IMMIGRATI CLANDESTINI REGNO UNITO: 21 ARRESTI E 100 DENUNCE

Redazione

Roma – Per arrivare nel Regno Unito bastava pagare da 6 a 10 mila euro a un'organizzazione composta da italiani, albanesi e romeni. Ma non si trattava di un regolare tour operator, bensì di un gruppo criminale specializzato nel favorire l'ingresso di clandestini albanesi in Gran Bretagna.

La Polizia di frontiera aerea di Fiumicino (Roma), ha arrestato questa mattina 13 persone con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, portando così a 21 il numero totale di criminali arrestati nel corso dell'indagine. Sono invece 100 i soggetti denunciati in stato di libertà, di cui 40 albanesi.

L'attività investigativa è iniziata nell'ottobre 2012, dopo che un cittadino albanese, spaventato dagli agenti che stavano effettuando alcuni controlli, cercò di darsi alla fuga forzando il controllo passaporti dell'aeroporto Leonardo Da Vinci.

Quando gli agenti riuscirono a fermarlo, lo trovarono in possesso di due passaporti, uno regolare albanese e uno italiano, falsificato con la sua foto.

L'indagine ha permesso agli investigatori della Polizia di frontiera, di ricostruire l'attività illegale svolta dall'organizzazione, al cui vertice c'erano alcuni romani con precedenti penali per reati analoghi.

Il passaggio fondamentale del percorso era la contraffazione di carte d'identità e passaporti italiani, ottenuti con la compiacenza dei titolari, che, per il "prestito", ricevevano in cambio circa 500 euro a viaggio.

I clandestini, da 5 a 7 ogni settimana, arrivavano a Roma in pullman partendo da Tirana. Giunti nella Capitale, soggiornavano in albergo per il tempo strettamente necessario a sostituire la foto sul documento italiano. A quel punto ripartivano in volo alla volta di Londra.

I clienti venivano accompagnati da alcuni membri dell'organizzazione, che, in caso di necessità, li aiutavano a sembrare italiani e che poi riportavano i documenti falsificati nel nostro Paese.

In caso di controlli, venivano avvisati i legittimi proprietari dei documenti, che provvedevano a denunciarne lo smarrimento.

L'organizzazione agiva nei due scali aeroportuali romani di Fiumicino e Ciampino, con un giro d'affari di oltre 200 mila euro al mese.