismo in calo. Su tutte queste questioni ci presentiamo con obiettivi numerici che vogliamo centrare nei prossimi anni”. Così la candidata sindaco Giorgia Meloni, arrivando alla sua iniziativa elettorale all’Auditorium Conciliazione, dove sta presentando i sette obiettivi principali negli eventuali cinque anni di governo della Capitale.

 




GIORGIA MELONI SI CANDIDA A SINDACO. BERLUSCONI: "BERTOLASO VINCE AL PRIMO TURNO"

di Angelo Barraco
 
Roma“Ho trovato una città di mattoni, ve la restituisco di marmo” disse il primo imperatore romano Ottaviano Augusto. Il futuro  Sindaco di Roma darà il giusto vigore ad una città che è stata rasa al suono da scandali e che ha voglia di rialzarsi? La corsa al “trono” è ambita da molti, romani e non. Il nuovo “Re” di Roma, farà diventare la città di mattoni  in marmo? Al di là delle citazioni storiche, Roma ha un nuovo candidato a Sindaco, Giorgia Meloni. “Sono venuta ad annunciare dopo attenta e accurata riflessione che ho deciso di correre per la carica di sindaco di Roma. Bisogna tornare all'orgoglio di essere romani: prima c'era l'orgoglio di essere cittadino romano, ora si pensa ai topi, a mafia capitale: sono spaventata che i cittadini non ci credano più. Bisogna tornare all'orgoglio di dire 'civis romanus sum', bisogna alzare la testa. Credo che una donna debba scegliere liberamente, nessun uomo può dire ad una donna cosa deve fare o non fare. Per questo ho scelto di scendere in campo anche se incinta. E Roma ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli. Avrei preferito godermi i mesi più belli per una donna in un altro modo, ma ho sempre considerato che se non ci fosse stata un'opzione migliore la mia candidatura sarebbe stata in campo” ha aggiunto inoltre “Non ci sarà l'ombra di Alemanno, i romani sanno che non c'è nessun rapporto con Alemanno che sta fondando un nuovo movimento alternativo a FdI. Ci sarà discontinuità rispetto agli errori del passato”. Giorgia Meloni si è poi rivolta a Guido Bertolaso: “Il tuo curriculum è valore aggiunto, dacci una mano, vieni qui, lavoriamo ancora insieme. Bertolaso non è riuscito a tener compatta la coalizione e a scaldare il cuore dei romani. Dico a Bertolaso: non farti strumentalizzare, si può fare ancora insieme. Non mi interessa la leadership del centrodestra, mi interessano i romani. Voglio fare un appello a Salvini, a Berlusconi e a tutto il campo del centrodestra: aiutatemi a non lasciare Roma ai 5 stelle, vinciamo insieme, si può fare”. La Meloni precisa che tra i suoi primi possibili provvedimenti c’è quello di “Distribuire servizi sociali secondo anzianità di residenza, prima ai romani”. Anche Matteo Salvini ha espresso, su Twitter, un commento a favore della candidatura della Meloni: “Se a Roma non ci fosse stata la SCIAGURA Marino oggi non si voterebbe, la #Meloni è la candidata migliore per la città”. Berlusconi invece si dice sicuro della vittoria di Bertolaso: “"Ho quasi la certezza che Guido Bertolaso vincerà al primo turno con la sua lista civica che sarà affiancata da quella di Forza Italia. Abbiamo messo mesi per convincere il dottor Bertolaso a mettere da parte i programmi che aveva, tra l’altro insieme a me, di costruzione di ospedali nei Paesi poveri e di dedicarsi alla sua città, che è la Capitale, che è in una situazione di degrado dopo anni di mal governo. Con tutti gli altri leader del centrodestra lo abbiamo convinto, lo abbiamo confermato con dichiarazioni pubbliche comuni, improvvisamente ci sono questi cambiamenti. Purtroppo devo prendere atto che c’è gente che cambia idea al cambiar della temperatura e dell’umidità”. Si è espresso anche in merito a Salvini: “Penso che si sia fatto mal consigliare dai suoi, e si sia fatto trascinare in una logica di scontro locale. I leghisti di Roma sono tutti ex fascisti quindi hanno vecchie liti tra loro che sfociano tutti i giorni. Credo invece che avere un buon sindaco sia quello che interessa i romani. Quindi avendo trovato un fuoriclasse come Bertolaso, mi sembra assurdo cambiare ipotesi. Se qualcuno ha cambiato idea saranno i romani a trarre le conclusioni”, l’ex Cavaliere inoltre si è detto sicuro che la candidatura di più soggetti del centrodestra non porti alla sconfitta “abbiamo una lunga campagna davanti. Bertolaso pian piano verrà conosciuto da tutti i romani per tutte le grandi cose che ha fatto. I romani, che come tutti gli italiani in questo momento sono disgustati dalla politica, non guarderanno alle loro simpatie politiche ma al proprio bene, e cioè avere qualcuno che possa togliere la loro città dal degrado”. 
 
