MARO', GIRONE ATTERRA ALLE 18 A CIAMPINO

di Angelo Barraco
 
Roma – Salvatore Girone rientrerà in Italia nel pomeriggio di oggi, 28 maggio alle ore 18. Il suo rientro è dovuto a seguito dell’accoglimento, da parte della “sezione feriale” della Corte di New Delhi, della richiesta avanzata dall’Italia nel rendere immediato il suo rientro per tutta la durata del procedimento arbitrale. Ad accoglierlo all’aeroporto di Ciampino ci sarà il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e della Difesa Roberta Pinotti. Si apprende inoltre che tutte le pratiche amministrative relative al rientro si sono concluse positivamente. Salvatore Girone sarà accompagnato a Roma dall’ambasciatore d’Italia Lorenzo Angeloni. Pochi giorni fa Matteo Renzi aveva scritto su facebook “Confermiamo la nostra amicizia per l'India, il suo popolo, il suo Governo. E diamo il bentornato al marò Girone che sarà con noi il 2 giugno”. Massimiliano Latorre rimarrà in Italia fino al 30 settembre del 2016, lo ha deciso la Corte Suprema indiana che ha esteso la sua permanenza.

La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”.



MARO': GIRONE NON PUO' TORNARE IN ITALIA. IL TRIBUNALE DICE STOP ALLE DISPUTE ITALIA-INDIA

di Angelo Barraco
 
Importanti novità sui due marò, il Tribunale del mare di Amburgo non prenderà nessuna misura temporanea sui Marò e ha chiesto a Italia ed India di sospendere eventuali procedure in corso che riguardano Salvatore Girone e Massimiliano Latorre; “L'Italia e l'India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”. Il Tribunale ha deciso con 15 voti a favore e 6 contro. Il Tribunale quindi non ha accolto la tesi indiana sulla competenza esclusiva di Nuova Delhi sul caso. La decisione è stata presa per preservare i diritti delle parti. Intanto entro il 28 settembre dovrà essere presentato un rapporto di ottemperanza con le misure preventive da Roma e New Delhi. Oggi l’Itlos ha deciso che il Tribunale non ritiene opportuna che il Tribunale assuma misure temporanee sui marò in conclusione dell’iter giudiziario. Non bisogna dimenticare che l’Italia aveva chiesto il rientro di Salvatore Girone e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misura temporanea. 
 
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia. 



MARO': CORAGGIO AI FUCILIERI DELLA MARINA MILITARE. LATORRE E' VICINO A GIRONE

di Angelo Parca

«Inondiamo» la bacheca Facebook del fuciliere barese Salvatore Girone di «un cuore, un bacio, una bandiera dell'Italia oppure un 'mi piacè e facciamogli sentire il nostro affetto e supporto». A lanciare la proposta su Facebook è Massimiliano Latorre, riferendosi all'altro marò, attualmente trattenuto in India, insieme a lui accusato di avere ucciso due pescatori indiani nel corso di un'operazione antipirateria. «È un Leone ma è anche un uomo – scrive Latorre – Dai tutti insieme. Son sicuro che saremo in tanti». Quattro giorni fa l'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina

 

Attivato l'arbitrato internazionale. L'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, e' stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l'India e di fronte alla impossibilita' di pervenire a una soluzione della controversia. L'Italia chiedera' immediatamente l'applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria di Girone nelle more dell'iter della procedura arbitrale. Da parte italiana, vi sara' un impegno a tutto campo per far valere con la massima determinazione le ragioni a fondamento della nota posizione italiana sulla giurisdizione e sull'immunita'. Obiettivo – si legge in una nota della farnesina – e' la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei nostri due maro' ai quali il governo rinnova la sua vicinanza. Il governo, nelle ore precedenti l'attivazione dell'arbitrato ha informato della decisione i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera dei Deputati. 

 

"Bene governo su arbitrato". "Esprimiamo apprezzamento per la decisione del Governo di attivare, come richiesto da tempo dal Parlamento, la procedura dell'arbitrato internazionale per la risoluzione con l'India della vicenda dei Fucilieri di Marina, attivazione della quale eravamo stati informati nelle ore precedenti". Lo scrivono, in una nota, i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato, Fabrizio Cicchitto, Elio Vito, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre. "Ora e' il momento dell'unita' delle Istituzioni e del Paese per vedere finalmente affermati, secondo le norme del diritto nazionale ed internazionale, l'innocenza e i diritti dei Maro' e dell'Italia, dopo oltre tre anni di ingiusta detenzione.A Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rinnoviamo a nome nostro personale e delle intere Commissioni che rappresentiamo, i sentimenti di vicinanza e solidarieta' che abbiamo piu' volte manifestato", aggiungono.

 

 

Slitta ancora il caso marò dinanzi alla Corte Suprema indiana: la prossima udienza sul caso, fissata al 7 luglio, slittera' probabilmente al 14. La Corte, massima istanza giudiziaria indiana, deve decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro l'impiego della polizia investigativa Nia nel processo a loro carico per la morte di due pescatori indiani. A fine aprile, la Corte Suprema indiana aveva deciso di rinviare a dopo il primo luglio -dopo oltre due mesi di vacanze estive- l'esame di tutte le cause pendenti, oltre una ventina inclusa quella dei due
maro'. Cio' malgrado gli stessi giudici indiani nell'udienza del 9 aprile aveva stigmatizzato le tattiche -da loro definite, dilatorie- della difesa italiana per rinviare l'inizio del processo. L'udienza adesso sara' proprio alla vigilia della scadenza, il 15 luglio, dei tre mesi concessi a Latorre per proseguire in Italia le cure dopo l'ictus che lo ha colpito nell'agosto 2014 e l'intervento al cuore del 5 gennaio scorso. Intanto, il 7 luglio e' prevista l'udienza dinanzi al Tribunale speciale di New Delhi, che si deve occupare del processo; ma l'inizio del procedimento penale finora e' sempre stato rinviato proprio in attesa che si pronunci la Corte suprema sul merito del ricorso presentato dai due fucilieri