CASTEL GANDOLFO: L'OMBRA DI MAFIA CAPITALE SUL LAGO ALBANO

C.R.

Castel Gandolfo (RM) – Giallo sulla bonifica dei relitti e dei natanti abbandonati al lago Albano di Castel Gandolfo su cui farebbe ancora più ombra la mano oscura di Mafia Capitale. La Regione, nel 2012, ha stanziato al Parco Regionale dei Castelli Romani un contributo di 50 mila euro. L’operazione di bonifica è stata affidata ad una ditta. Ma la bonifica non è stata mai fatta. A mettere in luce la questione è stato il coordinatore di Castel Gandolfo per “Noi con Salvini” Giampiero Tofani il quale lo scorso 1 ottobre ha presentato una richiesta di accesso agli atti all’Ente Parco per andare in fondo alla questione e conoscere, tra l’altro, il nome della ditta incaricata dei lavori. “La questione ha diverse ombre – dice Giampiero Tofani di “Noi con Salvini” – Non si è vista traccia della bonifica che il Parco Regionale dei Castelli Romani avrebbe dovuto espletare, nel corso del 2012, tant’è che la situazione di degrado è sotto gli occhi di tutti. La cosa scandalosa è che sembrerebbe che la società alla quale il Parco avrebbe affidato i lavori è nella lista delle società che fanno parte dell’universo di Mafia Capitale e compaiono negli atti dell’inchiesta capitolina. Sono sicuro che ci vorrà del tempo prima che l’Ente mi rilasci gli atti richiesti ma Noi con Salvini non lascerà che il caso venga dimenticato perché parliamo di denaro pubblico e perché parliamo di un ‘Sito di Importanza Comunitaria’ e ‘Zona a Protezione Speciale’. Che fine hanno fatto i 50 mila euro? 




MAFIA CAPITALE: OSTIA E' UFFICIALMENTE SCIOLTA

Redazione

Ostia – E' ufficialmente in vigore lo scioglimento del X Municipio di Roma Capitale. E' stato pubblicato infatti ieri sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il Decreto del Presidente della Repubblica, firmato lo scorso 27 agosto, che dispone all'articolo 1 "la gestione straordinaria del Municipio X di Roma Capitale". "L'amministrazione dell'ente – si legge nell'articolo 2 del Dpr – è affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Domenico Vulpiani – prefetto; dott.ssa Rosalba Scialla – viceprefetto; dott. Maurizio Alicandro – dirigente di seconda fascia". "La commissione straordinaria – recita l'articolo 3 – esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio municipale, alla giunta ed al presidente del Municipio, nonché ogni altro potere ed incarico connesso". Al decreto sono allegate le relazioni del Ministro dell'Interno Angelino Alfano e quella del Prefetto Franco Gabrielli, nella quale sono coperte da 'Omissis' le parti che riguardano l'amministrazione di Roma Capitale.




MAFIA CAPITALE, APPALTI: L'ANAC BOCCIA IGNAZIO MARINO E GIANNI ALEMANNO

Redazione

Roma – Allarmante la valutazione effettuata dall'Autorità Nazionale Anti-corruzione (Anac) sugli appalti di Roma Capitale per il periodo che va dal 2011 al 2014. 
L'Anac definisce Roma come "porto franco degli appalti". Il risultato del lavoro degli ispettori sulle due amministrazioni guidate da Gianni Alemanno e Ignazio Marino è pubblicato oggi in esclusiva dal Corriere della Sera. L'analisi – scrive il quotidiano – "ha reso di palese evidenza il massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate". Per un valore complessivo pari al 43 per cento degli appalti affidati: ciò significa che poco meno della metà dei lavori e dei servizi assegnati a Roma e pagati con denaro pubblico sono stati attribuiti attraverso trattative private, scegliendo di fatto i beneficiari".

Gli ispettori osservano che il "generalizzato e indiscriminato" utilizzo delle procedure negoziate in alternativa alle gare pubbliche è 'in palese difformità e contrasto con le regole, rivelando spesso un'applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata. Ciò induce a ritenere – sottolinea la struttura diretta da Raffaele Cantone – che la prassi rilevata abbia una genesi lontana nel tempo e rappresenti in molti casi più un lucido escamotage che ha orientato l'attività contrattuale degli uffici verso un percorso semplificato foriero, come confermato dai recenti fatti di cronaca, di distorsioni anche di carattere corruttivo piuttosto che dalle condizioni di straordinarietà che hanno caratterizzato l'attività politico-amministrativa di Roma Capitale negli ultimi anni".
Dietro i circa tre miliardi di euro assegnati in quattro anni a trattativa privata, si nasconderebbe dunque più il malaffare che la soluzione a situazioni d'emergenza, e l'indagine su Mafia Capitale non avrebbe fatto altro che confermare questa ipotesi. Le conclusioni della relazione consegnata lo scorso 7 agosto al presidente Cantone sono state inviate al sindaco Marino e al prefetto Gabrielli, perché valutino le iniziative di rispettiva competenza, alla Procura della Repubblica (Dda) e alla Procura della Corte dei conti per gli eventuali, ulteriori accertamenti. La denuncia dell'Anac riguarda anche il "sospetto di interessi corruttivi o criminali di altro genere dietro agli appalti a trattativa privata, confermato dalla constatazione di generalizzata carenza e omissione anche della verifica dei requisiti di partecipazione alle procedure negoziate degli operatori economici invitati, offerenti e aggiudicatari".
 
