Lavoro, dall’Ilva all’Alitalia: tutti in piazza. Caos capitolino

Manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil in piazza Santi Apostoli a Roma, la prima delle tre iniziative indette unitariamente che apre “la settimana di mobilitazione per il lavoro”. E in cui oggi confluisce anche la protesta dei lavoratori metalmeccanici dell’ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo ArcelorMittal e nell’indotto. Attesi numerosi pullman da Taranto con lavoratori e delegati sindacali. Nel complesso, attesi in piazza “qualche migliaio” di operai, secondo gli stessi sindacati. La manifestazione-assemblea di oggi è infatti incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno

Previsti gli interventi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma anche di sei delegati aziendali a portare la propria voce sulle vertenze aperte (Almaviva, Alitalia, Mercatone/Conad, Ilva, indotto Ilva, settore edile). Le altre due iniziative sindacali sono in programma giovedì 12 dicembre, sempre in piazza Santi Apostoli, con al centro il tema del rinnovo dei contratti pubblici e privati e delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. L’ultima martedì 17 dicembre sulla rivalutazione delle pensioni, la riforma fiscale e la legge sulla non autosufficienza.

E’ in corso dalle 23 di ieri e terminerà domani alle ore 7 lo sciopero dei lavoratori diretti e dell’indotto di ArcelorMittal proclamato da Fim, Fiom e Uilm di Taranto e in maniera autonoma dall’Usb. Contestano il nuovo piano industriale della multinazionale, che ha chiesto ulteriori 4.700 esuberi entro il 2023 e il mancato rientro al lavoro dei 1.600 lavoratori attualmente in capo all’Ilva in As. A Taranto l’Usb ha promosso inoltre un presidio alle portinerie e a seguire un sit-in davanti alla direzione, a cui hanno aderito anche rappresentanti di associazioni ambientaliste che invocano la chiusura della fabbrica, la bonifica con reimpiego degli operai e la riconversione economica del territorio. Partiti da Taranto ieri sera con una ventina di bus, oltre 1.000 lavoratori dell’ex Ilva e dell’indotto hanno raggiunto Roma insieme ai delegati di Fim, Fiom e Uilm, per la manifestazione nazionale #futuroallavoro organizzata da Cgil, Cisl e Uil.




Ex Ilva, Fiore (FN) incontra gli imprenditori traditi: “Bomba sociale con rari precedenti”

Il leader di Forza Nuova è volato a Taranto dove ha potuto raccogliere la denuncia di tutto l’indotto danneggiato dalla vicenda che coinvolge ArcelorMittal e l’industria siderurgica

Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, è volato
con urgenza in queste ore a Taranto dove ha incontrato decine di imprenditori
danneggiati pesantemente da quanto sta accadendo nello stabilimento dell’ex
Ilva.

Il leader del movimento ha raccolto le denunce dei
lavoratori che da domani, giovedì 21 novembre, bloccheranno lo stabilimento:
“Il blocco previsto porterà allo sciopero di migliaia di persone: almeno
3-4mila tra imprenditori e lavoratori appartenenti all’indotto faranno valere
le proprie ragioni. Lo stop è previsto da mezzogiorno e durerà fino a data da
destinarsi, fino a nuove ma concrete notizie. Alcuni imprenditori lamentano
ammanchi addirittura dal 2015, buchi che si aggirano sulle centinaia di
migliaia di euro, altri affermano addirittura di aver ricevuto veline di
pagamento false. Quello che più li amareggia è l’assenza dello Stato in questa
situazione, uno Stato che ha promesso interventi poi mai avvenuti. I lavoratori
sono decisi ad andare fino in fondo e sono comprensibilmente sul piede di
guerra: quella a cui stiamo assistendo è una bomba sociale con rari
precedenti”.




