YARA GAMBIRASIO: IPOTESI DELL'IMPIANTO ACCUSATORIO E DI QUELLO DIFENSIVO PER MASSIMO BOSSETTI

di Domenico Leccese

Bergamo – Tutti gli indizi che sembrano confermare la colpevolezza, possono essere letti in modo diametralmente opposto. E soprattutto manca la confessione, l'arma del delitto e il movente. Che Massimo Bossetti sia davvero l'assassino di Yara Gambirasio l’opinione pubblica sembra averlo già deciso. E d'altra parte la prova del Dna si può considerare schiacciante, anche perché supportata dalla "prova del cellulare" (cioè la cella telefonica agganciato nello stesso luogo in cui si trovava Yara) e dalle polveri di calce trovate sul corpo della vittima. Se a questo si aggiunge che l'alibi ricostruito da Massimo Bossetti ("Sono andato a Brembate per vedere mio fratello e il commercialista") è stato in parte smentito, ecco che si chiarisce il quadro di quale sarà l'impianto accusatorio nei confronti del presunto omicida.

Sarà infatti solo il processo a determinare la colpevolezza o meno di Massimo Bossetti, e anche la difesa sembra avere dalla sua alcune buoni argomenti. Innanzitutto mancano i tre elementi che di solito sono cruciali per l'accusa: la confessione (Bossetti continua a dichiararsi innocente), l’arma del delitto e anche il movente . In particolare questi ultimi due sono fondamentali per incastrare l'omicida. Quindi: la confessione non c'è, il coltello con cui è stata uccisa non è mai saltato fuori e anche il movente vacilla; si pensa a una pista sessuale, ma sul corpo della piccola Yara non ci sono tracce di violenza carnale .

Queste quindi le mancanze investigative su cui la difesa potrebbe puntare. Difesa che però potrebbe anche scalfire quella che sembra una certezza granitica: la prova del DNA . Prova principe (che però in un processo ha un valore di indizio) e su cui gli inquirenti fanno affidamento totale, ma qualche dubbio potrebbe ancora emergere. Il test del DNA è stato replicato quattro volte (Ris di Parma, Statale di Milano, Istituto di medicina legale di Pavia, San Raffaele di Milano) dando sempre identici risultati. Ma la traccia di codice genetico era molto piccola e non è certo che ci sia ancora del materiale genetico con cui si possa fare una nuova perizia come vorrebbe la difesa nominando anche dei suoi periti. Anche la prova del cellulare presenta dei punti deboli soprattutto se la si vuole leggere a favore dell'indagato (come in un processo si deve fare in caso di possibile doppia lettura, stando alla Cassazione). Il telefonino di Yara si trova in via Natta di Mapello alle 18.49, quando riceve un sms dall'amica Martina. La stessa cella ha agganciato il cellulare di Massimo Bossetti alle 17.45. Questo significa che i due erano nello stesso luogo? Sì, ma a un'ora di distanza, secondo quanto si può provare. Inoltre il cellulare del presunto assassino non aggancia mai la cella di Chignolo d'Isola, dove il corpo è stato ritrovato.

C'è altro: la prova della calce. Gli abiti da lavoro, le scarpe e gli attrezzi di Massimo Bossetti sono stati sequestrati per compararli con le tracce di calce trovate nei bronchi di Yara. Secondo gli investigatori, quel tipo di calce è molto particolare e non risulta compatibile con quella presente negli altri luoghi frequentati da Yara. Secondo chi dovrà difendere Bossetti, invece, bisogna prendere in considerazione anche il fatto che il padre della piccola Gambirasio lavora nell'edilizia e che nella palestra da lei frequentata c'erano polveri di gesso e altri materiali simili.

E infine ci sarebbe il racconto del fratellino di Yara. Anche in questo caso si può notare come gli investigatori e la difesa possano leggere lo stesso indizio in modo diametralmente opposto. Il fratello infatti aveva ricevuto la confessione di Yara di sentirsi seguita e aveva anche indicato l'uomo, descrivendolo così: "Aveva una barbettina come fosse appena tagliata, e una macchina lunga grigia". È Bossetti, secondo gli investigatori. La difesa fa invece notare che il ragazzino non ha riconosciuto il presunto assassino e che era stato descritto come cicciottello.

Quello che sembrava essere un caso chiuso, potrebbe riservare ancora parecchie sorprese. A meno che nelle prossime ore gli inquirenti non riescano a ottenere una confessione che, a questo punto, renderebbe molto più semplice attribuire davvero la responsabilità dell'assassinio.

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