Milano, costringe il figlio ad aderire al Jihadismo: condannato

E’ stato condannato a 4 anni e 2 mesi di carcere Sayed Fayek Shebl Ahmed, ex mujaheddin egiziano che ha combattuto in Bosnia, residente nel Comasco e ora detenuto a Nuoro, imputato di terrorismo internazionale per aver convinto il figlio Saged, 23 anni, a partire per la Siria nel 2014 e combattere tra le file di un gruppo legato ad Al Nusra, denominato Harakat Nour al-Din al-Zenki.

La sentenza è stata emessa in abbreviato dal gup di Milano Stefania Pepe, a seguito dell’ inchiesta del pm Enrico Pavone e della Digos.

Secondo l’accusa, il 53enne ha organizzato e finanziato il viaggio del figlio (irreperibile), inviandogli compensi mensili da 200 euro.

Il gup gli ha concesso le attenuanti generiche come chiesto dal pm, perché Sayed avrebbe fornito agli investigatori italiani, tramite il figlio Saged, informazioni sul rapimento di Fabrizio Pozzobon, idraulico di Castelfranco Veneto ed ex consigliere comunale leghista che, partito per la Siria con “l’intento di arruolarsi” sarebbe poi stato rapito.




ISLAMICI LEGATI A JIHAD IN ITALIA NEL MIRINO DELLA PROCURA DI ROMA

Redazione

Indagini a tutto campo per cercare di identificare possibili cellule terroristiche. Una decina di islamici residenti in Italia e sospettati di avere legami con la Jihad e' finita nel mirino della procura di Roma che ha aperto una inchiesta per associazione sovversiva con finalita' di terrorismo.
All'attenzione del procuratore Giuseppe Pignatone e dell'aggiunto Giancarlo Capaldo ci sono gli ambienti ritenuti piu' sensibili alla propaganda del fanatismo islamico. Si indaga, in particolare, sul contenuto di alcune conversazioni via web e sugli accessi ai siti internet ritenuti piu' sospetti.

Intento il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha convocato per oggi una riunione a Roma con i principali procuratori italiani per valutare "la struttura migliore per realizzare il coordinamento, che e' sicuramente l'obiettivo da raggiungere". "Potenzialmente le carceri possono essere incubatori" di un certo estremismo islamico, quindi occorre "grande cautela" ha detto Orlando, parlando a Napoli a margine di un incontro organizzato all'interno del penitenziario di Poggioreale.

"Con i ministri della Giustizia dell'Ue – ricorda – abbiamo discusso durante il semestre europeo dell'esecuzione della pena per fronteggiare questo tipo di fenomeno, perche' isolare queste cellule e' fondamentale, per evitare cio' che e' avvenuto in passato con altre forme di terrorismo". Per il Guardasigilli occorre quindi "evitare che l'esecuzione penale diventi addirittura un momento che rafforzi l'organismo che si vuole contrastare" e quindi, "anche nell'emanazione della normativa antiterrosimo, bisognera' tenere conto di questo aspetto".

"Siamo in guerra con il terrorismo" ha detto il premier francese Manuel Valls nell'intervento all'Assemblea Nazionale.
  "La Francia e' in guerra contro gli jihadisti, contro i radicalismo, ma non contro una religione", ha detto Valss, aggiungendo che "la Francia proteggera' i fedeli (di qualsiasi credo) cosi' come chi non ha alcuna fede. La Repubblica dara' la risposta piu' dura possibile contro il terrorismo. In una una situazione eccezionale debbono essere date risposte eccezionali. Risponderemo a i gruppi che ci minacciano".

Lasciare l'Unione europea renderebbe il Regno Unito "piu' debole" nella lotta al terrorismo, ha affermato il leader del Labour, Ed Miliband, parlando a un evento pubblico a Stevenage, non lontano dalla capitale. Il capo dell'opposizione, di ritorno da Parigi dove ha presenziato alla marcia di risposta agli attacchi nella capitale francese, ha aggiunto che "siamo molto meglio nella lotta al terrorismo quando lavoriamo con altri Paesi". Le dichiarazioni di Miliband hanno subito attirato le ire dell'Ukip, la formazione euroscettica guidata da Nigel Farage, e di molti politici conservatori che auspicano, insieme al premier David Cameron, una rinegoziazione dei rapporti con Bruxelles.