Ilva, entro gennaio stop altiforni

Il Ministero dello Sviluppo Economico convoca azienda e sindacati (come da procedura ex 47) nel tentativo di aprire un canale di confronto istituzionale con un’azienda che finora sembra evitare il Governo in campo aperto. Per tutta risposta ArcelorMittal canta il de profundis dell’Ilva comunicando ai sindacati le date di spegnimento degli altiforni, il 13 dicembre si spegne l’Afo2, a fine dicembre l’Afo 4 e il 15 gennaio l’Afo 1, il più grande altoforno d’Europa. L’azienda è tecnicamente tenuta a partecipare all’incontro al Mise dove ci saranno anche i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo; per ArcelorMittal dovrebbe esserci l’amministratrice delegata Lucia Morselli. L’annuncio dello spegnimento degli altiforni non e’ una novità: era già stato comunicato il 5 novembre nella lettera ai sindacati che ha aperto la procedura di recessione all’Amministrazione Straordinaria (cioè allo Stato) di asset e lavoratori dell’ex Ilva. Ma in questi 10 giorni tutta l’attenzione era (e lo è ancora) rivolta allo scudo penale che in molti – sindacati compresi – chiedono di ripristinare. Il Governo continua a ripetere che ArcelorMittal non ha il diritto di spegnere gli Altiforni e minaccia risarcimenti miliardari. Lo dicono i sindacati per voce di Rocco Palombella: “ArcelorMittal non può fermare gli impianti perché sono di proprietà dello Stato” (in realtà fanno ancora capo all’Amministrazione Straordinaria cioè ai creditori dell’ex Ilva). Il governatore della Puglia Michele Emiliano ha buona voce nel mandare a dire ai Mittal che “spegnere gli altoforni equivale distruggerli” che questo gli costerà “risarcimenti di dimensioni devastanti” e che per lui le mosse di Morselli sono “tutto un bluff”.

Ad oggi l’azienda conferma di essere determinata a spegnere Taranto mentre i Commissari del Governo, dopo dieci giorni dall’atto di citazione, non hanno ancora depositato il ricorso cautelare d’urgenza (ex art. 700) contro la richiesta di recesso di ArcelorMittal. Ricorso che potrebbe permettere al Giudice di bloccare lo spegnimento. Ieri la causa avviata da ArcelorMittal in via ordinaria – leggi: tempi lunghi – è stata assegnata al giudice competente e, come da tempistica italiana, vedrà la sua prima udienza solo a maggio. Ma questo non significa che ArcelorMittal debba restare a Taranto fino a dopo Pasqua, chi si illudeva è stato smentito dall’azienda. E anzi la Morselli ha comunicato che l’acciaieria di Taranto sarà spenta a gennaio. Se sia o meno un “bluff” sarebbe il caso di scoprirlo alla svelta. Certo farlo alla vigilia di un vertice al Mise non depone per le buone intenzioni della multinazionale franco-indiana con sede legale a Lussemburgo e quotata su diverse Borse del mondo (non a Piazza Affari). Intanto le aziende dell’indotto che oggi hanno incontrato al Mise il ministro Stefano Patuanelli sono allarmatissime: “ArcelorMittal Italia sta lasciando lo stabilimento di Taranto senza aver pagato le aziende dell’indotto” denuncia Confindustria Taranto. La conclusione – aggiungono gli imprenditori – è che “non siamo nelle condizioni di garantire il pagamento degli stipendi dei nostri dipendenti”. Dalla città pugliese arrivano, via sindacati, parole rassicuranti: “Morselli ha chiarito che l’azienda rispetterà tutti gli impegni, a partire dal pagamento delle spettanze previste dal contratto di appalto” riferiscono le Rsu. Al momento, secondo indiscrezioni, ArcelorMittal sarebbe in ritardo con i pagamenti dell’ultima rata di affitto inoltre, fanno sapere i sindacati, per “motivi tecnici” ha pagato ai lavoratori della controlla Servizi Marittimi Ilva solo il 90% dello stipendio di ottobre promettendo di saldare a fine novembre.