Gabrielli: "Da rivedere 5% appalti a cooperative".
Il prefetto di Roma Franco Gabrielli, a margine di un evento nella scuolo di polizia penitenziaria, ha commentato i riaultati dell'indagine con-dotta dall'Anac secondo la quale l'87% degli
appalti della capitale assegnati sarebbero senza gare pubbliche: Ho molto apprezzato – ha detto – la relazione che il presidente Cantone ci ha fatto pervenire. Su molte cose non si discosta dalla nostra analisi e vuol dire che avevamo centrato i punti critici. Ma al di là delle responsabilità e delle infiltrazioni criminali c'è il tema della macchina amministrativa, del rispetto delle regole e della legalità. Uno degli aspetti più importanti su cui lavorare è verificare che le regole ci siano ma soprattutto che vengano rispettate". Per quanto riguarda, nello specifico, le cooperative, Gabrielli ha aggiunto: "Il 5% da attribuire alle cooperative, nasce da una buona intenzione, quella di favorire una realtà economica del mondo dell'imprenditoria che affonda le radici nella solidarietà. Purtroppo, però, questo Paese riesce spesso a tradurre le cose positive in negative"

AssoTutela: "Pubblicati i risultati dell’Anac su Roma Capitale e la Regione Lazio? “Non possiamo che esprimere il nostro plauso al dottor Cantone, per ciò che sta facendo emergere dall’analisi sugli appalti a Roma tra il 2011 e il 2014. Ci riserviamo dal commentare quanto emerso alle successive fasi dell’inchiesta, in quanto da sempre garantisti”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che attacca: “Vorremmo però che sotto la lente di ingrandimento della Autorità nazionale anticorruzione non finisse soltanto Roma Capitale, istituzione su cui si sono concentrati gli interessi di gruppi ben noti. Chiediamo che siano passati al setaccio anche gli appalti regionali, in particolare quello del Cup, per cui abbiamo consegnato al magistrato in aspettativa, una copiosa documentazione. Riteniamo fondamentale, se necessario, fare pulizia dentro gli uffici comunali ma altrettanto va fatto nella Regione Lazio. Quando parliamo di Cup – è l’affondo del presidente – parliamo di salute e qualità di vita dei cittadini che non possiamo certo mettere a rischio per oscuri interessi che potrebbero celarsi dietro procedure poco cristalline. La palude in cui Zingaretti sta costringendo la sanità regionale – dai misteriosi giudizi sui direttori generali all’affrettato accorpamento di aziende passando per l’alienazione di tre ospedali – non fa bene alla salute del sistema pertanto, esortiamo l’Anac a sollevare un velo su una giunta che invoca la trasparenza solo a parole”, conclude Maritato.
 




MAFIA CAPITALE: "SCARAMUCCE" TRA ALFANO E MARINO

Redazione

Roma – Scintille tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il ministro dell’interno Angelino Alfano con un botta e risposta a distanza tra i due nel primo giorno di rientro dalla ferie agostane di Marino. Il sindaco della Capitale, in vacanza nel giorno della relazione di Alfano in Cdm, ha infatti sottolineato oggi, a margine di un vertice con il prefetto Franco Gabrielli, “abbiamo avuto un confronto lungo, produttivo e costruttivo e ho avuto la possibilità di illustrare il lavoro compiuto in questo ultimo anno. Quanto è stato presentato dal ministro Alfano il 27 agosto è una fotografia del Comune di Roma datata al 2014”. "Questo Comune ha preso decisioni importanti che abbiamo illustrato al prefetto spiegando il lavoro fatto e la direzione che la città ha intrapreso quasi un anno fa, con cui possiamo dimostrare che è superata la fotografia data il 27 agosto e che questa amministrazione è cambiata rispetto agli anni della Giunta Alemanno – ha aggiunto Marino – A gennaio la Giunta, su proposta dell'assessore Sabella, ha varato un atto per l'eliminazione di tutte le situazioni che potrebbero portare a situazioni contrattuali anomale. A febbraio abbiamo approvato norme per la risoluzione immediata dei contratti che possano insospettire nella loro conduzione e poi abbiamo redatto un piano triennale riferito a situazioni specifiche come la rotazione del personale amministrativo, le aree più critiche come ambiente, sociale, l'istituzione di una centrale unica degli acquisti". Dalla Camera dei deputati arriva la replica del ministro Alfano. “Marino ha ragione, la mia foto su Roma è datata al 2014 mentre lui è stato eletto nel 2013”, ha detto a margine di una conferenza stampa.




