Castelli Romani, sanità. Santarelli critica duramente la politica del direttore generale Asl Rm 6

MARINO (RM) – Giulio Santarelli – già sindaco di Marino, presidente della Regione Lazio e sottosegretario di Stato – attuale presidente del Comitato apartitico per la riapertura dell’ospedale S. Giuseppe di Marino 24/24 ore –
in occasione di un incontro sul tema della Sanità tenutosi sabato mattina, 30 marzo scorso, al cinema Politeama promosso dalla Proloco di Frascati, ha contestato duramente la politica sanitaria dei Castelli Romani del direttore generale della Asl Rm 6 Narciso Mostarda e del governatore Nicola Zingaretti

“Le carenze della Sanità pubblica dei Castelli Romani, – ha detto Santarelli -la prevalenza di quella privata, lo squilibrio creato dal nuovo Ospedale sulla Nettunense (fuori dal baricentro dei Castelli), il depauperamento dell’ospedale di Marino, con cinque sale operatorie, che in passato aveva 365 posti letto, la necessità di una completa ristrutturazione della Sanità dei Castelli. Ed, ancora, – ha proseguito Santarelli – analisi degli sperperi per milioni di euro dovuti ad una improvvisata programmazione delle strutture ospedaliere (piscina per riabilitazione allo Spolverini di Ariccia mai entrata in funzione a quanto è dato sapere, costo di circa 2 milioni di euro), ginecologia e radiologia dell’ospedale di Marino mai andate in funzione (costo?) e tante altre carenze determinate dalla prematura apertura del cosiddetto NOC (nonostante il ritardo di oltre due anni dalla data prevista per il 2016). Di fatto, è stato operato un potenziamento delle strutture sanitarie verso la zona pontina a discapito di quella dei Castelli Romani. In conclusione, il Nuovo Ospedale dei Castelli e Tor Vergata non sono in grado di soddisfare le normali esigenze sanitarie della zona centrale dei Castelli, Ciampino compresa che tradizionalmente gravava sull’ospedale di Marino.”




MARINO LAZIALE ELEZIONI: TRA MANIFESTI A COLORI E FACILI SLOGAN SI NASCONDE UN FUTURO DA "THE DAY AFTER"

di Giulio Santarelli (Sindaco di Marino dal 1961 al 1968 – Governatore Regione Lazio dal 1977 al 1983 – Sottosegretario al Ministero dell'Agricoltura e Foreste dal 1983 al 1987 – Sottosegretario al Ministero delle Partecipazioni Statali nella X° Legislatura)

Marino Laziale – Mancano ancora due mesi alle elezioni Comunali  ma a Marino, dallo scorso mese di Ottobre, è in corso una massiccia e ripetuta invasione di manifesti a colori molto costosi, che sarebbe utile si sapesse con quali soldi vengono pagati.

Manifesti di persone, partiti, liste civiche che hanno amministrato Marino ininterrottamente dal 2006 producendo  i disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Basta dare uno sguardo all’Ospedale San Giuseppe, che è a rischio chiusura, e al complesso edilizio di Costa Caselle, divenuto ormai il monumento della vergogna. Questi signori, mancando di rispetto alla intelligenza dei cittadini, anziché rendere conto dei misfatti provocati, lanciano manifesti con parole vuote e senza senso, tipo: “Per voi, con voi, vicino a voi” oppure: “Non spegnere la speranza,accendi il futuro”. Ancora: “Senza tema di essere smentiti” e via farneticando.

Quello della lista Palozzi: “ Il progresso richiede continuità”, è gravemente offensivo, visto che Lui – Adriano Palozzi – quando si è insediato otto anni fa ha trovato una città ancora viva che ora è ridotta allo stremo. Potrà riprendersi solo se segnerà una forte discontinuità.

Un Comune importante come Marino, inserito nella città Metropolitana, nel XXI° secolo per prosperare e garantire qualità di vita ai suoi cittadini avrebbe dovuto impiegare tutte le sue energie a sostegno delle attività produttive, dall’agricoltura,al commercio, all’artigianato,al terziario,alla conservazione dell’ambiente, delle tradizioni, della gastronomia, del turismo ,delle attività culturali e della valorizzazione del patrimonio storico e artistico potendo contare anche su un notevole nucleo di poeti,pittori e scultori marinesi. Adriano Palozzi invece, e i suoi eredi,  hanno impegnato tutto il loro tempo e le loro scarse capacità su una massiccia cementificazione che non ha tenuto conto neppure delle aree verdi,  dei servizi e delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria imposte dalla Legge n.1444/68 e dalle NTA allegate al PRG, sicché nelle zone di completamento del PRG in luogo di 150-200 abitanti-ettaro sono state rilasciate concessioni edilizie per insediare fino a 1000 abitanti-ettaro.

