Livorno, maltempo: trovato ultimo corpo. I morti sono 8

LIVORNO – E’ stato trovato il corpo senza vita di Gianfranco Tampucci, 67 anni, l’uomo che risultava ancora disperso dopo il violento nubifragio abbattutosi si Livorno nella notte tra sabato e domenica. Il bilancio delle vittime sale così a otto. Il corpo dell’uomo era nella zona dei Tre ponti, la stessa dove ieri pomeriggio era stato trovato il cadavere di Martina Bechini, 34 anni, da alcuni volontari e dai vigili del fuoco impegnati a togliere fango e detriti nella zona. Nel vicino torrente era stato trovato e salvato il marito, aggrappato a dei tronchi, a due chilometri dalla loro abitazione che si trova nel rione Collinaia.

“A Livorno invito tutte le istituzioni a collaborare senza fare polemiche, mettendo al centro la comunità”. Così il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni ha ricordato “la tragedia” avvenuta ieri a Livorno inaugurando una scuola nel Milanese. “Alle vittime va non solo il pensiero ma la solidarietà di tutto il Paese”, ha aggiunto.

Per il ministro dell’Ambiente Galletti serve un Centro meteo nazionale, che con linee guida rafforzerebbe il sistema. “Non credo che questa sia una emergenza, sarebbe sbagliato chiamarla emergenza…”, ha detto Galletti a Livorno, sottolineando che quanto accaduto ieri nella città toscana è il frutto “dei cambiamenti climatici e non solo. Come governo abbiamo stanziato milioni di euro per ripulire i fiumi e i tombini, questi soldi vanno spesi”. E a proposito delle polemiche sul codice di allerta, il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, ha detto: “Stanno cercando di mettermi in croce, anzi hanno già cominciato”. Ma il governatore Enrico Rossi fa sapere: “Non intendo proseguire con le polemiche, quello che si dovrà fare nei prossimi giorni vedremo”.




Livorno, maltempo: ritrovato corpo di donna

LIVORNO – Il corpo della giovane donna dispersa a Livorno è stato ritrovato: era in un giardino privato invaso dal fango nella zona di Antignano, non distante dal Rio Ardenza.
Il ritrovamento è avvenuto attorno alle 16:30.Il ritrovamento fa salire a sette le vittime dell’inondazione, mentre c’è adesso un solo disperso. Il giardino in cui è stato trovato il corpo della donna è quello di una villa privata che sorge in prossimità della foce del Rio Ardenza, il corso d’acqua in prossimità del quale abitava la donna con il marito che è stato ritrovato ieri, vivo ma in ipotermia proprio alla foce del Rio Ardenza, in località Tre Ponti. Proseguono intanto le ricerche dell’uomo che abitava in via D’Alo’, anche questa vicino allo stesso torrente.
Per le ricerche dei due dispersi era stata mobilitata anche la guardia costiera per ispezionare il tratto di mare davanti alla costa livornese.




