Ballottaggi, clamorosa vittoria del centrodestra. Lecce, Padova, Lucca e Taranto al centrosinistra

 

Trionfo del centrodestra ai ballottaggi delle amministrative 2017 che vedono la gran parte dei 22 capoluoghi di Provincia in gioco passare all'asse FI-Lega Nord-Fdi. E' per il Pd e tutto il centrosinistra, lo schiaffo è sonorissimo: cadono roccaforti "rosse" come Genova e Pistoia, dove il centrodestra non aveva mai vinto e cadono sei Comuni su sei – Piacenza inclusa – in Emilia-Romagna. Da oggi a Matteo Renzi, toccherà riannodare i fili di una sconfitta che rischia di minare anche la sua leadership: "il Pd isolato politicamente perde. Cambiare linea e ricostruire il centrosinistra subito", è il fendente lanciato dal leader della minoranza Andrea Orlando. E gli stessi Dem ammettono, per voce del capogruppo alla Camera Ettore Rosato: 'Abbiamo perso, ha vinto la destra'.

In una tornata elettorale che registra un'alta disaffezione dell'elettorato (affluenza al 46%, tredici punti in meno rispetto al primo turno) a fare rumore è, innanzitutto, è l'imporsi di quell'alleanza Fi-Lega-Fdi che, fino a qualche giorno fa, vedeva proprio in Matteo Salvini e Silvio Berlusconi tra i più scettici.
Eppure, laddove si presenta unito, il centrodestra vince, espugnando Genova con Marco Bucci e conquistando roccaforti rosse come La Spezia – con Pierluigi Peracchini – e Pistoia, con Alessandro Tomasi. Ma lo schema unitario è vincente anche a Monza, Lodi, nell' "ex Stalingrado" d'Itlia Sesto San Giovanni, ad Asti e a Verona, dove Federico Sboarina trionfa su Patrizia Bisinella, compagna dell'ex sindaco Flavio Tosi e sostenuta anche dal Pd. "Ora vado fino in fondo, a governare. I prossimi sono Renzi, Gentiloni e Boschi", esulta Salvini "vedendo" la trazione leghista del trionfo di oggi. "E' un risultato storico, il centrodestra ne faccia tesoro", è il messaggio, chiaro, che Giovanni Toti, dopo il trionfo del "modello" che porta il suo nome in Liguria, manda ai leader di Fi, Lega e Fdi, a cominciare proprio da Berlusconi. "Uniti si vince, no perditempo", incalza Giorgia Meloni anticipando un dibattito che, nei prossimi giorni, si farà infuocato.
Anche perché al Sud, dove è l'influenza di FI a prevalere in maniera netta su quella leghista, il centrodestra avanza ugualmente. Clamorosa è la vittoria a L'Aquila, dove Pierluigi Biondi ribalta il risultato del primo turno e ha la meglio su Americo Di Benedetto. Annunciato, il trionfo a Catanzaro di Sergio Abramo e al fotofinish quello a Rieti. In tutto, ai ballottaggi, il centrodestra prende 16 capoluoghi su 22 rivoluzionando, inoltre, il tradizionale trend negativo che aveva subito al secondo turno.

Oggi, a "piangere", è invece il Pd. Il centrosinistra si consola vincendo a Lecce con Carlo Maria Salvemini, a Padova con Sergio Giordani, a Lucca con Alessandro Tambellini e a Taranto con Rinaldo Melucci. "Poteva andar meglio", scrive in tarda notte Renzi su facebook confermando tuttavia come a suo parere le elezioni amministrative siano "un'altra cosa rispetto alle politiche". Eppure, in chiave di leadership di coalizione, il voto rischia di indebolire il segretario Dem. E da Mdp arrivano, in vista della kermesse di Giuliano Pisapia, i primi attacchi: "la destra è forte, o si cambia o si muore", sottolinea Arturo Scotto.

E il M5S? Dopo il "disastro" del primo turno, si consola strappando Carrara al centrosinistra (con Francesco De Pasquale) dopo 70 anni di governo "rosso" e avanzando nel Lazio, dove vince a Ardea e Guidonia. "Siamo in crescita inesorabile", sottolinea Luigi Di Maio. A Parma, però, a sorridere è il simbolo del dissenso interno al M5S, Federico Pizzarotti. "Ognuno nel Movimento si farà domande e si darà risposte", sono le parole della rivincita del sindaco emiliano che, con il suo "effetto Parma", potrebbe dare linfa ad una formazione ex M5S anche a livello nazionale.