Silvio Berlusconi aveva fatto un’osservazione su Giorgia Meloni che aveva suscitato polemiche: “Una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile e Roma ora è un lavoro terribile. Fare il sindaco di Roma vuol dire stare in giro e in ufficio 14 ore al giorno. Non credo possa essere scelta giusta per Giorgia Meloni”. L’ex Cavaliere fa queste esternazioni a Radio Anch’io, facendo emergere una tangibile preferenza nei riguardi di Bertolaso: ““Andiamo avanti con i candidati scelti. Bertolaso ha chiarito che era una battuta per difendere la Meloni, io stimo molto Giorgia Meloni, non a caso ne ho fatto una delle ministre più giovani”. E’ chiaro che l’ex Cavaliere nutra rilevante interesse per la candidatura di Bertolaso “Ci sono delle persone che per egoismo la spingono ad accettare. Sono tranquillo che tutto tornerà per come deve essere, con Bertolaso" ha precisato inoltre “Il 12 febbraio, io Salvini e Meloni abbiamo ringraziato Bertolaso per aver accettato la candidatura a Roma. Ora non so se qualcuno ha cambiato idea ma in politica, così come nella vita, la parola va rispettata”. Berlusconi ha aperto una parentesi su Bertolaso “Appena tutti i romani avranno avuto modo di conoscere bene quello che Bertolaso ha fatto, la sua capacità e efficienza, saranno entusiasti. Quelli a carico di Bertolaso sono due processi politici, sono una stupidaggine. io di processi così ne ho avuti 67. Noi andremo avanti con i candidati migliori, scelti in ogni città dalle commissioni che abbiamo istituito. Nella città abbiamo bisogno non di politici ma di 'uomini del farè. Se la casa è allagata serve un idraulico, non uno che sa fare i comizi”. Ma non è tutti, l’ex Cavaliere si rivolge parla di Campi Rom e si rivolge a Salvini dicendo “Non c'è la possibilità di entrare nei campi rom con una ruspa e buttarli per aria, bisogna risolvere il problema del loro collocamento e penso a dei quartieri in giro per l'Italia come abbiamo fatto a L'Aquila, e poi vanno offerti loro dei lavori pubblici”. E’ intervenuto Bertolaso che ha puntualizzato “Berlusconi e Salvini nei campi rom di Roma non ci sono mai stati, io sì. I rom di cittadinanza italiana hanno diritto di essere ospitati in maniera più decente, ma il problema sono i campi rom abusivi”



ELEZIONI: GIORGIA MELONI PRONTA CANDIDARSI A SINDACO DI ROMA

Redazione

Roma – La leader di Fratelli d’Italia avrebbe già deciso di scendere in campo. Una nota del suo partito annuncia l'ok unanime alla candidatura e l'ufficializzazione per domani anche se lei tiene a precisare che ci penserà ancora 24 ore prima di sciogliere la riserva. Si gioca sul filo del politicamente corretto la battaglia odierna per la lunga corsa alla conquista di Roma. Silvio Berlusconi si è schierato a sostegno delle parole di Guido Bertolaso sull'impegno di Giorgia Meloni in una campagna elettorale mentre è in attesa di un figlio, gelando le ipotesi di una sua discesa in campo. Ma altrettanto freddo e' Salvini verso Bertolaso e l'interessata si e' presa ancora qualche ora per sciogliere la riserva e comunicherà domani la sua decisione.

