Macerata, Pamela Mastropietro: convalidati gli arresti per Desmond Lucky e per Lucky Awelima

MACERATA – Arresti convalidati per Desmond Lucky e per Lucky Awelima, i due nigeriani coinvolti nella morte di Pamela Mastropietro, che restano in carcere. Lo ha deciso il gip di Macerata Giovanni Maria Manzoni. Awelima, 27 anni, si è avvalso della facoltà di non rispondere, Desmond Lucky, 22 anni, ha risposto alle domande, negando però su tutta la linea di avere a che fare con la morte della 18enne, il cui cadavere fatto a pezzi è stato trovato in due trolley nelle campagne di Pollenza lo scorso 31 gennaio.




Macerata, omicidio Pamela Mastropietro: attesa per i riscontri del Ris di Roma

MACERATA – Proseguono le indagini sulla morte di Pamela Mastropietro, la ragazza di Roma fatta a pezzi e poi messa dentro due trolley, che vedono per il momento tre indagati.
Dalla Procura della Repubblica di Macerata si attende l’esito dei numerosi accertamenti di laboratorio- effettuati ed ancora da effettuare nei prossimi giorni- da parte del Ris dei carabinieri di Roma in relazione:
– alle impronte rilevate ed ai prelievi biologici acquisiti all’interno dell’abitazione ove ragionevolmente si sono svolti i fatti per cui si procede, nella disponibilita’ dell’indagato Oseghale, attualmente sottoposto a misura carceraria;
– alla comparazione dei dati acquisiti e da acquisire ancora nei prossimi giorni con i profili dattiloscopici e biologici di tutti gli indagati, di cui quelli sopraggiunti, dei due soggetti, ora sottoposti a provvedimento di fermo di indiziati di reato.

Si attendono inoltre le risultanze definitive delle indagini in corso ad opera dei medici legali e dell’esperto in materia di tossicologia e degli esperti in materia di indagini telefoniche ed informatiche in materia di telecomunicazioni.

Dalla Procura di Macerata fanno inoltre sapere che saranno sentiti anche altri testimoni

In particolare, è stato evidenziato che nella nottata tra il 9 e il 10 febbraio, l’esame dei primi dati forniti dagli esperti in materia telefonica consentiva innanzitutto di acquisire la ragionevole certezza che nella giornata del 30 gennaio scorso l’usuario del telefono, di cui non si conosceva ancora minimamente l’identità, ma solo il nomignolo attribuitogli dagli altri coindagati, appariva essere stato presente con apprezzabile continuità temporale all’interno dell’abitazione dell’Oseghale e risultava altresì aver avuto – nella medesima giornata- apprezzabili contatti telefonici con gli altri indagati. La Procura acquisiva inoltre la consapevolezza del fatto che questo personaggio stesse progressivamente allontanandosi nella nottata verso la Lombardia.

A quel punto, il Procuratore dottor Giovanni Giorgio ha ritenuto necessario farlo localizzare, posto che la sua presenza fisica risultava indispensabile, ai fini delle ulteriori indagini anche di natura scientifica. Venivano dunque attivate, in piena notte, le opportune indagini al fine di controllare i movimenti dell’utilizzatore, allora ancora ignoto del telefono cellulare.

E una volta ottenuta la ragionevole certezza che il soggetto si trovasse all’interno della stazione ferroviaria di Milano in partenza per altra localita’ , tramite il Comando Provinciale dei Carabinieri di Macerata sono stati immediatamente avvertiti i militari di quel Comando Provinciale che, con la squadra Catturandi e altro personale del nucleo investigativo, e’ riuscito a rintracciarlo prontamente. D’intesa con la procura di Milano, una volta fermato, il giovane, privo di documenti, e’ stato condotto presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Macerata, per la sua identificazione e sottoposizione a rilievi fotosegnaletici e biologici, in vista delle successive indagini di natura scientifica.

Anche l’altro cittadino nigeriano gia’ coinvolto -ancora a piede libero – nelle indagini, sulla base delle sopraggiunte risultanze investigative a suo carico, e’ stato sottoposto a rilievi dattiloscopici e biologici .

A questo punto, il Procuratore, d’intesa con il sostituto Procuratore contitolare delle indagini, ha deciso di procedere ad urgente interrogatorio di ambedue i cittadini nigeriani, in presenza dei rispettivi difensori, nonche’ di sentire altri cittadini nigeriani, risultati coinvolti nella vicenda. I due indagati hanno risposto alle domande loro formulate tramite interprete.

Le indagini – svolte con la costante collaborazione dei carabinieri di macerata -sono state accelerate e condotte necessariamente senza sosta di giorno e di notte, al fine di raccogliere elementi indiziari di rilievo probatorio consistente in danno dei due cittadini nigeriani, di cui appariva concreto anche il rischio di fuga.

Dalla procura hanno infine fatto sapere che l’attivita’ investigativa sinora svolta ha raggiunto risultati da ritenersi ancora provvisori, posto che gli accertamenti di natura scientifica hanno tempi fisiologicamente non brevissimi. “Non e’ intenzione di questo ufficio seguire o acconsentire di fatto a procedure di giustizia sommaria piu’ che mai in una vicenda così delicata. – Ha dichiarato attraverso una nota il Procuratore della Repubblica di Macerata – colgo l’occasione per ringraziare quanti stanno cooperando con il massimo impegno ad indagini obiettivamente molto impegnative”. Ha concluso il dottor Giovanni Giorgio.