MAFIA CAPITALE, MARINO E ALFANO SI PUNZECCHIANO

Redazione

 

Roma – Tra i due non sembra correrere buon sangue, eppure proprio Angelino ha messo la badante ad Ignazio pur di non sollevarlo dallo scranno. Scintille tra il sindaco di Roma Ignazio Marino e il ministro dell’interno Angelino Alfano con un botta e risposta a distanza tra i due nel primo giorno di rientro dalla ferie agostane di Marino. Il sindaco della Capitale, in vacanza nel giorno della relazione di Alfano in Cdm, ha infatti sottolineato oggi, a margine di un vertice con il prefetto Franco Gabrielli, “abbiamo avuto un confronto lungo, produttivo e costruttivo e ho avuto la possibilità di illustrare il lavoro compiuto in questo ultimo anno. Quanto è stato presentato dal ministro Alfano il 27 agosto è una fotografia del Comune di Roma datata al 2014”. "Questo Comune ha preso decisioni importanti che abbiamo illustrato al prefetto spiegando il lavoro fatto e la direzione che la città ha intrapreso quasi un anno fa, con cui possiamo dimostrare che è superata la fotografia data il 27 agosto e che questa amministrazione è cambiata rispetto agli anni della Giunta Alemanno – ha aggiunto Marino – A gennaio la Giunta, su proposta dell'assessore Sabella, ha varato un atto per l'eliminazione di tutte le situazioni che potrebbero portare a situazioni contrattuali anomale. A febbraio abbiamo approvato norme per la risoluzione immediata dei contratti che possano insospettire nella loro conduzione e poi abbiamo redatto un piano triennale riferito a situazioni specifiche come la rotazione del personale amministrativo, le aree più critiche come ambiente, sociale, l'istituzione di una centrale unica degli acquisti". Dalla Camera dei deputati arriva la replica del ministro Alfano. “Marino ha ragione, la mia foto su Roma è datata al 2014 mentre lui è stato eletto nel 2013”, ha detto a margine di una conferenza stampa.

 

Il flop del sindaco alla manifestazione Pd a Don Bosco L'evento in piazza San Giovanni Bosco dura poco e ci sono 1500 persone dall'età media alta, che aspettano Marino e lui arrivando dice: "La presenza delle persone in questa piazza dimostra che Roma è una città antifascista, antinazista e antimafia. Abbiamo cacciato i fascisti e i nazisti, ora cacceremo anche la mafia". È così che il primo cittadino sgancia subito la bomba. Una dichiarazione che surriscalda un ambiente già bollente. Viene contestato: "Vergogna, vattene". Una signora invece gli dona un mazzo di fiori.




MAFIA CAPITALE, SCANDALO SANITA' REGIONE LAZIO: "UN ALTRO APPALTO DA CONTROLLARE"

