Lazio, emergenza rifiuti: Rida Ambiente paralizza i servizi in decine di Comuni

 

di Chiara Rai

 

LAZIO – E’ emergenza rifiuti nel Lazio e soprattutto nell’hinterland della Capitale. Il motivo? La chiusura improvvisa del sito di conferimento dell'indifferenziato di Rida Ambiente che ha mandato in tilt decine di Comuni che che conferiscono i rifiuti nell'impianto di Aprilia. Parliamo di oltre un milione e settecentomila cittadini interessati da questo mancato conferimento. I disservizi sono stati improvvisi, dall’oggi al domani e all’origine ci sarebbe un contenzioso sorto tra Rida e la Regione Lazio. Quest’ultima a seguito dei controlli dell’Arpa, aveva intimato l’azienda di mettersi in regola rispetto ad 1 codice Cer nella linea di produzione cdr/css. Elementi che non incidevano assolutamente sull’operatività dell’impianto stesso per gli altri codici. La stessa Regione ha diffidato Rida ambiente parlando di “situazione di grave inadempienza venutasi a creare a causa della decisione della società che, arbitrariamente ed in maniera del tutto ingiustificata, ha interrotto il servizio di conferimento e trattamento dei rifiuti”. Dal canto suo in una nota la Rida ha sostanzialmente detto che ha dovuto prendere questa decisione perché altrimenti si sarebbe trovata a produrre contro legge e per questo si è "vista costretta a chiedere nuovi controlli urgenti e a bloccare temporaneamente l’impianto“

Perciò è arrivato il fermo improvviso: L’impianto di conferimento dei rifiuti RIDA AMBIENTE S.r.l. ha comunicato, senza preavviso alcuno, ai Comuni convenzionati di Albano Laziale, Anzio, Aprilia, Ariccia, Artena, Bassiano, Campo di Mele, Capranica Prenestina, Carpineto Romano, Cerveteri, Cisterna, Colleferro, Colonna, Cori, Fonte Nuova, Gavignano, Genazzano, Genzano di Roma, Gorga, Labico, Lanuvio, Lariano, Latina, Maenza, Marino, Monte San Biagio, Nemi, Nettuno, Olevano Romano, Pontinia, Priverno, Prossedi, Rocca Massima, Rocca Priora, Rocca Gorga, Rocca Secca, Sabaudia, San Felice Circeo, San Polo dei Cavalieri, San Vito Romano, Segni, Sermoneta, Sezze, Sonnino, Sperlonga, Tivoli, Valmontone e Velletri l’immediata interruzione del servizio. Nel frattempo il Comune di Albano Laziale ha fatto sapere che La Regione Lazio ha individuato l’impianto di Viterbo come alternativa. Nella giornata di ieri, il servizio è stato garantito almeno nel territorio di Albano. Oggi è stata ritirata regolarmente la frazione di umido, mentre l’indifferenziato è stato raccolto solo per il 60% delle utenze interessate. Tra Roma e Lazio il caso rifiuti è veramente fuori controllo e in più c'è la questione dell'individuazione delle aree idonee ad accogliere impianti di gestione dei rifiuti che pesa come un macigno sulle amministrazioni locali alle porte di Roma, a questo proposito i Consiglieri metropolitani Federico Ascani, Mauro Alessandri, Massimiliano Borelli, Flavio Gabbarini, Svetlana Celli, Pierluigi Sanna e Valeria Baglio hanno chiesto e ottenuto una seduta ad hoc. Infatti, il 26 giugno è stato convocato il Consiglio Metropolitano per discutere della situazione della gestione rifiuti




LAZIO RIFIUTI: L'ABRUZZO SI BECCA LA "MONNEZZA DE' NOANTRI"

di Chiara Rai

Il Lazio che chiede aiuto all’Abruzzo per trattare la “monnezza de’ noiantri”. E’ stato appena approvato un accordo tra Regione Lazio e Regione Abruzzo per il trattamento temporaneo di 110 t/g rifiuti indifferenziati prodotti da Roma Capitale.

La criticità della situazione dei rifiuti in Capitale è palesemente ammessa dalla Regione nello schema di approvazione dell’ accordo. Un’intesa che dovrebbe essere “temporanea” ma che come la maggioranza delle iniziative “provvisorie” intraprese in Italia, cesserà soltanto quando gli impianti del Lazio saranno in grado di trattare i propri rifiuti. La proposta arriva dall’assessore alla Mobilità e Rifiuti Michele Civita.

La Regione Lazio asserisce di aver riscontrato la non autosufficienza degli impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati prodotti dal territorio laziale. Insomma gli impianti che abbiamo nel Lazio non sono in grado di trattare tutti i nostri rifiuti indifferenziati. Abbiamo decisamente una grossa carenza. Del resto Ama a luglio 2014 ci ha fatto sapere che la capacità impiantistica di Roma capitale è ormai sfruttata fino al 95%, che i macchinari degli stessi impianti sono sottoposti a stress e logoramento e che il livello e che elevato del loro utilizzo non ne permette una regolare manutenzione.

