San Siro, il tweet del sindaco scatena i tifosi: critiche e sfottò. Il Meazza diventa ‘conteso’

Un tweet che apre un botta e risposta: tra il sindaco Giuseppe Sala e Inter e Milan. E poi tra tifosi nerazzurri e rossoneri. Nella serata di ieri il primo cittadino scrive sul social network “Prendo atto della dichiarazione del Milan su San Siro.

Facciamola semplice: penso che per Milano, per i tifosi e i turisti, l’impianto debba essere ammodernato. Il Milan quando sarà in grado di dirmi se è disponibile o no a investire insieme sul nostro stadio?” e a stretto giro pubblica un altro tweet “Sia chiaro a tutti: l’invito vale anche per l’Inter, perché San Siro è lo stadio dei milanesi”. Parole che innescano le reazioni dei due club. Il Milan, con un comunicato chiarisce che “il Club non ha mai manifestato il desiderio di lasciare San Siro.

Fermo restando che il Milan ritenga importante pensare per il proprio futuro di giocare in uno Stadio di proprietà, quindi non in co-abitazione con altre squadre, la decisione su quali possano essere i futuri impianti sportivi delle squadre cittadine – si legge nella nota – non potrà che essere presa con i tempi adeguati, e con la piena condivisione di tutte le parti direttamente coinvolte. Proprio per questo il Milan, di concerto con l’Amministrazione Comunale, ha avviato una serie di incontri di analisi e di valutazioni delle aree disponibili sul territorio, tenendo in debita considerazione il valore dello Stadio di San Siro e le eventuali ipotesi di riqualificazione del medesimo. Solo alla conclusione di questo percorso, tutte le parti coinvolte potranno esprimere una valutazione compiuta ed assumere eventuali decisioni”.

Anche i cugini nerazzurri rispondono, via Twitter: “Gentile Beppe Sala, come ricorderà abbiamo investito tempo e risorse nello stadio dei milanesi, il nostro piano è chiaro a tutti da 18 mesi e non è cambiato.     Aspettiamo un tavolo di discussione con tutti gli attori coinvolti per parlarne con chiarezza”, è la risposta del club. Ma i due post del sindaco non passano inosservati e scatenano le tifoserie. Soprattutto quella rossonera. Sono infatti decine i commenti di tifosi milanisti infastiditi dalla ‘provocazione’ del sindaco, notoriamente tifoso nerazzurro. Ma non mancano neanche le polemiche, inevitabili, tra le due sponde del tifo nerazzurro con lo scambio reciproco di sfottò e la rivendicazione di entrambe le tifoserie su San Siro con, va da sè, l’invito l’uno all’altro “ad andarsene”.




Milano, Navigli. Vertice di maggioranza con Sala su riapertura ipotesi referendum ancora in campo

MILANO – Questa mattina si è tenuto un vertice di maggioranza a Palazzo Marino per discutere del progetto di riapertura dei Navigli e di come procedere per coinvolgere la cittadinanza. Hanno preso parte alla riunione il sindaco Giuseppe Sala, i tre capigruppo di maggioranza Filippo Barberis, Elisabetta Strada e Anita Pirovano, il presidente del consiglio comunale Lamberto Bertolè e gli assessori Marco Granelli e Lorenzo Lipparini. A quanto si apprende, durante l’incontro sono state valutate le opzioni in campo per coinvolgere la cittadinanza su quello che Sala ha sempre definito un suo “sogno”. Nessuna opzione è stata scartata, sono quindi ancora in campo sia la possibilità di consultare i cittadini con un referendum, sia quella di portare avanti un dibattito pubblico sulla questione. “Il sindaco – ha detto Bertolè al termine della riunione – ha confermato la sua intenzione di venire in consiglio al più presto, credo entro le prossime due settimane, per spiegare il progetto di massima sulla riapertura dei navigli e chiedere quale strada seguire per consultare i cittadini e confrontarci con la città sulle proposte in campo”. Barberis ha sottolineato che “due elementi che rendono seria la valutazione sull’opportunità di fare il referendum sono legati all’abbattimento dei costi se il referendum venisse abbinato alle regionali e all’aver verificato che prendere questa decisione in primavera non ha un impatto negativo su una cosa che ci sta molto a cuore, ovvero limitare l’invasività dei cantieri”. Questi elementi, dunque, “riaprono una valutazione seria sull’opportunità del referendum” anche perché, se la consultazione si tenesse a marzo con le regionali, ci sarebbero i tempi tecnici per organizzarla. Il capogruppo del Pd aggiunge che comunque anche altre forme di processo partecipato “non sono incompatibili col referendum, non è un out out. Si potrebbe fare il referendum e poi accompagnare i cantieri con dei processi partecipati”. A questo punto, dopo aver discusso della vicenda con il resto della maggioranza, la questione verrà affrontata in consiglio, probabilmente giovedì o lunedì prossimi.