Redazione

Lo scandalo della sanità del Lazio e delle ombre di Mafia Capitale dopo gli interrogativi sugli appalti al Cup continuano a destare sospetti. Sembra una bomba ad orologeria che potrebbe far scoppiare la terza ondata di arresti. "Guanti di lattice monouso da comprare. Per un appalto da 16 milioni di euro. In mezzo, a gestire il tutto, sempre Elisabetta Longo. Un ruolo se lo ricava anche il direttore generale del S. Andrea, Egisto Bianconi. Meglio, l'ex, dato che è stato arrestato, nel più totale e assoluto silenzio di Zingaretti che lì, a guidare il S. Andrea, ce l'ha messo, nell'ambito dell'inchiesta Caro Estinto, sulle tangenti per le bare». Lo dichiara, in una norta, Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. «Dopo aver già denunciato, le irregolarità della gara Cup; le incongruenze della gara per i Servizi multitecnologici nella sanità; quelle della gara per la pulizia delle sedi Cotral; quelle per l'acquisto delle ambulanze per il 118; e quelle per l'inchiesta Lazio Service; Storace ora lancia l'allarme anche su questa nuova gara regionale», prosegue la nota. «Ad agosto, Zingaretti fugge dal Consiglio – dice Storace – lo fa sconvocare di notte, nel silenzio della stampa: troppe risposte da dare sulla trasparenza, a partire proprio dalla Longo. La stessa Longo – autrice di una lettera di minacce nei miei confronti, reo di fare il mio lavoro di consigliere e controllore – che, nonostante l'annunciata rotazione dal suo posto legata proprio a quella lettera di minacce, sta ancora lì e ce la troviamo oggi a dover decidere sull'acquisto dei guanti di lattice. Una gara partita il 24 aprile, quasi 16 milioni di euro, per acquistare guanti monouso da destinare alle aziende sanitarie. Il 24 luglio la Longo, dopo il can can sollevato sulla sua gestione della prima e della seconda gara Cup e sulla sua opacità a fornire risposte ai consiglieri, annunciava la sua richiesta di essere destinata ad altro incarico, richiesta subito accettata. Il 13 agosto – ricostruisce Storace su Il Giornale d'Italia – in Regione si lavorava per scegliere i membri della commissione aggiudicatrice della gara, due effettivi e due supplenti, più il presidente. La Longo, scottata dall'inchiesta Cup, aveva preparato i 'criterì: la scelta del presidente della commissione delegata alla direzione sanità; gli altri membri su proposta dei direttori generali delle aziende sanitarie, con curriculum da sorteggiare. Tra i membri designati – anche se in posizione supplente – il nominativo indicato in data 23 luglio dal direttore generale del Sant'Andrea, Egisto Bianconi, arrestato sette giorni dopo. Poi, il 20 agosto, la nomina della commissione aggiudicatrice, ovviamente a firma Longo, che nel frattempo non è stata »rapidamente« sostituita e si è ben guardata dall'eccepire alcunché sulla designazione pervenuta dal Sant'Andrea. La valutazione sull'opportunità affidata alle estrazioni dei nomi. Con la parola 'trasparenzà – conclude Storace – Zingaretti si sciacqua la bocca».




MAFIA CAPITALE: ROMA SFUGGE AL COMMISSARIAMENTO. SCIOGLIMENTO SOLO PER IL X MUNICIPIO

di Matteo La Stella
Roma
– La notizia è ufficiale, il Campidoglio sfugge al commissariamento evitando così una rimozione coatta della giunta per mafia. Sciolto, invece, il X Municipio di Ostia. A distanza di 8 mesi dall'inizio dell'inchiesta su Mafia Capitale, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha presentato giovedì 27 agosto la sua relazione sull'amministrazione capitolina legata alla cupola del “Mondo di Mezzo”, portando all'interno del primo Consiglio dei Ministri dopo la pausa estiva, una serie di contromisure atte a risanare la situazione dell'Urbe. Prima tra tutte, l'affiancamento del prefetto Franco Gabrielli ad Ignazio Marino che, dagli Stati Uniti dove si trova in vacanza, non accenna a battere ciglio. Anzi, appare fiero e soddisfatto del suo aplomb inesistente tanto da commentare in una nota:”Bene le decisioni del governo, proseguiamo con il risanamento”, quasi non avesse capito l'ennesima figuraccia fatta, lontano dalla città in una giornata decisiva come questa, e l'ennesimo passo verso il baratro, segnato dall'entrata in scena del prefetto Franco Gabrielli, la sua nuova badante dal pugno di ferro.

Misure. Alfano, nel nuovo pacchetto di misure "salva Campidoglio", mette in piede una serie di azioni utili a piantonare il perimetro del Campidoglio con l'intento di tenere lontani gli interessi di malintenzionati. Al termine del Consiglio dei Ministri, il ministro dell'interno ha spiegato:”Il prefetto di Roma Franco Gabrielli, assieme al sindaco Marino, dovrà curare il risanamento dei settori dell'amministrazione risultati più compromessi dall'inchiesta. Chiederò inoltre al prefetto di stabilire un piano insieme al sindaco in settori colpiti dalle maggiori criticità come il verde pubblico, l'immigrazione, le politiche abitative, i campi nomadi, la revoca di affidamento di servizi senza gara”. Infine, il numero uno del Viminale ha precisato come la: “Legge prevede il commissariamento per il quale non abbiamo ritenuto sussistere i presupposti”- mentre-“il supporto del ministero dell'Interno è auspicato per correggere la rotta ed estirpare quegli elementi che possono continuare a rendere negativa la gestione negativa dell'ente. È la logica che sarà seguita dal prefetto di Roma, agendo su otto macroaree citate nella mia relazione”. Per i tempi, Alfano ha precisato invece che non c'è una scadenza, prima si raggiungeranno gli obiettivi e meglio sarà.