Ilva, il ministro Patuanelli attacca: “ArcelorMittal ha sbagliato il piano industriale”. E Renzi prepara una cordata

“Arcelor Mittal ha deciso di andarsene da Taranto ancora prima” del cambio di governance che “ha il compito di traghettare la proprietà indiana fuori” dall’Ilva. Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che su Facebook attacca: “Il piano industriale dell’azienda è stato disatteso nei numeri, nella prospettiva di rilancio e non ha proiezione futura. Questo per via di errori macroscopici delle figure apicali e di contingenze macroeconomiche legate al mercato dell’acciaio” dazi, calo produttivo in Germania, crisi dell’automotive”, afferma Patuanelli.

Matteo Renzi sarebbe al lavoro per una cordata alternativa ad Arcelor Mittal per la gestione degli ex stabilimenti dell’Ilva di Taranto, che coinvolgerebbe Jindal e Cdp. E’ quanto riporta il quotidiano “La Repubblica” secondo il quale il leader di Italia Viva “è già al lavoro per un’alternativa”.

La cordata sarebbe composta da Sajjan Jindal, già proprietario delle ex acciaierie Lucchini di Piombino (nel cui Cda c’è l’amico del leader di Italia Viva Marco Carrai), il gruppo Arvedi di Cremona e Cassa depositi e prestiti. Mercoledì 6 l’incontro tra Conte e ArcelorMittal. Patuanelli fa sapere che l’Esecutivo “non ne consentirà la chiusura”. I sindacati vedono oggi a Roma Federmeccanica, Confindustria e la ministra Catalfo.

“Io penso che in un Paese serio si dovrebbe agire insieme per trovare una soluzione, anziché litigare – spiega Matteo Renzi, nell’e-news -. I populisti passano il tempo in Tv a cercare un colpevole, le persone serie invece provano a cercare una soluzione. Ho detto al Ministro Patuanelli che noi siamo pronti a tutto pur di trovare una soluzione. E Italia Viva c’è perché a noi non interessa ottenere visibilità ma salvare oltre diecimila posti di lavoro. Io non mi rassegno alla chiusura di Ilva. E lavoro per evitarla”.

“Il problema è che io ritengo che Mittal se ne voglia andare e stia cercando pretesti”, afferma Matteo Renzi sull’e-news. “Qui il problema è capire se qualcuno vuole chiudere Taranto per togliersi dai piedi un potenziale concorrente. È un rischio che molti hanno evocato fin dai tempi della gara, nel 2017. Ma proprio per questo credo che si possa agevolmente recuperare la questione dello scudo penale anche con un emendamento al Dl fiscale che sta per arrivare in Parlamento (lo ha già preparato la collega Lella Paita e lo firmeranno molti di noi)”.

Giuseppe Conte ribadisce che “è stato stipulato un contratto e saremo inflessibili sul rispetto degli impegni incontrando Arcelor Mittal. Hanno partecipato a una gara con evidenza pubblica e in Italia si rispettano le regole”. “Ci sono impegni contrattuali da rispettare e su questo saremo inflessibili, non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo o il non scudo penale che tra l’altro non è previsto contrattualmente”, ha affermato ancora Conte, spiegando: “domattina incontreremo i vertici della proprietà”. “Vorrei ricordare – ha aggiunto – che non stiamo parlando di un’acquisizione fatta tramite una vicenda di mercato, ma che c’è stata una procedura di evidenza pubblica, un’aggiudicazione all’esito di una gara ed è stato stipulato un contratto”. All’ex Ilva “non sono solo in gioco 9mila famiglie ma c’è tutto un indotto molto più cospicuo. Faremo di tutto per difendere gli investimenti produttivi e questa comunità di persone che lavorano anche nell’indotto”, ha affermato Conte, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano.

“Prima vengono i lavoratori. Abbiamo già preparato un emendamento per ritornare alla situazione precedente in ex-Ilva e togliere ogni pretesto a chiunque”, ha detto all’ANSA il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio




Ilva di Taranto: ArcelorMittal si ritira dall’acquisto. L’allarme: “Una bomba sociale”. Conte convoca l’azienda

ArcelorMittal lascia l’Italia, rescinde l’accordo per acquisire le acciaierie ex Ilva di Taranto e alcune controllate stabilito il 31 ottobre e chiede ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni. Lo stop allo scudo penale per gli ex manager e i provvedimenti del Tribunale di Taranto sono per la società tra le ragioni che giustificano il recesso.