Oltre al danno c’è anche la beffa di non essere in grado di differenziare i rifiuti:

Infatti, Roma Capitale non ha raggiunto la percentuale di raccolta differenziata così come stabilito dall’art. 205, comma 1, del D.Lgs. n. 152/2006, ed erano le seguenti: 35% (2003-2006), 40% (2007), 45% (2008), 50% (2009), 55% (2010), 60% (2011), 65% (2012).

A fronte di questi obiettivi di riciclo, i dati ufficiali dell’Ama hanno il 25,66% raggiunto nel 2012. A dicembre 2013 secondo quano asserito da una nota del Comune di Roma A dicembre la raccolta differenziata ha superato il 30 per cento. Esattamente il 30,2 per cento della produzione totale dei rifiuti.

L’ Accordo con l’Abruzzo entrerà in vigore alla data della stipula dello stesso tra i Presidenti delle Regioni Lazio ed Abruzzo. Nicola Zingaretti dovrà dunque rendere conto ai cittadini del Lazio di questo ennesimo falimento non certo prodotto soltanto dalla sua Giunta ma evidentemente non risolto. Il costo di conferimento e le modalità di pagamento verranno direttamente pattuiti tra la società AMA in qualità di gestore della raccolta e trasportatore dei rifiuti urbani indifferenziati di Roma Capitale e il gestore dell’impianto di destinazione. Ma i cittadini vorrebbero che questi costi “pattuiti” venissero comunicati direttamente a chi paga questo fallimento: la collettività. Si chiede pertanto, nel corso dei vari trionfalistici annunci della Regione Lazio rispetto a presunti obiettivi raggiunti, che venga chiaramente comunicato ai cittadini quanto costerà ai romani trasferire i rifiuti indifferenziati in Abruzzo.




LAZIO, RIFIUTI: ANCORA EMERGENZA, ANCORA DISCARICHE ILLEGALI. SUBITO COMMISSIONE D'INCHIESTA REGIONALE SUGLI ULTIMI VENTI ANNI DI GESTIONE RIFIUTI

"Il 16 dicembre 2013 Bruxelles ci ha risposto di aver fatto confluire la nostra denuncia e le prove da noi fornite nella procedura di infrazione già aperta nei confronti dell'Italia proprio per le discariche delle province di Roma e di Latina".

 

di Riccardo Magi consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista Civica Marino e Massimiliano Iervolino, membro della Direzione di Radicali Italiani

Mentre la verità giudiziaria e le responsabilità penali contestate ai singoli indagati nell'affaire Cerroni saranno accertate dalla Magistratura è assolutamente necessario che la Regione Lazio istituisca una Commissione d'inchiesta – come previsto dall'art. 35 dello Statuto – che faccia luce sugli ultimi venti anni di gestione scellerata del ciclo dei rifiuti nel Lazio.

Le responsabilità della classe politica comunale e regionale degli ultimI due decenni non solo hanno favorito lo strapotere del monopolista ma hanno permesso l'esistenza di discariche in cui vengono conferiti rifiuti non trattati in violazione della normativa europea e nazionale. Questo avveniva a Malagrotta fino a pochi mesi fa e continua ad avvenire a Borgo Montello (Lt), L'Inviolata-Guidonia (Rm), Cupinoro-Bracciano (Rm). Tant'è che nell'ottobre scorso abbiamo denunciato questa situazione sia alla Commissione Europea che alla Procura della Repubblica allegando una documentazione fotografica ( http://www.youtube.com/watch?v=NlQqIYBjyFw ) su questi siti. Il 16 dicembre 2013 Bruxelles ci ha risposto di aver fatto confluire la nostra denuncia e le prove da noi fornite nella procedura di infrazione già aperta nei confronti dell'Italia proprio per le discariche delle province di Roma e di Latina. La procedura è ancora pendente di fronte alla Corte di Giustizia Europea ed è tutt'altro che chiusa a seguito della chiusura di Malagrotta.
 




LAZIO RIFIUTI: LA TERRA DEI FUOCHI SPENTI

 di Maria Lanciotti


La notizia

“Hanno arrestato Cerroni” il succo della novità ripresa e rilanciata in un baleno dai media giovedì 9 gennaio di prima mattina. Non si è fatta festa in piazza, non si celebra una notizia attesa da anni ed esplosa come si fosse trattato della scoperta del secolo. Non ci si mette l’anima in pace perché è stato ufficialmente annunciato che il cancro c’è, diffuso non si sa quanto e in fase terminale. Non è che non fosse evidente il marcio che si sta pappando da anni e anni territorio e cristiani. E tuttavia l’inerzia regna sovrana, mentre si sta facendo serenamente e acquiscentemente la fine dei sorci, annegati nelle fosse abusive.
 

