BERLUSCONI E LAVITOLA CONDANNATI A TRE ANNI DI CARCERE

Redazione

Colpo di scena. Silvio Berlusconi è stato condannato dal Tribunale di Napoli a tre anni di reclusione per corruzione nel processo per la compravendita dei senatori. Alla stessa pena è stato condannato anche Valter Lavitola.

"C'erano delle voci, ma, come dissi al giudice, non ne sapevo nulla. Se lo avessi saputo sarei ancora presidente del Consiglio". Così l'ex premier Romano Prodi ha risposto all'ANSA sulla fine del processo a Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la presunta compravendita di senatori che avrebbe fatto cadere il suo governo.

Per il pm Henry John Woodcock, nella vicenda della compravendita dei senatori "siamo di fronte, in fondo, a un banale contratto illecito, una questione di vile pecunia, di scambio, di baratto tra soldi e tutto ciò che rientra nella funzione parlamentare". Il magistrato fa ricorso ad argomenti relativi alle norme civilistiche nel processo nei confronti dell'ex premier Silvio Berlusconi e dell'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola. La replica del pm anticipa l'emissione della sentenza prevista in giornata. Woodcock ha sostenuto che in questa vicenda "i motivi politici rimangono sullo sfondo". Per chiarire il concetto, come esempio il pm ha ricordato episodi della storia come il delitto Matteotti e alcuni atti rivoluzionari: "Chi può negare che vi siano stati motivi politici? E ciò elide la rilevanza penale? io dico no". Woodcock si è inoltre soffermato sull'articolo 318 del Codice penale secondo la formulazione fatta nel 2012 in cui si parla di "asservimento" della funzione pubblica. I legali della difesa sostengono infatti che non può essere applicato in questo caso in quanto emanato in un periodo successivo ai fatti contestati. Tale asservimento "era punibile prima della legge del 2012? O era penalmente irrilevante? Questo è il quesito che il Tribunale dovrà sciogliere – ha detto il pm – Quanto agli elementi emersi nel corso del processo le strade portano in una unica direzione: la compravendita". Il pm Fabrizio Vanorio ha sottolineato che la sentenza "farà giurisprudenza perché è il primo caso in cui si affronta il tema della corruzione parlamentare".