Igor il russo arrestato in Spagna: sospesa estradizione in Italia

E’ stato arrestato in Spagna ‘Igor il russo’, al termine di un conflitto a fuoco nel quale sono morte tre persone (un civile e due uomini della Guardia Civil). Igor, alias Norbert Feher alias Igor Vaclavic, è ritenuto responsabile di due omicidi in Emilia-Romagna lo scorso maggio.

La consegna di Igor ‘il russo’ all’Italia, che aveva spiccato un mandato di cattura europeo nei suoi confronti, sarà molto probabilmente sospesa dall’Audiencia Nacional spagnola “fino al processo o fino all’esecuzione della pena” per gli omicidi commessi in Spagna. Lo scrive l’agenzia Efe – secondo quanto riporta El Pais – che cita fonti del tribunale aggiungendo che già domenica il serbo comparirà in videoconferenza davanti alla giudice Carmen Lamela che gli notificherà i crimini per i quali è ricercato in Italia.

L’arresto del latitante serbo accusato degli omicidi del barista Davide Fabbri di Budrio (Bologna) e della guardia ecologica volontaria Valerio Verri di Portomaggiore (Ferrara), l’1 e l’8 aprile, è avvenuto durante una sparatoria nella zona di El Ventorrillo, compresa tra le città di Terruel in Andorra e Albalete del Arzobispo. La Procura della Repubblica di Bologna, coordinando i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Bologna e Ferrara, aveva da tempo un’attività di indagine con rogatorie in Spagna, avendo trovato riscontri sulla presenza del ricercato, di origine serba. Altre indagini sono state fatte proprio in Serbia, in Austria e Francia, con trasferte degli investigatori, di concerto anche con le autorità di polizia spagnole.

Al momento della cattura, ‘Igor il russo’ era “vestito in uniforme e pesantemente armato” con le armi rubate agli agenti della Guardia Civil uccisi ieri sera in una sparatoria. Secondo fonti dell’inchiesta citate da El Mundo online, Igor “sapeva dove sparare perché ha ferito mortalmente le due guardie nonostante indossassero giubbotti antiproiettile. Gli agenti non hanno avuto il tempo di sparare”.

La polizia scientifica italiana – secondo quanto apprende l’ANSA – ha concluso positivamente il riscontro delle impronte digitali rilevate ad Igor ‘il russo’ e immesse dalla guardia civil nella banca dati europea Afis con quelle già in possesso della polizia italiana. Il riscontro ha dato esito largamente positivo, confermando definitivamente che la persona arrestata è proprio quella ricercata per gli omicidi commessi a Budrio (Bologna) e Portomaggiore (Ferrara), avvenuti rispettivamente il primo e l’otto aprile scorsi.




Igor il russo, il cerchio si stringe: cilcista incontra il killer


di Andrea Barbi

E' diventato ormai una specie di leggenda, un racconto dell'orrore che si diffonde con il passaparola, il canale più antico, ma ancora il più efficace per diffusione di notizie, vere e false. Ma si tratta della realtà. Il fantasma che nessuno riesce a vedere, il mostro che spunta dai cespugli e uccide a sangue freddo, senza pietà, esiste davvero e da ormai un mese tutti lo cercano in quelle terre paludose al confine tra l'Emilia e la Romagna, a ridosso delle province di Bologna, Ferrara e Ravenna. Proprio nelle province in cui ha lasciato 3 morti sul suo cammino, un cammino di criminale che si è interrotto soltanto durante gli anni di reclusione nel carcere “dell'arginone” di Ferrara.

 