Si dovrebbe fare una lunga serie di passi indietro
Si dovrebbe tornare a quelle parole di Giuda che pronunciò Piero Marrazzo in una bella serata di luglio del 2008 a Velletri, in piazza del Comune. L’allora governatore del Lazio, mentre garantiva, accoltellava. Gasava, per meglio dire. Superprotetto dalle forze dell’ordine come dentro a una cassaforte. Riverito e coccolato dai politici locali. Non tutti con la faccia pulita. E d’altro canto, salvo un gruppo di ragazzi che furono i primi a dare la sveglia, unitamente al Comitato Acqua Pubblica di Velletri che aveva lanciato l’allarme arsenico, l’ex conduttore di Mi manda Raitre godeva della simpatia del popolo italiano, di cui si era guadagnato la fiducia in tanti anni di servizio nel ruolo di angelo custode del cittadino e castigamatti per imbroglioni d’ogni risma. Un trampolino di lancio non da poco, per atterrare a tempo debito sull’ambita poltrona. E il 22 ottobre 2008, non più commissario straordinario per l’emergenza rifiuti fin dal precedente 30 giugno, firma l’ordinanza per l’avvio della costruzione dell’inceneritore di Albano Laziale, i cui lavori da parte del Co.E.MA sarebbero dovuti partire entro il 31 dicembre 2008, per non farsi scappare gli incentivi pubblici Cip6. In assenza dell’Autorizzazione Ambientale Integrata, ancora in istruttoria.
 

Ma è inutile rimestare nella piaga
Tornando al marcio che infesta le nostre zone, tanto per restare nei confini geografici e i relativi assetti, certo qualcosa si è mosso. Arresti e ordinanze di custodia cautelare, il Grande Vecchio messo in pantofole, sequestro di beni mobili e immobili, coperchi che saltano e si salvi chi può. E questi sono fatti e non chiacchiere. Ma non confortano. Siamo nei guai fino al collo e nessuno che sappia indicare come uscirne. Mentre c’è chi trema e chi trama. Vocine di palazzo che azzardano gorgheggi, silenzi eloquentissimi, musiche stonate. Se ne sono combinate troppe e troppo grosse in tanti anni di arruffamento e di arraffa-arraffa, e adesso si teme il conto dell’oste.


Anche la stampa appare disorientata
La stampa libera e quella vincolata. I legali del Grande Vecchio sanno a chi rivolgersi per emanare le loro note di difesa e di contrattacco o per intimare il silenzio, ma non sanno come far tacere chi ha mantenuto la bocca libera dal morso. E poi c’è la popolazione che si traccheggia fra una lunga dormita e un sussulto, mai veramente presa nelle spire di un problema che ci sta strangolando da decenni e di cui non ci si affatica a comprendere portata e dinamiche. Qualcun altro ci penserà, suggerisce la pigra coscienza, e si delega tutto a chi non aspetta altro che di avere via libera per perpetrare i suoi crimini.
 

Crimini e criminali
Perché di questo si tratta, di crimini e di criminali. Il Grande Vecchio da solo non poteva fare tanti danni. Anche se a lui questo piace pensare e far credere. Si è fatto da solo, ma non ha fatto tutto da solo. Ora aspetta al calduccio di riscuotere il grosso credito che vanta nei confronti dell’Ama, per cattiva gestione dell’Azienda e clientelismi appurati. E non è dato sapere come si metteranno le cose con gli altri suoi debitori, fra cui qualche castellano con la fascia tricolore. Perché questo è stato sempre il metodo suo e della sua squadra: lavorare e far lavorare di frodo. E in tanti, in troppi, hanno abboccato. E adesso stanno stretti nel suo pugno e nelle maglie della Magistratura. Che si spera ardentemente proceda nella sua inchiesta senza incagliarsi in secche preordinate.
Intanto si ricompone ai vertici il nuovo assetto
Nello stesso giorno in cui è stata diffusa la notizia degli arresti, sono stati presentati in Campidoglio i nuovi vertici dell’Ama. Senza por tempo in mezzo, tutto coordinato. Subentrano alla guida dell’Azienda Municipale Ambiente di Roma le due dirigenti Rita Caldarozzi e Carolina Cirillo e il nuovo Amministratore delegato, Ivan Strozzi. Un nome che incute rispetto. Si vedrà. Ora dovrebbe partire sul serio la raccolta differenziata. Se non parte stavolta, mettiamoci pure una pietra sopra. E intanto mettiamo le mani al portafoglio: tocca alla cittadinanza riempire i buchi finanziari prodotti da una gestione assassina dei cosiddetti rifiuti. Ma non si chiamano rifiuti: si chiamano risorse, se si vuole.
 

Una domanda si pone
Non si può evitare di porre una domanda a chi è tenuto a dare una risposta.
Chi risarcirà le vittime di questa sporca guerra non dichiarata, chi ridarà loro gli anni spesi in tante battaglie che sembravano perdute in partenza, attaccati sempre ad un filo di speranza senza farsi sommergere mai dalla disperazione. Chi risarcirà studi interrotti, progetti rimandati o annullati, salute compromessa, lutti in famiglia? Ma per questo tipo di conti è ancora presto. Si sta ancora sulla breccia, all’erta più che mai: i colpi di coda di certi pesci grossi, di certi squali insaziabili, non vanno mai sottovalutati. I Movimenti contro discariche e inceneritori questo lo sanno bene, tanti anni di lotta hanno fatto scuola. Perciò, visiera abbassata e pronti ad ogni evenienza.
 