Ove dovessero attuarsi il Masterplan su via del Divino Amore per 22.500 abitanti e altre 18 lottizzazioni, la viticultura marinese scomparirebbe per sempre. Una tradizione millenaria, sulla quale Marino per secoli ha fondato la sua economia e lo sviluppo della sua civiltà, verrebbe cancellata per sempre.

Una prospettiva da The Day After. Altro che progresso nella continuità. Altro che futuro da accendere. Se questi signori dovessero vincere le elezioni all’orizzonte di Marino ci sarebbe solo buio pesto. Per  evitare una prospettiva così catastrofica io mi batterò perché le elezioni le vinca Eleonora Di Giulio, una donna di grandi capacità manageriali, dimostrate sia nell’attività libero professionale che nelle responsabilità  nelle strutture di importanti enti Statali.




MARINO LOTTIZZAZIONE DIVINO AMORE: SANTARELLI METTE K.O. L'ASSESSORE BARTOLONI

"Se questa è la qualità che hanno espresso le giunte di centrodestra di Palozzi, i buchi e le falle che verranno accertati dopo il 25 maggio 2014 saranno sorprese amare per i cittadini di Marino".

 

Riceviamo e pubblichiamo dall'On. Giulio Santarelli

Marino Laziale (RM) – Le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore all’Urbanistica del Comune di Marino sulla intricata e illegale lottizzazione del Divino Amore sono sconcertanti. Con le sue dichiarazioni Bartoloni smentisce la vulgata di “politico capace”.

Dalle sue parole si evince che pur essendo il proponente delle delibere comunali riguardanti quella lottizzazione egli non ha minimamente contezza delle leggi e norme di legge violate pur di rendere possibile un progetto vietato non solo dalle leggi statali e regionali ma anche dagli strumenti di pianificazione urbanistica del Comune, della Provincia e della Regione.

Le leggi violate sono le seguenti: la Legge Urbanistica n.1150/42, le Leggi Regionali n.8 del 1972, la n.72/75, la n.28/80, la n.24/98, i Vincoli Archelogici del PTP n.9, i Vincoli di Verde Agricolo del PRG della Provincia di Roma. Il D.LSG. 267/2000,al quale fa riferimento la Delibera n.37 del Consiglio Comunale di Marino del 3/08/2011 (il cui proponente è l’Assessore all’Urbanistica e quindi Bartoloni), legge sull’Ordinamento degli Enti Locali totalmente estranea alla materia urbanistica e sulla quale il Comune di Marino ha accettato di ancorare il Progetto di lottizzazione su richiesta della Ecovillage, falsa l’intero procedimento dato che le Varianti ai PRG debbono seguire la stessa procedura dei PRG prevista dalla legge 1150/42. Ma la Legge 267 oltre ad essere estranea alla materia urbanistica, è stata anch’essa violata, perché l’art.34, richiamato dalla delibera n.37 del Consiglio Comunale, è stato del tutto ignorato poiché la conferenza dei Servizi di tutti i soggetti pubblici interessati,che per legge deve esprimere il parere unanime, non è stata neppure convocata. Anche la delibera n.16 del 15 febbraio 2013 la Giunta Regionale ha approvato il Programma integrato di intervento (alias lottizzazione in Variante al PRG) presenta molti vizi di legittimità: primo, perché è proposta dalla Presidente della Giunta, anziché come recita l’art. 7 della L.R. n.8/72, che attribuisce la competenza all’Assessore all’Urbanistica della Regione, e al disposto Legislativo che impone ad una Giunta dimissionaria (la Polverini aveva dato le dimissioni nel settembre 2012) di deliberare solo su questioni di ordinaria amministrazione ricorrendo i motivi della urgenza e indifferibilità del tutto assenti per una lottizzazione.

Lo stesso Presidente Zingaretti in campagna elettorale aveva dichiarato che in caso di vittoria avrebbe annullato le delibere approvate dalla Polverini dopo il mese di settembre. L’oggetto della delibera regionale richiama la legge regionale n.22/97, ma questa legge, all’art. 1 comma 2, concerne i Programmi Attuativi dei PRG e NON in Variante agli stessi come il caso della Ecovillage. La L.R. n.72/75, tra le “ Leggi viste” della Delibera Regionale è sufficiente da sola ad ANNULLARE la lottizzazione perché fissa un limite massimo all’incremento della popolazione residente del 30%.