LIVORNO: ARRESTATO CARABINIERE IN PENSIONE ACCUSATO DI OMICIDIO

di Angelo Barraco
 
Livorno – Arrestato Agostino Ceci, pensionato di 64 anni ed ex Carabiniere, paracadutista indagato per la morte del cittadino georgiano 40enne Zviadi Khurtsidze, ucciso a coltellate in Via Roma il 6 febbraio. Gli inquirenti Gli inquirenti sono andati ad arrestarlo nel suo casolare di Colognole, luogo in cui vive e da cui ha sempre proclamato a gran voce la sua innocenza, dichiarando di aver trascorso la notte del delitto a casa. Secondo i Giudici, l’omicidio è avvenuto per gelosia poiché Ceci intratteneva una relazione con la moglie della vittima da cinque anni, relazione interrotta nel momento in cui il marito giunse in loco. La vittima fu colpita con due coltellate, una alla schiena e una al cuore. Il killer ha seguito la vittima, che stava andando da amici, lo ha atteso per due ore, lo ha ucciso e poi si è dileguato facendo sparire l’arma del delitto. Il Gip ha raccolto gli indizi in 56 pagine, ha raccolto anche intercettazioni ambientali, filmati e testimonianze. Vi è anche una sentenza di condanna ad un anno e sei mesi –ridotta a dodici mesi- che Ceci ha subito dopo aver forato sessanta volte le ruote della macchina della sua ex compagna. Il filmato in possesso agli inquirenti riguarda proprio il 6 febbraio, le telecamere della caserma Capitaneria di porto di Via Zambelli hanno filmato la vittima che si prodigava verso casa di amici, poco dopo si vede un altro uomo ma l’immagine non è nitida. Gli inquirenti sostengono che sia Ceci poiché l’uomo ha dei garage in quella zona e hanno fatto percorrere all’uomo, con un escamotage, quella zona e confrontando i filmati hanno riscontrato notevoli similitudini. La relazione tra Ceci e la donna era intensa, la donna aveva persino presentato l’uomo alle amiche come il suo nuovo compagno. Il marito era venuto in Italia per rimettere in sesto la relazione e i due erano tornati a vivere insieme ma la rottura avviene a metà gennaio. Ceci ha sempre sostenuto di essere rimasto a casa la sera del delitto. 



ICI: "GLI ISTITUTI SCOLASTICI RELIGIOSI PAGHINO LA TASSA"

Redazione

Livorno – E’ stata riconosciuta dalla Corte di Cassazione la legittimità della richiesta dell'Ici che è stata avanzata nel 2010 dal Comune di Livorno a tutti gli istituti scolastici gestiti da enti religiosi. La suprema Corte ha ribaltato quanto aveva stabilito nei primi due gradi di giudizio. Questo genere di pronunciamento da parte della Corte di Cassazione è il primo in Italia. I vescovi italiani ritengono la sentenza della Cassazione una sentenza che danneggia la garanzia di libertà di educazione richiesta anche dall'Europa, e che mette fortemente a rischio la sopravvivenza degli istituti paritari. Mons. Galantino parla di sentenza "pericolosa" e si associa a quanto detto ieri dal presidente della Fidae, don Francesco Macrì, in quanto ora "si rischia realmente la chiusura di queste scuole". E questo, sottolinea, "significa limitare la libertà, contro al volontà della stessa Europa, che ci chiede invece garanzie sulla libertà educativa". Punta intanto il dito contro "l'ideologizzazione" di tale questione, che viene posta sul piano di un fatto prettamene cattolico, mentre bisogna parlare semplicemente di scuole pubbliche paritarie. 
 
 
Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, interviene da Aosta in merito alla sentenza della Cassazione che impone ad alcuni istituti scolastici religiosi di Livorno di pagare l'Ici: I giudici sostengono "che c'è un trattamento diverso tra pubbliche e paritarie perché sono istituzioni diverse. Penso che forse ci sia una riflessione da fare, dice dopo aver ricordato che in regioni come il Veneto, senza paritarie, Stato e Regione si troverebbero in enormi difficoltà economiche e strutturali".



LIVORNO: SFREGIA DONNA CON ACIDO. ARRESTATO

di Angelo Barraco
 
Livorno – Ieri sera un uomo di 30 anni, di Livorno, ha gettato dell’acido in faccia ad una donna. il terribile fatto è avvenuto in una sala scommesse del centro città e la motivazione che avrebbe spinto l’uomo a compiere tale gesto sarebbe da ricondurre ad un astio verso la donna di natura sentimentale. La donna, di 55 anni, è stata ritenuta dall’uomo colpevole di aver ostacolato la sua relazione sentimentale con un’amica e per questo punita.
L’uomo è stato tratto in arresto dai Carabinieri di Livorno mentre la donna ha riportato delle lesioni dovute all’acido, ma le lesioni sono state giudicate guaribili in 25 giorni.
 
