Immigrazione clandestina, scoperta organizzazione criminale: fermate 14 persone

La Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo a carico di 14 cittadini stranieri accusati di appartenenza ad un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’esercizio di abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l’ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica; condotte criminali aggravate dall’aver commesso il fatto avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato.

A seguito di articolate indagini svolte dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Servizio Centrale   Operativo e coordinate dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Marzia Sabella e dai Sostituti Procuratore Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Giorgia Righi,  è stato individuato un sodalizio criminale, con cellule operanti in Africa, in diverse aree del territorio nazionale e in altri paesi europei e non, che ha operato su due fronti diversi, ma strettamente interconnessi fra loro: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo “hawala”, utilizzato principalmente per il pagamento dei viaggi dei migranti o del prezzo della loro liberazione dalle “safe house” in territorio libico.

L’indagine costituisce la naturale prosecuzione delle operazioni “Glauco I -II -III” condotte tra il 2013 ed il 2017 che hanno consentito, nel tempo, di individuare ed identificare numerosi trafficanti di esseri umani operanti sulla c.d. rotta del Mediterraneo centrale, molti dei quali già condannati anche in via definitiva  a pesanti pene detentive, ed i loro referenti sul territorio italiano.

Già nel corso delle indagini denominate Glauco era emerso il ruolo di Ghermay Ermias @ Alem Ermias – destinatario di più misure cautelari e tutt’ora latitante – e proprio dallo sviluppo delle indagini finalizzate alla sua  ricerca, anche attraverso attività di cooperazione internazionale  svolte ai  sensi  della  Convenzione  di  Palermo  sui  crimine  organizzato transnazionale, è stata  ricostruita l’associazione a delinquere in oggetto operante tra il Centro Africa (Eritrea, Etiopia, Sudan), i paesi del Maghreb (soprattutto la Libia), l’Italia (Lampedusa, Agrigento, Catania, Roma, Udine, Milano), nonchè vari paesi del Nord Europa (Inghilterra, Danimarca , Olanda, Belgio e Germania) e numerosi reati-fine commessi dagli appartenenti alla stessa.

Risulta accertato che sin dal 2017, l’organizzazione criminale ha supportato le attività di traffico sia nel corso del viaggio dei migranti sul continente africano che in occasione del oro concentramento presso i campi di prigionia in Libia.

In seguito, appena gli stessi sono finalmente· giunti in Sicilia, a bordo delle navi impiegate

in attività di soccorso in mare, gli indagati sono intervenuti, in un primo momento, consentendo ai migranti ad allontanarsi dai centri di accoglienza, ove erano ospitati, nascondendoli in altri luoghi e fornendo loro in alcuni casi vitto, alloggio, titoli di viaggio e falsi documenti, e, in un secondo momento, curandone la partenza verso località del centro e nord Italia, da dove poi raggiungere agevolmente le località del nord Europa e talvolta gli USA meta finale del loro viaggio. In altre occasioni, i membri del gruppo hanno contattato direttamente i migranti, già giunti in Italia, al fine di consentire loro la prosecuzione dei loro viaggio verso altri Stati Europei o in alcuni casi anche verso gli Stati Uniti (gestendo la pericolosa tratta del viaggio attraverso i paesi del Sud America).

Tali attività seriali di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono state garantite a fronte dei pagamenti effettuati o dai migranti stessi o dai loro familiari ed amici, spesso residenti all’estero, i quali hanno inviato il denaro richiesto dai trafficanti mediante il sistema fiduciario “hawala” (che consente di trasferire denaro in maniera illecita utilizzando una rete di intermediari (hawaladars) operanti in tutto il mondo).

I capi e promotori dell’associazione sono:

Due cittadini eritrei rimasti latitanti, vertici internazionali del sodalizio operanti principalmente all’estero tra l’Africa, i paesi del Golfo Persico ed altri Stati extraeuropei principali collettori dei flussi monetari derivanti dai proventi del traffico di esseri umani;

TEKLIYES Solomon è il capo della cellula operante principalmente  nel territorio di Udine; GHIRMAY  Mussie  e ANDEMICKAEL  Mosie  sono  entrambi  capi  della  cellula operante principalmente nel territori o di Milano. Infatti,   le   attività   investigative,           supportate   anche   da   servizi   di   osservazione con pedinamento e perquisizione e sequestro (sia di documentazione che di denaro- circa 30.000 euro in contante), hanno  permesso  di individuare tra Milano, dove è presente  una grande comunità di cittadini proveniente dai Paesi del Corno d’Africa, ed il Nord Est la base operativa del sodalizio (anche grazie alle indicazioni fornire da un collaboratore di giustizia), nonchè l’esistenza di una complessa rete di hawaladar operante sui territorio italiano.

Altro aspetto rilevante sono gli accertati numerosissimi contatti tra gli indagati e i migranti appena giunti in Italia, che venivano quindi facilitati nel raggiungimento  dei altri paesi europei, nonchè tra gli stessi indagati e soggetti presenti nelle “safe house” in territorio libico, strutture in cui vengono “trattenuti” i migranti prima di partire verso le coste italiane.

Dalle dichiarazioni dei migranti sono emerse· le condizioni di vita in tali strutture (violenze fisiche e psicologiche e torture, utilizzate dai t:rafficanti per ottenere dai relativi congiunti il pagamento di somme di danaro per la loro liberazione e per la prosecuzione del loro viaggi).