Il gruppo angloindiano ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate, acquisite secondo l’accordo chiuso il 31 ottobre

Oltre al mancato scudo legale e ai provvedimenti del tribunale di Taranto, argomenta ArcelorMittal, anche “altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto”. “Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”.

L’annuncio determina lo scontro con il governo. Vertice a Palazzo Chigi con i ministri interessati, con il premier, Giuseppe Conte. La riunione è stata preceduta da un confronto al ministero dello Sviluppo con Patuanelli, Provenzano, Speranza, Catalfo, Costa e rappresentati del Ministero dell’Economia. Al termine del quale il ministro per lo Sviluppo Economico ha fatto sapere che “il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva. Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal”. E, secondo quanto si è appreso, Conte convocherà l’azienda per domani pomeriggio.

I sindacati sono allarmati. “Apprendiamo la notizia della volontá di ArcelorMittal di comunicare ai commissari la volontà di recedere il contratto. Significa che partono da oggi i 25 giorni per cui lavoratori e impianti ex Ilva torneranno all’Amministrazione Straordinaria. Tra le motivazioni principali, il pasticcio del Salva-imprese sullo scudo penale. Un capolavoro di incompetenza e pavidità politica: non disinnescare bomba ambientale e unire bomba sociale”, afferma il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli.

La decisione di ArcelorMittal è “inaccettabile. L’incontro con il governo, che chiediamo da settimane, diventa ormai urgentissimo”, afferma la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, in una nota. “Una decisione che assume un carattere grave per le conseguenze industriali, occupazionali e ambientali. È da tempo che noi evidenziamo forti preoccupazioni rispetto alla realizzazione dell’accordo. Il comportamento del governo è contraddittorio e inaccettabile: con il Conte 1 ha introdotto la tutela penale parallela agli investimenti e con il Conte 2 ha cancellato la stessa norma dando all’azienda l’alibi per arrivare a questa decisione”, sostiene Re David. Da parte sua “l’azienda deve chiarire quali siano sue intenzioni rispetto dell’accordo e al piano di investimenti. In occasione dell’incontro fissato per stasera con la presidenza del Consiglio, la Cgil porrà la questione dell’ex Ilva come una priorità”, conclude la leader della Fiom.