Parliamo di Norbert Feher alias Igor Vaclavic, l'uomo braccato da 1200 soldati scelti tra i migliori reparti d'Italia con l'ausilio di cani molecolari, droni, elicotteri, mezzi anfibi e ogni tipo veicolo in dotazione alle forze dell'ordine e alla protezione civile nazionale. Si è detto di tutto su questo personaggio misterioso e inafferrabile, crudele e astuto, ma poche sono le certezze sul suo oscuro passato. Si sa che è un cittadino serbo di etnia ungherese, nato nella regione autonoma della Voivodina nel 1977, sa parlare fluentemente almeno 6 lingue, tra cui cinese e russo oltre alle sue 2 lingue madri: il serbo e l'ungherese. E' in Italia da almeno 15 anni, dove ha iniziato la sua carriera criminale nel 2007 (data del suo primo fermo da parte delle forze dell'ordine). Veniva inizialmente chiamato il ladro ninja per il suo modus operanti; entrava infatti di notte in cascine isolate della campagna ferrarese e rodigina, intrufolandosi dalle finestre del primo piano, direttamente nelle camere da letto di anziani contadini che derubava minacciandoli armato di armi e frecce. Poi una escalation di furti in cui adottò durante i quali adottò armi bianche, in particolare grossi coltelli e machete. Fino al suo arresto nel 2010 quando i carabinieri della compagnia di Rovigo lo acciuffarono mentre si nascondeva sul fondo di un canale in aperta campagna; proprio così, era completamente immerso nell'acqua di un corso d'acqua artificiale e respirava grazie ad una canna di bambù che si era infilato in bocca. Dopo cinque anni di reclusione passati da detenuto modello, con la falsa identità di Igor Vaclavic, soldato russo dissertore, è stato rilasciato nel 2015 e da allora nonostante il decreto di espulsione a suo carico, è tornato a delinquere nelle sue zone di adozione, in quella bassa padana che hai tempi dello Stato Pontificio era conosciuta per essere frequentata da bande di briganti e contrabbandieri. Ma questa volta ha scelto le armi da fuoco per i suoi crimini, armi che ha rubato a cacciatori e vigilantes. Dopo giorni di ricerche serrate, falsi allarmi e blitz degni di operazioni antiterrorismo, in uno scenario inverosimile di una tranquilla campagna emiliana trasformata in un campo di battaglia per il numero di militati con equipaggiamento da guerra che la scandagliano giorno e notte, quando ormai l'opinione pubblica era convinta che l'assassino non fosse più li e iniziavano ad alzarsi le prime voci di sdegno per il fallimento di un'operazione di ricerca così costosa e fallimentare un nuovo avvistamento, credibile, avvenuto venerdì sera, ma di cui si è confermata la notizia solo oggi per non creare allarmismi tra la popolazione, conferma l'ipotesi che gli investigatori siano sulla pista giusta. Norbert Feher si trova ancora in zona. A trovarsero di fronte è stato un ragazzo pakistano nelle campagne di Consandolo, tra le province di Ferrara e Ravenna, al quale il fuggiasco ha tentato di rubare la bicicletta.

Igor Vaclavic è uscito all’improvviso da dietro un cespuglio, brandendo un bastone. Così un ciclista pakistano si è trovato di fronte un uomo lacero, vestito con cappello e tuta mimetica, con capelli lunghi e barba incolta, smagrito e dagli occhi febbricitanti e incavati. Il pakistano stava percorrendo in bici una ciclabile fra Marmorta e Consandolo, in piena zona rossa, e in un primo momento ha pensato a un maldestro tentativo di rapina, tant’è che gli ha offerto il portafoglio e il cellulare. Poi però l’uomo è tornato nella fitta boscaglia che circonda lo sterrato che porta al fiume Reno e il pakistano è scappato, pedalando a tutta forza.

 

ll ciclista ha capito subito di essersi imbattuto nell'uomo più ricercato d'Italia e ha chiamato i carabinieri. Portato in caserma a Molinella, è stato sentito dal pm Marco Forte in persona. Gli sono state sottoposte delle foto segnaletiche e non ha avuto dubbi: «Era Igor, lo riconosco dalla foto. Non ho dubbi, era lui, solo più magro e con la barba lunga. Voleva la mia bici. Mi pareva in condizioni precarie, forse stava male».

A quel punto sono scattate le ricerche da parte delle forze speciali che hanno rastrellato l’area e le case circostanti. "Erano armati di fucile – racconta un testimone –. Non abito più qui da qualche anno, ci torno soltanto alcuni fine settimana. I soldati hanno messo a soqquadro la casa, controllato anche i garage e l’orto. Ma Igor non c’era e chissà dov’è andato".