In particolare sono stati raccolti elementi indiziari sia dalle dichiarazioni che dalle attivita tecniche di intercettazione a carico di numerosi trafficanti di esseri umani, operanti in Libia e Sudan e gestori direttamente di alcune safe house, purtroppo non compiutamente identificati nonostante le richieste di cooperazione internazionale in tal senso e su cui sono tuttora in corso le indagini per la identificazione.

AI gruppo criminale è riconducibile l’arrivo di alcuni dei migranti giunti in Italia nell’ambito dei seguenti eventi S.A.R. e il loro successivo spostamento dal territorio nazionale verso l’estero (Nord Europa e USA):

  • sbarco del14/07/2017 di 1422 migranti presso il porto di Catania;
  • sbarco del27/11/2017 di 416 migranti giunti a bordo della nave Acquarius presso il porto di Catania;
  • sbarco del16/12/2017 di 407 migranti pres::;o il porto di Augusta ;
  • sbarco del16/08/2018 di 190 migranti giunti a bordo della nave della Marina Militare “U. Diciotti” presso il porto di Lampedusa.

All’esito delle indagini, oltre al reato associativo, vengono contestati ad alcuni degli indagati i reati previsti dal T.U.B. in materia di esercizio delle attività finanziarie, in quanto prestavano servizi di pagamento senza l’autorizzazione di cui all’art. 114-novies del D.Lgs. n. 385/1993 ed in violazione della riserva prevista dall’articolo 114-sexies del D.Lgs. n. 385/1993, in particolare offrivano a sogget:ti terzi – attraverso il sistema denominato “hawala” – Ia possibilità, previa pagamento di commissioni, di effettuare e ricevere pagamenti nonche di trasferire fondi all’estero e in Italia in elusione delle disposizioni del Testo Unico Bancario che regolamentano simili operazioni bancarie e finanziarie. Tali reati sono altresi aggravati per aver commesso il fatto avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in pili di uno Stato.

Per quanta concerne l’immigrazione clandestina sono stati contestati diversi episodi di favoreggiamento, tutti aggravati per aver commesso il fatto avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in pili di uno Stato e commessi in concorso con soggetti al momento non identificati.




Il Senato approva il decreto Sicurezza e Immigrazione, Salvini: “Giornata storica”

Ok del Senato al decreto Sicurezza con 163 Sì, 59 no e 19 astenuti. I presenti sono stati 288, i votanti 241. Il decreto, che è stato approvato con il voto di fiducia, ora passa al vaglio della Camera. Cinque i dissidenti M5s che hanno disertato l’Aula: si tratta di Gregorio De FalcoPaola Nugnes,  Elena FattoriMatteo Mantero e Virginia La Mura.

Esulta su Twitter il ministro degli Interni, Matteo Salvini: ‘Decreto Sicurezza e Immigraziopne, ore 12.19, il Senato approva!!! #DecretoSalvini, giornata storica!”.

 

Il titolo del decreto legge è

Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa

In totale sono 40 gli articoli che formano il testo. Ecco un sunto dei provvedimenti

Sicurezza urbana

  • Piano nazionale sgomberi: vengono stabilite le modalità di ricognizione delle situazioni di occupazione. Entro 60 giorni poi dovranno essere definiti dei piani provinciali per le esecuzioni dei provvedimenti di sgombero, anche mediante l’impiego della Forza Pubblica.
  • Invasione di edifici: verrà punito chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto. Pene più elevate se il fatto è compiuto da più di cinque persone.
  • Stanziamenti a Polizia di Stato e Vigili del Fuoco: per il 2018 saranno messi a disposizione 16 milioni, mentre dal 2019 fino al 2025 la cifra sarà di 50 milioni ogni anno (37,5 milioni alla Polizia di Stato, 12,5 ai Vigili del Fuoco).

Lotta al terrorismo

  • Stretta sul noleggio di tir e furgoni: per prevenire tragici attentati, chi noleggia dovrà comunicare con anticipo a un Centro Elaborazione i dati identificativi del richiedente. Se dopo un raffronto dovessero emergere situazioni di potenziale pericolo, verrà inviata una segnalazione alla Forze dell’Ordine per un controllo.
  • Daspo per i sospettati di terrorismo: creato per le manifestazioni sportive, il Daspo verrebbe esteso anche per chi è sospettato di essere in preparazione di un attentato oppure di fiancheggiare un’organizzazione terroristica.

Lotta alla Mafia

  • Contrasto alle infiltrazioni mafiose: negli enti locali e negli appalti pubblici, se un Prefetto dovesse segnalare delle situazioni anomale o sintomatiche di condotte illecite, è prevista la nomina di un Commissario Straordinario.
  • Sequestro e confisca dei beni: prevista la possibilità che un immobile confiscato alle organizzazione criminali sia dato in affitto “sociale” alle famiglie in condizioni di disagio.

