CASO REGENI, LA MADRE: "SUL VISO DI GIULIO HO VISTO IL MALE DEL MONDO"
Redazione
Quanto dolore può provare una madre? "Sul viso di Giulio ho visto il male del mondo". Lo ha detto la madre del ricercatore italiano ucciso al Cairo nel corso della conferenza stampa a Roma con il Senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione per i diritti umani e il padre del giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto. Prevista anche la partecipazione degli avvocati Alessandra Ballerini e Gianluca Vitale e del portavoce di Amnesty international Italia Riccardo Noury.
La madre del giovane ha detto che "Se il 5 aprile sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro Governo. Forte ma molto forte. E' dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio".
Noi, a livello viscerale, sapevamo che nostro figlio non era nei servizi segreti, con tutto il rispetto per chi fa il lavoro di intelligence". Lo ha detto la madre nel corso della conferenza stampa al Senato spiegando che anche se Giulio Regeni era andato via di casa ormai da dieci anni tra i genitori e lui c'era un rapporto strettissimo, appunto, ha ribadito Paola Regeni "viscerale".
"In obitorio ho riconosciuto Giulio solo dalla punta del naso, non vi dico quel che gli hanno fatto". Così Paola Regeni ha descritto le condizioni del figlio dopo aver visto la salma all'istituto di medicina legale. L'ultima foto del ricercatore, ha raccontato la donna, risale a 10 giorni prima della scomparsa ed è proprio quella circolata centinaia di volte sui media, quella in cui si vede Giulio sorridente, con un maglione verde. "Il suo era un viso sorridente, con una sguardo aperto – ha detto Paola – e quella è una foto felice. Non si vede, ma sotto c'era un piatto di pesce, perché Giulio era con i suoi amici e sapeva anche divertirsi, non solo studiare". Dopo quell'immagine, però, i genitori ne hanno dovuta vedere un'altra. "E' un immagine che con dolore io e Claudio cerchiamo di sovrapporre a quella di quando era felice. Il suo volto, come restituito dall'Egitto – ha spiegato Paola – è completamente diverso. Al posto di quel viso solare e aperto c'è un viso piccolo piccolo piccolo, non vi dico cosa gli hanno fatto. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui". Così, quando è entrata nell'obitorio, Paola Regeni ha riconosciuto suo figlio dal naso. "L'unica cosa che ho ritrovato di quel suo viso felice è il naso. Lo ho riconosciuto subito dalla punta del naso". La madre del ricercatore ha poi affermato che quello di Giulio non è un caso isolato. "Se ci riferiamo a quel che è accaduto, e cioè alle torture subite da un cittadino italiano, allora è probabilmente un caso isolato. Ma altrimenti non lo è affatto poiché gli stessi amici di Giulio, la parte amica dell'Egitto, ci hanno detto che lo hanno torturato e ucciso come un egiziano.". La morte di Giulio, ha concluso la donna, "non è dovuta al morbillo o alla varicella. Forse le sue idee non piacevano?".
"Abbiamo fiducia nelle nostre istituzioni e andremo avanti con loro, ma crediamo che un richiamo forte sia necessario se non arriveranno risposte concrete". Così Claudio Regeni ha risposto ad una domanda su quale debba essere l'atteggiamento del governo italiano qualora continuassero i depistaggi e la mancanza di risposte da parte delle autorità egiziane che indagano sulla morte del figlio. "Credo che le proposte avanzate dal senatore Manconi siano la risposta giusta in mancanza di collaborazione" ha aggiunto il padre del ricercatore ricordando che "non abbiamo mai avuto la sensazione che il governo egiziano voglia collaborare seriamente" alla ricerca della verità. Claudio Regeni ha poi ribadito che Giulio non era una spia – "avevano contatti frequenti e profondi, ci raccontava tutto dei suoi rapporti al Cairo e niente lasciava minimamente pensare che lavorasse con i servizi" – e che quando è partito dall'Italia per tornare al Cairo era "sereno, contento e tranquillo".