Le 8 macroaree.
Il più pesante prefetto Gabrielli, dunque, sarà chiamato ad affiancare il sindaco peso piuma. Secondo il ministro dell'Interno, il lavoro dei due dovrà: ”Riguardare oltre ai tre dipartimenti- del verde pubblico, della casa e del patrimonio- oggetto dell'attività della commissione, anche atti e procedimenti che potranno essere ulteriormente implementati in relazione allo sviluppo in progress dell'attività di risanamento”. Alfano ha così individuato “Otto ambiti, riguardanti l'adozione di atti di indirizzo e di programmazione generale nei settori nei quali sono state registrate le maggiori criticità ossia il verde pubblico e l'ambiente, l'emergenza abitativa, l'immigrazione e i campi nomadi, l'adozione o l'aggiornamento dei regolamenti di competenza dell'amministrazione comunale secondo i principi di imparzialità e buon andamento specificamente riguardo l'affidamento di lavori, servizi e forniture, la revoca in autotutela degli affidamenti disposti in assenza di regolari procedure concorsuali, la predisposizione o l'aggiornamento di un albo delle ditte fiduciarie per l'affidamento dei servizi e dei lavori in economia”. Ma anche il:” Monitoraggio dell'effettiva operatività della centrale unica degli acquisti, l'avvio delle procedure di annullamento delle determine dirigenziali, l'implementazione del sistema dei controlli interni, l'avvio dei procedimenti di verifica e revisione dei contratti compresi quelli di servizio con l'Ama spa, proprio per verificare le effettive condizioni e la sostenibilità tenuto conto dell'evoluzione normativa, amministrativa e contabile di tali contratti”.

De Vincenti. Al margine del Cdm, Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha espresso il suo parere in merito al tutoraggio dal sapore di commissariamento. Secondo De Vincenti, l'affiancamento ingaggiato dal prefetto e dai suoi uffici sarebbe solo lo strumento messo a disposizione del Campidoglio dal Governo, in funzione del prossimo Giubileo straordinario. Una manovra, a suo dire, equivalente a quella andata in scena per Expo ed utile solo ad accorciare i tempi.

 




MAFIA CAPITALE: IN AUTUNNO IL MAXI PROCESSO. A GIUDIZIO 59 INDAGATI. ORA L'INCUBO E' ODEVAINE

Il Gip ha richiesto il rito immediato calendarizzato per il prossimo 5 novembre, ma la politica trema per le confessioni che Luca Odevaine sta facendo ai magistrati. Per ora c'è il massimo risperbo

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il Maxi processo su Mafia capitale si svolgerà davanti ai giudici della X Sezione Penale alla Procura di Roma e vedrà dietro il banco degli imputati 59 persone, tutti sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, estorsione, riciclaggio e usura.

Maxi processo, Mafia Capiatele prima e seconda edizione. Il Gip di Roma, accogliendo la richiesta della Procura guidata da Giuseppe Pignatone, ha disposto il processo con rito immediato per 34 persone coinvolte nella seconda parte dell'inchiesta su Mafia Capitale, tra cui troviamo Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ritenuti i capi del clan, oltre a molti politici e imprenditori. I pm guidati da Pignatone, dopo la ormai nota ed eclatante operazione avvenuta a dicembre 2014, avevano avviato una seconda fase dell’indagine, terminata quando il Giudice per le indagini preliminari, la dott.ssa Flavia Costantini, il 29 maggio 2015 emetteva istanza di cattura e arresto per ben 19 persone tra cui Buzzi e Carminati, mentre ad altri 25 personaggi veniva applicata la custodia cautelare, rigettando la richiesta della misura cautelare nei confronti di Fabrizio Amore, Gabriella Errico, Luca Odevaine e Giovanni Fiscon.

La seconda fase d’inchiesta su mafia capitale s’inpernia su Buzzi e i suoi contati, lo stesso gip lo definisce come “riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”

Capi di accusa Carminari/Buzzi e soci. A Carminati e Buzzi assieme a Coratti, Figurelli, Di Ninno, Cerrito, Garrone, Bolla sono stati ascritti il reato di cui agli artt. 81 capoverso,110, 318 e 319 c.p., 7 D. L. 13 maggio 1991, n. 152, conv. nella L. 12 luglio 1991, n. 203 perché Coratti nella sua qualità di Presidente dell’assemblea del Consiglio Comunale di Roma – in concorso con Franco Figurelli, appartenente alla sua segreteria – dunque pubblico ufficiale, per porre la sua funzione di consigliere comunale e di Presidente dell’assemblea comunale al servizio dei soggetti economici riconducibili al gruppo di Buzzi nonché nel porre in essere specifici atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti anche nel: 