Le aggressioni con l’acido sembrano essere diventate quasi un gesto quotidiano nel nostro paese, spesso sono i singoli individui a compiere tali gesti e spesso invece sono gruppi di persone. I motivi posso essere tanti, o gelosia morbosa oppure semplicemente non c’è un motivo, come nel caso di Martina Levato, Alexander Boettcher e Andrea Magnani, in carcere per aver aggredito con l’uso di acido e causato gravissime lesioni a Pietro Barbini il 28 dicembre scorso. Le indagini hanno accertato che i tre costituivano una vera e propria associazione a delinquere e sono responsabili dell’aggressione di altri due ragazzi. Martina Levato invece è accusata di aver tentato l’evirazione di uno studente della Cattolica con cui avrebbe avuto una breve relazione.



LIVORNO: GIA' AI DOMICILIARI PER STALKING, AGGREDISCE DI NUOVO SUO PADRE

di Giuseppa Guglielmino

Livorno –  A distanza di appena una settimana il 45enne Marco Ricci, pluripregiudicato livornese, è stato nuovamente arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Livorno con l’ennesima accusa di “Stalking” nei confronti degli anziani genitori. Anche questa volta, infatti, a fermare l’uomo non sono bastate le prescrizioni imposdtegli dal Giudice e tanto meno gli arresti domiciliari cui era stato sottoposto il 16 gennaio scorso.
Il 45enne negli ultimi mesi si è reso protagonista negli ultimi mesi di continui  atti persecutori, consistenti in minacce e aggressioni fisiche, nei confronti, in particolare, del padre 67enne, che gli sono costati, in ordine di tempo, alcune denunce a piede libero, un’ordinanza di applicazione della misura coercitiva dell’”Allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima” e, pochi giorni fa, la misura degli arresti domiciliari proprio in ragione dei persistenti comportamenti persecutori e violenti dell’uomo ai danni del padre.
L’ennesimo episodio di violenza si è consumato alcuni giorni fa, allorquando il Ricci, violando le prescrizioni impostegli dal Giudice, si è nuovamente presentato a casa dei genitori rendendosi autore di nuove minacce ed aggressioni nei confronti del padre, sino addirittura a danneggiare e rendere inutilizzabile il dispositivo dell’ossigeno necessario per i problemi di salute sofferti proprio dall’anziano genitore.
Nella giornata di ieri i militari della Compagnia lo hanno nuovamente prelevato dalla sua abitazione per arrestarlo e condurlo in carcere.

 




LIVORNO, REAL ESTATE MIKE: SEQUESTRI IMMOBILIARI PER 4 MILIONI DI EURO

Redazione

Livorno – Una brillante operazione condotta dal Procuratore della Repubblica Francesco De Leo. Dalle prime ore di questa mattina è in corso un’operazione di polizia giudiziaria diretta dalla Procura di Livorno (PM: Masini e Ciavattini) e condotta, congiuntamente, dai militari della Guardia di Finanza e dei Carabinieri del capoluogo labronico contro il reato di usura.

       L’attività investigativa, denominata convenzionalmente “REAL ESTATE – MIKE”, vede impegnati oltre 50 militari del Nucleo di Polizia Tributaria della G.d.F e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri ed è rivolta contro il 69enne Michelangelo FEDELE, pregiudicato residente a Castagneto Carducci, ritenuto responsabile del reato di usura, abusivo esercizio di attività finanziaria e truffa aggravata.

       35 militari della Guardia di Finanza di Livorno hanno proceduto al sequestro preventivo – emesso dal G.I.P. Trovato – di 35 unità immobiliari, di cui n. 16 appartamenti, n. 5 appezzamenti di terreno agricolo, n. 1 terreno adibito a stazione di servizio, n. 8 autorimesse, n. 2 magazzini, n. 1 fabbricato ad uso industriale e n. 2 immobili ad uso corte. Gli stessi militari hanno eseguito nei confronti dello stesso soggetto, della moglie e dei figli anche un provvedimento di sequestro delle disponibilità finanziarie depositate su conti correnti e sui dossier titoli, considerate proventi del reato di usura.