Richiamare l'ambasciatore italiano al Cairo per consultazioni, rivedere le relazioni consolari tra i due paesi, inserire l'Egitto nell'elenco dei paesi non sicuri dell'unità di crisi della Farnesina. Sono le proposte che il presidente della Commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi ha lanciato nel corso della conferenza stampa con i genitori di Giulio Regeni. Proposte che hanno trovato l'appoggio della famiglia del ricercatore torturato e ucciso. "La famiglia – ha detto Manconi – ha una fiducia forte nei confronti del procuratore Pignatone e dell'operato degli investigatori. Ma bisogna operare con più forza". Per questo il governo dovrebbe "porre la questione dei richiamo, non del ritiro, del nostro ambasciatore per consultazioni. Un gesto non solo simbolico per far comprendere come il nostro paese segue il caso". Ed inoltre, ha aggiunto, "penso sia necessario considerare la revisione delle relazioni diplomatico-consolari tra i due paesi, mettendo in conto l'urgenza e l'ineludibilità di altri atti concreti da parte dell'Unità di crisi della Farnesina, che potrebbe dichiarare l'Egitto paese non sicuro".
PROCURA: "LO ZAINO NON È DI GIULIO REGENI"
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Basta prese in giro, l'Italia cerca la verità su Giulio Regeni il ricercatore friulano torturato e ucciso a Il Cairo. "L'Italia non si accontenterà di nessuna verità di comodo. Consideriamo un passo in avanti importante il fatto che le autorità egiziane abbiano accettato di collaborare e che i magistrati locali siano in coordinamento con i nostri. Ma proprio per questo potremo fermarci solo davanti alla verità. Non ci servirà a restituire Giulio alla sua vita. Ma lo dobbiamo a quella famiglia. E, se mi permettete, lo dobbiamo a tutti noi e alla nostra dignità". Così il premier Matteo Renzi nella sua E-news.
Ricostruire ed approfondire l'iter che ha portato i documenti di Giulio Regeni nella disponibilità della persona presso la quale sono stati trovati. E' quanto inquirenti e investigatori romani chiederanno alla polizia egiziana nell'incontro che si terrà a Roma il 5 aprile così come concordato in occasione della trasferta al Cairo del procuratore Giuseppe Pignatone e del sostituto Sergio Colaiocco. Gli inquirenti hanno accertato come 'non riconducibile' a Regeni lo zainetto mostrato alla tv egiziana.
"Credo che il nostro sgomento sia quello dell'Italia intera, rispetto a infamanti depistaggi che si susseguono in questi giorni". E' quanto ha detto l'avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ai microfoni di Radio 1 Rai. "La cosa che ci ha colpito di più – ha proseguito il legale – è l'insulto, la mancanza di rispetto non solo nei confronti di Giulio ma di tutto il Paese, delle istituzioni, come se potessimo accontentarci di queste menzogne". "Allo sgomento – ha concluso il legale – si unisce la soddisfazione e la fierezza di essere italiani e di avere il sostegno delle istituzioni, delle tante associazioni umanitarie e soprattutto dei cittadini. Questo – ha concluso Ballerini – per la famiglia di Giulio è molto importante".
"L'ennesima versione dei fatti sull'omicidio di Giulio Regeni è scoraggiante e getta un'ombra sul rigore delle indagini svolte in Egitto", scrive, in un tweet, la presidente della Camera Laura Boldrini.
La Procura di Roma ritiene che gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo non siano idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per identificare i responsabili dell'omicidio". Lo afferma il procuratore Giuseppe Pignatone. La Procura di Roma, aggiunge Pignatone, ritiene "quindi necessario che le indagini proseguano, come del resto si evince dal comunicato appena diramato dal ministero dell'Interno egiziano" e "rimane in attesa che la Procura generale del Cairo trasmetta le informazioni e gli atti, da tempo richiesti e sollecitati, e altri che verranno richiesti al più presto in relazione a quanto prospettato ai nostri investigatori".
Gentiloni, Italia insiste, vogliamo la verità – "#Regeni Italia insiste: vogliamo la verità". Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
Genitori, "Governo reagisca a messa in scena" – I genitori di Giulio Regeni, in una dichiarazione all'ANSA, si dicono "feriti ed amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane" e "certi della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena". "Siamo feriti ed amareggiati – scrivono – dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura". "Siamo certi – aggiungono i genitori di Regeni – della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena che peraltro è costata la vita a cinque persone, così come sappiamo che le istituzioni, la nostra procura ed i singoli cittadini non ci lasceranno soli a chiedere ed esigere verità". "Lo si deve non solo a Giulio – concludono – ma alla dignità di questo Paese".