Negli otto anni della Giunta Palozzi i permessi a costruire sono stati rilasciati per un numero di stanze per circa 20.000 abitanti anziché 11.200 comprensivi dei 4.000 dei nuclei abusivi, e quindi l’incremento realizzato a Marino in questi anni del 30%, come avrebbe dovuto essere, supera invece il 65% e se dovesse essere attuata anche questa lottizzazione arriveremmo al 100% degli abitanti.

Nella dichiarazione di Bartoloni c’è poi un riferimento a dir poco stupefacente, perché l’ACEA non avrebbe ancora certificato la disponibilità di acqua potabile per i 12.500 abitanti. Questo spiega perché la conferenza dei servizi dell’art.34 del D. Legisl. 267/2000 non è stata convocata: in quella sede, infatti, sarebbe stato impossibile esprimere il parere favorevole. E’ triste constatare che un Assessore del Comune che pure ha una buona reputazione, parli di un progetto-monstre balbettando la sua incompetenza. Quanto alla questione-spauracchio, delle penali da pagare se non si fa la lottizzazione chee gli amministratori di centrodestra riecheggiano ogni volta che si scopre che hanno combinato guai per la loro incompetenza per non dire di peggio, Bartoloni stia tranquillo: la lottizzazione del Divino Amore non ha di legale neppure una virgola, e in questi casi più che penali a carico del Comune è il Comune che dovrebbe chiedere il risarcimento dei danni.

Se questa è la qualità che hanno espresso le giunte di centrodestra di Palozzi, i buchi e le falle che verranno accertati dopo il 25 maggio 2014 saranno sorprese amare per i cittadini di Marino.

p.s. la prossima settimana partiti, associazioni e comitati di cittadini, alternativi al centrodestra e che, indipendentemente dal risultato inquinato delle primarie del centrosinistra, si riconoscono nella candidatura di un centrosinistra autentico rappresentato da Eleonora di Giulio, spediranno al Presidente della Regione una Istanza-Diffida per invitarlo a revocare la Delibera della Giunta Regionale n.16 del 15 febbraio 2013.
 




GROTTAFERRATA: L'AZIENDA VITIVINICOLA CASTEL DE PAOLIS SBARCA IN CINA

La scelta è caduta su Castel de Paoils per la qualità dei vini e per l’affidamento della famiglia Santarelli con una tradizione incardinata prima ai più alti livelli della politica e delle istituzioni italiane e negli ultimi 20 anni, con la realizzazione di un’azienda vinicola conosciuta e apprezzata nell’Italia e nel mondo.

 

Redazione

Grottaferrata (RM) – Una delegazione del distretto dello Xiashian guidata da Ma Qing Min, Segretario del consiglio esecutivo della città, ha compiuto una visita nell’azienda vitivinicola di Castel de Paolis di Grottaferrata.
La visita ha fatto seguito a quella di Giulio e Fabrizio Santarelli nella Regione cinese nello scorso mese di Giugno, che ha consentito una prima valutazione delle condizioni ambientali e geoclimatiche della località prescelta per l’impianto del vigneto.

Il terreno, situato su una collina ai bordi di un grande lago (145 Kmq)  che fornisce acqua potabile a 20 milioni di abitanti e che potrà essere utilizzato anche per costruire una struttura enoturistica.
Le autorità cinesi nel corso del soggiorno hanno espresso l’apprezzamento e la convinzione di aver operato una scelta giusta affidando ad un’azienda italiana la realizzazione di una nuova azienda in Cina con i sesti di impianto le attrezzature e le tecnologie tutte rigorosamente italiane. La supervisione del progetto nel suo complesso è affidata a Giulio Santarelli che si avvarrà della collaborazione del figlio Fabrizio e del Professor Attilio Scienza che ha già potuto esprimere una prima valutazione positiva sull’analisi chimica dei terreni.

L’avvio del progetto è previsto per la prossima primavera. I tecnici italiani avranno anche il compito di formare la manodopera locale. L’idea delle autorità di realizzare un’azienda vitivinicola in Cina è nata per l’apprezzamento della qualità dei vini Castel de Paolis importati in quella regione. Il Governatore Ma, ha anche dichiarato che prima di scegliere l’azienda dei Castelli Romani, avevano sondato altre località vitivinicole dell’Australia, Nuova Zelanda,California,Cile e Francia. La scelta è caduta su Castel de Paoils per la qualità dei vini e per l’affidamento della famiglia Santarelli con una tradizione incardinata prima ai più alti livelli della politica e delle istituzioni italiane e negli ultimi 20 anni, con la realizzazione di un’azienda vinicola conosciuta e apprezzata nell’Italia e nel mondo.