"E' una cosa chiara a tutti che una mamma non puo' dedicarsi a un lavoro che, in questo caso, sarebbe terribile perché Roma è in una situazione disastrosa e Giorgia Meloni stessa lo aveva detto, poi per egoismo i suoi stessi del partito la spingono" afferma il leader di Forza Italia di prima mattina. "Non credo possa essere una scelta giusta" ribadisce, chiarendo che si tratta di una valutazione "nell'interesse stesso" della leader di Fdi e che Bertolaso aveva espresso la sua perplessità sulla candidatura "per difendere Meloni da chi, nel suo partito, la tira per i capelli". "Certo che una mamma puo' fare il sindaco. Assolutamente si'" ribatte pochi minuti dopo Matteo Renzi. "Ma io spero che lo faccia Giachetti. Basta con le polemiche" sulle amministrative, dice ancora il premier, "si faccia la campagna elettorale e vinca il migliore".

Ma se il presidente del Consiglio pone l'accento sulla correttezza o meno delle affermazioni di Bertolaso, nel centrodestra il dibattito si amplia alla scelta politica sulle candidature. Berlusconi conferma che per lui il candidato resta l'ex capo della Protezione civile. Ma Matteo Salvini conferma il suo veto: "Per noi a Roma c'e' solo Giorgia e Berlusconi si ricordi che ho piu' voti di lui". Sulle obiezioni di Bertolaso alla mamma sindaco, il leader leghista taglia corto: "lui e' fermo a 50 anni fa, e' pieno di mamme che lavorano e donne che lavorano, incinte e dopo il parto". Ma sul piano politico analizza: "Non credo Berlusconi, ma tanti dentro Forza Italia sono nostalgici degli inciuci con Renzi e stanno lavorando per perdere e fare un favore a Renzi. Se vogliono andare con Verdini e Alfano vadano pure, io non sono nato per inciuciare". Intanto l'interessata riflette e si prende ancora un po' di tempo per decidere se scendere nell'agone o no. L'Ufficio di presidenza di Fratelli d'Italia "si e' detto favorevole alla candidatura di Giorgia Meloni a sindaco di Roma", si legge in una nota del partito. "Il presidente di FdI comunicherà domani la sua decisione definitiva dopo aver sentito gli alleati del centrodestra"




BERLUSCONI A GIORGIA MELONI: "UNA MAMMA NON PUO' DEDICARSI A UN LAVORO TERRIBILE"

di Angelo Barraco
 
Roma – Si parla tanto di Roma e del suo futuro Sindaco, delle tanto discusse primarie del Pd. Adesso è sceso in campo Silvio Berluscono che dice la sua in merito al futuro Sindaco di Roma, in particolar modo fa un’osservazione su Giorgia Meloni, candidata a Sindaco di Roma “Una mamma non può dedicarsi a un lavoro terribile e Roma ora è un lavoro terribile. Fare il sindaco di Roma vuol dire stare in giro e in ufficio 14 ore al giorno. Non credo possa essere scelta giusta per Giorgia Meloni”. Sono chiare le parole che Berlusconi dice a Radio Anch’io e fa capire che preferisce Bertolaso poiché precisa “Andiamo avanti con i candidati scelti. Bertolaso ha chiarito che era una battuta per difendere la Meloni, io stimo molto Giorgia Meloni, non a caso ne ho fatto una delle ministre più giovani”. E’ chiaro che l’ex Cavaliere nutra rilevante interesse per la candidatura di Bertolaso “Ci sono delle persone che per egoismo la spingono ad accettare. Sono tranquillo che tutto tornerà per come deve essere, con Bertolaso" ha precisato inoltre “Il 12 febbraio, io Salvini e Meloni abbiamo ringraziato Bertolaso per aver accettato la candidatura a Roma. Ora non so se qualcuno ha cambiato idea ma in politica, così come nella vita, la parola va rispettata”. Berlusconi ha aperto una parentesi su Bertolaso “Appena tutti i romani avranno avuto modo di conoscere bene quello che Bertolaso ha fatto, la sua capacità e efficienza, saranno entusiasti. Quelli a carico di Bertolaso sono due processi politici, sono una stupidaggine. io di processi così ne ho avuti 67. Noi andremo avanti con i candidati migliori, scelti in ogni città dalle commissioni che abbiamo istituito. Nella città abbiamo bisogno non di politici ma di 'uomini del farè. Se la casa è allagata serve un idraulico, non uno che sa fare i comizi”. Ma non è tutti, l’ex Cavaliere si rivolge parla di Campi Rom e si rivolge a Salvini dicendo “Non c'è la possibilità di entrare nei campi rom con una ruspa e buttarli per aria, bisogna risolvere il problema del loro collocamento e penso a dei quartieri in giro per l'Italia come abbiamo fatto a L'Aquila, e poi vanno offerti loro dei lavori pubblici”. E’ intervenuto Bertolaso che ha puntualizzato “Berlusconi e Salvini nei campi rom di Roma non ci sono mai stati, io sì. I rom di cittadinanza italiana hanno diritto di essere ospitati in maniera più decente, ma il problema sono i campi rom abusivi”. Il trono di Roma è vuoto, chi vi si siederà?