Ilva, morte operaio: 12 indagati. L'ennesima tragedia

di Paolino Canzoneri

TARANTO – Sabato mattina intorno alle 7 del mattino nell'area esterna dell'AFO4 dello stabilimento dell'ILVA l' operaio venticinquenne dell'azienda di pulizie Steel Service s.r.l. Giacomo Campo ha perso la vita in un incidente dalla dinamica a dir poco agghiacciante. Ad impianto e altoforno spenti, l'operaio con un mezzo apposito stava rimuovendo da un nastro lungo diversi metri su cui era stato rilevato un taglio irregolare longitudinale un quantitativo di minerale utile per alimentare la carica dell'altoforno ed avviare la produzione della ghisa quando improvvisamente è rimasto stritolato tra il nastro trasporatore stesso e il rullo. Una assurda disgrazia, l'ennesima che ha portato la Procura di Taranto ad emettere 12 avvisi di garanzia firmati dal sostituto procuratore Giovanna Cannarile per rappresentanti dello stabilimento ILVA e la ditta appaltatrice Steel Service di cui Campo era dipendente. Ta gli indagati spicca quello del direttore dello stabilimento siderurgico Ruggero Cola, capi area e capi turno dell'Ilva ed esponenti dell'azienda di pulizie in appalto per l'Ilva fra cui: Francesco De Gregorio , Andrea Santoro, Teodoro De Padova, Stefano Bagordo, Rocco Ottelli, Andrea Coluccia, Cosimo Frascella, Antonio Bianco, Walter Romagnoli, Antonio Neglia e Giuseppe Chimienti. Le accuse vanno dall'ipotesi di cooperazione in omicidio colposo e reati vari in materia di infortunistica. L'autorità giudiziaria ha posto sotto dissequestro il nastro trasportatore in modo da poter avviare la riparazione utile al riavvio dell'impianto. Il PM ha disposto l'indagine per stabilire le responsabilità e la conformità delle procedure e sta usufruendo di una consulenza tecnica del professor Massimo Sorli ordinario di Meccanica applicata alle macchine del Politecnico di Torino del dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale. Familiari della vittima e avvocati degli indagati si sono avvalsi di altrettante consulenze tecniche da un gruppo di esperti che si è recato nello stabilimento per effetturare supervisioni e controlli coadiuvati da personale dello Spesal dell'ASL. Una assemblea sindacale si è tenuta all'ingresso delle portinerie dell'ILVA e Cgil, Filcams, Fiscat e Uiltrasporti Uil di Taranto hanno subito proclamato uno sciopero esteso a tutti gli operai dipendenti delle imprese in appalto per l'ILVA dalle 17 di oggi fino alle 7 di domani. Il governatore in commissione Sanità Michele Emiliano ha commentato: "La pazienza è finita", il nostro atteggiamento nei confronti del governo Renzi a proposito del futuro dell'acciaieria cambia. Chiederemo che sia revocata la facoltà d'uso all'interno dello stabilimento sequestrato dalla magistratura. I commissari devono bloccare la produzione fino a quando la fabbrica non sarà risanata". Nello specifico Emiliano fa riferimento alla revoca relativa alla facoltà d'uso dell'acciaieria posta sotto sequestro sin dal lontano luglio 2012 e rimessa all'ILVA per il solo funzionamento grazie alla legge 231 del 2012. Altrettanto duro il commento del segretario Uilm Taranto in tema di sicurezza: "Le nostre richieste, fino ad oggi, sono state inascoltate. Mercoledì incontreremo i commissari dell'Ilva. È necessario un cambio di passo verso l'ambientalizzazione e la sicurezza dello stabilimento. Chiediamo che si rimettano al centro il risanamento e l'innovazione degli impianti, nel rispetto delle stesse leggi che hanno consentito di tenere in vita e in attività il siderurgico". Il presidente della Repubblica Mattarella ha parlato di perdita irreparabile per l'intera società italiana mentre il movimento 5 stelle ne chiede la chiusura immediata accusandola di "fabbrica della morte". Una ennesima disgrazia che ha strappato dalla vita un giovane innocente, "un ragazzo d'oro, un vero lavoratore" come lo giudica la nonna Teresa nella piccola casetta al piano terra in via Vittorio Emanuele II nel centro del paesino Roccaforzata. Una ennesima disgrazia dove a pagare sono sempre le persone più semplici e dove per i giovani il futuro appare sempre più incerto e rischioso.




ILVA: 47 RINVIATI A GIUDIZIO. ACCUSA DI CONCUSSIONE AGGRAVATA PER NICHI VENDOLA

Redazione

Taranto – Il gup del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, ha rinviato a giudizio ben 44 persone e 3 società per l’inchiesta che riguarda l’Ilva e il disastro ambientale. Due imputati sono stati condannati con rito abbreviato. Tra gli imputati c’è il nome dell’ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola su cui pende l’accusa di concussione aggravata. L’accusa sostiene che Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), il direttore si chiama Giorgio Assennato e su di lui pende l’accusa di favoreggiamento personale. La procura sostiene che Vendola avrebbe consentito all’azienda la produzione senza l’emissione di prodotti inquinanti, una nota dell’Arpa del 21 giugno 2010 aveva rilevato picchi di benzoarpirene. I fatti contestati risalgono ad un periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. Il reato di concussione aggravata è contestato a Vendola in concorso con Girolamo Archinà, ex responsabile Rapporti Istituzionali dell’Ilva e l’ex vicepresidente di Riva Fire, l’ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto Luigi Capogrosso  e Francesco Perli, legale dell’Ilva. Assolto Lorenzo Nicastro, ex assessore all’ambiente e magistrato. 