Santarelli ha ringraziato gli ospiti per il prestigioso incarico ricevuto, finora unico nel panorama italiano, che rappresenta un riconoscimento oggettivo anche alla grande vocazione vinicola dell’area dei Castelli Romani. Con questo progetto i rapporti italo  cinesi nel settore vinicolo, non si limitano più soltanto all’export del vino da noi prodotto, ma avviano un processo innovativo di integrazione produttiva che assegna all’impresa italiana il ruolo di partner privilegiato preferito a quello di altri continenti e della stessa Francia. Questo dato è ancor più rilevante ove si pensi che attualmente l’export di vino verso la Cina, vede in testa la Francia con oltre il 50% seguito dalla Spagna con il 20% e buon ultima l’Italia con il 6%. Questo progetto quindi va visto come avvio di una inversione di tendenza che apre alle aziende italiane una nuova prospettiva di sviluppo.
 




CASTELLI ROMANI, VITIVINICOLTURA: PRESENTATO IL LIBRO-PROVOCAZIONE DI GIULIO SANTARELLI

Maurizio Aversa 

Castelli Romani – Giustamente Sandro Caracci, già presidente del  Parco dei Castelli romani, intervenendo alla presentazione del libro di Giulio Santarelli “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” edito per i tipi di Pieraldo Editore, che si è svolta a Marino sabato 15 giugno presso il Museo Civico Mastroianni di Marino, ha consigliato la lettura, la riflessione ed ha auspicato l’adozione di comportamenti coerenti (da parte di amministratori e dalla classe dirigente della società marinese e castellana) con alcune indicazioni sulla difesa ambientale che emergono dal libro stesso.

E’ importante questa  indicazione di Caracci perché è uno degli interventi non in scaletta, svolti a ruota libera durante il pomeriggio marinese che ha messo insieme decine di persone che hanno ascoltato tesi proprie dell’autore; approfondimenti linguistici, filosofici e sinottici insiti nel libro stesso svolti dal prof. Franco Campegiani che ama declinarsi filosofo e vignaiolo; spiegazioni e illustrazioni del dott. Gaetano Ciolfi, direttore dell’Istituto Sperimentale per l'Enologia S.O.P. di Velletri. L'esposizione che è stata guidata, come un padrone di casa ospitante da Armando Lauri, sodale culturale e politico, oltre che amico personale di Giulio Santarelli, ha consentito a tutti di presentare aspetti e approfondimenti del testo in presentazione. Noi abbiamo partecipato con attenzione e attivamente, anche alla degustazione dell’ottimo “moscato rosato” servito fresco della cantina Castel De Paolis, l’azienda di Giulio Santarelli che dagli anni ottanta ha curato nella nascita, nella cura, nella ricerca di innovazioni che riconducono alle radici.

Perché, come dice Campegiani, “le radici, sono quanto di più moderno e innovativo, in agricoltura come nelle cose della vita”. Abbiamo ascoltato, dalla voce dell’autore, raccontare – col suo “modo fiume” di essere marinese appassionato nelle cose che affronta – di una analisi, di un convincimento, di una provocazione. Per conto nostro, proviamo a “leggere” quanto da egli proposto in vario modo. L’analisi, ad esempio, soprattutto nei richiami autobiografici, non sempre ci sembrano collimare con la realtà effettuale. Che, invece, viene descritta, a grandi linee per quello che è stata. E’ un “giallo” questo volume. Un giallo di pregio. Ad esempio ha il pregio e il mistero che accompagna ogni narrativa piena di suspence, di inserirci in un ambiente noto, ma presentato come in penombra. Una quotidianità tattile di cui si è smarrita l’avvertenza, la consapevolezza dell’esistenza stessa. Infatti, come è nei gialli classici, concentrando l’attenzione sui “protagonisti” apparenti, anche perché poi è lì che si cela l’assassino (o è un complotto con più delittuosi colpevoli?), non si tiene in giusto conto un substrato umano, una base di “humus” dove innestare colture e culture, che poi daranno corpo al mondo esistente. Infatti, assurto a protagonista il produttore, l’artigiano della vite (l’artista della vite, direbbe Campegiani),va  individuato il movente. Niente di eccezionale: come in tutti i gialli, o sono passioni personali o sono soldi. E qui il movente è proprio il denaro, come sottolinea Santarelli, citando Vandana Shiva, che viene osannato a wall street perché “da denaro produce denaro”; ma poi dimentica –il mondo occidentale. L’occidente capitalistico- che per apprezzare la vita, le cose vive che si rinnovano nella propria stagionalità, occorre tornare alla terra e ai suoi frutti. Alla triade completa, il protagonista-vittima, il movente-denaro, non resta che la folla di assassini: la classe dirigente che nei decenni ha sposato il liberismo, il capitalismo predatore (e qui il libro, forse anche per comodità di relazione argomentale spazia poco e si rivolge solo alla speculazione edilizia, al consumo di suolo). Sarebbe un po’ complicato, e dovrebbe assolvere un po’ troppo sbrigativamente anche se stesso e i propri ruoli (pubblici) passati, Giulio Santarelli, se dovesse approfondire l’analisi sul capitalismo, sulle classi dirigenti del Paese Italia, anche forgiate (comprese le derivazioni attuali che giustamente ora denuncia) dalla parte politica a cui egli stesso ha contribuito a dare corso.