– facilitare sul piano politico-istituzionale l’aggiudicazione di gare indette da Ama a soggetti economici del gruppo di Buzzi, tra le altre la gara n. 30/2013 riguardante la raccolta del multimateriale;
– concorrere alla formazione del consenso politico e istituzionale necessario alla conferma nella qualità di DG di Ama SPA, controllata da Roma Capitale, Fiscon, a fronte di una iniziativa dei vertici dell’amministrazione intesa alla sua sostituzione;
– concorrere alla destinazione di fondi di provenienza regionale al X municipo;
– concorrere a sbloccare fondi per il sociale, settore cui erano interessati i soggetti economici riconducibili a Buzzi;
– pilotare la nomina di un nuovo Direttore del V Dipartimento, in sostituzione della neo incaricata Gabriella ACERBI;
– formare il consenso politico e istituzionale per il riconoscimento di debiti fuori bilancio, il cui adempimento remunerava anche soggetti economici riconducibili a Buzzi, riconoscimento approvato con delibera dell’assemblea capitolina del 30.10.14
riceveva da Buzzi, che agiva previo concerto con Carminati e in accordo con Di Ninno, Cerrito e Caldarelli, promesse ed erogazioni continuative di denaro e altre utilità a contenuto patrimoniale , tra le altre:
– la promessa di 150.000 euro;
– la somma di 10.000 euro, erogata alla associazione Rigenera;
– l’assunzione presso la cooperativa 29 Giugno di persona indicata da Coratti
Con l’aggravante per Carminati, Buzzi, Di Ninno, Cerrito, Garrone e Bolla di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso diretta da CARMINATI

In autunno anche i consiglieri comunali Massimo Caprari e Giordano Tredicine, l’ex presidente del Municipio di Ostia Andrea Tassone, Guido Magrini, direttore del dipartimento delle Politiche Sociali della Regione Lazio, l’ex assessore comunale Daniele Ozzimo.

La terza stagione di mafia Capitale, l'incubo Odevaine. Ora l’incognita è Luca Odevaine, altro pozzo misterioso di Mafia Capitale che potrebbe aprire altri scenari. L’inchiesta su Mafia capitale infatti non è terminata, mancano all’appello gli interrogatori e ovviamente le risposte di Luca Odevaine, tratto in arresto e che solo da poche settimane ha deciso di vuotare il sacco rispondendo ai magistrati, ma per ora tutto è secretato. Si preannuncia per questo una terza stagione di Mafia Capitale e molti in realtà vivono nel terrore e nel silenzio, tra cui molti politici che potrebbero essere toccati dalle sue rivelazioni.

Capi di accusa Odevaiune e soci. Luca Odevaine, è l’uomo dell’organizzazione nel mondo dell’immigrazione, e assieme a Bravo, Addeo Gerardo, Addeo Tommaso e Bruera nella qualità di collaboratori di Odevaine e sono stati accusati del reato di cui agli artt.81, 110 c.p., 318 c.p. (nuova formulazione) 319 c.p. (vecchia e nuova formulazione) perché, in concorso tra loro. Odevaine agendo nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro:
– nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo LA CASCINA;
– nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale;
– nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo LA CASCINA;
– nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo LA CASCINA di un punteggio elevato;
– nel concordare con gli esponenti del gruppo LA CASCINA il contenuto dei bandi di gara;
– nel favorire l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo LA CASCINA;
somme che riceveva, in parte, direttamente ovvero per il tramite di Bravo Stefano e di Bruera Marco, i quali unitamente a Addeo Gerardo e ad Addeo Tommaso curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine;
In Roma, dal 2011 al 2014

Inoltre Odevaine assieme a Cammisa, Ferrara, Menolascina, Parabita sono accusati anche del reato di cui agli artt. 110, 81, 353 commi 1 e 2 c.p., perché, in concorso tra loro in:
– collusioni preventive, consistenti in accordi finalizzati alla predeterminazione dei soggetti economici che si sarebbero aggiudicati le gare;
– condotte fraudolente, consistenti nel concordare i contenuti dei bandi di gara in modo da favorire il raggruppamento di imprese al quale partecipavano imprese del gruppo LA CASCINA;
turbavano le procedure di gara con le aggravanti dell’essere stato commesso il fatto da parte di ODEVAINE soggetto preposto agli incanti, in Roma e in Mineo, gare indette il 5.8.2011, 30.12.2011 e 7.4.2014

Mentre il 5 novembre prossimo partirà la stagione del Maxi processo presso il Tribunale di Roma, frutto di un lavoro immenso ottenuto dalle indagini della prima e seconda edizione di “Mafia Capitale”, tutto ancora è da scrivere sulla terza stagione, quella che vede Odevaine, il vero incubo per chi sa e ancora non parla. E’ lui l’uomo chiave di un sistema di corruzione talmente grande e radicato che sembrerebbe toccare e lambire personaggi di alte sfere del governo. In tutto questo, il Comune di Roma e la Regione Lazio continuano a rimanere impassibili, in attesa che a settembre si scateni l’inferno sulla terza retata già annunciata da molti.