Milano, caserme. Sala: “Patrimonio da utilizzare, inizieremo a ragionare sulla Montello”

Il sindaco si esprime sulla possibilità di utilizzare gli immobili in disuso per l’emergenza abitativa: “Sì all’utilizzo transitorio ma è importante ragionare sulla destinazione finale”

“Le caserme sono un patrimonio da utilizzare, tenendo conto anche che una cosa che non funziona è lasciare vuoti degli immobili per molto tempo”. Lo ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala rispondendo a chi, a margine della cerimonia in ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, gli chiedeva se l’accordo raggiunto dalla prima cittadina della capitale Virginia Raggi per l’utilizzo delle caserme dismesse per l’emergenza abitativa potesse essere replicato anche a Milano. Per Sala va “bene l’utilizzo transitorio, ma è necessario avere un’idea dell’utilizzo finale. A Milano, anche il Comune stesso ha tanto patrimonio non utilizzato. Certamente, uno dei temi di questo autunno sarà ragionare sul post-Montello perché c’è un impegno a lasciarla che deriva soprattutto dalla necessità dei lavori per il Campus della Cattolica”, ha detto il primo cittadino in merito alla caserma Montello attualmente utilizzata per ospitare richiedenti asilo. Il sindaco Sala, oggi alla sua prima uscita pubblica dopo un periodo di ferie, è anche intervenuto sul tema della sicurezza e dell’allerta terrorismo: “Il tema della sicurezza  – ha detto – è complesso e deve essere riadattato a seconda del momento. Nei prossimi giorni discuteremo dei sistemi di difesa alla new jersey, oggi ne abbiamo in città circa un centinaio e probabilmente ne servirà ancora qualcuno. Quanti ne serviranno ancora lo definiranno la questura e la prefettura, non credo se serviranno molti perché il grosso è stato messo. Stiamo verificando quale è il modo migliore per renderli compatibili con il luogo, perché metterli in Galleria ad esempio è diverso che metterli da un’altra parte. Possono anche non essere new jersey ma devono comunque essere sistemi che garantiscono la sicurezza, va bene anche la grande fioriera purché all’interno abbia un’anima forte come quella del new jersey”.




L'italietta dei due pesi e due misure: Sala subito santo!

 

di Roberto Ragone 


MILANO – L’adozione di due pesi e due misure da parte del potere politico in Italia è sempre stata una cosa macroscopica, ma non è mai arrivata agli assurdi di oggi, con il PD che, durante il regno di Renzi, ha acquisito ogni e qualsiasi centro nevralgico di comando. Senza alcuna vergogna, assistiamo ad assurdi quotidiani, non ultimo l’attaccamento alla poltrona del ministro della (D)istruzione Valeria Fedeli, che, in un paese serio, non avrebbe dovuto essere neanche presa in considerazione. Infatti, dopo la candida confessione del falso in curriculum, data la mancanza di una laurea prima ivi menzionata, ma mai conseguita, si viene a scoprire che, nella migliore tradizione di questo governo, latita perfino un misero e doveroso titolo di studio di scuola media superiore. E va bene che la Lorenzin, inamovibile e blindata dalle case farmaceutiche – non si spiega altrimenti la sua riconferma al ministero della Salute (di chi, poi, la sua? Non certo quella dei cittadini) – anch’essa non dispone di una laurea, magari in medicina, che la renderebbe perlomeno adeguata al compito, svolto abitualmente inviando per indagini negli ospedali ‘ispettori’ non meglio identificati, che certamente ne sanno più di lei.  Nessuno le ha mai chiesto, dall’alto, di dimettersi; a differenza di quanto succede ‘dal basso’, da parte di cittadini che ne hanno chiesto l’intervento, senza mai ricevere un benché minimo cenno di interesse, nonostante situazioni gravi: non ultima, quella di Vincenza Sicari, l’ex maratoneta ora ricoverata a Bari, che da anni attende da parte dei sanitari una diagnosi precisa del suo male che la sta portando alla tomba all’età di 37 anni.