Sarebbe complicato a tal punto che dovrebbe invocare, in estremo tentativo onnicomprensivo dell’analisi, della soggettivazione e delle conclusioni a cui giunge oggi, un istituto comportamentale ad egli sconosciuto: dovrebbe invocare e praticare l’autocritica costruttiva. Cosa che assolutamente non fa. Non è nelle sue corde. Non è nel “personaggio” che interpreta ed è. Non vuole neppure prendere in cosiderazione. Tanto è vero che sfugge. Anzi rifugge, in un artificio, che quasi potrebbe “offendere” l’ospite filosofo che lo sta accompagnando nella bella descrizione analitica della realtà mutata. Infatti, Santarelli sentenzia che “sono finite le ideologie”! Aggiunge che la dimostrazione di ciò è che mentre prima – e qui c’è un rimando alla crisi che dal 2008 devasta il capitalismo – c’era la lotta di classe e gli operai ora l’unica parvenza di lotta di classe è il benessere ecosostenibile che i cittadini (di città) reclamano nella loro vita quotidiana. E qui, addirittura, sposa ed indica il motivo – questo della ecosostenibilità semplificata – ha trovato coerenza del proprio agire politico nel sostenere le posizioni politiche dell’amministratore Renzi. Ecco, in tutto ciò, fino ad ora sono restati fuori – e lo sono anche nel libro – i lavoratori della terra, i braccianti, i part time, i senza diritti, gli sfruttati, che hanno reso possibile l’applicazione di quelle intuizioni che il “produttore Santarelli” è stato capace di scovare. Grazie, come deferente ricorda egli stesso, alla “supervisione di idee e scelte” indicate dal prof. Attilio Scienza, enologo numero uno al mondo. Ecco tutto ciò, senza chi “scacchia”, chi “innesta”, chi “raccoglie”, chi “trasporta”, chi mette le proprie braccia al servizio quotidiano della vigna, avrebbe come risultato, probabilmente la stessa qualità che è stata eccellentemente trovata dalle intuizioni e capacità di Santarelli e della sua azienda, ma sarebbe – se curata da egli solamente e dalla famiglia – 100 volte, mille volte, minore nei numeri. Per questo è “normale”, se non si coglie questa “immediata sensibilità di classe e di situazione di sfruttamento oggettivo nella catena di produzione anche nei beni della terra”, che poi si giunga sbrigativamente a sentenziare sulla fine delle ideologie. Perché, chiederemmo all’autore, l’insieme del sistema di idee che egli propone circa l’ecosostenibilità, circa una visione di futuro (nel ridare programmazione e potere ordinatore) anche nell’economia locale e globale, non è essa stessa una proposta “ideologica”? Perché, incalzeremmo, quando preoccupato e speranzoso propone di chiedere alle classi produttive agricole (magnifico l’esempio di Ciolfi circa il consumo di suolo e di acqua nel parallelo tra l’espianto di vite e l’innesto di coltivazioni di kiwi) di rinunciare al “guadagno facile” e di perseguire un giusto guadagno, ma che assicuri il futuro di tutti, non pone un quesito ideologico? Non propone, in ultima istanza una critica al capitalismo predatore? Oppure vuole iscriversi nella schiera, fatta di illusionisti o illusi che pensano ad un “capitalismo buono”? Che si, il sistema porta a sfruttare, ma solo a piccole dosi! Per questo, l’apprezzabile fatica intellettuale va premiata nella sua “novità”, che, essenzialmente, consiste nell’aver prodotto sistemicamente una raccolta (secondo la ricerca dell’autore è dal 1939 che non veniva svolto un libro simile) che partendo dalle caratteristiche fisiche, geologiche, geoclimatiche, morfologiche del territorio su cui insiste il nostro interesse (Marino e i Castelli romani) lo mette sotto gli occhi del lettore e lo arricchisce via, via. Della storia e della cultura che nei secoli, dal punto di vista della vite e “degli stili di vita” come sottolinea Campegiani, che sono la condizione e il risultato del prodotto agricolo finale, nel nostro caso la vite.