ROMA, MAFIA CAPITALE: ASSOTUTELA CHIEDE CHIAREZZA IN MERITO ALL'-I60

di M.L.S.


Roma – Una coltre di fumo avvolge il Progetto dell' I-60, il piano di costruzione pensato per l'area verde ai margini del Parco naturale dell'Appia Antica, tra Via di Grottaperfetta e Via Ballarin, in corrispondenza del Fosso delle Tre Fontane recentemente sbloccato. Per lo spicchio di terra, infatti, già dal 2008 è in corso una disputa che vede negli anni la cittadinanza ed il Municipio contrapposti all'amministrazione e ai costruttori del “Consorzio Grottaperfetta”, tra i quali, manco a farlo apposta, spunta il nome di Bernardino Marronaro, più volte protagonista delle intercettazioni ambientali dei Ros in merito alla inchiesta su Mafia Capitale. Nello specifico, il Marronaro, viene citato da Salvatore Buzzi che, addirittura, in una conversazione con Massimo Carminati lo dipinge come:”Uno dei nostri”. Ed è proprio in merito a questi presunti rapporti che nella giornata di martedì 11 agosto, il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato ha chiesto chiarezza sulla vicenda, lasciando affiorare lecite perplessità ed interrogativi sull'intera vicenda.

I fatti. L'intervento urbanistico numero 60, meglio conosciuto come I-60, affonda le sue radici agli inizi degli anni 90', quando ad un gruppo di costruttori fu negata la possibilità di concretizzare un piano edilizio all'interno del Parco dell'Appia Antica, quando questo era ancora la Tenuta di Tor Marancia. I “palazzinari”, messi alle strette da cittadini e forze politiche , misero in tasca la sconfitta e si appostarono in attesa della rivalsa che arrivò poi qualche anno dopo, nel 2003. Proprio tre anni dopo l'ingresso nel XXI secolo, la giunta capitolina guidata da Walter Veltroni volle appianare la faccenda consentendo ai costruttori uniti nel “Consorzio Grottaperfetta” l'aggiudicarsi di un lotto da 20 ettari per la messa in opera del progetto rimasto incompiuto anni prima, oltre a tanti altri sparsi per la capitale. In quella stessa sede, inoltre, fu aggiunto alla cubatura dettata dal disegno primario un bonus da 220mila mc, che sommati ai 180mila mc del piano pregresso, portarono ad un totale di 400mila mc le costruzioni da effettuare. Di questi 400mila mc, 220mila mc sarebbero messi in piedi ad uso residenziale mentre i restanti 180mila andrebbero destinati ai servizi dell'intero intero complesso. Col passare degli anni, però, il progetto venne bloccato su più fronti dalle contestazioni dei cittadini di zona e del minisindaco Catarci, convinti che il polmone verde al margine del Parco naturale dell'appia Antica dovesse rimanere inalterato per scongiurare un'ulteriore intasamento della zona, già satura di abitanti. Inoltre, in corrispondenza della zona interessata dal piano urbanistico furono portati alla luce reperti archeologici, oltre al fosso delle Tre Fontane, intoccabile habitat naturale che fu elemento centrale  dell'interdizione della zona da parte del MiBACT. Ad oggi, però, dopo i reiterati stop del cantiere, la palla sembra essere passata nuovamente tra i piedi del Consorzio di costruttori. Pochi giorni fa, infatti, il "Consorzio Grottaperfetta" ha recintato la zona misteriosamente dissequestrata,  su cui ancora pende l'interdizione del MiBACT. Una storia infinita quella dell'I-60, su cui secondo AssoTutela dovrebbe essere fatta la giusta chiarezza.

La voce di AssoTutela. “Vorremmo fosse fatta chiarezza sulle dichiarazioni di Salvatore Buzzi, relative a sospetti traffici sulla vendita di case dal suo fraterno amico Bernardino Marronaro”. Queste le parole del numero 1 AssoTutela, Michel Emi Maritato, che spiega: “Ci ha molto inquietato leggere due tabella del quotidiano ‘La Repubblica’, il primo del 17 dicembre 2014, il secondo dell’altro ieri, domenica 9 agosto, relativi a una salda amicizia, nata dietro le sbarre, tra il boss delle cooperative e il boss dell’edilizia romana Marronaro. In particolare, leggere – secondo l’intercettazione del Ros dei carabinieri – che un collaboratore dell’onorevole Umberto Marroni, Pd figlio di Angiolo (per decenni garante dei detenuti del Lazio), contrattava al telefono con Buzzi la compravendita di due appartamenti dal costruttore, mentre due sarebbero stati regalati all’uomo di Marroni proprio da Marronaro, pone inquietanti interrogativi”, continua il presidente. “Interrogativi che si fanno pressanti considerando la lunga vicenda giudiziaria che grava sul cantiere che regala, grazie alle compensazioni, 400 mila metri cubi al consorzio di costruttori di cui Marronaro è socio. Lo stesso cantiere, su cui grava un vincolo ambientale legato allo storico fosso delle Tre Fontane, è stato improvvisamente dissequestrato mentre la soprintendenza ai Beni paesaggistici confermava la validità del vincolo sul fosso”, conclude il presidente.