Lucca, Sabrina Landucci denuncia l'ex marito Cipollini per aggressione

 

LUCCA – La ex moglie di Mario Cipollini, Sabrina Landucci, ha denunciato l'ex campione di ciclismo per lesioni. L'esposto è stato presentato in questura dal legale di Landucci, avvocato Susanna Campione il 9 gennaio 2017, secondo quanto riferisce oggi l'edizione online de La Gazzetta di Lucca. La Procura di Lucca ha aperto un fascicolo e il pubblico ministero che si occupa della vicenda è il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Mariotti. 


L'episodio cui fa riferimento la denuncia si è svolto alcuni mesi fa all'interno di una palestra a Lucca, la donna sarebbe stata afferrata violentemente per il collo e costretta a fare ricorso alle cure del Pronto Soccorso. L'aggressione sarebbe avvenuta davanti a testimoni che si trovavano in quel momento nella palestra.

La Procura di Lucca ha aperto un fascicolo, affidato al sostituto procuratore della Repubblica Antonio Mariotti. Sarà il magistrato a valutare se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di lesioni o, eventualmente, archiviare la denuncia.

Mario Cipollini e Sabrina Landucci erano da tempo separati e il 16 dicembre 2016 avevano divorziato. Cipollini, 50 anni, è stato tra i migliori velocisti di tutti i tempi. Ha alle spalle un palmarès d'eccezione, con il record di vittorie al Giro d’Italia (42) e il titolo iridato conquistato nel 2002 a Zolder (Olanda). Si ritirò dalle competizioni nel 2005. Nel suo passato ci sono anche diverse disavventure giudiziarie, dalle quali è uscito sempre prosciolto sia in sede penale che in sede civile.

Sarà ora il magistrato a valutare se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di lesioni o, eventualmente, archiviare la denuncia. Mario Cipollini e Sabrina Landucci hanno divorziato il 16 dicembre 2016.




Lucca, G7: 5 o 6 agenti contusi in scontri

 

LUCCA – Sono 5 o 6 i rappresemtanmti delle forze dell'ordine rimasti contusi nel corso degli scontri avvenuti all'altezza di Porta San Jacopo a Lucca dove i manifestanti hanno cercato di sfondare il cordone della polizia per entrare nel centro storico. Tra i contusi ci sarebbe anche un funzionario.

In questo momento i manifestanti si stanno raggruppando a circa 200 metri dalle mura, controllati a distanza dalle forze dell'ordine che si sono ritirate dopo la carica di alleggerimento prolungata. 




Da Lucca a caserta: due donne uccise in 24 ore

Redazione

Due femminicidi in 24 ore. È morta questa mattina intorno alle 6 Vania Vannucchi, l'infermiera di 46 anni data alle fiamme ieri a Lucca. La donna era stata ricoverata in gravissime condizioni all'ospedale Cisanello di Pisa con ustioni di terzo grado. Il presunto aggressore, un ex collega della donna, è stato arrestato dalla polizia. È stata proprio l'infermiera a indicare il nome del suo aggressore, mentre subito dopo il fatto gridava e chiedeva aiuto. L'uomo è stato rintracciato dagli agenti delle volanti in casa subito dopo l'aggressione. Dodici coltellate alla schiena invece hanno spezzato la vita di Rosaria Lentini, 59enne di Catania uccisa dal compagno a San Prisco, nel Casertano. La donna è stata trovata senza vita dai Carabinieri all'interno di un sacco a pelo, riversa sul terreno all'interno della cava Tifatina, nel comune di San Prisco. A indicare il luogo dove si trovava il corpo è stato il compagno, Nicola Piscitelli, 55 anni, di Arienzo (Caserta), che questa mattina intorno alle 6.30 si è presentato nella stazione dei Carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, con un coltello insanguinato e in stato evidente di agitazione, e ha confessato di aver accoltellato la sua compagna a seguito di una lite. Si tratta degli ennesimi femminicidi che avvengono in Italia. Ecco alcuni dei casi degli ultimi anni: 30 luglio 2016: viene catturato nel Cosentino dopo una fuga di alcune ore mentre in auto stava per tornare nella sua Taranto, A.S., il trentenne che nella mattinata ha sgozzato a Misterbianco, nel catanese, M.Z., la mamma della sua ex fidanzata. Il giovane è stato fermato e con i militari dell'Arma ha ammesso le sue colpe, raccontando di avere avuto un'animata discussione con la donna che, secondo il suo racconto, lo avrebbe aggredito. A quel punto lui ha afferrato un coltello da cucina ed ha assassinato la donna. Secondo il suo racconto era stata la vittima a vietargli di importunare la figlia dopo la decisione di non stare più insieme.

