ALLARME SALUTE PUBBLICA: UN DECRETO INTERMINISTERIALE VORREBBE MODIFICARE I PARAMETRI CHIMICI STABILITI PER L'ACQUA POTABILE

[ SCHEMA DI DECRETO INTERMINISTERIALE ]

 

[ DIFFIDA NEI CONFRONTI DEI RESPONSABILI DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO IN SEDE ITALIANA ED EUROPEA ]

 

[ LETTERA AL RESPONSABILE  PER LA DIRETTIVA 98/34 ]

 

Alberto De Marchis

Se le nuove norme divenissero operative, potrebbe accadere che nel lago di Vico la presenza nelle acque destinate a consumo umano di cianobatteri e microcistine verrebbe dichiarata lecita nonostante siano pericolosi per la salute.

È quanto denuncia l’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde, che chiede alla Commissione europea di rigettare lo schema di decreto interministeriale che “pretenderebbe di consentire di erogare come potabile acqua inquinata da sostanze tossiche e cancerogene come cianobatteri e relative microcistine”. La denuncia parte da Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia).

La denuncia, accompagnata da una serie di osservazioni inviate alle istituzioni europee e italiane, di fatto sostiene che lo schema di decreto interministeriale proposto consentirebbe l’erogazione per consumo umano di acqua contaminata o comunque pericolosa per la salute.

L’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde ha presentato dunque alla Commissione Europea un documento di Osservazioni in opposizione allo schema di decreto interministeriale che propone l’introduzione di alcune modifiche al Decreto Legislativo 31/2001 relativamente ai requisiti di potabilità (notification number 2012/0534/I – C50A, title “Schema di decreto interministeriale per l’introduzione, nell’allegato I, parte B, del decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31, del parametro “Microcistina-LR” e relativo valore di parametro”).

La richiesta dell’associazione è che questo schema di decreto “sia rigettato e revocato per palese illegittimità in quanto in flagrante conflitto con la vigente normativa europea ed italiana, e per palese inammissibilità in quanto in flagrante contrasto con le evidenze scientifiche e in altrettanto flagrante violazione del principio di precauzione. Sotto parvenza e col pretesto di colmare un presunto (e non reale) vuoto normativo, di fatto lo schema di decreto interministeriale pretende di legittimare l’erogazione per consumo umano di acqua inquinata da agenti gravemente patogeni, così perpetrando un grave nocumento e violando le norme italiane ed europee attualmente vigenti a tutela della salute”.

Le osservazioni dell’Isde affermano che l’approvazione del decreto renderebbe di fatto lecita l’erogazione di acque destinate a consumo umano anche se contaminate da cianobatteri e loro microcistine, fatto contrario alla Costituzione italiana che tutela la salute. Sostengono inoltre che l’eutrofizzazione delle acque è un chiaro problema e che cianobatteri e microcistine in acqua da bere rappresentano un pericolo per la salute, con una potenzialità tossica “acclarata” e “in parte ancora sconosciuta” per i cianobatteri.

Viene inoltre contestato anche l’iter seguito nello schema di decreto, che sarebbe stato indirizzato per verifica – così afferma l’Isde – solo alla Commissione Imprese e Industrie dell’Unione europea, quando si tratta di sostanze che hanno un impatto sanitario e non industriale.

L’Isde riporta un esempio: “Basti considerare il caso di studio della situazione del lago di Vico: questo lago è affetto ormai da lungo tempo da un gravissimo processo di eutrofizzazione e da sempre più frequenti e massicce fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto anche alga rossa, capace di produrre una microcistina cancerogena, non termolabile e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna lacustre, classificata dalla Iarc (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) come cancerogeno di classe 2 b. Se divenisse legge lo schema di decreto interministeriale citato, la presenza nelle acque destinate a consumo umano di cianobatteri e microcistine verrebbe dichiarata lecita, con le tragiche conseguenze a tutti evidenti”.