Giunta Comunale di Albano Laziale e sindaci di bacino
La lunga inchiesta condotta dal NOE che ha portato per ora all’arresto di sette persone fra cui il Grande Vecchio e Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio, riguarda in buona misura la discarica di Roncigliano e l’inceneritore dei Castelli Romani, nel comune di Albano Laziale. Luca Andreassi, consigliere delegato ai rifiuti, in una nota stilata con tutto comodo esterna il dubbio che forse esistono “falle enormi nel sistema di gestione dei rifiuti della Regione Lazio”. È già un passo avanti, e chissà quanto gli sarà costato. E teme di dover imbracciare la ramazza per ripulire le strade di Albano. O Cerroni o monnezza la sua ristretta visuale, ma ognuno ha i suoi limiti. Più che altro Andreassi sembra vagare in un deserto. Mentre il sindaco Nicola Marini, caduto dalle nuvole, così esprime la sua meraviglia: “Da quanto apprendiamo sembrerebbe che le accuse siano molto gravi e che riguarderebbero anche la discarica presente nel nostro territorio”. E auspica che si muova la raccolta differenziata “rinunciando definitivamente alla politica del passato basata su discariche e inceneritori”. La Giunta Marini forse dovrà vedersela col Grande Vecchio, che adesso penserà solo a riscuotere enormi crediti, bussando forse anche ad altri palazzi castellani.
Degli altri sindaci di bacino non ci giunge voce, forse stanno ponderando. Non hanno mai creduto sul serio di poter bloccare il Sistema Cerroni attraverso manifestazioni di piazza, ma facevano diligentemente la loro comparsa o mandavano i loro rappresentanti per rilasciare dichiarazioni standard. Sempre molto affaticati, per non dire riottosi, quasi sentendosi presi per la collottola. Però all’ultimo corteo, nell’ottobre del 2013, c’erano quasi tutti, perché era imponente ed esuberante, non una passeggiata di rito. E dunque non si poteva mancare, per dovere istituzionale.
 

Roma Capitale e Città del Vaticano
Alla discarica di Roncigliano, oltre ai rifiuti di Fiumicino e Ciampino, arriva parte della spazzatura indifferenziata di Roma Capitale e della Citta del Vaticano. Il Sindaco Marino sulla vicenda ha detto la sua alla maniera di Pilato, del tipo: “Ci sono stati degli arresti ma non ho informazioni privilegiate. Quello che credo sia importante é rendere il Comune in ogni sua area strategica una casa di vetro dove legalità e trasparenza sono al primo posto”. Mentre Papa Francesco non sembra occuparsi affatto di queste miserie umane, per quanto dimostri grande attenzione ai problemi terreni e concreti, in ambiti anche lontani da San Pietro. Ma avrà i suoi santi motivi per astenersi dall’entrare in argomento, anche se una sua parola di vicinanza molto potrebbe essere di conforto non solo per gli abitanti di Roncigliano e dei Castelli Romani, che si stanno saturando i polmoni anche con i miasmi della Città del Vaticano, meta di pellegrinaggio da tutto il mondo e quindi molto produttiva in fatto di monnezza, ma anche per tutta quella gente che sta subendo un lento avvelenamento di massa in un ambiente disastrato e irrecuperabile come per esempio in Campania, nella “Terra dei fuochi”. Qui da noi non ardono fuochi, l’inferno si trova sottoterra e sta tutto corrompendo senza rimedio. E questo non è un mistero per nessuno. Eppure si continua a bluffare, tirando in ballo un’emergenza rifiuti pianificata a tavolino.
 

Il ferro di Roma e i giorni della verità
Le indagini del NOE intanto vanno avanti, scavando soprattutto nei rapporti del Gruppo Cerroni con la politica. Sull’altro fronte, i legali preparano il piano di difesa per i sette arrestati, tutti ai domiciliari. Domani, martedì 14 gennaio, dovrebbero apparire dinanzi al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Rando, manager e fedelissimo di Cerroni, e Giuseppe Sicignano, direttore della discarica di Roncigliano, nel comune di Albano Laziale. Mercoledì 15 sarà la volta del Grande Vecchio e di Bruno Landi, suo alter ego. Giovedì interrogatori per Raniero De Filippis, funzionario pubblico, l’imprenditore Pietro Giovi e Luca Fegatelli, il dirigente regionale accusato tra l’altro di aver tentato d’inquinare le indagini del Noe di Roma. L’ordinanza del Gip prevede anche il confronto con Piero Marrazzo, accusato di falso e abuso d'ufficio. Peccato, proprio adesso che l’ex governatore del Lazio, dopo esperienze di trans e cocaina e purificazione in ospitali monasteri, si era rifatto una verginità, una nuova giovane compagna dopo la separazione dalla pazientissima signora Serdoz, e si era ripresentato come rinato in Tv. Perché costui non si trova in galera da quel dì, uno si domanda. E forse la risposta stavolta verrà. Intanto le acque (nere) si agitano per gli arresti del Grande Vecchio e Company. Dice la sua Renata Polverini – succeduta a Marrazzo dimissionario alla Regione – ma si ripete invano, parole trite; dice la sua Francesco Storace – vicepresidente del Consiglio regionale ed ex governatore del Lazio – in difesa di Nicola Zingaretti “lasciato solo di fronte al ‘cerronismo’” e recrimina sul silenzio di Alemanno, Veltroni e Rutelli e anche di molta parte della destra, mentre vede in fibrillazione il centrosinistra per le eventuali rivelazioni del Grande Vecchio. Dice la sua Marco Vincenzi, capogruppo Pd alla Regione, ribattendo che tutto è stato fatto presto e bene, fino alla chiusura di Malagrotta.


