Roma, amministrative 2021. Ignazio Marino “Serve un sindaco totalmente autonomo dai partiti”

“A Roma serve un sindaco totalmente autonomo dai partiti, Abbiamo visto come è finita con un sindaco che non voleva essere controllato dal Pd, figurarsi cosa potrebbe accadere con un sindaco che fosse controllato da due partiti, dal Pd e dai Cinque stelle. Prima dovrebbero trovare un accordo dentro le loro stanze e poi trasmetterlo al sindaco che a sua volta si dovrebbe attenere a quegli accordi. Tutto il contrario di quello che servirebbe: trasparenza e creatività, innovazione”. Così il prof. Ignazio Marino, ex sindaco di Roma e oggi Professore di Chirurgia e Executive Vice President presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia. 

In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa l’ex sindaco di Roma sconsiglia le primarie a Carlo Calenda, “credo che sia stato dimostrato che le Primarie del Pd ad un politico di professione convenga perderle. Tutti ricorderanno che io staccai Sassoli e Gentiloni di oltre 30 punti e mi sembra che abbiano avuto grandi occasioni di avanzamento nella loro carriera politica”. 

Quanto alla situazione attuale della Capitale, per il prof. Marino “tutto sembra si sia drammaticamente fermato. Dalla corsa per le Olimpiadi, che hanno un valore finanziario di diversi miliardi di euro, ci si è ritirati nonostante le buone chances di poterle ottenere. Dello Stadio della Roma non è stata posta ancora la prima pietra. In Acea, che ha un fatturato superiore ai 4 miliardi di euro l’anno, dove avevamo scelto un team guidato da Catia Tomasetti che aveva triplicato il valore delle azioni in 28 mesi, il nuovo “dream-team” sta affrontando problemi giudiziari non indifferenti. Sui rifiuti non si è adottato il piano approvato dal Consiglio comunale nel 2015 né lo si è sostituito con uno alternativo e la raccolta differenziata che in 28 mesi portammo dal 20% a circa il 45% oggi, dopo 5 anni, è ferma a circa il 45%”. 




Ignazio Marino, caso scontrini. La Cassazione annulla la condanna: “il fatto non sussiste”

I giudici di Cassazione hanno annullato senza rinvio la condanna a due anni di reclusione nei confronti dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino “perchè il fatto non sussiste”.

Marino, nel 2016 è stato assolto nel processo di primo grado

Ignazio Marino condannato nel processo di appello con l’accusa di peculato e falso riguardo la vicenda relativa gli scontrini delle cene di rappresentanza quando era sindaco di Roma




Roma, scontrini: Ignazio Marino condannato a due anni in appello

ROMA – L’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, e’ stato condannato nel processo d’appello per la vicenda degli scontrini a due anni di reclusione. In primo grado era stato assolto. E’ accusato di peculato e falso.

L’ex sindaco ha lasciato la corte d’Appello di Roma senza rilasciare dichiarazioni accompagnato dal suo avvocato difensore Enzo Musco. Nei confronti di Marino il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo. I giudici della III corte d’Appello hanno confermato l’assoluzione dall’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine. La vicenda giudiziaria riguardava una cinquantina di cene pagate con la carta di credito che gli fu rilasciata durante il suo mandato dall’amministrazione capitolina.

In seguito Marino ha parlato di “sentenza dal sapore politico in vista delle elezioni” e promesso che continuerà la battaglia in terzo grado, in Cassazione. “Non ho mai speso un euro di soldi pubblici per fini privati”, ha assicurato




Campidoglio, caso scontrini ex sindaco Marino: chiesta condanna a 3 anni

 

Red. Cronaca

 

ROMA – Peculato, falso e truffa. Queste le accuse all'ex sindaco capitolino Ignazio Marino in relazione all'utilizzo della carta di credito del Campidoglio ed al pagamento di consulenze della sua Onlus "Imagine", formulate dai Pm della Procura della Repubblica di Roma Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, che hanno chiesto la condanna a tre anni un mese e 10 giorni.