 

Lorenzin, che ha garantito che con la vittoria del SI’ al referendum anche i bambini ammalati di cancro avrebbero ricevuto cure più efficaci: anche questo un’indegna assurdità della nostra politica malata. Quindi, Valeria Fedeli, avendo già mentito in apertura di giochi sul suo curriculum ufficiale, e non avendo i requisiti che possano certificarla come adeguata ad un Ministero che tratta ciò che lei non è mai arrivata a conseguire, dovrebbe dimettersi. Ma, in base alla consuetudine di due pesi e due misure, il personaggio, sponsorizzato, manco a dirlo, da don Matteo per altri meriti che non quelli che l’avrebbero portata a cotanto soglio, resiste, senza vergogna – e qui siamo in linea con Renzi e il suo governo -, ma anche senza dignità personale. Altro caso è quello che ci permette di confrontare due situazioni palesemente simili, quella della sindaca di Roma Virginia Raggi, e quella del sindaco di Milano Giuseppe Sala.


Acque tranquille a Milano, agitatissime a Roma, con l’attacco dell’artiglieria pesante nei confronti di Raggi e del M5S. ipotesi le più truci viaggiano e scorrazzano sui quotidiani, soprattutto su quel Messaggero il cui patron Caltagirone fu colpito negli interessi più cari quando la Raggi decise il NO per le olimpiadi a Roma; quello stesso Messaggero la cui desistenza da attacchi giornalistici  il Marra arrestato per corruzione voleva ottenere con le sue telefonate. Nella realtà, nessun crimine ha commesso Virginia Raggi, di fronte alla legge, nonostante i giornali stampati e parlati insistano sulla posizione di Marra ‘molto vicino’ al sindaco di Roma. L’illecito di Marra, presunto fino a giudizio definitivo, sarebbe stato commesso nel 2013, sotto ben altra amministrazione, vedi un po’ proprio quella del Piddino Ignazio Marino. Ma nessuno si è mai peritato di specificare che, magari, il Marra era ‘molto vicino’ a Marino, molto di più di quanto non sia stato, visto il limitato tempo trascorso, ‘vicino’ a Virginia. E giù tutti a chiedere le dimissioni di Raggi e della sua giunta, dopo aver ripescato la Muraro, già scagionata a suo tempo dall’indagine di Mafia Capitale. Altro clima a Milano, da minuetto, con tanti ‘prego, si accomodi’, ‘dopo di lei’, ‘ma che fa, si autosospende?’, ‘ma non era necessario’, ‘ma lei è troppo corretto’, ‘suvvia, si controsospenda’, ‘ma no, aspetto ancora un po’’, ‘ma no, la città ha bisogno di lei’, ‘dice?’ ‘certo, non faccia così’, ‘quasi quasi ci ripenso’, suvvia, faccia il bravo’. E così pare che Giuseppe sala, indagato in prima persona, e non squalificato dalla scelta sbagliata di un assessore – ma ai suoi assessori nessuno va a fare le pulci?- fluttua su di una nuvoletta, aspettando che la folla acclamante lo spinga a rifare il sindaco. Sala, indagato in prima persona; De Luca, indagato per l’ennesima volta; Fedeli, falso curriculum; un solo comune denominatore: tutti del partito di governo. La verità è amara: in Italia, quando ti metti contro certe persone, ti sguinzagliano contro i cani. Contro la Raggi , che non ha commesso alcun crimine, i carri armati, l’artiglieria pesante, le cluster bomb. Sala, soggettivamente indagato, indisturbato, pregato, corteggiato, affinchè riprenda il suo ruolo. All’orizzonte, nuvole nere per Raggi e M5S, che deve essere squalificato a tutti i costi, perché rischia di arrivare al governo: hanno anche inventato che i suoi esponenti parlano per frasi fatte, estrapolandole dalle varie registrazioni. Questo succede a chi non si adegua al regime, a chi vuole andare contro corrente. Questo succede ad un paese  governato da chi ha come scopo soltanto il proprio vantaggio. Questo succede quando il potere, comunque ottenuto, viene usato come una clava per abbattere i propri nemici, a dispetto della democrazia e dei cittadini.