ILVA: ASSEDIATA DA FORNITORI E IMPRESE

Angelo Barraco

L’Ilva è assediata da fornitori e dalle imprese. L' hanno assediata perché attendono da mesi e mesi i pagamenti per i lavori effettuati, pagamenti che allo stato attuale sembrano non essere giunti. Giovedì scorso a Taranto, 150 tir hanno invaso le statali con marcia lenta, oggi è toccato anche a Venezia ed Alessandria. L’Ilva del nord Italia ha crediti inferiori rispetto a Taranto, facciamo un po’ il punto: per Venezia ed Alessandria si parla di 6-7 milioni a testa. Per Taranto le cifre sono più alte ovvero circa 15 milioni, invece l’indotto industriale ne avanza altri 150.
Vincenzo Cesareo, Presidende di Confindustria Taranto ha detto: “Non bloccheremo lo stabilimento, non lo costringeremo a fermare gli impianti, ma non staremo nemmeno fermi. Potremmo valutare anche la disubbidienza fiscale, non pagando più gli oneri che competono alle imprese” dice anche “Vuol dire che si tutelano le multinazionali e i grandi gruppi che l'Ilva ha chiamato nei mesi scorsi per il rifacimento degli impianti o per i progetti di copertura dei parchi minerali. Grandi realtà che per il loro spessore possono anche permettersi di sostenere la procedura dell'amministrazione straordinaria. Per noi, invece non è così. Si introduce poi una discriminazione tra lavori e lavori, tra fornitori e fornitori. Perchè se un'azienda ha effettuato un intervento legato al piano dell'Aia, è tutelata, chi, invece, ha fatto un ripristino meccanico o elettrico o un trasporto – e sono centinaia gli interventi comuni che le imprese svolgono nell'Ilva -, ora non ha nessuna garanzia di vedersi riconoscere il pregresso”.
 




TARANTO, ILVA: BONIFICA E SALVAGUARDIA IMPIANTO

Redazione

Taranto – Gli aspetti del decreto legge in arrivo su cui si concentra l'attenzione di Taranto si chiamano bonifica ambientale della fabbrica, tutela dei posti di lavoro – 11mila gli occupati diretti dell'Ilva a Taranto -, salvaguardia dei crediti maturati dalle imprese appaltatrici e dell'indotto. In quest'ultimo caso, soprattutto se l'Ilva sara' divisa in new company, dove trasferire personale, impianti e attivita' produttive, e bad company, sulla quale caricare debiti e contenziosi ambientali. Sulla bonifica del siderurgico, la citta' chiede che non si rivedano al ribasso le prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale varata nell'ottobre del 2012, anche se proprio su questo punto il Governo vuole che l'Aia dell'Ilva sia equiparata agli standar ambientali europei. L'azienda, intanto, segue le prescrizioni del piano ambientale che recepisce l'Aia cosi' come approvato col Dpcm della scorsa primavera. Questo piano prevede tra l'altro la copertura degli enormi parchi minerali del siderurgico dove vengono stoccate le materie prime per la produzione. I due parchi piu' grandi, il primario e il fossile, hanno gia' avuto nei giorni scorsi il parere positivo dalla conferenza nazionale Via svoltasi a Roma e adesso si attende il rilascio di uno o due decreti da parte del ministro dell'Ambiente. Nel frattempo, l'Ilva ha versato al Comune di Taranto oltre 500mila euro di oneri urbanistici concessori per la costruzione delle due coperture. Collegata alla bonifica interna dell'acciaieria e' anche quella esterna, ovvero del quartiere Tamburi e del Mar Piccolo di Taranto e del vicino comune di Statte, gia' oggetto di precedenti finanziamenti. A tal fine, il nuovo decreto potrebbe prevedere risorse ulteriori ma anche la possibilita' di accedere ad accordi di programma per consentire nuovi interventi di disinquinamento. E' stato il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, ad anticipare questa possibilita' al sindaco di Taranto, Ezio Stefano, che l'ha giudicata positivamente. Attesi poi interventi per il rilancio culturale – si parla in proposito del Museo archeologico nazionale che ospita collezioni dell'epoca greco-romana -, il restauro della Citta' vecchia e lo sviluppo del porto attraverso nuove infrastrutture e il potenziamento del terminal container. Per quest'ultimo, l'Autorita' portuale di Taranto ha avviato ieri pomeriggio due interventi per complessivi cento milioni che riguardano l'ammodernamento della banchina del terminal e i dragaggi per dare ai fondali maggiore profondita'. I due cantieri, annuncia l'Authority, saranno inaugurati proprio da Renzi a gennaio. Infine, per quanto riguarda l'indotto, la preoccupazione delle imprese e' che i loro crediti vadano nella bad company rendendone cosi' problematica l'esigibilita'. Il commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, ha pero' assicurato Confindustria Taranto nei giorni scorsi che le imprese appaltatrici saranno salvaguardate nel riassetto societario poiche' la loro attivita' e' strettamente collegata a quella della stessa Ilva.