Immigrazione

  • Richiesta di asilo politico: vengono aumentati quel tipo di reati che annullano la sospensione della richiesta di asilo politico, dopo una condanna in primo grado, portando all’espulsione immediata. I reati in questione sono violenza sessuale, spaccio, furto e lesioni aggravate a pubblico ufficiale.
  • Abolizione protezione umanitaria: al momento la norma può garantire, in caso di situazioni di emergenza umanitaria, un permesso di soggiorno ai cittadini stranieri che ne fanno richiesta. Inizialmente si pensava a una abolizione e a una sostituzione con un permesso di soggiorno della durata di un anno per motivi civili o di calamità naturali nei paesi di origine. Alla fine invece si è optato per un “procedimento immediato innanzi alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale
  • Trattenimento nei centri per il rimpatrio: raddoppiati i tempi da un massimo di 90 giorni a 180 giorni.
  • Revoca della cittadinanza: se una persona viene ritenuta un possibile pericolo per lo Stato, potrebbe scattare la revoca della cittadinanza in caso di condanna in via definitiva per reati legati al terrorismo. In più, una domanda di cittadinanza potrà essere rigettata anche se presentata da chi ha sposato un cittadino o cittadina italiana.
  • Fondi per i rimpatri: stanziati 500.000 euro per il 2018, 1,5 milioni per il 2019 e 500.000 euro per il 2020.
  • Sprar: i piccoli centri che ospitano i migranti, sotto l’egida dei Comuni, non potranno più accogliere i richiedenti asilo ma soltanto minori non accompagnati e chi ha già ricevuto la protezione internazionale.



Favoreggiamento immigrazione clandestina: Chiesti 42 anni di carcere e 2 mln di multe per 6 nordafricani

Quarantadue anni di carcere e multe per 1 milione e 950 mila euro: è la richiesta complessiva della procura di Aosta per sei nordafricani imputati di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre sono tunisini e tre egiziani, di età compresa tra i 39 e i 26 anni e residenti tra il Nord Italia e la Francia.

I fatti risalgono al marzo scorso, quando erano stati arrestati al traforo del Monte Bianco. Avevano tentato di portare in Francia una quindicina di migranti senza documenti, anche minorenni, loro connazionali e anche alcuni pachistani, caricati a Milano. Sono almeno tre gli episodi contestati dal pm Eugenia Menichetti. Tra gli imputati – in base alle indagini – sono emersi alcuni importanti collegamenti, dalle utenze telefoniche alle auto, alcune delle quali di proprietà della stessa persona. Un migrante controllato alla frontiera dalla polizia, pochi giorni dopo avrebbe tentato nuovamente di espatriare con un altro passeur.




Immigrazione, Conte: “L’Italia non è più sola”

I 28 leader hanno trovato un accordo sulle conclusioni del consiglio Ue, inclusa l’immigrazione: lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Tusk, al termine di vertice durato 13 ore e mezzo. “Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale”. Lo ha detto il premier Conte lasciando i lavori del vertice Ue. Nel documento finale approvato dall’Ue è “passato un nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare: d’ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli stati membri”. Passa la proposta dei centri di “accoglienza per consentire lo sbarco e se il caso il transito dei migranti anche in paesi terzi. E in Europa si possono creare anche centri di accoglienza nell’ambito degli stati membri ma solo su base volontaria”. Nel documento approvato dall’Ue “è affermato il principio che chi arriva in Italia arriva in Europa e che tutte le navi che arrivano nel mediterraneo devono rispettare le legge quindi anche le ong e non devono interferire con la guardia costiera libica”.




Immigrazione, gommone affonda a largo Libia: 50 morti

Ancora una strage di migranti al largo delle coste libiche dove un gommone è affondato ed almeno 50 persone – è quanto hanno raccontato i sopravvissuti – sono annegate. Per la Guardia Costiera di Tripoli però le vittime potrebbero essere anche il doppio. Lo riporta il sito della Reuters.

E’ stata proprio la Guardia costiera libica, questa mattina, a soccorrere tre gommoni in difficoltà riuscendo a portare in salvo 300 persone. Uno dei gommoni era però era quasi sott’acqua e solo 16 persone che erano a bordo si sono salvate.

 

Ecco cosa ha detto Monsignor Galantino in tema di immigrazione

“L’immigrazione rischia di essere ridotta, al massimo, a merce elettorale”. A lanciare il grido d’allarme è stato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, durante la conferenza stampa per la presentazione delle iniziative promosse dalla Chiesa italiana in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, che si celebrerà domenica 14 gennaio. “Il clima non è dei migliori, purtroppo l’immigrazione rischia di essere declassata a merce elettorale”, ha esordito il vescovo: “Manca la possibilità di un confronto sereno, di un dialogo sulle ragioni di chi vuole o non vuole fare qualcosa”. “Il rispetto dell’autonomia della politica – ha proseguito Galantino – non può impedire alla Chiesa di annunciare il Vangelo, tutto il Vangelo, anche quello dove c’è scritto: ‘Ero forestiero e mi avete ospitato’. O stiamo su questa linea, o stiamo fuori”. “Sta a chi governa decidere le strategie e i livelli di intervento”, ha precisato il segretario generale della Cei tracciando una distinzione tra il ruolo della Chiesa e quello della politica: “Noi dobbiamo fare la nostra parte, e come ogni cittadino il credente è chiamato a vigilare su chi ci governa”. “La gente ha bisogno di sentire promesse, ma che siamo realizzabili”, ha aggiunto Galantino conversando con i giornalisti a margine della conferenza stampa nella Sala Marconi della Radio Vaticana: “La Chiesa è d’accordo con ciò che pensa la gente comune, che fatica oggi a guardare prospettive di futuro per la propria vita e i propri figli”. Famiglia e lavoro, le priorità indicate, e non da oggi, dalla Chiesa italiana: “Servono politiche familiari reali, credibili, vere, affinché la famiglia fondata su padre, madre e figli non smetta di esistere ma abbia la possibilità di svilupparsi”, ha proseguito Galantino, facendo notare che “la denatalità oggi sta diventando un dramma” e va contrastata attraverso “una politica economica e fiscale veramente seria”. Infine, la grande emergenza del lavoro: “Rischiamo di essere demagogici, se non troviamo gente che si impegni sul serio su questi temi, attraverso proposte realizzabili”.