In tutto questo non si accenna minimamente da parte di nessuno a quello che si deve aspettare un povero cittadino di questa terra dei fuochi spenti, dove il marciume genera marciume e fra collusi e collisi tutti sembrano avere a che fare con il Grande Vecchio, che si aspetta pure di venir santificato a suo tempo.




LAZIO RIFIUTI: URGE UN NUOVO CONSIGLIO STRAORDINARIO

Redazione

“Mi aspetto che la sinistra rompa il silenzio in Regione con la convocazione di un nuovo Consiglio Straordinario sui Rifiuti. Occorre garantire massima trasparenza alla cittadinanza e la Regione deve assumersi le proprie responsabilità politiche. Zingaretti potrà sgombrare il campo da strumentalizzazioni e polemiche soltanto riferendo in Aula e con il suo assessore Civita dimissionario”, così dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e componente della commissione Ambiente e Rifiuti, a grave commento di quanto sta ulteriormente emergendo dalle indagini e dalle intercettazioni sull’inchiesta nella malagestione dei rifiuti nel Lazio.  “Questa esigenza si fa sempre più pressante se si analizza un contesto in cui, con il termine del commissariamento del prefetto Sottile, la politica dovrà essere necessariamente chiamata alle sue responsabilità e, in particolare, a decisioni importanti e delicate per il futuro ambientale del nostro territorio. Ma con Civita assessore all’Ambiente la politica non potrà pensare di riacquistare la necessaria credibilità per poter onorare degnamente queste decisioni di fronte alla cittadinanza, Zingaretti lo sa ma continua a temporeggiare in attesa di quali ulteriori eventi?”, conclude Santori.

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CASTEL NUOVO DI PORTO, ORIOLO ROMANO E SERMONETA: MENZIONE SPECIALE PERCHE' HANNO RIDOTTO DEL 90% I RIFIUTI DA SMALTIRE

Redazione

Lazio – Sono Castelnuovo di Porto (VT), Oriolo Romano (RM), Sermoneta (LT), Gallese (VT), Alatri (FR), Nepi (VT), Allumiere (RM), Cave (RM), Canepina (VT) e Campodimele (LT) i Comuni Ricicloni 2013 di Legambiente, quelli che nel 2012 hanno superato il 65% di raccolta differenziata. Non c'è nessun capoluogo nel Lazio e nel centro Italia che abbia raggiunto questa soglia, richiesta per legge entro il 2012. Roma altra grande assente, rimane ferma al 24%. Riconoscimento speciale per Castelnuovo di Porto, Oriolo Romano e Sermoneta che si aggiudicano anche il nuovo prezioso titolo di questa XX edizione come comuni “Rifiuti Free”, per essere riusciti a ridurre di circa il 90% la quantità di rifiuti da smaltire. Cresce lentamente nel Lazio il numero dei ricicloni, che passa da 6 a 10 Comuni che hanno intrapreso una corretta gestione dei rifiuti. Dei 378 Comuni totali, rappresentano appena il 2,6% ma sono in crescita di un +1,06% rispetto allo scorso anno. Sono i piccoli e medi comuni a tenere alto il valore nel Lazio, con metà dei comuni che è sotto i 5.000 abitanti, 8 su 10 sotto i 10.000 e tutti comunque sotto i 30.000 abitanti.

Tra i comuni del Centro Italia sopra i 10.000 abitanti che hanno intrapreso una corretta gestione dei rifiuti troviamo Alatri, new entry di quest'anno, al 14° posto nazionale con una percentuale di raccolta differenziata pari al 65,7% e un indice di buona gestione -non legato solo alla differenziata, ma l'azione a tutto campo nella gestione dei rifiuti, dalla produzione, a riduzione e riciclo- di 54,07 punti. Due posizioni più in basso troviamo Cave, il secondo comune laziale nella classifica, con una differenziata che raggiunge il 66% e un indice pari a 52,49. Castelnuovo di Porto, già incoronato il migliore della Provincia di Roma nell'edizione locale del premio, occupa la seconda posizione fra i comuni del Centro Italia con meno di 10.000 abitanti con il 79,3% di differenziata e un indice di buona gestione di 70,27. In 8° posizione Oriolo Romano che differenzia il 72,4% dei rifiuti e ha un indice pari a 67,68. Sermoneta si piazza in decima posizione con una differenziata dell'81,3% e con un indice di 63,64, seguita da Gallese (22° posto) che raccoglie in maniera differenziata il 67,5% dei materiali dopo il consumo e ha un indice di 58,39. Nepi al 35° posto, raggiunge quota 65,4% di differenziata e ha un indice di 53,90. Allumiere ha raccolta differenziata pari al 65,4% e indice 53,63. Infine al 41° posto troviamo Canepina con differenziata pari a 62,2% e un indice di 51,62 e subito dopo Campodimele con differenziata al 66,2% e indice di 51,10.

