VELLETRI: IL CASO DISPERATO BARBARA DI BERNARDO LA CUI MADRE E' STATA STRANGOLATA DAL FRATELLO

di Cinzia Marchegiani

Video inchiesta a cura di Ernesto Melappioni


Velletri (RM) – Due occhi verdi pieni di dignità e una storia terribile di cui adesso rimane una straziante disperazione da parte di una donna che chiede auto alle istituzioni. Capita spesso di imbatterci in video postati sui social network, che parlano di vite distrutte, storie al limite tra il grottesco e il paradosso di cittadini italiani che rimangono abbandonati dalle istituzioni proprio nel momento del bisogno. Il video di Ernesto Melappioni che ha mostrato la storia di Barbara Di Bernando mi ha colpito particolarmente, perché rappresenta una cittadina come tanti che all’improvviso della sua vita viene catapultata in un incubo che sembra non avere soluzioni. Il suo grido di dolore, di disperazione sembra rimanere afono e Barbara appare come un fantasma dimenticato tutti, persono dall'aministrazione comunale cui si è rivolta. Per questo L’Osservatore d’Italia ha voluto verificare di persona i documenti che la stessa signora Di Bernardo ci ha messo a disposizione e che di seguito vi narriamo.

ANTEFATTO
Barbara in un giorno come tanti della sua vita si reca al lavoro. Era il 24 maggio 2014, quando viene raggiunta al telefono da suo fratello che gli dice che la madre era stata portata in ospedale. Inizialmente a Barbara diranno che sua madre era morta e che la causa fosse da associare ad un infarto, forse sopraggiunto dalla visita di un ladro che era entrato in casa. La storia per Barbara diventa ancora più tragica, poiché dopo le indagini avviate dei carabinieri scopre che a strangolare la madre fu suo fratello stesso. Barbara ricorda che quando lasciò casa per recarsi al lavoro salutò sua madre mentre suo fratello stava dormendo (tutti e tre vivevano sotto lo stesso tetto).

IL PARADOSSO DI QUESTA STORIA
Barbara da quel giorno, ormai un anno, oltre a fare i conti con una tragica realtà, quella di aver perso sua madre per mano di suo fratello, si è vista sequestrare l'abitazione della madre da parte dell’A.G. affinché il luogo rimanesse intatto per le indagini degli stessi investigatori.
Dal 24 maggio 2014 Barbara è costretta a mendicare un posto dove dormire, passando da una casa all'altra casa, approfittando della bontà di chi le offre la possibilità di fare una doccia e dormire in un letto. Non avendo né un lavoro fisso, né una situazione economica solida da permettere l’affitto di una camera, Barbara ha chiesto aiuto sia al Tribunale di Velletri, chiedendo il dissequestro dell’abitazione, sia allo stesso Comune di Velletri.

TRIBUNALE DI VELLETRI RIGETTA IL DISSEQUESTRO
Il Tribunale di Velletri – Ufficio del Giudice per le indagini preliminari e dell’udienza preliminare – in data 21 gennaio 2015, purtroppo rigetta l’istanza di dissequestro dell’appartamento della signora Di Bernado avanzata dal suo legale difensore, presentata il 20 gennaio 2015. Una doccia fredda per la signora Di Bernado che dopo un anno si sente come una persona emarginata. Niente solidarietà da parte delle istituzioni che per paradosso sono solidali con gli immigrati ma non prestano attenzione ai cittadini italiani. Con atto N. 4613/14 RGNR il PM spiegava: “Rilevato che, nonostante il bisogno dell’alloggio ritenuto comprensibile, occorre evidenziare per l’interesse probatorio la cui tutela – atteso che il procedimento prosegua alla Corte d’Assise – appare allo stato prioritaria, ritenuto che l’alterazione dei luoghi a fronte di ritenuti e sopravvenuti accertamenti, potrebbero rappresentare un vulnus nell’accaduto del reato per cui il PM rigetta l’istanza di dissequestro.”

SINCADO DI VELLETRI, ASSESSORE AI SERVI SOCIALI E PROBLEMI DELLA CASA E DIRIGENTE SETTORE SERVIZI SOCIALI NON RISPONDONO ALLA RICHIESTA DI AIUTO NE’ AD AGOSTO 2014, NE’ A MARZO 2015
Per la signora Bernardo, il rigetto dell'istanza da lei avanzata alla Procura per poter rientrare in casa sua, l’ha gettata in uno sconforto totale, visto che dovrà attendere tempi considerevoli affinché il processo arrivi in Corte d’Assise. Per questo motivo, non potendo sempre vivere come una palla di ping pong, e grazie esclusivamente alla solidarietà delle persone che offrono alla stessa un posto dove poter dormire e farsi una doccia, ha provato a chiedere per la “seconda” volta aiuto allo Comune di residenza.

Infatti già lo scorso anno il suo legale, tramite posta certificata, ha inviato una lettera accorata della signora Di Bernado all'amministrazione di Fausto Servadio rappresentando la sua situazione precaria ed estrema. La pec di avvenuta ricezione da parte del Comune di Velletri è datata 7 agosto 2014, ma a quest'ultima non è seguita alcuna risposta. Silenzio tombale. Dopo la richiesta di dissequestro, lo stesso legale, ha così inviato nuovamente un’altra email posta certificata, notificando anche la risposta del Tribunale di Velletri, che non poteva accogliere l’istanza del dissequestro pur riconoscendo comprensibile l’uso del proprio appartamento. Nessuno le ha risposto, ne il sindaco Servadio, né l’assessore Servizi Sociali e problemi per la casa, la d.ssa Alessandra Modio, né tantomeno il Dirigente del Settore Servizi Sociali, d.ssa Rossella Prosperi. Eppure la posta è stata ricevuta lo scorso 13 marzo 2015, ma purtroppo non è arrivata nessuna buona notizia, nonostante Barbara avesse fatto presente che in caso di mancata risposta sarebbe stata costretta addirittura a dormire in auto.

ISOLAMENTO TOTALE
Della storia di Barbara ora rimane un video grazie all’attenzione del signore Melappioni che venendo a conoscenza di questa situazione ha voluto comunicarlo al mondo di internet. Noi de L'Osservatore d’Italia non potevamo rimanere indifferenti e rivolgiamo alle stesse istituzioni Comunali di Velletri di poter aiutare una donna, che sta vivendo in un incubo reso ancora più drammatico e al limite del paradosso, poiché il suo grido è rimasto inascoltato pur conoscendo la sua storia. Ma la domanda sorge spontanea: possibile che tra Tribunale di Velletri e Comune non ci sia stato alcun dialogo al fine di poter arginare questa drammatica situazione? Per Barbara, la sua quotidianità sarà in una autovettura, lavarsi ad un bagno pubblico, perché non si vergogna di chiedere in continuazione solidarietà dalle persone che le sono state sempre accanto. Anche la dignità di Barbara ha un valore, aiutiamola ad essere aiutata e non lasciamo cadere nel vuoto il suo appello.