22 luglio: un tunisino 30enne accoltella a morte la moglie 40enne italiana in strada a Novara, dove aveva cercato scampo dopo essere stata aggredita. La coppia, formalmente coniugata, ma che secondo alcune testimonianze stava vivendo una relazione piuttosto travagliata, avrebbe cominciato a litigare, ancora non si conoscono i motivi della discussione. La discussione, poi, sarebbe degenerata e l'uomo avrebbe colpito la donna con più fendenti, uno, probabilmente al torace, risultato mortale. Inutili sono stati i tentativi di rianimazione dei soccorritori del 118 giunti sul luogo della tragedia. L'uomo è stato bloccato dalla polizia ancora nel condominio. Ritrovata anche l'arma del delitto. Al momento dell'aggressione in casa c'era solo la coppia. 16 luglio: una donna di 54 anni viene trovata morta nella notte in una villetta in provincia di Varese, a Laveno Mombello, in via Fiume 2. A uccidere la donna è stato il marito che poi, si è presentato nella caserma dei carabinieri per costituirsi. L'arma utilizzata dall'uomo sarebbe un martello. Immediati i tentativi di salvare la donna: l'abitazione è stata subito raggiunta da un elisoccorso ma al loro arrivo non c'era più nulla da fare: la vittima era già deceduta per le ferite gravissime che le erano state inferte. Ad indagare sul caso sono i carabinieri. 15 luglio: viene fermato Giovanni Baiada, il marito di Maria Licari, la donna di 70 anni trovata senza vita il giorno prima a Villagrazia di Carini, nel Palermitano. Per gli investigatori dell'Arma sarebbe stato lui a uccidere la moglie al culmine dell'ennesima lite. Tra i due, infatti, i rapporti erano burrascosi e costellati da frequenti discussioni, spesso sfociate nella violenza. Aggressioni tra le mura domestiche mai denunciate, però, dalla vittima. La lista purtroppo è ancora lunghissima.




LUCCA: GIALLO DEL CADAVERE SENZA TESTA, GLI INQUIRENTI HANNO UN'IDEA

di Angelo Barraco
 
Lucca – Non è ancora stato risolto il giallo che riguarda il cadavere senza testa né arti, rinvenuto nel fiume Serchio. L’inchiesta è piena di punti interrogativi e la squadra mobile di Lucca sta cercando di dare risposte alle numerose domande che ruotano attorno a questa vicenda. Chi è il soggetto rinvenuto in una sponda del fiume a San Pietro a Vico? Il 29 febbraio è stata eseguito l’autopsia. Il cadavere apparterrebbe ad un uomo di mezza età, è stato sottoposto ad analisi radiologici per rilevare eventuali ferite cagionate da arma colpi d’arma da fuoco e/o arma da taglio. Tale esame è servito per escludere la pista del delitto, inoltre sono stati effettuati prelievi istologici ed esami del Dna, che accerteranno quanto prima l’identità della vittima. I campioni prelevati verranno analizzati al microscopio. Prima degli accertamenti tecnici, è impossibile fare qualsiasi ipotesi concreta. Si apprende inoltre che il corpo sarebbe rimasto in acqua per un periodo di tempo che va dai 6 ai 18 mesi. Gli inquirenti sospettano che possa trattarsi di un uomo di 59 anni, Enrico Bettini, di Coreglia, scomparso da casa nel novembre del 2014. Hanno contattato la moglie dell’uomo che risiede in Romania e tornerà in Italia quanto prima. Gli inquirenti hanno effettuato nei giorni scorsi dei sopralluoghi a casa di Enrico Bettini, prelevando il Dna per effettuare il confronto con quello prelevato oggi. 
 