I rappresentanti dell'accusa sono partiti da una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione
(quattro anni per il caso scontrini, otto mesi per la vicenda Onlus), ridotta di un terzo per la scelta del rito, l'abbreviato, da parte di Marino. Oggetto del processo 56 cene, per circa 13 mila euro, pagate dall'ex sindaco con la carta di credito, e la predisposizione di certificati che attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti che avrebbe procurato alla Onlus un ingiusto profitto di seimila euro. Cinquecentomila euro per danno di immagine e altri centomila euro per danno funzionale. È la richiesta di risarcimento fatta dall'Avvocatura di Roma Capitale all'ex sindaco Ignazio Marino per le vicende dell'uso improprio della carta di credito del Campidoglio e per un ingiusto profitto procurato alla propria Onlus.
 
I fatti risalgono al 2012 e al 2014 con danno patrimoniale per l'Inps di seimila euro, riferiti al mancato versamento degli oneri di contributo. Sulle richieste il gup Pierluigi Balestrieri deciderà la prossima settimana al termine di un giudizio abbreviato.
Per quanto riguarda il capitolo onlus i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio con rito ordinario per tre persone: Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra. Concorrono nel reato di truffa con Marino per aver predisposto la certificazione dei compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi a soggetti inesistenti. Nel giudizio, cominciato oggi, si è costituita anche l'avvocatura del Comune come parte civile nella persona dell'avvocato Enrico Maggiore. Il penalista ha chiesto all'ex sindaco un risarcimento di 600mila euro, così suddivisi: 100mila per danno funzionale e 500mila per danno dell'immagine.
Si concluderà quindi venerdì 7 ottobre il processo all'ex sindaco di Roma Ignazio Marino.


In aula prima del rinvio è intervenuto in difesa dell'ex sindaco l'avvocato Enzo Musco.
A margine del processo, dopo il suo intervento ha parlato con i giornalisti ribadendo che "a Marino non si possono attribuire fatti dei quali non ha alcuna responsabilità". Soprattutto per quanto riguarda la vicenda delle cene il penalista ha detto: "Mi stupisco del fatto che gli investigatori sono stati superficiali. Per ben 49 volte hanno ripetuto lo stesso refrain invece di andare da lui per fare accertamenti a proposito di chi quelle sere ha cenato con lui. Gli investigatori sono stati superficiali nessuno gli ha mai chiesto nulla quando il 19 ottobre 2015 si è presentato in procura per dare le sue spiegazioni". Ribadendo che Marino "si è difeso alla grande" Musco ha aggiunto "abbiamo fatto a pezzettini impianto accusatorio dei pubblici ministeri. I giustificativi di spesa sono stati firmati dal capo della segreteria politica come risulta da una nostra consulenza grafologica". Per quanto riguarda la Onlus e l'accusa di truffa Musco "la mia versione è che la direttrice Rosa Garofalo come lei stessa ha dichiarato più volte ha fatto tutto. Ignazio Marino non si è mai recato nella sede della onlus e neppure ha compiuto atti di natura amministrativa". Come si è detto il processo si concluderà venerdì 7 ottobre dopo le repliche dei pubblici ministeri e delle altre parti in giudizio.
 




ELEZIONI ROMA, IGNAZIO MARINO: "RICANDIDARMI? MI DISPIACE LASCIARE UN'OPERAZIONE INCOMPIUTA"

Redazione

Roma – "Moltissime persone mi chiedono un impegno, mi dispiace lasciare un'operazione incompiuta". Così l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, ospite su RepubblicaTv.
Quanto ad una possibile partecipazione alle primarie del Pd Marino ha detto: "Io le primarie le ho già fatte. Sono un patto con i cittadini e il partito che ti sostiene. Quello stesso partito che è andato poi da un notaio con gli eletti della destra per allontanare il sindaco che aveva vinto le primarie e le elezioni. Siccome questo patto è stato rotto dal partito non sento di dover partecipare".

