MARĂ’: LATORRE PUBBLICA VIDEO CON FOTO DELL'ARRESTO

di Angelo Barraco
 
Taranto – Massimiliano Latorre, il militare accusato insieme a Salvatore Girone di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati lungo le coste del Kerala ha pubblicato su facebook un video correlato con foto che riguardano l’arresto. Il video è accompagnato dalla seguente frase “Questo accadeva il 19 febbraio 2012, 4 anni fa, cioè quando ci portarono in carcere”. Massimiliano Latorre rimarrà in Italia fino al 30 aprile, lo ha deciso la Corte Suprema indiana che ha esteso la sua permanenza. Girone si trova in India. Lo scorso agosto i procedimenti per i due Marò erano stati sospesi a seguito di un’ordinanza del Tribunale per la legge del mare di Amburgo e la loro situazione/posizione era stata congelata. Girone era rimasto in libertà provvisoria con l’obbligo di restare a Delhi e Latorre in convalescenza in Italia dopo l’ictus, in attesa di un nuovo ordine. Le posizioni sul ritorno si Latorre in India sono contrastanti; il presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre (nessuna parentela), ritiene che il fuciliere non deve tornare in India. Non è però la posizione del governo italiano, il quale ritiene che il congelamento della situazione porta ad un allungamento della situazione attuale e fino a quando il collegio arbitrale non deciderà dove tenere il processo, Latorre rimarrà in Italia. Intanto venerdì 15 gennaio scade il permesso che Delhi ha concesso a Latorre e la politica italiana alza la voce: “E' inaccettabile e improponibile anche solo ipotizzare che Latorre possa tornare in India”, riferisce il capogruppo di Forza Italia. Per Salvatore Girone invece il governo italiano ha avanzato, nelle scorse settimane, la richiesta di “misure urgenti” per il rientro in Italia per tutta la durata della procedura.

La vicenda. La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia.



MARO': LATORRE RIMARRA' IN ITALIA FINO AL 30 APRILE, LO HA DECISO LA CORTE SUPREMA INDIANA

di Angelo Barraco
 
New Delhi Massimo Latorre rimarrà in Italia fino al 30 aprile, lo ha deciso la Corte Suprema indiana che ha esteso la sua permanenza. Il governatore dello Stato meridionale del Kerala, Oommen Chandy, aveva riferito: “Chiederemo oggi al primo ministro Narendra Modi di far tornare in India il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre nei tempi previsti dalla sua licenza”. Chandy aveva sottolineato che Modi deve intervenire in modo deciso e che “I marò italiani  hanno commesso un crimine in territorio indiano e quindi devono rispondere alle leggi indiane. Oggi stesso il Kerala chiederà al premier Modi di riportare il militare italiano in India”.Lo scorso agosto i procedimenti per i due Marò erano stati sospesi a seguito di un’ordinanza del Tribunale per la legge del mare di Amburgo e la loro situazione/posizione era stata congelata. Girone era rimasto in libertà provvisoria con l’obbligo di restare a Delhi e Latorre in convalescenza in Italia dopo l’ictus, in attesa di un nuovo ordine. Le posizioni sul ritorno si Latorre in India sono contrastanti; il presidente della Commissione Difesa del Senato Nicola Latorre (nessuna parentela), ritiene che il fuciliere non deve tornare in India. Non è però la posizione del governo italiano, il quale ritiene che il congelamento della situazione porta ad un allungamento della situazione attuale e fino a quando il collegio arbitrale non deciderà dove tenere il processo, Latorre rimarrà in Italia. Intanto venerdì 15 gennaio scade il permesso che Delhi ha concesso a Latorre e la politica italiana alza la voce: “E' inaccettabile e improponibile anche solo ipotizzare che Latorre possa tornare in India”, riferisce il capogruppo di Forza Italia. Per Salvatore Girone invece il governo italiano ha avanzato, nelle scorse settimane, la richiesta di “misure urgenti” per il rientro in Italia per tutta la durata della procedura. 
 
La vicenda. La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia.