Rinvenimento. Un cadavere senza testa, senza arti, in avanzato stato di decomposizione (saponificato), è stato rinvenuto sulle sponde del fiume Serchio, a San Pietro a Vico (Lucca) , all’altezza del Gasauto. Il macabro rinvenimento è avvenuto giovedì 25 febbraio e notare il corpo è stato un operaio in pensione di 60 anni che abita poco distante dal fiume e passeggiava da quelle parti con il suo cane. Il suo cane pochi giorni prima aveva fiutato qualcosa ma il livello dell’acqua era troppo alto e il corpo non si vedeva, l’uomo inizialmente aveva pensato che si potesse trattare di una carcassa di un animale. Quando però le acque si sono ritirate e l’uomo si trovava da quelle parti, ha potuto notare che non era una carcassa di un animale ma un corpo umano coperto da detriti. Sono state avvisate immediatamente le forze dell’ordine, il pm di turno ha incaricato un medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo e l’esame del Dna. Al momento non si conoscono i motivi che hanno portato al decesso del soggetto e/o la sua identità, sarà l’autopsia a dare tutte le risposte del caso. Emerge inoltre che il cadavere sarebbe stato rinvenuto privo di alcune parti come la testa e alcuni arti superiori, non è dato sapere se l’assenza di arti sia stata determinata dal processo de compositivo o da altri fattori. Pochissimi gli oggetti trovati addosso al cadavere, una cintura marrone, calzini e brandelli di pantalone scuro. Gli inquirenti stanno studiando tutti i casi di persone scomparse, tra cui il caso di un artigiano di Coreglia che ha fatto perdere le sue tracce nel 2014, lasciando la sua auto nei pressi di Ponte del Diavolo. 
 
Questa morte, tutta da chiarire, ci porta alla mente un’altra morte strana e mai chiarita. Era il 21 gennaio del 1984 e Paolo Riggio e Graziella Benedetti si trovavano all’interno di una 132 a Sant’Alassio (Lucca), proprio vicino al fiume Serchio. La coppia fu investita da proiettili provenienti dal finestrino anteriore destro. Il killer poi ha rovistato nella borsa di Graziella, prelevando il suo borsellino. Furono trovati dei bossoli calibro 22 con la lettera “L” impressa sul fondo. Per anni si è dibattuto tanto sull’attribuzione del delitto al Mostro di Firenze. Malgrado il killer di Lucca abbia usato un’altra arma, ha agito con le stesse modalità del Mostro di Firenze e nello stesso arco temporale. Quattro anni dopo, 1988, una telefonata anonima ha fatto ritrovare agli inquirenti il cadavere senza testa del 57enne Carlo Alberto Bertini. Il corpo non presentava nessuna ferita, nessun segno di colluttazione. La Mercedes si trovava in fondo alla strada dove si appartavano le coppiette e dove, spesso, vi si recavano i tossicodipendenti. Il corpo è stato rinvenuto accanto ad un camion, la testa invece è stata buttata probabilmente nel fiume. L’uomo indossava una giacca, scarpe e giacca. E’ stata una telefonata anonima ad avvisare i poliziotti della presenza di un cadavere. L’uomo non aveva precedenti penali, non aveva nulla a che fare con il mondo della malavita, era un rappresentante di materiali edili. La sua morte è ancora oggi avvolta da una fitta cortina di mistero, un uomo pulito, senza macchie, ucciso barbaramente e brutalmente.



LUCCA: MISTERO SUL CADAVERE SENZA TESTA RINVENUTO SULLE SPONDE DEL FIUME SERCHIO

di Angelo Barraco
 
Lucca – Un cadavere senza testa, senza arti, in avanzato stato di decomposizione (saponificato), è stato rinvenuto sulle sponde del fiume Serchio, a San Pietro a Vico (Lucca) , all’altezza del Gasauto. Il macabro rinvenimento è avvenuto giovedì 25 febbraio e notare il corpo è stato un operaio in pensione di 60 anni che abita poco distante dal fiume e passeggiava da quelle parti con il suo cane. Il suo cane pochi giorni prima aveva fiutato qualcosa ma il livello dell’acqua era troppo alto e il corpo non si vedeva, l’uomo inizialmente aveva pensato che si potesse trattare di una carcassa di un animale. Quando però le acque si sono ritirate e l’uomo si trovava da quelle parti, ha potuto notare che non era una carcassa di un animale ma un corpo umano coperto da detriti. Sono state avvisate immediatamente le forze dell’ordine, il pm di turno ha incaricato un medico legale per svolgere l’autopsia sul corpo e l’esame del Dna. Al momento non si conoscono i motivi che hanno portato al decesso del soggetto e/o la sua identità, sarà l’autopsia a dare tutte le risposte del caso. Emerge inoltre che il cadavere sarebbe stato rinvenuto privo di alcune parti come la testa e alcuni arti superiori, non è dato sapere se l’assenza di arti sia stata determinata dal processo de compositivo o da altri fattori. Pochissimi gli oggetti trovati addosso al cadavere, una cintura marrone, calzini e brandelli di pantalone scuro. Gli inquirenti stanno studiando tutti i casi di persone scomparse, tra cui il caso di un artigiano di Coreglia che ha fatto perdere le sue tracce nel 2014, lasciando la sua auto nei pressi di Ponte del Diavolo. 
 