Gli inquirenti ritengono credibile la testimonianza. Potrebbe in effetti essere stato Feher ad avvicinare il pakistano, anche se di solito non si comporta così, preferendo semmai rubare oggetti incustoditi. Ma forse le sue condizioni sono al limite, a causa di fame e stanchezza, ed è costretto a correre dei rischi.

E’ proprio quello che sperano i carabinieri e la Procura, dopo un mese di caccia infruttuosa. Sperano in un passo falso dettato dalla forte pressione a cui il fuggiasco è sottoposto. Ovvio che il pakistano potrebbe anche essersi sbagliato, visto che in zona ci sono parecchi sbandati. Però la coincidenza sarebbe strana. Mentre la terza possibilità, ovvero che lo straniero si sia inventato tutto di sana pianta, secondo gli inquirenti non avrebbe alcuna motivazione.

Nel frattempo, i blitz continuano incessanti e approdano anche fuori dalla zona rossa. Secondo le tracce fiutate dai cani molecolari, Feher-Igor nei giorni scorsi avrebbe usato l'argine del Canale della Botte per arrivare al ponte Bailey, a Baricella, e da qui ha continuato sul canale Savena Abbandonato ad Altedo di Malalbergo. In questa zona ancora inesplorata i carabinieri hanno perciò organizzato i posti di blocco: dopo aver perquisito le auto, hanno invitato tutti a tornare in fretta a casa. Al setaccio soprattutto station wagon, furgoni e camion. Purtroppo del serbo non c’era alcuna traccia. I controlli si sono poi allargati a un un piccolo santuario lì vicino. Ma è stato tutto inutile, Del fantasma non c'è traccia, non ancora.




Igor il russo, dall'omicidio di Budrio a quello del guardapesca: è caccia all'uomo nelle campagne bolognesi

 

di Roberto Ragone

BOLOGNA
– Quasi certamente Igor Vaclavic, Igor il russo, è l’assassino del barista di Budrio Davide Fabbri, nel corso di un tentativo di rapina, ma è sospettato anche di aver ucciso circa un anno e mezzo fa una guardia giurata a colpi di fucile, omicidio rimasto irrisolto. Salvatore Chianese, 42 anni, fu ucciso circa un anno e mezzo fa alla Cava Manzona, sempre nella zona di operazioni di Igor Vaclavic, con un colpo di fucile da caccia a pallettoni, lo stesso tipo di arma usata nella rapina di Budrio, insieme alla pistola cal. 9×21 sottratta ad una guardia giurata, minacciata con la doppietta e costretto a stendersi a terra. 

 

Le indagini per l’omicidio del Chianese, nonostante si fossero allargate in tutte le direzioni possibili, compresi i bracconieri della zona, non avevano portato ad alcun risultato. Ora pare che la soluzione sia stata trovata. Igor Vaclavic, 40 anni, detto Igor il russo, nativo di Tahkent, in Uzbekistan, è in Italia sicuramente dal 2007, anno in cui effettua le prime rapine armato di arco e frecce, spaventando i contadini della zona. Tranne in un caso in cui due anziani fratelli di 72 e 73 anni sparano accidentalmente un colpo di doppietta, e lui fugge in bicicletta. Lo chiamano ‘il ladro ninja’, perché opera con una bandana nera attorno alla fronte, la faretra sulle spalle e un coltello alla caviglia.

 