 

Morassut: "Marino candidato può essere un problema per il Pd" – "Ignazio Marino è stato sindaco di questa città ed ha la stima di tanti cittadini, però mi permetto di dire a Ignazio che non possiamo permetterci il rischio e il lusso di regalare alla Destra Roma ne' di metterla nelle mani di forze populiste, quindi dobbiamo cercare nelle forze democratiche un filo comune. Se la candidatura di Marino si caratterizza come elemento di divisione e di contrapposizione, e non di unità, certo che sì". Lo ha detto il candidato alle primarie del Centrosinistra per il Comune di Roma Roberto Morassut, a margine degli Stati generali della Cultura convocati da "La Prossima Roma", a chi gli chiedeva se Marino candidato potesse essere un problema per il Pd.




IGNAZIO MARINO:"RENZI VOLEVA ROMA E SE L'È PRESA"

Redazione

Roma – Il botta e risposta tra Renzi e marino non si placa anche se è quest'ultimo che sputa maggiore veleno tentando di gettare fango sul premier che, tutto sommato, ha snobbato il primo cittadino tanto che ha fatto ricoprire ad altri il ruolo di espulsore. "Il Presidente del Consiglio potrebbe e dovrebbe esercitare maggiore rispetto – Esordisce l'ex sindaco ignazio Marino – . Continua a dire 'basta polemiche', ma poi insiste negli insulti e nelle provocazioni. Non si rende conto, o forse non gli interessa, che insultando me insulta le centinaia di migliaia di cittadini che mi hanno scelto come sindaco prima alle primarie, poi al primo turno ed infine al ballottaggio. Ignora le numerose manifestazioni di sostegno che in migliaia mi stanno dedicando. È del tutto evidente che Renzi mi attacca e offende sul piano personale per coprire con la 'damnatio memoriae' una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti i potentati che vogliono rimettere le mani sulla città". A parlare, dopo le dichiarazioni rilasciate dal premier Matteo Renzi a Bruno Vespa, è l'ex sindaco Ignazio Marino che ha pubblicato un post su Facebook. "Occorre invece ristabilire la verità – afferma Marino – Renzi voleva Roma sotto il suo diretto controllo e se l'è presa, utilizzando il suo doppio ruolo: come segretario del partito ha voluto che i 19 consiglieri del PD si dimettessero, come Presidente del Consiglio ha sostituito il sindaco, legittimamente eletto, con un prefetto, certamente persona degnissima, che farà capo come dice la legge allo stesso Presidente del Consiglio. Assistiamo a una pericolosa bulimia da potere, che elimina gli anticorpi democratici. Il messaggio è chiaro: chi non si allinea, chi non ripete a pappagallo i suoi slogan viene allontanato o addirittura bandito"




IGNAZIO MARINO SFIDUCIATO DA 26 CONSIGLIERI: NON È PIÙ SINDACO

Redazione

Ventisei consiglieri comunali, uno più del quorum, si sono dimessi in Campidoglio determinando lo scioglimento dell'assemblea capitolina, della giunta, già orfana di otto assessori, e di conseguenza la decadenza del sindaco-chirurgo dalla sua carica. Ora il Prefetto di Roma dovrà nominare un commissario. L'ormai ex sindaco, però, no ci sta e si sfoga attaccando i consiglieri dimissionari "Vi siete sottomessi" e ancora: "Avete preferito il notaio all'Aula", il Pd: "Ha tradito il suo nome e il suo dna". "Una coltellata da 26 nomi ma un unico mandante". 

I Dem hanno raggunto quota 26 consiglieri che, di fronte a un notaio hanno firmato le proprie dimissioni. Si tratta della 'quota' necessaria per far sciogliere giunta e consiglio ed evitare il redde rationem dell'Aula. Intanto in mattinata la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati per il sindaco nell'inchiesta sugli scontrini. Le e 26 firme di dimissioni sono cosi' composte: 19 consiglieri del Pd; 2 consiglieri della lista Marchini (compreso lo stesso Alfio Marchini); 2 consiglieri fittiani; 1 consigliere di Ncd; 1 consigliere di Centro Democratico; la consigliera Svetlana Celli, eletta nella Lista civica di Marino.