Milano, carte di soggiorno dietro compenso: arrestati sei agenti polizia

MILANO – Sei agenti di polizia dell’ufficio immigrazione sono stati arrestati nell’ambito di una indagine relativa ad un giro di carte di soggiorno rilasciate dietro compensi che andavano da poche centinaia di euro ad alcune migliaia.

Quattro sono finiti in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’illecito rilascio di permessi di soggiorno, oltre a falso in atto pubblico e accesso abusivo a sistemi informatici. Per due sono stati disposti gli arresti domiciliari perché estranei all’associazione.




Decreto Minniti-Orlando: su immigrazione è tutto da rifare…o quasi

Parlando col Senatore Compagna (PLI e membro commissione affari esteri) è venuto spontaneo chiedergli cosa ne pensasse del Decreto Minniti-Orlando. Il Senatore ha deciso di non esporsi troppo e, anche riconoscendo un generale successo delle politiche del Ministro dell’Interno, guarda alla situazione Libica con occhi diversi, più drammatici.

Tre giorni fa, Minniti è tornato a parlare dell’accordo stipulato con Tripoli alla stregua delle accuse del Commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muznieks.
Il 28 settembre Muznieks spedisce una lettera, che non vedrà mai risposta, al Ministero dove sottolinea che “consegnare individui alle autorità libiche o ad altri gruppi in Libia li espone al rischio reale di torture o di trattamenti inumani e degradanti, ed il fatto che le azione siano portate avanti in acque libiche non esime l’Italia dai suoi doveri stabiliti dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”.
Il commissario si riferisce chiaramente alle navi che il Governo italiano ha posizionato nella acque libiche con il preciso scopo di bloccare il flusso migratorio. Con particolare riguardo alla sentenza della Corte Europea del 2012 nonché all’articolo 3 della Convenzione che proibisce di esporre le persone alla tortura.
Il ministro Minniti, il 15 novembre, ha tenuto la question time alla Camera relativa all’accusa delle Nazioni Unite sul patto disumano siglato tra Italia e Libia, con allegati numerosi report che fotografano la situazione degradante e di schiavitù nella quale versano i migranti nei centri di detenzione libici.

Ne trapela la consapevolezza dell’esecutivo circa le atrocità che si consumano nelle “terrificanti prigioni”, Minniti dichiara che “la questione dei diritti umani è irrinunciabile” ma non “possiamo rassegnarci all’impossibilità di governare i flussi” e, anzi, “ se l’Unhcr ha potuto visitare i 28 sui 29 centri in Libia, lo si deve all’impegno del nostro Paese”.

Il ministro dell’Interno, in netta opposizione alle parole del Commissario Onu Zeid Raod Al Hussen che punta il dito sulla tolleranza italiana ed europea su tali circostanze di fatti, ritiene necessario l’accordo con Fayez Al Sarraj.

Il decreto Minniti-Orlando 13/2017, convertito il 12 aprile scorso, prevede la creazione dei Cpr (centri di permanenza per il rimpatrio nelle Regioni), 26 sezioni specializzate in immigrazione nelle sedi delle Corti d’appello, assunzione di 250 specialisti per rafforzare le commissioni di esame delle richieste d’asilo (aumentate del 47% dal 2015 al 2016, in tutto 123mila), l’eliminazione di un grado di giudizio ed il taglio dell’appello per i ricorsi contro il diniego dello status di rifugiato possibile solo in Cassazione, lo stanziamento di 19 milioni per garantire l’esecuzione di espulsione nonché piani per lavori socialmente utili.

Molti i favorevoli, per il Pd “l’Italia deve essere orgogliosa”, ma anche molti diffidenti tra cui Mdp, Sinistra Italiana che richiama alla violazione costituzionale, le Associazioni tra cui Libera e Medici Senza Frontiere che l’11 aprile hanno sottolineato come tale provvedimento faccia tornare indietro la civiltà giuridica del Paese.

Il ministro si augura l’apertura di corridoi umanitari e un cambiamento di strategia all’Agenzia Frontex in vista del piano operativo del 2018, insomma una gestione dei flussi che deve necessariamente avvenire nel quadro di “una gestione integrata e condivisa della strategia delle frontiere e della mutua solidarietà tra gli Stati Membri”.

Il tema dell’immigrazione è delicatissimo e non risolvibile con semplici chiacchiere populistiche al modus di Salvini o della Meloni che addirittura rintracciano nell’eccesso di stranieri in nazionale la
sconfitta dell’Italia contro la Svezia.

Come invece vede bene Travaglio la motivazione più lampante è che si tratta di una “squadra di pippe, di un allenatore pippa e di un presidente super-pippa”. Primo Levi così descrisse il comportamento antisemita che oggi ancora si respira: “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che “ogni straniero è nemico”. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.

