Andria, incidente ferroviario: Parla Rossana Putignano, psicologa che ha assistito i familiari dei sopravvissuti

di Angelo Barraco
 
Bari – Il 12 luglio di quest’anno si è verificato un terribile incidente ferroviario sulla tratta Corato-Andria, tra due mezzi che viaggiavano su un unico binario ad una velocità di 100-110 kmh. Un impatto violentissimo tra due treni che proseguivano la loro marcia con andamento regolare, poiché sicuri del tragitto, fiduciosi delle direttive ricevute in merito al percorso da fare e con la consapevolezza che dinnanzi a loro vi fossero soltanto binari vuoti e distese alberate. Ma così non è stato, poiché i rispettivi treni, stracolmi di passeggeri, si sono incrociati, le lamiere si sono aggrovigliate e hanno spezzato la vista a  23 passeggeri, altri 50 sono rimasti feriti. L’incidente si è verificato al chilometro 51, sulla linea gestita dalla società Ferrotramviaria. L’Italia intera piange vittime innocenti e molti si chiedono di chi sono le responsabilità. Le indagini partono subito e viene istituito un pool di magistrati per coordinare le indagini e sin da subito emergono le prime anomalie. Il treno della stazione di Andria non doveva partire. Gli inquirenti aprono un fascicolo con l’ipotesi di disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo. Gli inquirenti puntano immediatamente l’attenzione  sui capistazione della società Ferrotramviaria che erano in servizio ad Andria e Corato. Il treno si è mosso con l’ok del capostazione e con il semaforo che ha dato un ulteriore conferma di poter proseguire la marcia. Gli inquirenti non escludono nessuna pista, anche se quella dell’errore umano sembra la più accreditata, ma se si fosse trattato di un guasto che ha portato all’attivazione del semaforo? Le indagini puntano su coloro che hanno permesso al treno di lasciare la stazione di Andria, si punta l’attenzione sulla sicurezza dei controlli, il raddoppio delle linee. Intanto la Guardia di Finanza di Bari ha avuto delega per l’acquisizione degli atti presso Ferrotramviaria, Regione Puglia e “ovunque essi si trovino” in merito all’erogazione e la gestione dei finanziamenti europei e regionali per il mancato raddoppio della tratta Corato Andria. Dalle indagini emergono novità poiché sono emerse delle alterazioni sui registri di almeno una stazione in merito all’orario di transito di uno dei tre treni che viaggiava su quella tratta il giorno dell’incidente. La presunta alterazione riguarderebbe i registri di Andria, in particolare un’annotazione a penna in modo evidente dell’orario di partenza del treno ET1021 che si è scontrato con il treno ET1016 proveniente da Corato. Si presenterà in procura a Trani, per essere interrogato, il capostazione di Andria. Il suo difensore spiega però che non è in condizioni di salute tali da consentirgli di parlare. Anche l’interrogatorio del capostazione di Corato salta poiché il suo avvocato è impegnato in un altro processo. Gli avvocati precisano che i loro assistiti chiariranno la loro posizione in merito a quanto accaduto. Gli inquirenti vogliono far luce sulla presunta alterazione dei registri che hanno riscontrato e sono stati avviati anche accertamenti per capire se si sia trattato di un tentativo di copertura. 
 
Uno degli aspetti di cui si parla meno riguarda i sopravvissuti a questo terribile disastro. Pendolari che si sono visti strappare sotto gli occhi la vita di un amico, di un parente o semplicemente di un conoscente con cui avevano parlato pochi secondi prima. Famiglie che aspettavano un figlio, un padre o un marito e invece hanno trovato lamiere e brandelli sparsi di un corpo mutato a causa del violento incidente. Un trauma che rimane indelebile nel cuore e nella mente dei familiari che non si danno pace, che lascia delle cicatrici nell’anima e che mai andrà via. Un’equipe di psicologi sta assistendo i sopravvissuti e i familiari delle vittime, per affrontare nel migliore dei modi questo momento così duro e destabilizzante. Un momento in cui è necessario avere un supporto professionale che garantisca assistenza, sicurezza e una spalla su cui tergiversare un dolore immane. 

La Dott.ssa Rossana Putignano, Psicologa – psicoterapeuta membro del Crime Analysts Team, impegnata in questi giorni a dar sostegno ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime di questa assurda tragedia, ha inviato una nota alla redazione de L'Osservatore d'Italia in merito agli aspetti di cui si parla meno: I sopravvissuti a questo terribile disastro.  
 
“La tragedia ferroviaria del 12 Luglio u.s. ha colpito tutti noi profondamente: anche noi siamo madri, figli, sorelle,fratelli e ognuno si è proiettato nella situazione di dover far fronte a un dolore simile. Nessuno può sopravvivere a una perdita così ingiusta e nessuno è abbastanza anziano per perdere la vita in questa maniera. Bellissima è stata la catena di solidarietà che ha portato tantissima gente a riversarsi nei centri trasfusionali per la donazione del sangue e la presenza massiccia dei colleghi psicologi all’interno della U.O. di Medicina Legale del Policlinico di Bari che ha ospitato le salme per il riconoscimento fotografico e le autopsie. In qualità di Psicologa –Psicoterapeuta anche io ho potuto dare il mio contributo alle famiglie: non ci sono parole, solo carezze abbracci e lacrime, copiose lacrime da asciugare. Li ho accompagnati di sotto dai loro cari, l’odore di morte ti investe appena apri quella porticina che dalle scale conduce all’obitorio. Non scendo nel dettaglio per non soddisfare la macabra curiosità di chi vorrebbe sapere cosa ho visto; infatti,è mia intenzione solamente denunciare i comportamenti di alcuni professionisti. Non specifico la categoria professionale per non ledere l’immagine di chi lavora facendo il proprio dovere e nel silenzio del proprio studio, senza ambire all’inchiesta del momento o al risarcimento di chi si costituirà parte civile, ma è mio doveroso compito non chiudere gli occhi davanti al tentativo bieco di speculare sul dolore, approfittando della mancanza di lucidità delle famiglie. Oltre alla distribuzione di bigliettini da visita, ho visto fare promesse teatrali nei corridoi, assicurare giustizia a tutti i costi e per tutte le vittime del mondo, ho cacciato personalmente persone che non riuscivano a meglio identificarsi. Insomma, non mi aspettavo che uccelli carnivori venissero a mangiare le carcasse di quello che restava nella vita di quelle persone. Perché quei familiari sono solo corpi, fantasmi deambulanti, senza speranza di vita, senza progettualità. La loro quotidianità è stata interrotta bruscamente e devono riorganizzare, in base ai loro tempi, la loro vita senza i loro cari e in questo frastuono e grido di dolore alcune persone hanno avuto il coraggio di avvicinarsi a loro.  Gli sciacalli non sono i giornalisti che fanno il loro mestiere anche perché hanno dato “voce” a chi voleva dire qualcosa, gli sciacalli sono chi per ego personale non si rende conto della delicatezza della situazione sfruttando a tutti i costi la tragedia. Ora si va alla ricerca dei numeri delle famiglie, questo no proprio non lo ammetto!” Come ha detto una mia stimatissima collega “quando finiscono le parole, iniziano le parolacce”  ma io ho finito anche quelle.