ROMA: L’INCHIESTA SHOCK SULLA SANITA’ (2 PUNTATA)


Garze di sangue e rifiuti in mezzo ai malati doloranti. LEGGI ANCHE: ROMA: L’INCHIESTA SHOCK SULLA SANITA’ (1 PUNTATA)

 

di Matteo La Stella

Roma – Il pronto soccorso all'interno del Policlinico Umberto I , DEA (Diagnosi Emergenza Accettazione) di secondo livello dovrebbe, data la macroarea che serve, essere il fiore all'occhiello dei pronto soccorso romani, offrendo il massimo.

La struttura è risultata invece inavvicinabile e il trattamento riservato ai pazienti somiglia ad un forte pugno in faccia per chi ha bisogno invece di cure. I malati sono tutti stipati nella sala d'attesa, piccola e piena di barelle, che da' la sensazione, morale e fisica, di come tutte quelle persone con vite e problemi diversi siano costrette a farsi forza tra loro poichè imprigionate tra dolore ed attesa. Gran parte del personale è assente, urla e gemiti di anziani soli al mondo, che in molti casi “scaricano” le ambulanze, vengono ignorati e sostituiti da lunghe riunioni a base di chiacchiere e sigarette.

Questo purtroppo è solo un assaggio. Entrati nel cuore pulsante del DEA si ammirano le prime lettighe già nel grande corridoio. Gli androni più piccoli, che portano alle stanze di visita, sono invece costeggiati da una fila indiana di barelle dove regna la sporcizia. Garze piene di sangue e bottiglie vuote, giacciono in gran numero sul pavimento di locali che, per il loro utilizzo, dovrebbero splendere garantendo a chi è in osservazione, di vivere un luogo pulito, e non appestato.

La prima delle stanze, adatta a contenere 4 persone ne accoglie invece 15, ammassate una sopra l'altra, aggrovigliate in un tappeto di barelle, sdraio e sedie destinate agli gli ultimi arrivati, un tutti contro tutti che sa di favelas. Invece, la seconda stanza piena anch'essa, presenta le barelle schierate in formazione: ai lati, sono disposte orizzontalmente su due file, con lo spazio al centro della stanza, che dovrebbe garantire il passaggio nei casi in cui le condizioni di qualcuno peggiorino, stipato ugualmente di barelle.

Qualora in fondo alla stanza, le condizioni di un paziente precipitassero e fosse necessario l'immediato utilizzo di un defibrillatore, piuttosto che di un trasporto urgente, l'epilogo non potrebbe che essere a sfavore del ricoverato. Pazienti e addetti ai lavori, attori di un film che dovrebbe correre per la vita, e che non può svolgersi in una struttura simile ad un canile piuttosto che ad un pronto soccorso, dove il sovraffollamento produce sdegno e malcontento in chi vi transita per necessità, paziente ma anche contribuente della Sanità Regionale e di un Sistema Sanitario Nazionale che scappa nel momento del bisogno, con gli occhi tappati, dal profondo degrado della seconda struttura ospeda
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