MARO': LUNEDI' DAVANTI AL TRIBUNALE DI AMBURGO PER DECIDERE LA LORO SORTE

di Angelo Barraco

Roma – Si torna a parlare dei due Marò e lunedì sarà un giorno importante ad Amburgo poiché presenzieranno i massimi esperti di diritto internazionale. Il destino di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è in ballo davanti al Tribunale internazionale del diritto del mare (itlos) Davanti la corte c’è la possibilità che Latorre possa tornare in Italia e che Girone invece può tornare nel nostro paese quando l’arbitrato internazionale deciderà chi ha ucciso i due pescatori. Da lunedì inizia la partita, da una parte c’è David Bethlehem, con il suo team legale a rappresentare l’Italia e dall’altra parte due noti principi del foto indiani, ci saranno inoltre: PL Narasimha, Alain Pellet, un avvocato francese che e' stato presidente della Commissione di Diritto Internazionale dell'Onu, e il britannico Rodman Bundy. L’udienza la presiederà il giudice Vladimir Golitsyn. Farà parte del tribunale anche il professore di diritto internazionale Francesco Francioni. L’udienza si svolgerà lunedì ma le parti si incontreranno probabilmente domenica pomeriggio in modo informale. Lunedì l’Italia presenterà le sue ragioni oralmente, nel pomeriggio toccherà all’India, poi si sceglieranno 3 giudici, uno scelto dall’Italia, uno dall’India e uno neutrale. L'Italia deve dimostrare che c'e' competenza del tribunale e che c'e' anche urgenza nell'applicazione delle misure richieste per i due maro', per non vanificare le decisioni che saranno prese dal tribunale arbitrale. 
 
La storia: La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia. 



MARO': CORAGGIO AI FUCILIERI DELLA MARINA MILITARE. LATORRE E' VICINO A GIRONE

di Angelo Parca

«Inondiamo» la bacheca Facebook del fuciliere barese Salvatore Girone di «un cuore, un bacio, una bandiera dell'Italia oppure un 'mi piacè e facciamogli sentire il nostro affetto e supporto». A lanciare la proposta su Facebook è Massimiliano Latorre, riferendosi all'altro marò, attualmente trattenuto in India, insieme a lui accusato di avere ucciso due pescatori indiani nel corso di un'operazione antipirateria. «È un Leone ma è anche un uomo – scrive Latorre – Dai tutti insieme. Son sicuro che saremo in tanti». Quattro giorni fa l'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina

 

Attivato l'arbitrato internazionale. L'Italia ha attivato l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, e' stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l'India e di fronte alla impossibilita' di pervenire a una soluzione della controversia. L'Italia chiedera' immediatamente l'applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria di Girone nelle more dell'iter della procedura arbitrale. Da parte italiana, vi sara' un impegno a tutto campo per far valere con la massima determinazione le ragioni a fondamento della nota posizione italiana sulla giurisdizione e sull'immunita'. Obiettivo – si legge in una nota della farnesina – e' la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei nostri due maro' ai quali il governo rinnova la sua vicinanza. Il governo, nelle ore precedenti l'attivazione dell'arbitrato ha informato della decisione i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato e della Camera dei Deputati. 

 

"Bene governo su arbitrato". "Esprimiamo apprezzamento per la decisione del Governo di attivare, come richiesto da tempo dal Parlamento, la procedura dell'arbitrato internazionale per la risoluzione con l'India della vicenda dei Fucilieri di Marina, attivazione della quale eravamo stati informati nelle ore precedenti". Lo scrivono, in una nota, i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera e del Senato, Fabrizio Cicchitto, Elio Vito, Pier Ferdinando Casini e Nicola Latorre. "Ora e' il momento dell'unita' delle Istituzioni e del Paese per vedere finalmente affermati, secondo le norme del diritto nazionale ed internazionale, l'innocenza e i diritti dei Maro' e dell'Italia, dopo oltre tre anni di ingiusta detenzione.A Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rinnoviamo a nome nostro personale e delle intere Commissioni che rappresentiamo, i sentimenti di vicinanza e solidarieta' che abbiamo piu' volte manifestato", aggiungono.

 

 

Slitta ancora il caso marò dinanzi alla Corte Suprema indiana: la prossima udienza sul caso, fissata al 7 luglio, slittera' probabilmente al 14. La Corte, massima istanza giudiziaria indiana, deve decidere sul ricorso presentato da Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contro l'impiego della polizia investigativa Nia nel processo a loro carico per la morte di due pescatori indiani. A fine aprile, la Corte Suprema indiana aveva deciso di rinviare a dopo il primo luglio -dopo oltre due mesi di vacanze estive- l'esame di tutte le cause pendenti, oltre una ventina inclusa quella dei due
maro'. Cio' malgrado gli stessi giudici indiani nell'udienza del 9 aprile aveva stigmatizzato le tattiche -da loro definite, dilatorie- della difesa italiana per rinviare l'inizio del processo. L'udienza adesso sara' proprio alla vigilia della scadenza, il 15 luglio, dei tre mesi concessi a Latorre per proseguire in Italia le cure dopo l'ictus che lo ha colpito nell'agosto 2014 e l'intervento al cuore del 5 gennaio scorso. Intanto, il 7 luglio e' prevista l'udienza dinanzi al Tribunale speciale di New Delhi, che si deve occupare del processo; ma l'inizio del procedimento penale finora e' sempre stato rinviato proprio in attesa che si pronunci la Corte suprema sul merito del ricorso presentato dai due fucilieri