Marino indagato dalla procura di Roma per la vicenda delle spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune. La notizia, riportata da Repubblica , è stata confermata dal legale del sindaco di Roma, Enzo Musco: "Era prevista per oggi la comunicazione del sindaco" dell'iscrizione nel registro degli indagati per la questione degli scontrini. La pubblicazione sulla stampa della notizia dell'avviso di garanzia ha anticipato l'annuncio che lo primo cittadino intendeva fare oggi. Ed è lo stesso Marino questa mattina a dire: "Io vi parlo assolutamente con molta tranquillità ma lo farò all'Auditorium così siamo tutti insieme e parlo una volta sola".

I pm, scrive Repubblica, contestano i reati di peculato e concorso in falso in atto pubblico. Marino, stando a quanto si legge, avrebbe ricevuto un avviso di garanzia il 28 ottobre scorso. Quella resa nota da Repubblica non è però l'unica novità sul fronte giudiziario per il sindaco di Roma. Stando a quanto scrive il Corriere della Sera, Marino sarebbe finito nel registro degli indagati, questa volta per l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, anche nel procedimento avviato nei mesi scorsi dai pm coordinati dal Procuratore, Giuseppe Pignatone, sulla "Image onlus", fondata nel 2005 dall'esponente del Pd per fornire aiuti sanitari in Honduras e nel Congo. In questo caso l'iscrizione, stando all'articolo del quotidiano milanese, sarebbe avvenuta nei mesi scorsi. Ieri la Procura aveva smentito la notizia, diffusa poco prima dal legale di Marino, di una richiesta di archiviazione del procedimento.

"Dopo aver letto questo articolo devo prendere atto di aver dato la mia lealtà ad un bugiardo. Vergogna‬". Così il senatore del Pd ed ex assessore ai Trasporti di Roma Stefano Esposito commenta su Twitter la notizia di Ignazio Marino indagato.

"Roma ha bisogno di un'amministrazione, della guida che merita, perché è una città che merita moltissimo, specialmente in vista del Giubileo che è alle porte. Ci auguriamo che Roma possa procedere a testa alta e con grande efficienza", ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, commentando la vicenda delle dimissioni del sindaco Ignazio Marino.




MARINO? C’E’ SOLO IL FRASCATI…

di Chiara Rai

Roma – Il cappotto in Campidoglio è quello di un lungo viaggio che farà Marino in Australia, meta da lui bramata, perché la sua carriera da sindaco è terminata e al Pd toccherà fare lo “sporco” lavoro di mandarlo a casa perché lui non vuole scrostarsi dalla poltrona. Con 19 consiglieri del Pd non è poi una operazione così difficile quella di arrivare a quota 25.

La scena delle dimissioni continue è una lenta, triste e inesorabile macchietta: Causi ed Esposito hanno elegantemente salutato, Marco Rossi Doria ha preferito tornare a fare il maestro insomma ognuno ha avuto la sua leggerissima giustificazione per lasciare solo con se stesso il marziano nelle sue ultime ore prima della caduta. La chiamata alle armi di Renzi è stata preannunciata e Marino sa benissimo che si possono trovare i 25 consiglieri per sciogliere il Comune. La sua è stata una questione d’onore e soprattutto di convenienza piuttosto che altro perché il fotofinish era noto a tutti, a Ignazio in primis. Però questa dinamica cambia molto agli occhi degli elettori: Marino non li ha traditi esce da marziano martire facendo capire ai romani che il suo stesso partito lo ha cacciato contro la sua volontà che non dimentichiamoci essere stata, qualche giorno fa, di volersi dimettere perché altra strada non c’era per uscire da quell’imbarazzante ennesima pantomima degli scontrini, che poi non è altro che una enorme bolla di sapone soffiata da bravi artigiani della comunicazione al tempo giusto. Il personaggio c’era e allora perché non approfittarne.