Nelle grandi città siamo spesso oltre la sperimentazione, ma Roma rimane ben al di sotto della soglia di legge e si ferma al 24% secondo gli ultimi dati di Ecosistema Urbano, con un porta a porta attivo solo parzialmente in alcune parti di Municipi. Per la XX edizione del Premio Comuni ricicloni, sono ben 1.293 i campioni nella raccolta differenziata dei rifiuti, il 16 per cento dei comuni d’Italia per un totale di 7,8 milioni di cittadini che hanno detto addio al cassonetto, pari al 13 per cento della popolazione nazionale che oggi ricicla e differenzia i rifiuti. E’ ancora il Nord Italia ad aggiudicarsi il podio per la gestione dei rifiuti, con Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno; tra i capoluoghi del Nord vince proprio Belluno mentre per il Sud primeggia Salerno.

“Crescono le esperienze di buona gestione dei rifiuti nel Lazio soprattutto nelle piccole realtà, con raccolte porta a porta con risultati ottimi per la differenziata, ma Roma e i capoluoghi del Lazio restano a guardare. Serve molto impegno da parte della Regione, ma soprattutto nella Capitale con la nuova amministrazione Marino –ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Il porta a porta è il modello vincente e va esteso in tutto il territorio, fondando un nuovo ciclo virtuoso che batta discariche e inceneritori, rimettendo mano al piano rifiuti regionale e puntando su impianti per gestire la raccolta differenziata. Dopo le scelte importanti della Regione rispetto agli investimenti di 130 milioni di euro per progetti di porta a porta con i Comuni e le province del Lazio, ora attendiamo grandi novità dal Comune di Roma: bisogna accelerare sulla raccolta domiciliare e fermare invece scelte sbagliate sul modello a cassonetto per la nuova raccolta a Tor Bella Monaca, Eur e Prati, così come sui cassonetti a scomparsa. Siamo anche molto preoccupati della nuova proroga per la discarica di Malagrotta, sulla scelta del nuovo sito continuiamo a chiedere un percorso trasparente e partecipato, visto che già più volte il commissariamento ha dimostrato tutti i suoi limiti. Ancor di più dopo la bocciatura dei decreti per il trattamento meccanico biologico fuori provincia.”
 




LAZIO RIFIUTI, BRUXELLES RINVIA L'ITALIA ALLA CORTE DI GIUSTIZIA

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Angelo Parca

Lazio – La Commissione europea rinvia l'Italia alla Corte di Giustizia europea a causa sulla questione del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio. Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha scritto al commissario europeo Janez Potocnik assicurando l'impegno dell'Italia, grazie alla sinergiacon la nuova amministrazione della Regione e con il Comune di Roma, a completare il programma per allineare la capitale d'Italia agli standard previsti dalle direttive europee prima che la Corte assuma la sua decisione'. Per Clini sono ''urgenti raccolta differenziata e recupero''.

Potocnik però, nonostante la presa d’atto dell’impegno di Clini, ha rilevato che sono a rischio la chiusura della discarica di Malagrotta e il trattamento dei rifiuti, oggetto della procedura d'infrazione aperta nel 2011'. Il ministro ha convocato per il 20 marzo Ama e le imprese individuate dal decreto del 3 gennaio, 'per definire un piano di azione vincolante.

Clini ha inoltre scritto al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al commissario della Provincia, Umberto Postiglione, per sbloccare le procedure di autorizzazione, degli impianti di trattamento e recupero ''che potrebbero dare una svolta definitiva alla gestione dei rifiuti di Roma''.

Fino ad oggi due scadenze pesano sull'emergenza rifiuti: il 10 aprile e il 30 giugno. La prima rappresenta la fine del conferimento di rifiuti non trattati di Malagrotta. Si parla di circa 1.200 tonnellate giornaliere.Mentre il 30 giugno verrà vietato il conferimento nella discarica di Malagrotta di qualsiasi tipo di rifiuti.

 

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tabella PRECEDENTI:

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04/05/2012 LAZIO RIFIUTI, MONTI ORTACCIO, RIANO E PIAN DELL'OLMO SITI IDEALI: PAROLA DI CERRONI
21/03/2012 ROMA RIFIUTI, VALENTINI (PD): “MOZIONE PER NO A DISCARICA MONTI DELL’ORTACCIO”
10/01/2013 LAZIO, PIANO RIFIUTI. IL TAR BOCCIA E SMENTISCE LA REGIONE. TUTTO DA RIFARE



LAZIO RIFIUTI, CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE IL RICORSO DI CLINI