       Le unità immobiliari sottoposte a misura cautelare reale dalla Guardia di Finanza sono ubicate nei Comuni di Livorno (n. 1), Castagneto Carducci (n. 19), San Vincenzo (n. 3), Cecina (n. 6) e Campiglia Marittima (n. 6).

       Si tratta di beni immobili acquisiti, tra il 2005 e il 2012, dal FEDELE attraverso compravendite o mediante aggiudicazione all’asta, utilizzando disponibilità finanziarie di  dubbia provenienza lecita, intestati o cointestati, in alcuni casi, solo formalmente alla moglie e ai tre figli. Questi ultimi, ormai non più appartenenti al nucleo familiare del soggetto, risultano aver effettuano acquisizioni immobiliari di ingente valore per conto del padre, pur non avendo mai dichiarato redditi oppure avendo percepito entrate di modesta entità.

       Caratteristica comune a tutte le transazioni immobiliari è stata la loro definizione con assegni bancari o circolari, senza mai ricorrere all’accensione di mutui ipotecari o a finanziamenti di qualsiasi genere. Tale particolarità ha denotato una “facilità” di reperimento di risorse finanziarie da parte del FEDELE.

       Dalle indagini patrimoniali sviluppate dai militari della Guardia di Finanza nell’arco di quattro mesi è emersa un’operatività sui conti correnti e i dossier titoli continuativa nel tempo, basata su un intenso ricorso al contante, sull’utilizzo anomalo dell’assegno e su continui investimenti in strumenti finanziari. Ad esempio, in otto anni, tra il 2005 e il 2013 sono stati accertati prelevamenti e versamenti di denaro contante per complessivi 1,6 milioni di euro, nonché la richiesta di emissione di assegni circolari con regolamento in contanti per 800 mila euro.

       Le movimentazioni dei conti sono risultate, quindi, sovradimensionate rispetto al profilo economico del FEDELE che ufficialmente gestisce dal 2000 un’attività agricola tramite una ditta individuale, ma esercita di fatto un’attività di mediazione immobiliare per i suoi fini illeciti. Tali anomalie sono emerse anche dall'approfondimento di alcune segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari bancari locali, nonché dalle recenti indagini condotte dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica di San Marino.

       Sulla base di tale quadro complessivo, la Guardia di Finanza ha accertato un’evidente e sistematica sproporzione tra le entrate e le uscite, chiari indici di disponibilità di origine illegale.

       Tra gli immobili sottoposti a sequestro rientrano:

–     un immobile con annesso terreno dalla superficie di 16.000 mq sito nel Comune di Cecina, acquisito all’asta, il cui valore venale medio si attesta intorno ai 500.000 euro, di gran lunga superiore al valore di acquisizione;

–     un capannone industriale nel medesimo Comune, acquisito all’asta, il cui valore di mercato può toccare i 400.000 euro;

–     un appartamento con annesso garage, sito nel centro storico di Campiglia Marittima, dal valore di 250.000 euro;

–     unità immobiliari, con annesso terreno di 1.800 mq, ubicate nelle campagne  di Castagneto Carducci, dal valore medio di circa 700.000 euro, acquisito dal FEDELE nel 2009 per 180.000 euro.

            Nel complesso le unità immobiliari sequestrate hanno un valore di circa 4 milioni di euro.

 

            Gli immobili sono stati affidati ad un amministratore giudiziario che riscuoterà per conto dello Stato il canone degli affitti finora percepiti dalla famiglia FEDELE.

 

            Parallelamente, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Livorno, coadiuvati dai colleghi di Cecina e Piombino, hanno eseguito la misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Livorno nei confronti dello stesso FEDELE e la misura interdittiva con divieto di esercizio della professione per due mesi nei confronti di M. C., avvocato 41enne di Piombino.

            L’attività di indagine iniziata circa un anno fa e portata avanti dai militari dell’Arma ha consentito di accertare le responsabilità a carico del FEDELE per il reato di usura. L’uomo, infatti, usava prestare denaro “a strozzo” a tassi usurai (solitamente pari al 100%) attraverso un meccanismo consolidato e solo apparentemente lecito.