Oggi si riempiranno tutti la bocca: “Renzi non vuole quella persona onesta di Marino” e sarà già stato archiviato tutto il resto. E cioè sarà stato già dimenticato che per Roma neppure Marino è stato capace di fare nulla. “Non ne ha avuto il tempo” la risposta del controcoro e allora sì che l’alieno potrà brindare per gli ottimi risultati ottenuti: il premier messo in cattiva luce, il Pd ancora più malvagio e lui neanche a dirlo “poverino”. Peccato però che si brinda con un vino diverso e a mescere e festeggiare, alla fine dei conti, non è Ignazio perché è un rosso paonazzo sfuso. E allora la memoria torna indietro al celebre film di Dino Risi “Stra
ziami, ma di baci saziami”.

Indimenticabili le battute tra Marisa e Marino seduti al tavolo in pizzeria. Marisa dice a Marino: “Quando non c'eri ti pensavo e dicevo "Marino Marino voglio Marino" Il cameriere con il vino in mano: “Mi dispiace signora, abbiamo solo questo Frascati”. Marino al cameriere: “No guardi, lei non può capire”. Il cameriere: “Se lo dice lei”. Lo dimo noi, o mejo, l’ha detto lui “er Matteo de noantri”.




UN MERCOLEDÌ DA LEONE… MARINO

di Ivan Galea – Matteo La Stella

Ignazionovelas – Un mercoledì da leoni  è il titolo di un film del 1978 diretto da John Milius e dedicato al mondo del surf. Il regista presenta una sorta di avventura autobiografica, in ricordo dei propri anni giovanili passati in California. Nel finale del film Matt – l'interprete principale – torna sulla spiaggia che frequentava in gioventù insieme a due amici e regala a un giovane ragazzo la tavola che gli era stata donata da Bear, il quale l'aveva conservata per una grande occasione, accettando definitivamente quel "passaggio di età" che egli aveva sempre cercato di fuggire. E così, volendo parafrasare il film di Milius con l'ennesima telenovelas andata in onda ieri in Campidoglio, ci immaginiamo il finale di un Marino che deve necessariamente cedere la tavola da surf donatagli da Renzi, accettando definitivamente quel "passaggio di testimone ormai obbligatorio": Un Mercoledì da Leone… Marino.

Una città paralizzata dal maltempo, come vuole l'inusuale “tradizione capitolina”, ha fatto da cornice al mercoledì di “crociata al contrario” dell'ancora sindaco Ignazio Marino che, denti stretti, ha incontrato nel tardo pomeriggio il commissario capitolino Matteo Orfini, mentre già in giornata un altro pezzo della sua giunta gli aveva dato il benservito.

Infatti, dopo gli indizi di un'imminente ripensamento riguardo le sue dimissioni- che diverranno effettive solo dopo la mezzanotte di domenica primo novembre- urlati domenica ai “suoi” nella gremita Piazza del Campidoglio, il primo cittadino ha continuato a tergiversare, convinto che la strategia dell'attesa potesse essere quella giusta per rimanere al timone del Comune. L'appuntamento in Giunta. La giornata del primo cittadino a Palazzo Senatorio inizia alle ore 11. Un giorno di lavoro come tanti per Marino, che commenta sereno:” Oggi abbiamo una giunta molto, molto importante, densa di decisioni”. Una riunione tecnica senza confronti politici, fanno sapere dal Campidoglio.