Angelo Parca
 
Lazio – Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso del ministro all'Ambiente Corrado Clini contro l'ordinanza del Tar del Lazio che ha sospeso il decreto che disponeva il trasferimento dei rifiuti di Roma in quattro siti del Lazio.
"Certamente non possiamo essere soddisfatti per una sentenza che ci dà torto – dichiara il sindaco Nicola Marini -. Restiamo, infatti, profondamente convinti della validità e della fondatezza delle nostre istanze. Non possiamo, però, non riscontrare con soddisfazione che il Consiglio di Stato abbia accolto il ricorso del Ministero dell'Ambiente esclusivamente sull'unico presupposto del possibile aggravarsi della situazione emergenziale della Città di Roma. E non solo non entra nel merito, di fatto legittimandole, delle motivazioni che avevano portato il TAR ad accogliere il nostro ricorso, ma indica proprio in quella del TAR la sede deputata a discutere ed entrare nel merito. Per questo chiederò l'immediato anticipo della camera di Consiglio del TAR (fissata per il 22 giugno) per poter discutere al più presto delle nostre ragioni. Insomma se da una parte riceviamo uno spiacevole colpo, peraltro piuttosto scontato, dall'altra troviamo conferma implicita nella fondatezza delle ragioni che stiamo sviluppando nella complessiva battaglia sulla gestione dei rifiuti, inceneritore compreso, sul nostro territorio".  Gli impianti che secondo il piano devono ricevere i rifiuti, evitando così l'emergenza nella Capitale, sono quelli di Albano Laziale, Viterbo, Colfelice e Castelforte a Latina.

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LAZIO, IL TAR BLOCCA IL DECRETO CLINI: VITTORIA DEI CITTADINI CONTRO I RIFIUTI DELLA CAPITALE

Redazione

Lazio – Roma sull'orlo dell'emergenza rifiuti. Il Tar del Lazio ha bloccato il decreto del ministro dell'Ambiente Corrado Clini che imponeva il trattamento di una parte dei rifiuti della capitale negli impianti delle altre province del Lazio.

Quattro i siti di stoccaggio dove il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti romana, Goffredo Sottile, aveva previsto il trasferimento dei rifiuti di Roma, Fiumicino, Ciampino e Citta del Vaticano: Albano laziale (Roma), Viterbo, Colfelice e Castelforte (Latina). E a presentare il ricorso ricorso era stati congiuntamente il Comune di Albano, la Provincia di Frosinone e la società che gestisce l'impianto di trattamento meccanico e biologico (Tmb) di Colfelice, la Saf.

Appena due giorni fa, Clini aveva detto: “Sono preoccupato del ricorso al Tar che considero un atto gravissimo: se disgraziatamente il ricorso avesse successo, il risultato pratico sarebbe che la gestione dei rifiuti nella capitale va in emergenza”.

"Piena soddisfazione da parte dell'amministrazione di Colfelice e di tutti i sindaci della provincia di Frosinone", è stata espressa dal sindaco di Colfelice, Bernardo Donfrancesco. "Attendiamo il dispositivo – sottolinea all'Adnkronos- ma la notizia è estremamente positiva. Ci fa enorme piacere perché non è stato tenuto in considerazione l'aut-aut di Clini".

Soddisfatto anche il sindaco di Albano Nicola Marini. «Il nostro ricorso di sospensiva è stato accolto – afferma soddisfatto il sindaco Nicola Marini a pochi minuti dalla decisione del Tribunale Amministrativo Regionale di sospendere il Decreto Clini -. Le nostre ragioni, la forte volontà dell’amministrazione di opporsi a decisioni calate dall’alto, il sostegno degli altri sindaci, dei cittadini e delle associazioni del territorio, hanno avuto la meglio sulle logiche emergenziali e sulla politica di prevaricazione portata avanti dagli organi di Governo solo per risolvere i problemi della Città di Roma». «La nostra fiducia nell’imparzialità e nella capacità di valutazione del Tar – continua Marini – è stata ben riposta, nonostante le chiare e pesanti ingerenze da parte del Ministro Clini lette sui giornali. Le nostre motivazioni e le nostre ragioni non potevano non essere prese in considerazione. Ringrazio i nostri legali per l’eccellente lavoro svolto, lavoro che hanno voluto condividere con i loro colleghi della Provincia di Frosinone e della Saf per fare in modo che anche il loro ricorso fosse accolto». «La forza della ragione e del diritto ha vinto – continua Marini -. Non è sostenibile che i problemi di Roma Capitale vengano scaricati sui territori della Provincia e della Regione Lazio, quando l’amministrazione romana ha avuto cinque anni di tempo per definire una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti. Noi continueremo a difendere il nostro territorio e ad opporci in ogni modo lecito anche alla rinnovata ipotesi di costruzione dell’inceneritore a Roncigliano. A rafforzare questa volontà, proprio in questi giorni abbiamo approvato in Consiglio comunale l’avvio della raccolta differenziata porta a porta».

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LAZIO DISCARICHE E RIFIUTI, LANCELLOTTI INVITA CITTADINI E COMITATI AD ACCOGLIERE LA COMMISSIONE PETIZIONI IN MODO FATTIVO