            I prestiti di denaro erano di fatto dissimulati con preliminari di vendita di uno o più immobili di proprietà dello stesso richiedente il prestito, facendo figurare la somma prestata come caparra ma prevedendo la restituzione del denaro da parte dell’usurato sotto forma del doppio della caparra, oppure inserendo una penale come clausola dell’eventuale recesso. Gli effetti dei prestiti usurai venivano di fatto aggravati dal FEDELE dalla indicazione, nel preliminare di vendita dell’immobile dell’usurato, di un prezzo di gran lunga inferiore (solitamente pari alla metà) al valore reale di mercato. Ciò costringeva la vittima a corrispondere un interesse usuraio pari al doppio della caparra o pari alla penale elevata  per non perdere la disponibilità dell’immobile. Nella maggior parte dei casi le vittime, non riuscendo a restituire il prestito entro i termini, finivano con il perdere la proprietà della loro abitazione che veniva, pertanto, acquisita dal FEDELE ed intestata agli altri componenti della propria famiglia.

            L’avvocato M. C. è stato ritenuto responsabile dei reati di truffa, ricettazione e falsità materiale in atti pubblici. L’uomo, infatti, avrebbe contraffatto una serie di atti pubblici (in particolare atti di pignoramento) ed acquistato timbri contraffatti riproducenti i sigilli del Tribunale di Livorno e gruppi firma di funzionari ed impiegati dello Stato.

            I militari dell’Arma hanno, inoltre, dato esecuzione ad una serie di perquisizioni, tutt’ora in atto, presso le abitazioni in uso al FEDELE ed ai sui familiari. 

 




LIVORNO: LIVORNESE SI MASTURBA DAVANTI A UNA SCUOLA

Redazione

Livorno – Quell’uomo, chiuso in macchina con i pantaloni abbassati e nell’atto di masturbarsi non è sfuggito alla vista di alcuni studenti che si apprestavano ad entrare, per l’inizio delle lezioni, in un Istituto scolastico di Livorno e che a quel punto hanno immediatamente avvisato i Carabinieri. 

E’ quanto accaduto questa mattina in via Galilei nei pressi del Liceo “Cecioni” dove i militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia hanno sorpreso e denunciato in stato di libertà un 43enne livornese, incensurato, responsabile del reato di “Atti osceni”.

Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri intervenuti, grazie anche alle preziose indicazioni fornite dagli studenti, l’uomo dopo aver parcheggiato la propria auto vicino alla scuola, si è calato il berretto sul viso e si è abbassato i pantaloni cominciando a masturbarsi, incurante del passaggio dei molti studenti intenti ad entrare a scuola. All’arrivo dei militari, l’uomo è stato fatto immediatamente scendere dall’auto e, con gli indumenti ancora calati, ha cercato di giustificarsi asserendo di aver avuto un improvviso dolore allo stomaco. La successiva perquisizione in casa del 43enne, convivente, ha poi consentito ai Carabinieri di rinvenire solo materiale pornografico che è stato comunque sequestrato. 

 