Questa morte, tutta da chiarire, ci porta alla mente un’altra morte strana e mai chiarita. Era il 21 gennaio del 1984 e Paolo Riggio e Graziella Benedetti si trovavano all’interno di una 132 a Sant’Alassio (Lucca), proprio vicino al fiume Serchio. La coppia fu investita da proiettili provenienti dal finestrino anteriore destro. Il killer poi ha rovistato nella borsa di Graziella, prelevando il suo borsellino. Furono trovati dei bossoli calibro 22 con la lettera “L” impressa sul fondo. Per anni si è dibattuto tanto sull’attribuzione del delitto al Mostro di Firenze. Malgrado il killer di Lucca abbia usato un’altra arma, ha agito con le stesse modalità del Mostro di Firenze e nello stesso arco temporale. Quattro anni dopo, 1988, una telefonata anonima ha fatto ritrovare agli inquirenti il cadavere senza testa del 57enne Carlo Alberto Bertini. Il corpo non presentava nessuna ferita, nessun segno di colluttazione. La Mercedes si trovava in fondo alla strada dove si appartavano le coppiette e dove, spesso, vi si recavano i tossicodipendenti. Il corpo è stato rinvenuto accanto ad un camion, la testa invece è stata buttata probabilmente nel fiume. L’uomo indossava una giacca, scarpe e giacca. E’ stata una telefonata anonima ad avvisare i poliziotti della presenza di un cadavere. L’uomo non aveva precedenti penali, non aveva nulla a che fare con il mondo della malavita, era un rappresentante di materiali edili. La sua morte è ancora oggi avvolta da una fitta cortina di mistero, un uomo pulito, senza macchie, ucciso barbaramente e brutalmente. 



LUCCA: RAPINE E SCIPPI A TURISTE

Redazione

Lucca – La Polizia di Lucca ha arrestato un uomo di 47 anni autore di una serie di rapine e scippi commessi nel centro storico ai danni di donne, alcune delle quali turiste straniere in visita nella citta' d' arte toscana.

L'uomo agiva incappucciato e a bordo di uno scooter risultato poi rubato. Nell'ultimo fine settimana, sono stati 5 i furti consumati dal misterioso scippatore, che grazie ad una serrata attività investigativa messa in atto dagli uomini della squadra mobile, è stato individuato e bloccato. L'uomo ha fatto ritrovare ai poliziotti lo scooter rubato e buona parte della refurtiva. Il tutto nascosto in un luogo lungo gli argini del fiume Serchio.




LUCCA: RAPINATI CINESI

Redazione

Lucca – Alle ore 1,40 di stanotte pattuglie dell' U.P.G.S.P. della Questura sono intervenute a S. Anna, per una patita rapina in abitazione. Sul posto gli operatori prendevano contatti con il richiedente, un cittadino cinese del 1982, ivi residente, regolare sul territorio nazionale, il quale riferiva che alle precedenti ore 23,40 circa, appena rientrato a casa, veniva dapprima aggredito da un uomo armato di coltello che tentava di colpirlo, senza riuscirvi, e successivamente da altri due uomini che gli bloccavano le mani con due fascette di plastica chiudendogli poi la bocca con del nastro adesivo.

I malviventi, tutti e tre cinesi, sarebbero entrati precedentemente nell'abitazione arrampicandosi su un terrazzo e rompendo il vetro di una finestra. In quel momento all'interno dell'appartamento erano presenti la moglie del richiedente, nata nel 1990, regolare sul territorio nazionale, ed i tre figli minori della coppia che stavano dormendo. La donna, sentiti dei rumori, si alzava dal letto per andare a controllare, ma veniva subito bloccata dai malviventi che le chiudevano la bocca con del nastro adesivo lasciandole le mani libere per poter tenere in braccio la figlia più piccola di pochi mesi.

I tre uomini si impossessavano di due I-Phone, due computer portatili e due mini I-Pad, oltreché di una piccola somma in contanti che la coppia non ha saputo quantificare. Le vittime riferivano che i malviventi erano sicuramente loro connazionali in quanto si esprimevano in lingua cinese "mandarino" e tutti indossavano mascherine del tipo infermieristico e guanti. I rapinati, che non hanno riportato lesioni, sono i titolari del ristorante "Wok Sushi" ubicato in viale Einaudi a S. Anna; i rapinatori hanno dimostrato di sapere che la coppia gestisce proprio tale specifico ristorante. Le rapine tra cinesi sono purtroppo diffuse in zone ad alta densità di tale etnia, come ad esempio Prato. Sul posto per i rilievi e le successive indagini anche personale della Polizia Scientifica e della Squadra Mobile.