I Carabinieri lo scovano in un casolare abbandonato e lo arrestano. Nello zaino salami, prosciutti e insaccati vari. Vaclavic finisce in carcere, ma esce troppo presto, nel 2010, e ricomincia a rapinare, stavolta con un’ascia. Pare che dorma di giorno ed esca soltanto di sera, studiando le fasi in cui la luna non illumina la sua zona di operazioni. I suoi nascondigli sono i casolari abbandonati che abbondano da quelle parti, e che ormai conosce come le sue tasche. Ha abbandonato la fascia nera e indossa un casco integrale. Così mascherato rapina anche il sindaco di Argenta. I Carabinieri lo scovano per la seconda volta e finisce di nuovo in carcere. Nel 2015 è fuori, e mette insieme una banda di delinquenti, due slovacchi, Ivan Pajdek e Patrik Ruszo, e un rumeno, Constantin Fiti, conosciuti nel carcere di Ferrara. Inizia un periodo di vero terrore per il ferrarese. Il 26 di luglio dello stesso anno aggrediscono in casa il 45enne Alessnadro Colombani, e lo massacrano di botte per 70 euro e la tessera bancomat, da cui prelevano 250 euro. Dopo qualche giorno un’altra rapina, questa volta ai danni di un’anziana donna, Emma santi, 93 anni, lasciata legata e imbavagliata. Picchiata nel sonno, la donna si salva dopo due giorni solo perché suo figlio, allarmato, la va a trovare. Alcuni giorni dopo assaltano una casa in campagna, dove una coppia viene sequestrata per ore. Il 9 settembre sequestrano un anziano pensionato, ex elettricista, tale Tartari, di 73 anni, che vive solo. Nella notte fra il 9 e il 10 settembre vengono effettuati due prelievi bancomat, e, come dimostrano poi le riprese delle videocamere di sorveglianza, non da Tartari, ma da alcuni elementi ripresi poi a fare spese all’Ipercoop di Ferrara. Così, identificato, Constantin Fiti viene subito fermato dalla Mobile di Ferrara. Ruszo, fermato sul treno Bologna-Venezia, confessa tutto, e dopo 18 giorni dall’omicidio guida gli agenti in un casolare abbandonato, dove trovano il cadavere di Tartari, legato con fascette elettriche, con la bocca tappata da nastro adesivo e incaprettato. “Vittima di una violenza bestiale” lo definì il pm Di Benedetto. Per quell’omicidio, Pajdek è stato condannato a 30 anni, e Ruszo all’ergastolo. Nonostante Fiti avesse tirato in ballo anche Vaclavic, il giudice non ha ritenuto che quella testimonianza meritasse una condanna, A Vaclavic viene consegnato un decreto di espulsione.

 

Arriviamo all’assalto al bar tabacchi di Budrio. Vaclavic – pare ormai certo che si tratti di lui – irrompe nel locale, minaccia i presenti e spara un colpo di cal. 12 a terra, per intimidirli. Ma ha fatto i conti senza Davide Fabbri, 45 anni, che pare che nei giorni precedenti avesse sventato già una rapina. Fabbri gli si getta addosso, e ne nasce una colluttazione, durante la quale Vaclavic estrae un’automatica cal. 9×21 e spara un solo colpo al petto di Fabbri, uccidendolo. Fugge, non si sa come, presumibilmente in bicicletta, come in passato. Immediatamente partono le ricerche di polizia e Carabinieri per individuarne il covo, ma senza esito. Ancora un morto e un ferito nella sua fuga, un guardapesca volontario e una guardia regionale, ferita ad una spalla. I due erano in servizio di routine, quando sono passati accanto al nascondiglio di Vaclavic. Il russo ha sparato senza esitazioni, prima che potessero reagire.

 

Poche ore fa, viene intercettato da una pattuglia di carabinieri ad un posto di blocco, a bordo di un Fiorino bianco rubato. Lasciato il Fiorino, s’è diretto verso il suo terreno preferito, la boscaglia che si stende fra Ferrara e Bologna, dove ha fatto perdere la proprie tracce.  È in atto una gigantesca caccia all’uomo, in cui sono impegnati reparti di ogni appartenenza delle forze dell’ordine. Sono sati anche fatti intervenire carabinieri dei reparti speciali, si presume quelli adoperati in Calabria e Sardegna per i sequestri di persona, avvezzi e addestrati a seguire tracce e scovare latitanti nelle zone più impervie e boscose. Un altro vulnus inferto alla popolazione da una giustizia inadeguata, che non si è resa subito conto della pericolosità dell’individuo. Un altro decreto di espulsione consegnato ad un assassino a sangue freddo, addestrato a sopravvivere in ambienti ostili.

Un’altra gaffe della nostra giustizia che piuttosto perseguita chi ha dovuto difendersi da rapinatori notturni, e non è capace, pur avendola avuta di fronte per ben due volte, e avendola mandata in galera, di mettere una simile persona in grado di non nuocere. Non so quanto i morti che Vaclavic s’è lasciato dietro siano attribuibili a lui, e quanto a chi ha sottovalutato la sua pericolosità, pur evidente.