Gianpaolo Plini




Immigrazione: dalla padella africana alla brace italiana

Sogni di paradisi lontani: quanti falsi miti, quanti venditori di sogni e quanti ingenui che rincorrono miraggi nella terra del bengodi, lasciandosi dietro “Cieli infiniti e volti come pietra, mani incallite ormai senza speranza.” Salutando frettolosamente la terra amata, abbandonano i loro paesi inconsapevoli di finire in una situazione peggiore di quella che lasciano.

 

Mancanza di fiducia nel loro domani: Mentre attraversano il mediterraneo con i loro zaini pieni di sogni, lasciano alle loro spalle un vasto continente ricco di risorse idriche, forestali, minerarie ed energetiche come petrolio e gas naturale. Solamente che tutta questa “ricchezza” è mal distribuita sull’intero territorio e il più delle volte non coinvolge la popolazione locale nel ricavo economico. Interi territori presentano le migliori condizioni per l’energia pulita come  quella solare, quella  idroelettrica e la eolica, energia che ben sfruttata potrebbe concorrere all’irrigazione delle coltivazioni, che in Africa abbondano.

 

Dategli la canna per pescare non il pescato: Uno dei tanti aiuti che si possono dare “a casa loro” potrebbero  essere dei finanziamenti e progetti per sfruttare questa energia  e renderla accessibile alle piccole iniziative, concedendo  maggiore partecipazione alla giovane imprenditoria  locale  per disincentivarli ad abbandonare la loro terra.

 

Terre da mille opportunità:  Scorrendo alcuni dati dell’Economia dell’Africa e Povertà in Africa,  si scopre che il Kenya è la  terza economia dell’Africa  subsahariana dopo Sudafrica e Nigeria. Nel quinquennio 2002-2007 il Kenya ha avuto uno balzo nella crescita dal 3,5%  al 6,5%  annuo. Un risultato di tutto rispetto. Chi ha beneficiato di queste risorse? E’ facile indovinare. Il 60% di queste risorse sono andate  in mano al 2% della  popolazione. Non considerando una piccola percentuale di classe media,  l’83% della popolazione non ha migliorato la sua posizione sociale perché è stata  esclusa dalla divisione della nuova ricchezza. Questo dato ci dice che i giovani non fuggono dalla povertà bensì dalla mala distribuzione delle risorse. I vantaggi economici che offre il Continente lo hanno ben capito la Russia, la Cina, l’India ed il Brasile, paesi che stanno investendo  miliardi di dollari in Africa per assicurare le risorse naturali necessarie alla loro economia e nel contempo affermare la loro influenza politica. Si calcola che entro il 2020, grazie anche al dinamismo del Sudafrica, il Pil del Continente raddoppierà. Quanto appena detto, rende difficile capire perché si preferisce di emigrare in Europa e non sfruttare le prospettive che offre loro il Continente.

 

Africa terra di conquista: I paesi della fascia subsahariana rappresentano una realtà straordinariamente dinamica e promettente. L’agricoltura costituisce il settore trainante  dello sviluppo economico africano. L’arrivo sul territorio di nuove tecnologie ed infrastrutture  è dovuto alla  crescita degli investimenti stranieri, maggiormente provenienti dai paesi emergenti dell’area asiatica e dell’America Latina.

 

L’immobilismo dell’Europa in ritardo con i tempi: E’ imbarazzante l’immobilismo dell’Europa in tutto questo scenario mentre  il proprio  interesse sarebbe  partecipare più attivamente allo sviluppo dei paesi della fascia subsahariana da dove partono principalmente i migranti che arrivano sulle coste italiane. Tante vite sono state salvate nel mediterraneo dalle Ong. Meglio farebbero ad aiutare i giovani africani a non lasciare i paesi d’origine, evitando loro“ l’inferno” nei centri di accoglienza in Libia. Le suddette organizzazioni umanitarie potrebbero offrire loro consulenze  ed attività sindacali , dandogli altresì istruzioni sul come utilizzare le nuove tecnologie senza dover spostarsi dal proprio paese. La Costa d’Avorio con la sua prospera economia e grandi potenzialità merita ogni cooperazione dell’Europa , delle istituzioni internazionali e non solo.

 

“Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni” (Karl Marx): Le Ambasciate, i Consolati e anche i Nunzi Apostolici,cioè i rappresentanti diplomatici permanenti della Santa Sede presso gli Stati,  potrebbero, secondo  chi scrive, incoraggiare  quei giovani a non abbandonare il loro paese , al contrario convincerli di rimanere  per accompagnare  il processo produttivo, lottare  reclamando migliori condizioni sociale, contribuire  a fare  progredire la vita della loro comunità. Guardare al futuro con più fiducia anziché accontentarsi di raccogliere i pomodori in terra altrui a condizioni degradanti. Quello che si è detto della Costa d’Avorio si può tranquillamente dire della Repubblica Democratica del Congo. Il Congo è anche esso ricchissimo di risorse naturali, forestali e minerarie. Dopo il Sudafrica ha l’economia più industrializzata del Continente. Rimane sempre il terzo produttore mondiale di diamanti. L’agricoltura anche qui gioca una parte molto importante dell’economia ed eccelle in silvicoltura,l’allevamento del bestiame e la pesca. Nell’agricoltura trovano lavoro il 75% della popolazione e il settore contribuisce per il 40% al Pil.