Macerata, ragazza fatta a pezzi e messa in due trolley: a casa del nigeriano i vestiti sporchi di sangue della ragazza

Macerata – L’uomo fermato per l’omicidio di Pamela Mastropietro, 18enne romana uccisa, fatta a pezzi e occultata all’interno di due trolley abbandonati nelle campagne del Maceratese, si chiama Innocent Oseghale. Dai sopralluoghi effettuati a casa dell’uomo, in via Spalato 124, sono stati rinvenuti i vestiti di Pamela sporchi di sangue e tracce ematiche. E’ stato inoltre trovato lo scontrino di una farmacia, dove la vittima aveva comprato una siringa. Gli investigatori ritengono che probabilmente la giovane sia morta, proprio in quella casa, per overdose o uccisa.

Si ritiene inoltre, che il suo corpo sia stato sezionato con strumenti meccanici o da taglio ma non elettrici, dato che nessuno avrebbe sentito rumori. Ma se il corpo fosse stato sezionato altrove? Sono soltanto ipotesi, certo, ma non bisogna escludere nulla. Il medico legale Antonio Tombolini ha effettuato l’autopsia sul corpo della giovane maceratese, ma ancora non ha chiarito le cause del decesso, si apprende inoltre che dall’esame non sarebbero emersi segni di violenza sessuale. Si attende l’esito degli esami tossicologici.   Innocent Oseghale è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio, con la presenza di un interprete e del suo legale rappresentante, successivamente è stato è stato dichiarato in stato di fermo. Numerosi sono gli indizi che hanno direzionato gli inquirenti verso di lui, come la testimonianza di suo connazionale estraneo ai fatti, che ha riferito a Polizia e Carabinieri di aver visto il nigeriano, nella sera del 30 gennaio, con le valigie di Pamela nei pressi del luogo in cui è stata rinvenuta. Il sistema di videosorveglianza è stato determinante e grazie ad esso è stato possibile tracciare gli spostamenti di Pamela. Innocent Oseghale è apparso confuso e poco lucido davanti agli investigatori. Ma chi è quest’uomo? Si tratta di un richiedente asino con carta di soggiorno scaduta. L’uomo nega di essere coinvolto nell’omicidio della giovane e avrebbe fatto i nomi di altre due persone estranee ai fatti. Ma è possibile che tanta ferocia, brutalità e accuratezza nel sezionare il corpo e occultarlo sia opera di una sola persona? E’ possibile che vi possano essere altre persone coinvolte? Tutto è possibile, gli inquirenti non escludono che possano emergere coinvolgimenti di terze persone, le indagini, quindi, sono ancora in corso. Le indagini di carattere tecnico-scientifico dei RIS continueranno senza sosta nell’appartamento in Via Spalato, dove la giovane sarebbe stata uccisa, sezionata, occultata all’interno dei due trolley e abbandonata. Alessandra Verni, mamma di Pamela, scrive su facebook “Spero e prego che giustizia sia fatta!..quello che le hanno fatto è indescrivibile e così crudele che spero di vederli soffrire lentamente fino alla morte!..ti amo”. Numerosi i messaggi di cordoglio e di affetto per una giovane ragazza strappata alla vita in modo così crudele.

Pamela Mastropietro era ospite dal mese di ottobre presso la comunità di recupero “Pars”, dove stava lottando con la sua dipendenza dalle droghe. “Tutto passa” scriveva in calce sul suo profilo facebook, un messaggio di speranza scritto da una ragazza che amava la vita, stare con i suoi amici, con il suo ragazzo che l’amava tanto. Una tranquillità che improvvisamente si è tramutata in angoscia e senso di vuoto quando il 29 gennaio, Pamela si era allontanata volontariamente dalla comunità, lasciando i documenti e il telefono ma portando con se soltanto un trolley: era forse lo stesso che pochi giorni dopo conteneva parti del suo corpo? Immediatamente sono scattate le ricerche ed è stato lanciato un appello dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”. Non passava di certo inosservata Pamela, era una bella ragazza alta un metro e 65, aveva i capelli castani e occhi castani, che in passato aveva già tentato di andar via da un’altra comunità in cui era ospite. Il cadavere della giovane è stato rinvenuto mercoledì mattina da un automobilista che aveva notato i due trolley in via dell’Industria, nei pressi di una villetta. L’automobilista pensò inizialmente che all’interno dei trolley vi fosse droga o refurtiva, ma all’arrivo dei Carabinieri la macabra scoperta: il corpo della giovane era fatto a pezzi, privo di vestiti, resti perfettamente puliti e nessuna traccia ematica. Chi ha ucciso Pamela? Perché? Tante le ipotesi formulate in merito alla morte della giovane e tanti gli interrogativi che balenano nella mente degli investigatori. Gli inquirenti hanno acquisito i video del sistema di sorveglianza della villetta di fronte al luogo in cui sono stati abbandonati i due trolley, sono stati ascoltati i residenti  e i proprietari degli immobili. Dal modus operandi si evince che ci troviamo di fronte un killer abile, meticoloso e professionista, che non ha certamente lasciato nulla al caso. La vicenda riporta alla mente un caso analogo risalente al 4 novembre scorso. Siamo ad Alice Castello (Vercelli), località Sorti, alcuni cacciatori lombardi rinvengono una valigia chiusa e allarmati dall’odore forte decidono di aprire: al suo interno vi è un corpo in avanzato stato di decomposizione, in posizione fetale. Non vi erano scarpe né vestiti ma brandelli di tessuto. La valigia in cui è stato rinvenuto il corpo era di colore blu scuro. Non è stato possibile stabilire se si trattasse di un uomo o di una donna a causa dell’avanzato stato di decomposizione.

Angelo Barraco