Anche se, dalle parole dell'affezionato assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi, si intuisce che il sindaco non abbia affatto cambiato idea. “Marino è tentato di ritirare le dimissioni – conferma parlando ai microfoni di Radio 24 – perché da alcuni giorni è stato tentato un dialogo molto complicato con i vertici del Pd, ma non essendoci altre vie di confronto aperte, l'unica che rimane è quella istituzionale di ritirare le dimissioni. Il primo cittadino non pensa di risolvere così una crisi politica, ma vuole parlarne in consiglio comunale. In questo momento il ritiro delle dimissioni è un atto dovuto ed è l'unica strada per avere un confronto e spingere a parlarsi”. “Il sindaco – puntualizza la Cattoi – si è presentato dimissionario perché sembrava fosse colpito da un'enorme vicenda giudiziaria legata alle spese di rappresentanza che poi- ha chiarito- Io non nutro speranze che si possa andare avanti in questo clima di grande sfiducia, i consiglieri comunali possono sfiduciare il sindaco ma lo devono dire e spiegare al sindaco e ai cittadini”.

Cade un altro assessore. Intanto, un altro pezzo della giunta cade sotto i colpi della crisi del Campidoglio: l'assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci, infatti, fa sapere che da lunedì lascerà Palazzo Senatorio per tornare al suo lavoro. L'annuncio non impensierisce affatto il “sindaco infedele”, come neanche la sfiducia presentata da Fratelli d'Italia: l'obiettivo è un faccia a faccia con i vertici del Pd. L'incontro con Orfini.

Nello stupore generale il Pd apre nuovamente il dialogo con il primo cittadino, programmandogli un incontro con Matteo Orfini in campo neutro. Così, mentre Renzi esprime tutto il suo malcontento da Cuba,lasciando lo scettro tra le mani del segretario dem Orfini, lo scontro prende piede alle 18 nell'abitazione del vicesindaco Marco Causi. Quì, in un appartamento poco lontano da Piazzale della Radio si riuniscono l' assessore ai Trasporti Stefano Esposito, l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella, l'assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi e il collaboratore del sindaco Roberto Tricarico. Una discussione durata oltre due ore quella tra Marino ed Orfini che, però, sembra non aver sciolto il bandolo della matassa. “È andata benissimo.

E come ho detto nei giorni scorsi sto riflettendo”, così si è espresso il primo cittadino al termine della riunione. Secondo Marco Causi, colui che ha messo a disposizion il “ring”, la discussione sarebbe stata: “Molto cordiale. La notizia è che ci si parla- spiega il vicesindaco- ma la soluzione ancora non c'è e le varie parti restano delle loro posizioni però si è fatto un primo passo perché almeno si è aperta una discussione cordiale”. L'”infedele” Marino, dunque, punta ancora una volta i piedi mentre il “crociato” Orfini tenta il tutto per tutto pur di dissuaderlo dal ritirare le dimissioni.

Se è vero, però, che la storia tende a ripetersi, Marino, probabilmente, verrà cacciato in maniera cruenta dalla “Terra Santa”. Per Roma il Campidoglio.




SCONTRINOGATE: DAL PD PORTE CHIUSE PER IGNAZIO MARINO

Redazione

Roma Capitale – Se sulla vicenda Ignazio Marino il premier Matteo Renzi non parla, a chiudere la porta a ogni ambizione di "riscossa" del chirurgo ci pensa il suo vice al Nazareno. "Atteniamoci ai fatti, il sindaco Marino ha ritenuto di dover presentare le dimissioni stiamo a quei fatti e commentiamo solo i fatti", ha detto Lorenzo Guerini a margine della Festa dell'Idv a Milano commentando la nuova manifestazione dei sostenitori di Ignazio Marino, in programma domani a Roma. "Dopodiche' – ha proseguito Guerini – guardiamo di fronte a noi e a ciò che abbiamo da fare per preparare la città al Giubileo e, poi, alle elezioni amministrative del prossimo anno".