LIVORNO: LADRI DI LIQUORI BECCATI IN FLAGRANTE E RECUPERATI 50 ASSEGNI CIRCOLARI D'EPOCA

Redazione

Livorno – Sono stati bloccati proprio mentre tentavano di uscire dalla “COOP” con tre borsoni pieni di bottiglie di liquore. I Carabinieri del Nucleo Radiomobile hanno così arrestato tre cittadini moldavi, tutti pregiudicati e senza fissa dimora, con l’accusa di furto aggravato in concorso.
I fatti si sono svolti nella prima serata di ieri, in via Settembrini all’interno del supermercato “COOP”. I tre moldavi, il 29enne Vitalie Tcaciuc, il 30enne Vladimir TIGANCOV ed il 29enne Andrian CIOBAN, si sono presentati all’interno dell’esercizio commerciale portandosi dietro tre grossi borsoni da uomo a tracolla. La cosa, però, non è sfuggita all’addetto alla sorveglianza che, insospettito, ha deciso di seguire i loro movimenti. E infatti, poco dopo, ha notato i tre i quali, avvicinatisi agli scaffali espositivi dei liquori, hanno cominciato ad arraffare alcune bottiglie riponendone alcune all’interno delle borse ed altre sotto i propri indumenti. A quel punto, l’addetto ha atteso che i tre oltrepassassero le barriere antitaccheggio, non attivatesi, per bloccarli e chiamare i Carabinieri. Una volta giunti sul posto, i militari hanno potuto così constatare il tentato furto e recuperare la refurtiva: ben 20 bottiglie di superalcolici, tra cui whiskey marca “J&B”, marca “Johnnie Walker Red Label” e Cognac, per un valore complessivo di oltre 220 €..
Durante la perquisizione, i Carabinieri hanno trovato nella disponibilità dei tre moldavi una chiave di accensione di una PEUGEUT. L’auto è stata rintracciata poco dopo nelle immediate vicinanze della COOP e, nel corso della successiva perquisizione, i militari hanno rinvenuto e sequestrato una cinquantina di assegni circolari d’epoca, risalenti agli anni ‘60/‘70 del valore, rispettivamente, di 50, 100 e 200 Lire cadauno, oltre ad una penna “Montblanc” contenuta all’interno dell’astuccio originale. Il tutto si ritiene possa essere provento di un eventuale furto all’interno di un’abitazione privata e/o ai danni di un collezionista.
All’interno dell’autovettura, inoltre, i militari hanno sequestrato un paio di tronchesi in acciaio, 1 rotolo di carta stagnola (solitamente utilizzata per inibire i dispositivi antitaccheggio) ed 1 candela d’auto avvolta in carta stagnola (solitamente usata per la rottura dei vetri delle auto senza causarne il rumore).
I tre moldavi, una volta in caserma, sono stati pertanto tratti in arresto e trattenuti all’interno delle camere di sicurezza in attesa della direttissima prevista per la mattinata odierna.




LIVORNO, RESOCONTO ESTATE: 85 ARRESTE, 21.300 MEZZI CONTROLLATI, 2 KG DI DROGA SEQUESTRATA

Redazione

Livorno – Anche quest’anno, la stagione estiva appena conclusasi ha visto i Carabinieri del Comando Provinciale di Livorno fortemente impegnati nelle molteplici operazioni di controllo del territorio e di contrasto ai reati in genere. L’attività, portata avanti  dalle diverse componenti territoriali dell’Arma di Livorno (Comandi Compagnia di Livorno, Cecina, Piombino e Portofferaio) ha fatto registrare nuovamente risultati significativi.

Nel trimestre giugno-luglio-agosto, l’attività dell’Arma ha visto impiegate, nel complesso, oltre 7000 pattuglie (circa 78 al giorno, con il conseguente impiego di oltre 10.000 militari) impegnate nel controllo di aree urbane ed extraurbane, delle località maggiormente prese d’assalto dai vacanzieri, della circolazione stradale e nel contrasto all’abusivismo commerciale. Nel corso di tali operazioni, i militari hanno tratto in arresto 85 persone e ben 548 denunciate in stato di libertà. Il  complesso dispositivo ha consentito inoltre di elevare il numero dei reati scoperti, ben 581.

In particolare, sono state tratte in arresto 18 persone per reati contro il patrimonio e denunciate in stato di libertà altre 48, mentre nell’ambito dell’attività posta in essere contro il fenomeno della produzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti i militari sono riusciti a sequestrare oltre 2 Kg.  di droga e a trarre in arresto 19 persone.