ILVA PATRICA: MANCATO ACCORDO PROROGA DELLA CASSA INTEGRAZIONE FINO A FINE ANNO

Redazione

Patrica (FR) – "Se da un lato apprendo con grande dispiacere il mancato accordo sulla proroga fino a fine anno della Cassa integrazione, dall'altro sottolineo l'impegno di Ilva a cedere l'impianto solamente a quei soggetti che daranno una garanzia formale sul riassorbimento dei 59 lavoratori. E per ratificare questo impegno dell'azienda  è stato convocato un nuovo incontro con le parti istituzionali, datoriali e sindacali, il prossimo 25 luglio. Inoltre, l'interesse sul sito da parte di due possibili acquirenti resta ancora alto".

A dichiararlo il senatore del Partito Democratico, Francesco Scalia, commentando l'incontro tenutosi  in Regione Lazio, sulla vicenda dello stabilimento Ilva di Patrica. 

"Da parte mia – conclude il senatore del Pd – assicuro, come sempre ho fatto, la massima attenzione e l'assunzione di tutte le iniziative possibili, a livello locale e nazionale, a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie, affinché si arrivi all'unica soluzione possibile: il ritorno al posto di lavoro". 




ILVA PATRICA, SCADE LA CASSA INTEGRAZIONE: VENERDI' RIUNIONE DECISIVA PER I LAVORATORI

Redazione

Patrica (FR) – "I lavoratori di Patrica meritano rispetto. Spero che la riunione decisiva del prossimo venerdì possa risolvere una volta per tutte questa situazione, vista l'incombente scadenza della cassa integrazione".

E' quando dichiara il senatore del Partito Democratico, Francesco Scalia, intervenendo sulla questione dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Patrica. "Nella riunione tra azienda e sindacati, tenutasi lo scorso 14 maggio presso la Regione Lazio, è emersa la notizia positiva dell'ufficializzazione delle due manifestazioni di interesse per l'acquisto del sito. Ma occorre del tempo per il passaggio di proprietà. Per questo motivo – osserva Scalia -, il Ministero deve concedere più mesi per la cassa integrazione ed evitare che questi 63 lavoratori possano restare senza lavoro".

Scalia ricorda di aver scritto e sollecitato più volte il Governo "sia l'allora Ministro dello Sviluppo economico Zanonato, che l'attuale ministro Guidi affinché convocassero con urgenza un tavolo di crisi per trovare una soluzione ed evitare di arrivare agli ultimi decisivi giorni. Ora spero che lunedì prossimo possano arrivare buone notizie ai lavoratori di Patrica e alle loro famiglie, visto anche l'impegno preso con l'ordine del giorno da me presentato in Senato, per tutelare i livelli occupazionali", conclude il senatore del Pd.