ELEZIONI A ROMA: GIORGIA MELONI POTREBBE CANDIDARSI MA NON SENZA CONDIZIONI

Redazione Politica

Roma – Il clima è davvero rovente. La candidatura a sindaco della leader Giorgia Meloni come extrema ratio per salvare la coalizione o la corsa in solitaria con un candidato di bandiera per andare alla conta su Roma. Sono queste – secondo quanto emerso ieri in un incontro dei dirigenti e quadri romani di Fdi convocato dal capogruppo alla Camera Fabio Rampelli dal quale è emersa una forte unità del partito – le due possibilità che il partito fondato dalla Meloni si riserva come exit strategy nel caso la candidatura di Guido Bertolaso naufragasse sotto le picconate del leader leghista Matteo Salvini. La prima, ossia la candidatura della Meloni che comunque come donna incinta dovrebbe sottoporsi a un tour de force estremamente gravoso, viene vista come una strada percorribile esclusivamente in un quadro unitario con Fi e Lega. Nel caso non fosse invece possibile salvare la coalizione, Fdi sarebbe pronta a correre da sola con un candidato di bandiera, magari lo stesso Rampelli, profondo conoscitore della realtà romana. Nel partito della Meloni c’è comunque scetticismo intorno alla possibilità di ricomporre il quadro con gli alleati. La frenata di Salvini con Bertolaso, infatti, viene vista in Fdi come un ulteriore segnale della presenza di un accordo già preso tra lo stesso Salvini e Alfio Marchini, eventualità questa che da settimane aleggia come un fantasma dietro alle manovre del centrodestra sulle comunali a Roma. Anche perché, si ragiona in Fdi, da tempo nella parte romana della Lega proveniente dall’Ncd c’è chi preme sul segretario per spingere Marchini, in un quadro che vede il Nuovo centrodestra, così come il gruppo che dal Ncd è uscito e che oggi fa riferimento al senatore Andrea Augello, già da tempo è compatto dietro l’imprenditore. “La necessità di ascoltare i romani, magari presentando solo il Bertolaso delle frasi sui rom o su Giachetti – spiega più di un rappresentante di Fdi – sembra solo un pretesto: vedremo come andrà a finire”.




COMUNALI ROMA E MILANO: GIORGIA MELONI APRE A FI E LEGA

Redazione
Milano
– "Noi continuiamo a chiedere al resto della coalizione un tavolo per poterci confrontare sulle amministrative, si vota a Roma ma non solo. Chiedo sia alla Lega che a Fi di sederci intorno ad tavolo per vedere i progetti, come ricostruire queste città, come Roma e Milano, che raccontano di governi di centro sinistra che hanno lasciato difficolta'. Poi parliamo di nomi, di candidati, invece facciamo sempre l'errore opposto. Non bisogna partire dai nomi ma dai progetti, io di questo voglio parlare. Poi vengono i candidati". Lo ha detto la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni a margine di una conferenza stampa alla Camera.

"Qui c'e' l'idea di Sala che fa il prezioso. Al Pd ho posto una questione. Il ruolo del sindaco e' un ruolo politico. Io penso da cittadino che prioritariamente debba essere assegnato a un politico. Se il Pd ha al suo interno un politico, organico al partito, che puo' vincere, siamo tutti contenti". Lo ha detto il commissario unico di Expo Giuseppe Sala, interpellato da Giovanni Floris, ieri sera, a "Dimartedi'" riguardo alla sua possibile candidatura a sindaco. Sala, che ha espresso come il Pd sia il suo "partito di riferimento", ha poi parlato delle primarie:  "Qui si parla di primarie e non di idee" quindi "confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte". Alla domanda se parteciperebbe alle primarie "ma quali primarie? chi vota? gli elettori della citta' metropolitana o della citta'? con che modalita'?", ha chiesto Sala: "Qui si parla di primarie e non di idee. Mentre sulle idee sono sette anni che io, non da politico – ha detto – esprimo la mia visione su Milano. Confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte".