Nel corso dei numerosi posti di controllo e di blocco attuati dai militari, sia in areee urbane che nelle principali arterie strdali della provincia, anche nel contesto dei servizi periodicamente svolti per prevenire le cosidette “stragi del sabato sera”, sono stati sottoposti a controllo oltre 21.300 mezzi. In tale ambito è stata posta particolare attenzione ai controlli alla circolazione stradale, specie alla prevenzione dei comportamenti di guida pericolosa (guida in stato di ebbrezza alcolica  o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti) e, nel complesso, sono state elevate ben 1.180 contravvenzioni, riscossi ben €. 123.000 di proventi, e ritirate 62 patenti di guida. In 11 casi, ad alcuni degli automobilisti fermati, è stato riscontrato un tasso alcolemico di gran lunga superiore al limite consentito.

Numerosi controlli sono stati inoltre effettuati anche nel contrasto all’abusivismo commerciale ed alla contraffazion, in pieno coordinamento con le altre forze di polizia e le polizie municipali. I controlli, nello specifico, sono stati rivolti soprattutto al commercio ambulante sui lungomare, sulle spiagge e nelle zone più frequentate dai cittadini e dai turisti. 

Il bilancio complessivo ha fatto registrare il sequestro, penale ed amministrativo, di oltre 350 capi di merce contraffatta, del valore stimato di oltre 12.000 €..

Da segnalare, infine, l’intensa e delicata attività svolta dagli operatori del 112, impegnati nelle diverse Centrali Operative delle Compagnie della Provincia, i quali hanno dovuto gestire oltre 18.700 richieste di intervento da parte dei cittadini e dei numerosi turisti stranieri presenti sul territorio. 




LIVORNO: AUTOTRASPORTATORE RUBA GASOLIO DAL CAMION DEL PROPRIO DATORE DI LAVORO

Redazione

Livorno – Il datore di lavoro lo aveva già licenziato alcuni mesi fa per lo stesso motivo, ovvero il furto reiterato di gasolio dai mezzi della ditta. Poi, mosso da pietà, lo aveva riassunto con il risultato, però, che gli ammanchi di gasolio si erano nuovamente verificati. L’ultimo episodio è accaduto proprio stanotte e si è concluso, staviolta, con l’arresto da parte dei Carabinieri di Collesalvetti di un autotrasportatore moldavo, il 60enne Spiridon Mardari, residente da tempo a Livorno, sorpreso anche in questa circostanza dal proprio datore di lavoro, un boliviano residente a Bergamo, A. C. B. L., a trafugare gasolio da un autocarro della propria azienda.

Secondo quanto dichiarato dal titolare della ditta di commercio di auto e mezzi usati, denominata “AMRICAN EXPORT” con sede a Bergamo, il Mardari era stato incaricato di recarsi ad Arezzo a ritirare un semirimorchio, precedentemente acquistato, per poi trasportarlo di nuovo a Livorno presso la sede operativa della ditta. Sospettando che l’uomo in realtà continuasse a rubare il gasolio, il datore di lavoro aveva deciso di seguirlo lungo tutto il tragitto. Giunti alle porte di Livorno, il Mardari, si fermava presso l’area di servizio  dell’interporto toscano “Ovest”, in località Guasticce, dove, dopo alcuni minuti, veniva raggiunto da altri due uomini a bordo di un’autovettura i quali, utilizzando un tubo in gomma ed una tanica, lo aiutavano a trafugare il gasolio dall’autocarro affidatogli, un IVECO “STRALIS”. A quel punto interveniva il datore di lavoro che bloccava il proprio dipendente mentre i due complici riuscivano a dileguarsi in auto. Alcuni minuti più tardi interveniva la pattuglia dei Carabinieri di Collesalvetti, nel frattempo allertata dal titolare della ditta, che prendeva in consegna il moldavo e sequestrava il tubo di gomma ed una tanica di circa 25 lt..

Il  MARDARI, una volta in caserma, veniva dichiarato in stato di arresto con l’accusa di Tentato furto aggravato e, su disposizione del magistrato, condotto presso la propria abitazione agli arresti domiciliari. Sono tuttora in corso gli accertamnti volti ad identificare l’autovettura utilizzata dai due complici del MARDARI.