ALTRI tabella:

09/09/2012 VITERBO LAGO DI VICO, LA PROCURA INTERVIENE LADDOVE L'INERZIA REGNA. SEMBRA IL TRAILER DEL LAGO ALBANO
28/08/2012 CASTEL GANDOLFO, IL LAGO ALBANO HA I GIORNI CONTATI. TOC TOC… REGIONE? MA I SOLDI LI HAI DATI?
02/08/2012 CASTEL GANDOLFO LAGO ALBANO, LA STANGATA DI LEGAMBIENTE: INQUINATI DUE PUNTI SU TRE


 




LAGO DI VICO: E SE PARLIAMO DEI "COREGONI" SCENDE IL SILENZIO?

Il quantitativo più alto di microcistine-RR finora misurato nelle fioriture italiane di P. rubescens è stato rilevato nel lago Albano del Lazio, con 74 μg/g di alghe in peso fresco. Le tossine finora più frequentemente riscontrate in Italia ad opera di queste specie sono le microcistine. Nel caso delle microcistine si accoppia a questi effetti l’azione cronica tumorale, con bersaglio epatico, epiteliale e gastroenterico. Recenti acquisizioni propongono un ruolo analogo anche per la cilindrospermopsina, che ha effetto tossico sui reni e sul timo, oltre che sul fegato. "

 