MAFIA CAPITALE: PARCHEGGIO DI VILLA BORGHESE ALL'OMBRA DEL DEGRADO E DI OSCURE MANOVRE

Redazione
Roma
– “Mentre la città si preoccupa e si affanna per sopportare e organizzare un Giubileo che vedrà l’arrivo di milioni di pellegrini, vengono a galla intollerabili scandali e il parcheggio del galoppatoio di Villa Borghese è uno dei più eclatanti”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato. “Dietro all’immagine di degrado, sporcizia e abbandono in cui versa quella che doveva essere una pregiata risorsa su cui investire, c’è un’oscura vicenda che vede affidata senza gara, nel 2007, la concessione alla Saba Italia Spa all’irrisorio canone di 10 mila euro l’anno.

Ci chiediamo se sia vero che l’ingegner Lamberto Solimene, allora direttore dell’ufficio parcheggi pubblici del Comune e firmatario della convenzione, sia diventato poi direttore tecnico della Saba Italia – continua il presidente – situazione che sarebbe altamente imbarazzante. Che ne è delle opere di ristrutturazione di diversi milioni, che la società avrebbe dovuto effettuare? Come mai, considerata la reiterata inadempienza della Saba Italia, Roma Capitale non ha ancora revocato la concessione, nonostante le promesse dell’ex assessore ai Trasporti Improta? Giriamo la domanda al neo incaricato Esposito. Soprattutto indagheremo se l’inerzia della società negli adempimenti contrattuali e i mancati controlli del Comune sul suo operato, possano costituire danno erariale, che si riversa, come sempre sulle tasche dei cittadini”, conclude il presidente. 




MAFIA CAPITALE: LA RELAZIONE DI ALFANO RINVIATA A DOPO LE VACANZE

di M. L. S.


Roma – Scivola al 27 agosto la consegna della relazione su Mafia capitale siglata da Angelino Alfano. Lo ha annunciato il premier Renzi al margine della riunione a Palazzo Chigi di giovedì, l'ultima prima dello stop estivo, rimandando di fatto a settembre, o quasi, la sentenza il numero 1 del Viminale. Una notizia che spiazza, date la reattività assicurata da Alfano, e che soprattutto alimenta la tensione tra i corridoi di Palazzo Senatorio, dove la sedia di Ignazio Marino continua a dondolare.

Rimandato a settembre, o quasi. Sembrava tutto pronto giovedì, dalla circostanza al proclamo di Angelino Alfano. “Io sono pronto a relazionare oggi in Consiglio dei ministri”, aveva detto la testa di serie del Viminale prima di ritrattare, aggiungendo che:”La decisione di procedere e del come procedere è del Consiglio dei ministri, quindi oggi pomeriggio decideremo insieme sul da farsi. Io sono tecnicamente pronto”. La giornata, poi, era avanzata tesa verso la soluzione del “Rebus capitolino”, finchè, nel tardo pomeriggio è arrivata la sterzata perentoria di Matteo Renzi:”Ne discuteremo il 27 agosto”. Anche se il dossier redatto dal Prefetto Franco Gabrielli aveva raggiunto le mani del ministro dell'Interno solo l'otto luglio, e lo stesso avrebbe avuto a disposizione un tempo fino a 90 giorni per esprimersi, è giusto ricordare come avesse scongiurato da subito l'intero utilizzo del periodo, puntando da giorni alla prima settimana del mese corrente. Quella che appare come una scelta condivisa dell'asse Renzi-Alfano, utile ad un ulteriore approfondimento in materia di infiltrazioni mafiose, secondo fonti ufficiose sarebbe da accostare solo ed esclusivamente al volere del premier. Una “manovra salva estate”, dunque, che rimanda il potenziale problema al ritorno dalle vacanze.

Cdm dedicato a Roma. Il Cdm del 27 agosto, però, non racchiuderà solo la decisione che potrebbe portare, forse, allo scioglimento della giunta capitolina per Mafia: in quella stessa sede, infatti, sarà aperto un vero e proprio focus sulle questioni dell'Urbe. In quell'incontro, il Consiglio dei ministri approverà: “Una serie di pacchetti”, ha spiegato Matteo Renzi. In particolare quello sul “commissario per il debito” e quello relativo al “decreto sul Giubileo”, oltre ad una serie di iniziative richieste dal Comune.