MILANO, GIUSEPPE SALA VINCE LE PRIMARIE DEL PD

Redazione

Milano -Giuseppe Sala è il candidato sindaco del centrosinistra a Milano. Il commissario unico di Expo ha vinto le primarie. Una vittoria aspettata, ma non scontata. Sala ha vinto ma non stravinto. I voti dei suoi principali concorrenti che si sono spartiti le preferenze dell'elettorato più di sinistra, il vicesindaco Francesca Balzani (20.567 quando lo spoglio era al 99% dei seggi) e dell'assessore Pierfrancesco Majorino (13.589, oltre ai 432 di Antonio Iannetta) sommati insieme sono più delle 24.961 preferenze del commissario Expo. E qualcuno osserva che in queste primarie ci sono stati più voti contro di lui che per lui.

Però ha comunque vinto, "felice" del risultato. "Era un passaggio non facile – ha detto – quindi sono molto contento. Mi pare un ottimo risultato", una vittoria di Milano "con primarie vere" fatte "in regolarità". Una sottolineatura arrivata dopo che Beppe Grillo ha parlato di "primarie truccate" per il voto di elettori cinesi. Sala è salito sul palco sulle note di Heroes, il brano di David Bowie che aveva scelto anche come colonna sonora al primo confronto ufficiale e a braccia alzate ha preso l'applauso del pubblico del teatro Elfo Puccini. ''Queste sono state primarie belle e combattute. Io mi impegno a non deludere questo entusiasmo e questa passione", ha aggiunto invitando a immaginare qualcosa di più di un progetto elettorale in modo da dimostrarsi "più capace del centrodestra". La conclusione è affidata al segretario cittadino del Pd Pietro Bussolati: "Avevamo preso l'impegno di fare le primarie più belle d'Italia e ci siamo riusciti", ha detto. Resta da capire se ora con la vittoria di Sala la coalizione di centrosinistra resterà compatta o se qualcuno si chiamerà fuori dalla coalizione come qualche dichiarazione lascia supporre.




COMUNALI ROMA E MILANO: GIORGIA MELONI APRE A FI E LEGA

Redazione
Milano
– "Noi continuiamo a chiedere al resto della coalizione un tavolo per poterci confrontare sulle amministrative, si vota a Roma ma non solo. Chiedo sia alla Lega che a Fi di sederci intorno ad tavolo per vedere i progetti, come ricostruire queste città, come Roma e Milano, che raccontano di governi di centro sinistra che hanno lasciato difficolta'. Poi parliamo di nomi, di candidati, invece facciamo sempre l'errore opposto. Non bisogna partire dai nomi ma dai progetti, io di questo voglio parlare. Poi vengono i candidati". Lo ha detto la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni a margine di una conferenza stampa alla Camera.

"Qui c'e' l'idea di Sala che fa il prezioso. Al Pd ho posto una questione. Il ruolo del sindaco e' un ruolo politico. Io penso da cittadino che prioritariamente debba essere assegnato a un politico. Se il Pd ha al suo interno un politico, organico al partito, che puo' vincere, siamo tutti contenti". Lo ha detto il commissario unico di Expo Giuseppe Sala, interpellato da Giovanni Floris, ieri sera, a "Dimartedi'" riguardo alla sua possibile candidatura a sindaco. Sala, che ha espresso come il Pd sia il suo "partito di riferimento", ha poi parlato delle primarie:  "Qui si parla di primarie e non di idee" quindi "confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte". Alla domanda se parteciperebbe alle primarie "ma quali primarie? chi vota? gli elettori della citta' metropolitana o della citta'? con che modalita'?", ha chiesto Sala: "Qui si parla di primarie e non di idee. Mentre sulle idee sono sette anni che io, non da politico – ha detto – esprimo la mia visione su Milano. Confrontiamoci prima su questo, e poi parleremo delle primarie, quando si chiarira' come vanno fatte".