Della stessa visione economica di scala per determinare come si sono compiuti salti – positivi e negativi – nell’uso del suolo su cui prospera, o prosperava questa attività vitivinicola. Così vengono ricordati l’inarrestabile espansione dell’urbanizzazione, sia da Roma verso i Castelli, che degli stessi centri castellani che hanno ampliato o replicato in forma “moderna e disordinata” se stessi più  a valle. Questa descrizione, fa indicare all’autore, che ormai occorre prendere atto di dover ricorrere ad uno spartiacque. Per questo ha buon gioco, con la coincidenza delle scelte dei cittadini degli ultimissimi anni e mesi operati nelle urne, nel reclamare, nell’indicare, che il consumo di suolo agricolo ormai deve essere pari a zero. Lo ha proclamato Nicola Zingaretti, neo presidente della Regione Lazio; lo ha confermato – indicando proprio l’Agro romano, come livello di attenzione e applicazione prioritaria – il neosindaco di Roma Ignazio Marino. Insieme a questo zero consumo di suolo, il produttore Santarelli, il “contadino” Santarelli, tiene ad indicare, e racconta episodi di una battaglia in corso, che la ricerca e l’innovazione devono riportare (vale per i disciplinari Doc e Docg) ad abbandonare (gradualmente) l’uso dei vitigni “quantitativi” come la malvasia e riportare in primo piano vitigni come il cannellino.

La visione di un ruolo dei Castelli Romani che sulla coltura e sulla cultura del vino sia in grado di innestare politiche attive di turismo programmato – magari non solo quello delle gite fuoriporta come riproposto dall’autore – deve passare, e non potrebbe essere altrimenti, sottolinea Santarelli, dalla salvaguardia e dal totale rispetto ordinatore che devono avere le norme, europee e italiana e regionali, della protezione paesaggistica, della protezione paesistica, della precipuità dei Parchi dell’Appia Antica e dei Castelli romani. Sarà possibile questo? E’ chiaro che occorre, nella concomitanza della crisi sistemica del capitalismo in corso, e nella risposta di governo locale che indica cambiamento; preoccuparsi che in tutta l’area castellana, siano questi temi e questa visione a prevalere. Buttando fuori dal governo locale (ad esempio nelle consultazioni che sono programmate per il prossimo anno) quelle compagini amministrative – per lo più di centrodestra, ma non solo – che in questi anni invece di essere state all’avanguardia nella difesa dell’agricoltura e dell’ecosistema castellano, ne hanno utilizzato lo “charme da marketing” per depredare, per arricchire pochi e impoverire molti, come è in uso all’edilizia speculativa, come è in uso al capitalismo imperante. Per fermarsi al solo esempio di Marino, come pure l’autore fa, queste giunte ultime che hanno scelto di non tenere conto delle leggi di salvaguardia e di tutela, che hanno scelto di basare “fasullamente e in modo miope” un richiamato “sviluppo” edilizio per distribuire reddito al Paese, in realtà hanno rovinato una parte di patrimonio naturale. Aggredito parti importanti di arre agricole. Impoverito artigiani e lavoratori che ora non vedono sbocchi. Al contrario, come sottolineano e riconoscono ormai operatori nazionali e internazionali del settore, sindacati di categoria imprenditori della filiera edilizia, un diverso modo di creare sviluppo dall’edilizia c’è: è la rigenerazione e la grande ristrutturazione da operare nell’immobiliare esistente, nei centri storici e urbani già realizzati, senza mangiare altro suolo, altra storia, altro ambiente, altra cultura. Quindi, l’ultima parola spetta non alle amministrazioni e alla classe dirigente che sta passando ( o che apparentemente è ancora in auge), ma ai cittadini che – anche utilizzando questo utile strumento quale è il libro “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” – potrà scegliere nelle prossime consultazioni elettorali se accettare supinamente uno scivolo verso il baratro, oppure tentare una vera e propria rivoluzionaria riscossa di cambiamento.




CASTELLI ROMANI, IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO TUTELA DENOMINAZIONE FRASCATI REPLICA A GIULIO SANTARELLI

Mauro De Angelis: "Mi spiace  che Tu non colga al meglio che il limite del 10% serve a tutelare soprattutto  le Aziende a filiera corta , fermo restando che, come a suo tempo deciso, chi vedrà in questa soglia  un limite al suo lavoro , otterrà una deroga fornendo delle argomentazioni valide."