 

Le previsioni per il suo sviluppo sono molto incoraggianti: Non si spiega, anche qui, la voglia di espatriare di questi giovani che arrivano sulle coste italiane. L’Africa ha altri paesi come questi e ciò dimostra che“ il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”.  In fin dei conti la “padella africana” non si discosta molto da altre “padelle italiane”.

 

È ora che le parole lascino spazio ai fatti: L’Europa come istituzione dovrebbe fare TUTTO nel suo potere affinché il migrante non arrivi in Libia. Lo dovrebbe fare  l’Europa, e non capisco perché si pretende lo debba fare  l’Italia da sola.

 

L’inconsistenza della politica estera europea: Occorre investire nei paesi subsahariani  come lo stanno facendo i paesi emergenti,  evitando a coloro che sognano “paradisi oltre il  mediterraneo” di passare dalla padella africana allo sfruttamento della brace italiana.

Emanuel Galea




Emergenza immigrati, l’Ue all’Italia: armiamoci e partite

di Emanuel Galea

I complimenti all’Italia non sono mancati. La Commissione europea giudica l’incontro sul codice condotta Ong “molto costruttivo”. Secondo la portavoce Ue Natasha Bertaud “ha già ricevuto il sostegno unanime dei ministri degli Interni al Consiglio affari interni a Tallinn” ed “ha il sostegno della Commissione.” Se Bruxelles voleva commuovere Roma c’è riuscita, ha commosso ma non ha convinto. Vero è che lo stesso presidente del Consiglio Gentiloni, pur apprezzando gli elogi per la strategia dell’Italia nel Mediterraneo, è cauto: “Abbiamo bisogno che tutta l’Europa faccia maggiori sforzi nelle politiche di sviluppo e di cooperazione, ma anche nella gestione dell’emergenza”.

Condividiamo la prudenza, non volendo chiamarla scetticismo del premier, perché l’Europa non è fatta solamente da Merkel e Rajoy; la Ue è formata da 27 Stati ed ognuno ha il diritto di veto ed ogni veto è un incognita. Nel salone dell’Eliseo che ospitava i vertici internazionali, Gentiloni auspicava una sorta di “europeizzazione” dell’azione italiana.
Il tentativo del premier italiano di spingere l’Europa a fare passi concreti per affrontare l’emergenza immigrazione si scontra con il muro Macron il quale conferma che migranti economici e rifugiati hanno “diritti diversi”, e in più precisando : “non cederò allo spirito di confusione imperante”, al che la Merkel, seduta al suo fianco ha annuito vistosamente.
A raffreddare gli entusiasmi è arrivata l’altra realtà dal direttore di Frontex che, dopo il vertice di Varsavia su Triton, ha detto d’ aver sentito “una richiesta italiana” ma di non aver sentito “di Stati membri disponibili” ad aprire i loro porti per gli sbarchi.

Il premier libico Sarraj ha fatto planare tutti nella cruda realtà dicendo: «Per fermare i flussi clandestini serve un aiuto ora, immediato. Perché bisogna avere chiare le priorità. Poi a lungo termine parleremo dello sviluppo economico per i Paesi africani», come per invitare i vertici internazionali a passare dalle parole ai fatti.
Sul progetto a lungo termine per l’Africa sub sahariana del quale parla il comunicato finale del vertice, Macron non nasconde il suo scetticismo : «Sono diffidente delle cifre».
La cancelliera Merkel, scambiando bigliettini e sorrisetti con il presidente francese, gli è venuta in ausilio dicendo: «Non ho in mente cifre precise».
In poche parole, l’incertezza , l’esitazione e la precarietà sono le sensazioni che fuoriescono dal salone dell’Eliseo alla chiusura del vertice. Rajoy, il premier spagnolo,è uscito dal summit molto preoccupato per la quantità e per la «qualità» di un’immigrazione in aumento, che passa per Ceuta e Melilla, nuove strade di accesso per le reclute del terrorismo.
Gentiloni è rientrato dal vertice decorato di allori che Germania e Francia hanno riconosciuto all’Italia. Lodi e rallegramenti per il codice Minniti sono giunti dal Consiglio Ue e tanti plausi persino dalla stampa estera.

Lunedì 28 agosto sui cieli del vertice si è diffuso un gran fumo denso, spargendo odore acre di aria fritta. Martedì mattina, alle prime luci dell’alba, un leggero venticello ha spazzato via il fumo e l’Italia si è trovata nuovamente da sola a risolvere i problemi dell’emergenza immigrazione.




Immigrazione: le ONG pomo della discordia

 

di Emanuel Galea

 

Tutti ormai conosciamo la leggenda della mela lanciata sul tavolo degli sposi Peleo e Teti da Eris, dea della discordia, offesa perché non invitata al banchetto. Con malizia Eris aveva inciso sul pomo “Alla più bella”. Il resto si conosce, la furibonda lite che seguì tra Era, regina degli dei, Afrodite, dea della bellezza e Atena dea della saggezza.

Questa volta il pomo della discordia lo ha lanciato il ministro Minniti sul mare agitato del Mediterraneo e sul pomo ha inciso : ”codice per Ong”.In quel momento nel Paese c’era un acceso dibattito sul ruolo di queste organizzazioni, un immigrazione fuori controllo e degli accordi avviati con la Libia per arginare le partenze dei flussi migratori che da lì partivano.

