GRECIA, REFERENDUM: UNA FARSA?

di Cinzia Marchegiani

Sul responso uscito dalle urne della Grecia domenica 5 luglio 2015 interviene Magdi Cristiano Allam che fa una profonda riflessione sul referendum appena votato, chiedendosi e chiedendo se sia stata una farsa, insomma se è stata una messinscena in seno all'Eurocrazia per far digerire al popolo greco le nuove misure di austerità dopo essersi inebriato della vittoria del "no" ad un accordo con i creditori che in realtà non esisteva più.


Magdi Allam non spara a caso ma fa un percorso logico che espone ai suoi lettori con precise argomentazioni dove emergono delle contraddizioni per ora senza risposta: “Le dimissioni del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis è una scelta incoerente. Come è possibile che proprio lui, il vero protagonista dello scontro frontale con quelli che soltanto ieri ha definito ‘terroristi’, riferendosi alla Merkel, a Draghi, a Junker e alla Lagarde, rassegni le dimissioni dopo aver stravinto il referendum che è stato l'apice della sua strategia ispirata alla ‘Teoria dei giochi’?”

Dimissioni incoerenti del ministro delle finanze  greco e u tweet alquanto sindacabile. La "Teoria dei giochi", spiega Allam , elaborata dal matematico John Nash che si è ispirato a Nicolò Machiavelli e alla sua opera “Il Principe”, analizza le decisioni di un soggetto in situazioni conflittuali o di interazione con due o più rivali per costringerli a cedere man mano, prevedendo in anticipo le loro masse e giocando al rialzo volta per volta: “Ebbene, incredibilmente, proprio Varoufakis – Magdi Allam fa notare – dopo aver ottenuto quello che voleva… si è dimesso”. Ma Allam non si ferma alla “Teoria dei giochi” e continua il suo pensiero logico e fa notare che nel profilo di Yanis Varoufakis Twitter emerge,da una sua frase postata, l'epilogo più di una sconfitta ottenuta dal popolo greco, una vittoria dell'Eurocrazia ed una sconfitta dello stesso Varoufakis. Allam riporta la frase sibillina postata dal primo ministro greco delle finanze, in modo che tutti possano fare una riflessione personale e che qui riportiamo:"Subito dopo l'annuncio dei risultati del referendum, sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell’Eurogruppo e di ‘partner’ assortiti per una mia… ‘assenza’ dai loro vertici, un'idea che il primo ministro ha giudicato potenzialmente utile per consentirgli di raggiungere un'intesa. Per questa ragione oggi lascio il ministero delle Finanze" – ha scritto Varoufakis, specificando che – considero mio dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare come ritiene opportuno il capitale che il popolo greco ci ha garantito con il referendum di ieri e porterò con orgoglio il disgusto dei creditori”.

Arguto Allam sottolinea che subito dopo l'annuncio delle dimissioni di Varoufakis l'euro ha ripreso quota sulle altre monete: “da mesi l'Eurocrazia chiedeva la testa di Varoufakis e l'ha ottenuta proprio quando in teoria avrebbe dovuto imporsi grazie alla vittoria elettorale. Soltanto ieri Tsipras aveva commentato con orgoglio l'esito del referendum sostenendo che "abbiamo dimostrato che la democrazia non può essere ricattata". 

Per questo motivo Magdi Cristiano Allam riflette sulle dimissioni di Varoufakis che suonerebbero come una resa al ricatto dell'Eurocrazia e si domanda in tal caso, in cambio di che cosa? Tsipras chiede l'abbattimento del 30% del debito e una moratoria di 20 anni nei pagamenti. L'Eurocrazia esige misure sempre più rigorose nei tagli alla spesa pubblica, che significa ulteriori tagli ai servizi fondamentali in un Paese ridotto allo stremo.
La via d'uscita non può essere questa, tuona Magdi Cristinao Allam: “Solo il riscatto della sovranità monetaria e della sovranità nazionale potranno affrancare la Grecia dalla dittatura finanziaria e dell'Eurocrazia”. E Allam con pungente determinazione spiega che Tsipras non ci ha mai pensato, non vuole questo riscatto di sovranità: “continua a giurare fedeltà all'euro e all'Eurocrazia”.




GRECIA REFERENDUM: I SI' SUPERANO I NO E IL 74% VUOLE EURO, SOLO 15% DRACMA

Redazione

Quando mancano ormai solo poche ore dal sondaggio voluto dal governo Tsipras, in teoria sull'ultima proposta di aiuti avanzata dall'Eurogruppo alla Grecia, crescono i si', al 44,8% e arretrano al 43,4% i no. E' quanto emerge da un sondaggio pubblicato stamane dal quiotidiano Ethnos secondo il quale, ancor piu' significativamente, la netta maggioranza dei greci, il 74% vuole restare nell'Eurozoan mentre solo il 15 vuole tornare alla dracma.

Parlando all'emittente Ant1, Tsipras ha spiegato che con la vittoria del 'no' ci sarà una "soluzione sostenibile" per la Grecia. "Questo accordo può essere il cattivo accordo che ci propongono o uno migliore: più forte è il 'no', migliore sarà l'accordo", ha detto. In caso contrario, se vincesse il 'sì' il premier greco ha spiegato che avvierà "le procedure previste dalla Costituzione" per fare in modo che la proposta delle istituzioni (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) diventi legge. In questo scenario, Tsipras ha detto che non metterà la sua "poltrona" al di sopra gli "interessi della nazione", suggerendo che potrebbe dimettersi.

Un terzo piano di salvataggio della Grecia, nei prossimi tre anni, costerebbe 50 miliardi di euro. E' la previsione del Fondo Monetario Internazionale. Mentre Standard & Poor's calcola che l'eventuale uscita della Grecia dalla zona euro 'costerebbe' all'Italia 11 miliardi di maggiori tassi di interesse sul debito. Intanto, il ministro delle Finanze Greco, Yanis Varoufakis, è pronto a lasciare in caso di vittoria dei 'sì' al programma dei creditori internazionali. Ma il presidente dell'Eurogruppo, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, davanti al suo Parlamento avverte Atene: se i greci voteranno 'no' sarà "incredibilmente difficile" mettere in piedi un nuovo salvataggio. Un avvertimento, neanche tanto velato, sulle possibili conseguenze del voto di domenica. Intanto, è giallo sui sondaggi: la società Gpo ha smentito di aver fatto il rilevamento pubblicato online dal quotidiano 'Kathimerini' in cui si dava in vantaggio i 'sì'. Dall'Italia Renzi è sicuro che lunedì la Grecia tornerà a trattare. E Visco rassicura: siamo in grado di far fronte alle turbolenze