Riceviamo e pubblichiamo da Mauro De Angelis presidente del Consorzio Tutela Denominazione Frascati:

"Caro Onorevole,
mi dispiaccio della polemica giornalistica, in un contesto generale, ad oggi, di accoglienza positiva delle iniziative Consortili. Ho letto la Tua argomentata replica circa la commissione tecnica da Te proposta che ci hai ricordato. Dato che in occasione del  nostro incontro, da Te citato, la fase di potatura secca era ultimata, come rammenterai, abbiamo inviato tecnici a verificare i vigneti a partire dalla fioritura sino a vendemmia, in particolare indirizzandoli verso quei  vigneti ai quali volevamo dedicare  inizialmente maggiore attenzione per stimolare una qualità generale e per la Docg in maniera particolare 
D'altronde, comprendi bene che noi che abbiamo voluta la Docg, parimenti vogliamo e dobbiamo Vigilare e Tutelare sulla nostra produzione di base  che è il Frascati Doc. Mi spiace  che Tu non colga al meglio che il limite del 10% serve a tutelare soprattutto  le Aziende a filiera corta , fermo restando che, come a suo tempo deciso, chi vedrà in questa soglia  un limite al suo lavoro , otterrà una deroga fornendo delle argomentazioni valide. Non vogliamo complicare nulla, ne porre vincoli burocratici, basterà una semplice comunicazione al Consorzio ,  disponiamo di strumenti atti a controllare il rispetto del limite del  10%, come bene dici,  senza aggiungere problematiche per  Aziende o produttori.  Se non avessimo  preso una tale decisione , una ipotetica Azienda che produceva   un milione di bottiglie poteva realizzare  novecentonovantamila bottiglie di Docg , mandando  così disperso il nostro sforzo.
Verrò personalmente a trovarti, se Ti fa piacere, per chiederti di sottoscrivere anche Tu questo accordo rendendolo ancora più forte.
Con stima ed affetto.
Il Presidente
Mauro de Angelis"

tabella PRECEDENTI:

17/09/2012 CASTELLI ROMANI, GIULIO SANTARELLI BACCHETTA IL CONSORZIO DI TUTELA DEL FRASCATI
12/09/2012 CASTELLI ROMANI, VENDEMMIA 2012: TUTELA E VALORIZZAZIONE "DOCG FRASCATI SUPERIORE E CANNELLINO DI FRASCATI DOCG"
06/09/2012 CASTELLI ROMANI, L'ACQUA SALVA IL VINO
14/08/2012 CASTELLI ROMANI, SI AVVICINA LA PRIMA VENDEMMIA DOCG


 




CASTELLI ROMANI, GIULIO SANTARELLI BACCHETTA IL CONSORZIO DI TUTELA DEL FRASCATI

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Giulio Santarelli titolare della Castel De Paolis in merito alle indicazioni rilasciate dal Consorzio di Tutela del Frascati (CASTELLI ROMANI, VENDEMMIA 2012: TUTELA E VALORIZZAZIONE "DOCG FRASCATI SUPERIORE E CANNELLINO DI FRASCATI DOCG")