Il ministro Delrio e i vari boldrini, saviano, i manconi e i loro seguaci sono insorti in rivolta definendo il provvedimento Minniti disumano. Qualche operatore umanitario, in un’intervista, ha reagito con veemenza tradendo  lo spirito umanitario al quale dovrebbe ispirarsi. Con le motivazioni più accampate in aria, una alla volta, le Ong stanno sospendendo le loro “attività di soccorso” ciò nonostante il flusso migratorio sulla penisola sta gradualmente entrando nella normalità.

Il capo procuratore catanese Carmelo Zuccaro ed il procuratore capo facente funzione della Procura di Trapani Ambrogio Cartosio irrompono nei sacri antri di queste organizzazioni e avviano  inchieste ed indagini  che interessano dei  volontari di Save the Children, Medici Senza Frontiera e la tedesca Jugend Rettet, tutti indagati con  l’ipotesi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Che organizzazioni non governative si trovano in mezzo ad indagini investigative non è certo questa la prima volta. Il famoso settimanale televisivo di approfondimenti della Bbc “Panorama” aveva condotto un’inchiesta sulle più importanti Ong mondiali con quartiere  generale in Gran Bretagna, come Amnesty International, Save The Children e Comic Relief. I risultati dell’inchiesta , pubblicati da Enrico Franceschini, corrispondente da Londra per Repubblica, non depongono  certamente a favore di queste  Ong.

Comic Relief, l’organizzazione che fa mettere un "naso rosso" da clown ai suoi operatori che girano per i letti dei bambini malati in ospedale , si scopre che  investe milioni di sterline in fondi di investimento e  che acquistano tra l’altro azioni di aziende che producono armamenti, alcolici e tabacco.A dire poco non è certo quello che ci si aspetta da un’organizzazione umanitaria.

Amnesty International, invece, con quello che rivela l’inchiesta della BBC, chiarisce una volta per sempre, che per lo meno non tutti i volontari delle Ong prestano la loro “opera umanitaria” a zero retribuzione. Secondo la stessa inchiesta Amnesty, al suo ex-segretario generale Irene Khan, aveva concesso una buonuscita di circa euro 600.000, controvalore di 500.000 sterline.  Chi è Minniti e chi è Delrio spero che tutti lo sappiamo. Forse si sa troppo poco sulle Ong. Sono  organizzazioni  non governative, senza fini di lucro, indipendenti dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali.

Le Ong sono diverse tra di loro. Alcune hanno interessi politici, religiosi o fini sociali e si registrano per l’esenzione fiscale. Altre sono enti benefici che possono essere sia pubbliche che private e sempre con scopo di  promozione  sociale, artistica, culturale, sportiva e di altri campi delle relazioni umane. Requisito importante è il riconoscimento del Ministero dell’Interno. L'elenco delle organizzazioni riconosciute è molto nutrito e si può consultare sul sito del Ministero.

A completamento aggiungiamo che oltre alle agevolazioni legali e fiscali, i propri affiliati  godono  di biglietti a riduzione per spettacoli musicali, artistici o altre fattispecie ricadenti sotto la SIAE  nonché l'esenzione dalla licenza d'esercizio per spacci alimentari e di bevande nei locali sociali.

Le Ong hanno sempre destato curiosità e attirato l’attenzione del così detto giornalismo investigativo e d’ inchiesta e le cose che raccontano oscurano le aureole costruite intorno a queste associazioni come riportato dalla stessa inchiesta della BBC 

Rimane il fattore “finanziatori” che non è cosa da trascurare. Più è intensa l’attività delle Ong e più finanziamenti riescono a raccogliere. Nel 2016 Msf ha raccolto euro 38 milioni di fondi e le altre Ong non sono state da meno. Da precisare però, che 38/40  e anche se fossero 50/60 milioni, per le navi delle Ong che stanno ore in navigazione per giorni e mesi, sono sufficienti per coprire tutti i costi? Se non lo sono, come rimediano?

Concludendo, incrociando le dita e toccando ferro, angoscia il pensiero che tra i finanziatori di queste “emerite” organizzazioni possano esserci quelle multinazionali che sfruttano risorse minerali e petrolio della stessa gente che i volontari  cercano di salvare dalle acque del Mediterraneo e che il codice Minniti sta cercando di proteggere.

 
 




Immigrazione, codice Ong: l’uomo Delrio ha detto no

 

di Emanuel Galea

Sono momenti molto difficili per l’Italia. Orfana di una classe dirigente, smarrita nel vuoto politico, preda di gruppi finanziari esteri ed invasa da una illusa generazione africana, che sogna di sbarcare nella terra del bengodi.  Paese prigioniero di meschine beghe tra gruppuscoli di politicanti che contendono la spartizione delle  poltrone di Montecitorio e Palazzo Madama, che  molto probabilmente si renderanno disponibili per la primavera del 2018.