Chiara Rai

E’ tempo di “crisi” quindi in nessun modo si vorrebbe intaccare il turismo balneare ma se abbiamo iniziato a parlare dell’inquinamento del lago di Vico, bisognerà pure capire cosa è presumibilmente rischioso per la nostra salute, nell’immediato. A seguito della pubblicazione del  precedente articolo sul lago di Vico, [VITERBO LAGO DI VICO, LA PROCURA INTERVIENE LADDOVE L'INERZIA REGNA. SEMBRA IL TRAILER DEL LAGO ALBANO] sono arrivati dei preziosi contributi, tra i quali è presente un’interrogazione – affermativa, fatta da un esperto: si sono accesi a sufficienza i riflettori sui famosi “coregoni”, che, poiché si nutrono di alghe potrebbero essere rischiosi per chi li mangia a causa presenza di micro cistine algali? Ebbene, su questo tema, presso l’ISS la dottoressa Milena Bruno ha effettuato analisi e ricerche pubblicandole in ambito internazionale. Le analisi della Dr.ssa Bruno sono disponibili su ISTISAN pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità ed hanno un valore altamente significativo  in ambito mondiale, c’è da chiedersi se l’Italia l’abbia recepite nella medesima maniera. Considerazioni sul tema, inoltre, sono presenti sul sito ufficiale della Asl RmH, pubblicate circa due anni fa dal direttore del Dipartimento di Prevenzione Agostino Messineo, e ci sono riferimenti al lago di Vico . Visto che c’è una pubblicazione di valenza mondiale e contate anche 35mila persone che hanno visitato il sito del Dipartimento di Prevenzione della Asl RmH, come mai si è determinato un silenzio assordante su tutta la questione? Si può scegliere di mettere a rischio l’altrui salute? Non si vuole assolutamente puntare il dito su nessuno, si vorrebbe soltanto apportare contributi e approfondimenti su una questione che ha dello spaventoso.  Ma vediamo perché, ecco alcuni estratti della famosa pubblicazione della Bruno per meglio far capire i motivi per cui si parla dei coregoni.
“…Il consumo diretto di molluschi, pesci o acque contaminati da tossine algali è stato associato a casi di avvelenamento anche gravi nell’uomo. Le acque interne interessate da aumenti di fosforo e azoto a causa dello sfruttamento umano sviluppano più o meno velocemente uno stato di eutrofizzazione, ossia di ‘abbondante crescita’ che si riflette immediatamente sulla produttività primaria del corpo idrico. L’aumento di biomassa algale può evidenziarsi in tappeti di alghe fluttuanti sulla superficie dell’acqua, detti ‘schiume’ algali. Anche se non sempre un corpo d’acqua eutrofizzato può dare come risposta una forte crescita algale, per la presenza di altri fattori interferenti, essa tuttavia è la conseguenza più comune, generalmente osservabile sia per grandi laghi che per piccoli stagni. L’alga Rubescens, (presente anche nel lago di Vico), è produttrice di microcistine-RR. Questa specie, grazie alla elevata richiesta di azoto che non può fissare dall’atmosfera, e al moderato fabbisogno di fosforo, è un ottimo competitore ecologico nella maggior parte dei nostri laghi, eutrofizzati dagli apporti fognari e dai dilavamenti dei terreni agricoli iperazotati. Il periodo di fioritura di P. rubescens si sviluppa durante l’autunno e l’inverno a causa della stenotermia fredda che la distingue, e che spinge la specie ad approfondarsi nell’ipolimnio durante la primavera e l’estate. Questa caratteristica in genere fa sì che le fioriture non rappresentino tanto un rischio sanitario per la balneazione estiva, quanto per l’acqua potabile prelevata durante l’estate alla profondità delle popolazioni quiescenti, e per il consumo di fauna ittica contaminata dalle tossine concentrate. Il quantitativo più alto di microcistine-RR finora misurato nelle fioriture italiane di P. rubescens è stato rilevato nel lago Albano del Lazio, con 74 μg/g di alghe in peso fresco. Le tossine finora più frequentemente riscontrate in Italia ad opera di queste specie sono le microcistine, eptapeptidi ciclici inibenti le protein fosfatasi 2A, 2B e C, la cilindrospermopsina, alcaloide guanidinico ciclico e l’anatossina-a, ammina secondaria, potente agonista nicotinico colinergico postsinaptico. Tutte prevedono in caso di intossicazione acuta sintomi gastroenterici di gravità proporzionale alla quantità ingerita, e nel caso dell’anatossina-a sintomi cha vanno da paralisi flaccida fino a morte. Nel caso delle microcistine si accoppia a questi effetti l’azione cronica tumorale, con bersaglio epatico, epiteliale e gastroenterico. Recenti acquisizioni propongono un ruolo analogo anche per la cilindrospermopsina, che ha effetto tossico sui reni e sul timo, oltre che sul fegato. Le microcistine sono molecole estremamente resistenti, a causa della loro struttura ciclica: sono resistenti all’autoclave se ’ambiente è neutro; resistono alla bollitura, al forno a microonde e alla maggioranza degli enzimi digestivi. Solo l’idrolisi acida (per 24 ore) riesce a ridurne la tossicità del 50%. I potabilizzatori riescono a bloccarle solo se dotati di filtri a carbone attivo. A seguito di alcuni di questi studi è stata formulata una soglia di sicurezza per l’intossicazione acuta, fissata a 0,84 μg/L per 2 litri di acqua ingerita al giorno, e per l’intossicazione cronica, fissata a 0,01 μg/L per 2 litri di acqua ingerita al giorno. Nella valutazione della quantità di microcistine ingeribili con gli alimenti, è importante considerare che mentre le tossine sono resistenti alla temperatura, la perdita di peso dei cibi durante l’arrosto va in media dal 25-30 % a 180°C, al 10% a 121°C , e nella cottura in padella del 40-45%."

SINTOMI:

Si presentano  generalmente da  due a dodici ore dopo il pasto:
– sensazione di intorpidimento intorno alle labbra ed al naso
– formicolio delle mani e dei piedi
– sensazione di bruciore al contatto con l'acqua fredda
– forti dolori muscolari ed articolari
– mal di testa, stanchezza, sudore
– nausea, vomito, diarrea, coliche addominali
– arrossamenti prurito e polso rallentato con temperatura normale
Vertigini o sensazioni di perdita di equilibrio
Febbre alta
Sensazione di sapore metallico
Ipotensione arteriosa
Altri sintomi: esacerbazione  di acne scialorrea, fotofobia, oftalmoplegía,
agitazióne, delirio, parálisi di múscoli facciali, spasticità musculare,
iporiflessia, lesioni cutanee, caduta di capelli,desquamazione della pelle ,
sintomi respiratori

tabella PRECEDENTI:

09/09/2012 VITERBO LAGO DI VICO, LA PROCURA INTERVIENE LADDOVE L'INERZIA REGNA. SEMBRA IL TRAILER DEL LAGO ALBANO
16/07/2012 VITERBO, PRESENTATO IL PROGETTO PER LA SALVAGUARDIA DEL LAGO DI VICO
03/05/2012 VITERBO LAGO DI VICO, APPROVATO IL PIANO DI CARATTERIZZAZIONE DELLE ACQUE
 

 




VITERBO, PRESENTATO IL PROGETTO PER LA SALVAGUARDIA DEL LAGO DI VICO

Angelo Parca

E’ stato presentato questa mattina a Palazzo Gentili il progetto contenente gli interventi tecnici e di ricerca finalizzati alla protezione del bacino del Lago di Vico.

Si tratta di una proposta progettuale elaborata dal gruppo tecnico scientifico istituito dalla Provincia di Viterbo, composto dal  professor Giuseppe Nascetti e dal professor Bruno Ronchi dell’Università degli Studi della Tuscia, dal dottor Alberto Grazini presidente provinciale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali, e dall’ingegnere idraulico Alessandro Guarducci. Lo studio elaborato dagli esperti, prende in considerazione tutte le cause che generano inquinamento nelle acque del lago di Vico e suggerisce le conseguenti proposte d’intervento.

“La proposta progettuale che oggi presentiamo – ha spiegato l’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Equitani – si inserisce nel quadro delle azioni che la Provincia di Viterbo, in netta controtendenza rispetto al passato, ha messo in atto per contrastare il degrado delle acque del Lago di Vico e per favorire l’attuazione di idonei interventi in grado di garantire la difesa ed il recupero ambientale dell’intero bacino. La prossima settimana andremo in Regione ad illustrare il progetto e a chiedere i finanziamenti necessari per portare avanti l’ottimo lavoro che il professor Nascetti e la squadra di esperti, hanno svolto con grandissima professionalità. Allo stesso tempo – annuncia poi Equitani – ho avuto rassicurazioni da parte delle autorità militari competenti che, entro il mese di settembre, nell’area dell’ex centro chimico inizieranno le azioni di rimozione delle masse metalliche interrate, per dare poi modo ai tecnici dell’Arpa di procedere con la fase di caratterizzazione del sito e con i conseguenti interventi di bonifica”.

Il progetto illustrato questa mattina è suddiviso in tre diverse azioni.

Una prima azione è rivolta ad individuare tecniche agronomiche e zootecniche ad elevata sostenibilità ambientale per ridurre al minimo l’impatto delle attività agricole sullo stato delle acque, senza compromettere la produttività e la redditività dell’agricoltura locale. In particolare questa fase si basa sull’applicazione di un sistema di assorbimento di fertilizzanti eco-compatibili, capace di assecondare la richiesta nutritiva della pianta durante l’intero ciclo
vegetativo e riproduttivo, riducendo la quantità di principi nutritivi (azoto in particolare) che rischiano poi di disperdersi nel lago e di favorire i processi di eutrofizzazione delle acque.

La seconda azione prevede invece interventi di ingegneria naturalistica, di tipo idraulico ed ambientale, sulle aree a maggior rischio di inquinamento con l’obiettivo di ricostituire un habitat naturale pienamente compatibile con le caratteristiche dell’intero bacino, ed impedire al tempo stesso il proliferare di una fauna selvatica problematica.

La terza azione invece prevede l’elaborazione e diffusione di uno specifico disciplinare di produzione agricola e forestale contenente l’attuazione di tutte le misure di sostenibilità ambientale individuate all’interno del progetto, per garantire lo sviluppo delle attività agricole e la redditività delle produzioni, senza impattare sullo stato di salute delle acque. L’obiettivo finale è quello di mitigare gli squilibri ambientali esistenti, invertendo in primo luogo la tendenza all’eutrofia delle acque lacuali. 

L’assessore Equitani si è detto fiducioso per ciò che riguarda la copertura finanziaria. “Sono certo che la Regione non potrà non tenere conto della validità del lavoro svolto. Da contatti informali avuti con gli uffici competenti è emersa una piena disponibilità. Naturalmente non mancherà un forte pressing da parte nostra”.