Redazione

"Il 29 e 30 Ottobre p.v. la Commissione Petizioni sarà a Roma ed a Riano a seguito di alcune petizioni recentemente inviate a Bruxelles, a partire da quella contro un progetto di discarica a Pian dell’Olmo a Riano, di cui sono l’ideatore e l’autore. In accordo con il Presidente dei Verdi del Lazio Bonessio, da un lato ho fornito il mio supporto e dato informazioni utili a presentare ulteriori petizioni, come è avvenuto per l’impianto AMA di via Salaria, per Monti dell’Ortaccio, per Borgo Montello a Latina, dall’altro mi sono attivato con la commissione petizioni, con cui sono in contatto, per sollecitare la presa in carico di queste petizioni. Mi auguro che le popolazioni ed i comitati locali sostengano queste iniziative in modo fattivo, accogliendo la Commissione Petizioni e mostrando così all’Europa quanto teniamo al nostro territorio ed alla nostra salute. Il problema dei rifiuti non si risolve spostandoli da un sito all’altro, bensì gestendoli e trasformandoli in risorse per la comunità." Lo afferma Maurizio Lancellotti, autore della petizione contro un progetto di discarica a Pian dell’Olmo.

tabella PRECEDENTI:

22/10/2012 LAZIO EMERGENZA RIFIUTI, E' UFFICIALE L'A VISITA DELLA COMMISSIONE PETIZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO



LAZIO, RIFIUTI: L'EUROPA A OTTOBRE A PIAN DELL'OLMO, RIANO E MALAGROTTA PER VEDERCI CHIARO

[In fondo all'articolo il video presente sulla Tv dell'Europarlamento]

 

Redazione

Una missione di eurodeputati della commissione Petizioni del Parlamento Ue, presieduta da Erminia Mazzoni (Pdl), si rechera' dal 29 al 31 ottobre a Roma e Napoli per esaminare la situazione rifiuti nelle due regioni. Nel Lazio i parlamentari visiteranno in particolare i siti di Malagrotta, Pian dell'Olmo e Monti dell'Ortaccio. Il programma della missione deve ancora essere definito nel dettaglio, ma i membri dell'Aula di Strasburgo intendono incontrare le autorita' nazionali, regionali e locali per ricevere informazioni più chiare sulla situazione. La visita in Lazio e Campania fa seguito alle decine di petizioni arrivate a Strasburgo da parte di cittadini che denunciano la pessima gestione dei rifiuti. (Fonte Ansa)

Perché per Pian dell'Olmo non fu convocata la conferenza servizi

Va anzitutto premesso che in un Paese civile la valutazione della idoneità dei siti avviene PRIMA e non dopo la conferenza servizi. Poiché il ministero dell’ambiente ha stilato una lista di siti in ordine di idoneità, Zingaretti dovrebbe anzitutto spiegare per quale motivo ometta del tutto di parlare dei siti giudicati preliminarmente maggiormente idonei, ovvero di proporli, per alcuni dei quali si è anzi personalmente speso perché non siano considerati all’uopo: ciò non consente di ipotizzare un ruolo super partes. Orbene, l’individuazione di Pian dell’Olmo era stata meramente "politica", sulla base di un “accordo” prospettato da Regione, Provincia e Comune al Commissario Sottile subito dopo il suo insediamento: successivamente, anche sulla base di diversi input, a partire da quello della Commissione parlamentare bicamerale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il Commissario ha dovuto tener conto anche dei fattori tecnici, quindi considerare anzitutto che diversi siti risultavano più idonei secondo la lista frutto delle indagini svolte dal ministero dell’ambiente, quindi che l’Autorità di Bacino del Tevere aveva indicato quel sito come "inidoneo", fatti salvi approfondimenti da effettuarsi, ancora che studi idrogeologici a disposizione del Commissario avevano confermato l’inidoneità del sito, inoltre che il costo di approntamento del sito era di circa 40 milioni di euro per una possibile durata estremamente limitata, infine che una simile opzione avrebbe richiesto ulteriori interventi, a partire dall’ampliamento della Via Tiberina (unica via di accesso), non realizzabili nel tempo breve come quello relativo ad una situazione emergenziale. Zingaretti e Civita sostengono che "poteri forti" – intendendo: Alemanno – avrebbero fatto saltare l’ipotesi "Pian dell’Olmo" per ragioni di convenienza elettorale (non perdere i voti della XX circoscrizione). Se si vuol ragionare in questo modo, si può allora concludere che all’inizio si era tutti d’accordo perché Riano è fuori Roma e quindi non influente per quanto concerne le prossime elezioni, quindi Alemanno avrebbe fatto dietro front ed ora Zingaretti intenda contrastare l’opzione "Valle Galeria" poiché i municipi XV e XVI sono di centro-sinistra ed al contempo punti di nuovo su Pian dell’Olmo per nuocere all’avversario politico (Alemanno e Zingaretti verosimilmente si sfideranno alle prossime elezioni comunali a Roma). Questo ragionamento, se anche fosse esatto, dimostrerebbe SOLO che l’opzione "Pian dell’Olmo" era puramente "politica": in un Paese civile la scelta del sito dovrebbe, invece, avvenire su basi tecniche, perciò non era ragionevole arrivare fino alla conferenza servizi, non essendovi per questa le necessarie "pezze d’appoggio". Con l’augurio che il Presidente Zingaretti abbia la compiacenza di comprendere quanto sopra e quindi cessare di nominare il sito di Pian dell’Olmo, concentrando la sua attenzione sulle soluzioni prima che sui siti e sui siti idonei prima che sui siti inidonei, porgo cordiali saluti,
dott. Maurizio Lancellotti."

 

ARTICOLI PRECEDENTI:

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