Intanto il sindaco dimissionario, Ignazio Marino, durante l'inaugurazione della fine dei lavori di via Marsala alla stazione Termini ha dichiarato: "Questo e' quello che fa una amministrazione efficiente in un mese. E' un risultato straordinario. E' un'amministrazione molto efficiente e attenta ai problemi della città e del Paese perchè questo è il principale snodo ferroviario d'Italia. – Marino ha proseguito -Se considerate che abbiamo avuto in questi lavori anche sorprese negative come le caditoie e tutto il sistema di raccolta dell'acqua che non era allacciato al sistema fognario a Roma nel 2015. Credo questo sia un fatto importante: noi abbiamo rifatto l'asfalto mischiato con il polverino dei pneumatici usati per diminuire l'inquinamento acustico e aumentare l'aderenza e allo stesso tempo abbiamo realizzato l'allaccio fognario. Tutto in un mese", ha aggiunto il primo cittadino. Riguardo alla situazione legata alle sue dimissioni, Marino, rispondendo a chi gli chiedeva se resterà, ha spiegato: "Sto facendo quello che dice la legge", aggiungendo, interpellato sui suoi rapporti con il commissario Pd Roma Matteo Orfini, "non ho nessun commento da fare. In questi giorni siamo molto concentrati sui lavori per il Giubileo per preparare la città a questo evento importantissimo".
 




IGNAZIO MARINO: ODDIO CI RIPENSA

Redazione

Roma – Scena muta di Ignazio Marino con i cronisti che gli hanno chiesto con chi era a cena la sera di Santo Stefano. C'è stato spazio soltanto per tre domande che il sindaco ha dribblato con un sorrisetto a bocca stretta prima di lasciare la sala. Ignazio Marino si è limitato a dire due parole e ha chiuso la conferenza lasciando le ultime considerazioni al suo consulente legale.

Il sindaco non fornisce alcun dettaglio sugli scontrini "Io sto molto molto molto bene. Sono tranquillo come sempre". In questi termini, ma smentito dalle guance rosse dall'imbarazzo, il sindaco dimissionario si è espresso entrando in Campidoglio dall'ingresso principale di Sisto IV, a chi gli chiedeva come stesse.

Ignazio Marino apre la conferenza mettendo in chiaro la sua posizione: "Non sono indagato ma mi sono recato in Procura come persona informata sui fatti". E poi ha aggiunto: "Non ho mai utilizzato denaro pubblico a scopo privato, semmai il contrario". Marino non ha esitato a definire "vergognosi" gli esposti M5s e Fdi: "Gli esposti M5S e FdI non esito a definirli vergognosi scritti da persone o in malafede o ignoranti". Poi puntualizza sulle spese della tintoria: "La tintoria è stata utilizzata non per i miei abiti ma per gli abiti storici dei trombettieri di Vitorchiano".

Il sindaco dimissionario ha ricordato che il 12 del mese ha firmato una lettera di dimissioni in seguito agli esposti presentati delle forze politiche, "quindi ho deciso di dimettermi perchè ho estremo rispetto dell'autorità giudiziaria e volevo presentarmi da dimissionario. Ringrazio la Procura  – ha aggiunto – per avermi voluto ascoltare da persona informata sui fatti". Quando i cronisti gli hanno chiesto con chi è stato a cena la sera di Santo Stefano, Marino ha risposto di aver già riferito di ogni singolo evento ai magistrati.

Passa il testimone al suo legale Dopo l'intervento di Ignazio Marino, ha preso la parola Enzo Musco, consulente legale del sindaco: "La vicenda degli scontrini è stata iscritta dai magistrati con il modello 45, ossia notizie non costituenti reato". E poi ha proseguito: "Noi ci siamo difesi su tutti i fronti, soprattutto sulla questione degli scontrini, non accusando nessuno, perché non c'era nessuno da accusare, ma descrivendo davanti al magistrato il modo di operare della burocrazia romana rispetto agli scontrini che il sindaco portava il giorno successivo alla cena di impegno istituzionale, al Comune". In pratica il legale spiega che gli scontrini venivano registrati dopo molto tempo e "da parte di coloro che li registravano non veniva commesso alcun falso, perché si tratta di una prassi burocratica validata anche dal regolamento Anci sui rimborsi"