I problemi del Paese sono ben altri. Si possono sintetizzare in un hashtag : #sicurezza-lavoro-pane  e  la legalizzazione della  cannabis, per citarne una,  non sta  certo in cima ai pensieri della gente. Dopo quattro anni di una politica fallimentare portata avanti dal  sodalizio Renzi-Boschi-Alfano, dopo estenuanti e petulanti raccomandazioni  parolaie dei diversi quaquaraqua mestieranti, habitué dei  salotti televisivi, dopo le numerose proteste di  piazza contro la malsana ed improvvida decisione di affidare ai prefetti l’emergenza immigrazione, dopo che finalmente si stacca dalla sinistra, il ministro Minniti,  convertendosi al  buon senso, lanciando  un tentativo per  arginare il fenomeno “invasione”, ecco che l’uomo Delrio dice no al codice per Ong. Si smarca  così dal Presidente Mattarella e dalla stessa Ue. Alla sua crociata si iscrivono i soliti “buonisti oltranzisti”. Qualche giornale  arriva addirittura a scrivere “Una linea cui plaude il mondo cattolico ma che non è quella del Viminale”.

Ma di quali cattolici si parla se oggi, persino al Vaticano, per trovarne uno autentico bisogna cercarlo con la lanterna!
Per cortesia smettiamola con questi luoghi comuni e parliamo di cittadini a favore e cittadini contro. Delrio e i tanti “Saviano” bisogna che escano dalla loro confusione. La devono smettere di evitare il problema. La questione del contendere non è “salvare si, salvare no la gente in mare”. Non è intellettualmente onesto porre il problema in questi termini. Non c’è  alcuno che vuole lasciare morire affogati gli immigrati. Falso sviare la discussione e indirizzarla su questa piega. La discussione è quella posta finalmente da Minniti:”L’accoglienza ha un limite”. L’equilibrio , la potenzialità, una possibilità di vera e decorosa accoglienza non è illimitata.

Un’emergenza che sconvolge attualmente l’equilibrio sociale del paese è senza meno il flusso incontrollato dell’immigrazione.
Dopo tante reticenze, finalmente si deve riconoscere al ministro Minniti fermezza e delle iniziative che anche se timidamente, iniziano a  dare i primi risultati.

Tutto ciò non va a genio  all’uomo Delrio , che ha detto NO e a lui si sono accodati i  buonisti ad oltranza della confraternita delle solite pietà pelose.
Insistono con il salvataggio, che nessuno nega, ma evitano di parlare di accoglienza.

Il ministro dei trasporti, Graziano Delrio, oramai  in attrito con Minniti ha dichiarato: “Se c'è una nave di una Ong vicina a gente da soccorrere, non posso escluderla. E anche se non ha firmato il codice di autoregolamentazione, sono obbligato ad  usarla per salvare vite umane”. Invece quello che ci si domanda è se nell’accordo Triton ci sia qualche clausola che autorizzi anche le Ong, a portare gli emigranti direttamente nei porti italiani oppure trasbordarli su navi italiane e cosa  vieta ad ogni Ong di sbarcare i propri salvataggi nei porti della propria bandiera?

Mario Giro, vice ministro degli Esteri,  esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio si accoda a Graziano Delrio e sempre a sproposito e dribblando anche lui il problema dichiara: “Le nostre navi continueranno a raccogliere i migranti. Sarebbe auspicabile, anche quelli ospitati da imbarcazioni bloccate dalla Guardia costiera libica, quando le nostre imbarcazioni siano in condizione di poterlo fare. Perché riportarli in Libia, in questo momento, vuol dire riportarli all'inferno”. Stiamo con il buon senso di Minniti quando dice “L’accoglienza ha un limite”. Riportarli in Libia, dice Mario Giro, vuol dire riportarli all’inferno, invece abbandonarli in mano al racket, allo spaccio , costringerli a stanziare all’uscita di supermercati, parrocchie e ristoranti elemosinando un tanto per un caffè, un mezzo panino, per Giro sarebbe un paradiso. Farli vivere ammucchiati nei parchi, nelle stazioni, nei giardini, coperti di cartone e di stracci in mezzo all’immondizie, per Giro sarebbe quello che ogni immigrato sogna.

I  Delrio, i vari Giro in giro, i tanti Saviano che amano parlare di atto umanitario, non hanno mai pensato che l’atto umanitario  non si esaurisce col dare un panino o un bicchiere d’acqua a un immigrato?
Hanno mai pensato questi apostoli dell’ultima ora, che i baldi giovani che sbarcano sulle coste italiane, e non per caso che parlo di baldi giovani e non di donne e bambini che non vedo e di cui  sento solo parlare sui giornali, ripeto hanno mai pensato i nostri sammaritani ad orologeria, invece delle belle parole,  di aiutarli ad alzarsi in piedi,  ad insegnargli a  camminare con le loro gambe, e le comunità internazionali, anziché  imporgli i soliti contraccettivi come primi aiuti, perché non forniscono loro , sul posto, a casa loro,  una scolarizzazione gratuita e completa dalle  elementari all’università per formare una classe dirigente capace di prendere in mano il governo delle loro realtà e,  anziché affrontare la morte sulle onde del Mediterraneo, con coraggio sfidare  i poteri corrotti che stanno sfruttando uomini e risorse?

Le conquiste non si ottengono scappando. Le piazze del Venezuela dei giorni nostri, l’insurrezione ungherese del 1956, la rossa primavera di Tienanmen, protagonisti studenti e lavoratori cinesi, le proteste di piazza contro Erdogan, il conflitto fratricida della guerra spagnola 1936-39 ed altri esempi come lo stesso movimento partigiano, un appendice della guerra di liberazione, ed infine l’eroico esempio di Nelson Mandela, una vita a difesa dell’uguaglianza e della libertà del popolo sudafricano, sono tutti esempi  che testimoniano   che la libertà vale pur  una lotta.