VERTICE FONDAZIONE AN: VINCE FRATELLI D’ITALIA. A CASA FINI E ALEMANNO

di Alessandro Rosa

Roma – Il Partito di Giorgia Meloni incassa un successo che dovrebbe aprire una nuova stagione per la destra italiana. All’hotel Midas di Roma in quest'ultimo weekend appena trascorso sono state infatti consumate ore di tensione, una vera lotta intestina tra i leader della destra italiana all'assemblea dei soci della Fondazione An.

Il verdetto finale ha incoronato Fratelli d’Itala l’unico partito della destra italiana a poter continuare ad utilizzare il simbolo di AN. Vince quindi il duello con “lame e coltelli” la linea Gasparri-Matteoli-La Russa, mentre incassa una sconfitta sonora non solo Gianfranco Fini ma anche Gianni Alemanno per i quali il tramonto politico è già calato da un pezzo ormai..

La votazione. La proposta, intitolata "Fondazione per l'Italia" incassa 266 su 490 votanti e oltrepassa il quorum dei 246 scrutini. Per la mozione ribattezzata dei “quarantenni” i voti sono stati invece 222, mentre una terza proposta, a prima firma Nicola Bono, raccoglie solo 215 voti.

Giorgia Meloni esplode di gioia. Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, al termine dei lavori della seconda Assemblea della Fondazione An esclama: “Finalmente si fa chiarezza e si capisce a chi spetta il compito di aggregare la destra moderna. La legittimazione di Fratelli d’Italia è avvenuta prima attraverso il consenso popolare e oggi anche nella Fondazione An: non ne dubitavamo. Fratelli d’Italia è l’unico partito presente in Parlamento che si richiama ai valori della destra e che continua a crescere e a lavorare sul territorio. Manterremo l’impegno preso e da oggi daremo il via ad una grande campagna di aggregazione”.

La cordata dei quarantenni, fallisce clamorosamente. Tornano a mani vuote la cordata dei quarantenni, così ribattezzata l’alleanza del gruppo che sosteneva Gianni Alemanno, Roberto Menia, Italo Bocchino e Mario Landolfi, che volevano delegittimare la Meloni e il suo progetto politico, mentre con titolo ora potrà far rinascere dalle ceneri una destra appiattita, senza anima e spesso senza orgoglio, così almenop loro dicono.

La prova mancata dei "quarantenni". Per i colonnelli ormai detronizzati, Fratelli d'Italia avrebbe dovuto dire addio al simbolo di An e appoggiare un congresso per la creazione di un nuovo partito della destra sotto lil simbolo della stessa Fondazione AN. Un "Partito degli italiani", era il nome proposto, che fosse in grado di superare la subalternità alla Lega di Matteo Salvini e a Forza Italia di Silvio Berlusconi. Ma vince però al duello con “lame e coltelli” la linea Gasparri-Matteoli-La Russa.

Maurizio Gasparri è uno dei primi a commentare e lo fa su Twitter:Soddisfatto per la sconfitta del tentativo di Fini e Alemanno di condizionare #FondazioneAN , respinto assalto alla cassa“.

L’on. Fabio Rampelli, capogruppo di FdI in Camera dei Deputati lancia un messaggio inequivocabile: “Dall'Assemblea dei Soci di An esce un messaggio inequivocabile di chiarezza: la destra è rappresentata da Fratelli d'Italia e da Giorgia Meloni. Fini, Alemanno, Bocchino, insieme ai tesserati del partito di Alfano tra cui Roberta Angelilli, in fila a votare per loro, possono arrendersi a questa evidenza. La mozione dei risentimenti è stata bocciata. A FDI AN resterà il simbolo e ci faremo carico di un'altra stagione di nuove aggregazioni che sarà suggellata da un grande congresso”.