"Spettabile Consorzio Frascati
Oggi Lunedì 17/09/2012 alle ore 9:15 ho ricevuto la vostra risposta alla mia email di Venerdì 14 Settembre 2012. Mi spiace per chi ha redatto il testo, ma non è assolutamente vero che la delibera del consiglio di amministrazione del Consorzio va nella direzione da me auspicata. Se la volontà del Consorzio fosse stata quella di evitare "le sovra produzioni o svendite" avrebbe messo in campo per tempo le misure atte a verificare le condizioni necessarie per produrre un vino con le caratteristiche fissate nel disciplinare della DOCG. Chi è del mestiere ed è impegnato a perseguire annualmente il massimo della qualità possibile, come condizione per vincere la competitività e remunerare prezzi congrui e non da saldi, sa riconoscere a prima vista se un vigneto, per sistema di impianto, numero dei ceppi per ettaro, carico di gemme fruttifere lasciate sulla pianta con la potatura secca, grandezza dei grappoli delle diverse varietà di uve autoctone, riesce a produrre una quantità di uva per ceppo e per ettaro non superiore ai 110 Ql del disciplinare. Con maggiore competenza questa verifica può farla un tecnico agrario. Una procedura, quella da me indicata, che affida unicamente a dati tecnici la valutazione sulla sussistenza delle condizione previste dalle norme, evitando che a esprimere tali valutazioni siano organismi di carattere amministrativo come in sostanza è il consiglio di amministrazione del Consorzio. Purtroppo è trascorso oltre un anno dal riconoscimento della DOCG e il Consorzio non ha attivato nessuna procedura per l'accertamento preventivo e sul campo fino alla fase prevendemmiale delle condizioni di qualità, così come io avevo proposto lo scorso inverno all'unica riunione alla quale sono stato invitato. Invece, nei giorni che precedono la vendemmia, senza consultare i produttori, è stata definita una norma che fa ricorso alla matematica e che vale per tutti indipendentemente dal possesso dei requisiti di qualità. Infatti non può sfuggirvi che rispetto alla produzione dello scorso anno può esserci l'azienda che ha operato per realizzare l'ulteriore salto di qualità necessario per ottenere il riconoscimento della DOCG, rispetto a cantine di grandi dimensioni che comunque non sono in grado di promuovere alla qualità imposta dalla DOCG per un numero di bottiglie pari al 10%. Il che dimostra che fissare al 10% della produzione 2011 in questi eventuali casi sarebbe un errore per eccesso.Faccio un esempio: se esiste una cantina che nel 2011 ha prodotto 1 milione o più di bottiglie di Frascati DOC Superiore, il 10% che significa che può produrre automaticamente 100 mila bottiglie o più della DOCG? La frase secondo la quale il Consorzio ha voluto evitare "sovra produzioni e svendite" va bene se applicata ai trasformatori o ai commercianti, non va bene per le aziende diretto coltivatrici che vinificano solo le uve prodotte nei vigneti di proprietà o in affitto. In questi casi, previa verifica che il Consorzio deve effettuare (per me ripeto avrebbe dovuto effettuarla già a partire dalla potatura secca) la deroga deve essere automatica e non può essere subordinata a richieste da sottoporre alle valutazioni di un organo che non sia composto da soli tecnici. Non vi sfuggirà che con le procedure da voi previste la piccola azienda diretto coltivatrice si vede caricata di un ulteriore passaggio burocratico. L'annosa questione di chi potrebbe immettere sul mercato eventuali quantitativi di Frascati DOC e DOCG al di sotto della qualità richiesta, che purtroppo esiste, non è certo addebitabile a chi produce e imbottiglia l'intera produzione, come il Consorzio ben sa, visto che dispone dei dati statistici che periodicamente richiede alle aziende. Da ultimo, e non per importanza, c'è il problema del coinvolgimento dei produttori per pervenire a decisioni condivise, mentre con l'uteriore vostra email delle ore 11:39 di oggi chiedete all'azienda di sottoscrivere la vostra decisione al documento di cui al manifesto consegnatoci da un vostro incaricato Venerdì 14 Settembre alle ore 18:00. Il Consorzio, che in un anno non ha attivato nessuna forma di consultazione ne procedure per verificare, in corso d'opera, i requisiti di qualità dei vigneti, fissa oggi per ogni cantina la misura del 10% di Frascati DOCG rispetto ai quantitativi di Frascati DOC Superiore 2011 e comunica che la deroga deve essere richiesta dall'azienda e sarà "esaminata per una decisione specifica" per cui il Consorzio riserva a se stesso di decidere se esistono i requisiti di qualità. Non ci vuole molto per capire che questo meccanismo per le piccole aziende che hanno prodotto negli anni passati quantità limitatissime di Frascati DOC Superiore, non funziona visto che il Frascati DOC Superiore è stato prodotto come scelta aziendale e non in funzione della futura ipotetica DOCG. In questi casi il passaggio dalla DOC Superiore alla DOCG deve essere automatico, fatta sempre salva la verifica dei requisiti di qualità richiesti che vanno affidati a tecnici di provata professionalità ed obbiettività. Attendo una risposta in merito che valga ad assicurare le piccole aziende che da sempre vinificano soltanto le proprie uve, presenti fino ad ora sul mercato esclusivamente con Frascati DOC Superiore e a correggere la delibera per la parte riferita al limite del 10% e nel frattempo vi informo che in attesa non sottoscrivo la vostra decisione.
Cordiali saluti
Il titolare di Castel de Paolis  Giulio Santarelli"

tabella PRECEDENTI:

12/09/2012 CASTELLI ROMANI, VENDEMMIA 2012: TUTELA E VALORIZZAZIONE "DOCG FRASCATI SUPERIORE E CANNELLINO DI FRASCATI DOCG"
06/09/2012 CASTELLI ROMANI, L'ACQUA SALVA IL VINO
14/08/2012 CASTELLI ROMANI, SI AVVICINA LA PRIMA VENDEMMIA DOCG