Marcello Dell’Utri: la Cassazione accoglie il ricorso

La Corte di Cassazione ha accolto un ricorso di Marcello Dell’Utri con cui contestava la censura della corrispondenza nel 2015 nel carcere di Parma.

La prima sezione penale ha annullato con rinvio per una nuova analisi al tribunale di Sorveglianza di Bologna un provvedimento con cui si dichiarava inammissibile il reclamo dell’ex senatore, difeso dagli avvocati Gian Luca Malavasi e Helmut Adelmo Bartolini, sul visto di controllo alla posta in entrata e in uscita dal penitenziario.

Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, da maggio 2016 è detenuto a Rebibbia. Il provvedimento di censura era stato emesso dal magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia il 3 novembre 2015, per tre mesi. Era la seconda proroga di un controllo alla posta iniziato ad aprile. La prima proroga, luglio 2015, era già stata dichiarata illegittima dai giudici di Bologna, perché emessa senza esplicita e motivata richiesta, così come per la difesa sarebbe successo per la successiva.




SEQUESTRATI VENTIMILA LIBRI ANTICHI A MARCELLO DELL'UTRI

di Angelo Barraco

Monza – I Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, su richiesta della Procura di Milano, hanno sequestrato a Marcello Dell’Utri ventimila volumi datati tra il 1400 e il 1800. Il patrimonio storico è stato sequestrato. Il sequestro è avvenuto nella biblioteca di Dell’Utri in Via Senato, che attualmente è chiusa, e in un magazzino in Via Piranesi. 3000 dei ventimila volumi farebbero parte del “Sancta Sanctorum”, collezione privata di Dell’Utri dove vi sono libri rari del XV secolo. Le indagini, tuttora in corso, hanno consentito di accertare la presenza "di opere asportate, in epoca e con modalità ancora ignote, da biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche insistenti sull'intero territorio nazionale". L’indagine ch ha condotto a tale sequestro ha avuto il suo inizio dalla vicenda del saccheggio della biblioteca del centro storico di Napoli, la biblioteca dei Girolamini. In quel saccheggio furono rubati migliaia di libri rari e dal valore inestimabile. Il pm che coordina l’inchiesta in corso, Luigi Luzi, ritiene che non vi siano collegamenti con i fatti di Napoli con i volumi che deteneva Dell’Utri. I reati contestati all’ex senatore del Pdl sono di collocazione e rimozione illecita di beni culturali, di uscita o esportazione illecita all’estero di opere d’arte e di ricettazione. 



MARCELLO DELL’UTRI ESTRADATO DAL LIBANO: AL CARCERE DI PARMA IN AMBULANZA

Redazione

Fiumicino (Roma) – Nella notte di giovedì 12 giugno 2014 Marcello Dell’Utri è stato estradato dal Libano da agenti dell’Interpol. Prelevato al’Al Hayat, l’ospedale di Beirut dove era stato piantonato dal giorno del suo arresto avvenuto lo scorso 12 aprile 2014 all’Hotel Phonicia, ha viaggiato in Alitalia direzione Roma. Arrivato alle 7 di questa mattina a Fiumincino, presso gli uffici della Polaria gli è stato immediatamente notificato dalla Dia il provvedimento emesso dalla procura Generale di Palermo, dopo la sentenza di Cassazione, l’ordinanza in esecuzione della pena decisa a 7 anni di reclusione, per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo viaggio è continuato in ambulanza verso il carcere di Parma, struttura che sarà in grado di accogliere e provvedere alle esigenze sanitarie di Dell’Utri.




FORZA ITALIA E' COSA NOSTRA

di Maurizio Costa

Tutto passa sotto banco: parole nascoste, bustarelle celate e il potere della mafia su quello che la politica italiana offriva loro. Come una puttana di periferia, una delle Istituzioni più importanti del nostro Paese, e che all'estero è ancora un ente intoccabile, è stata venduta così, per interessi personali, avanzamenti di carriera, soldi e commissioni. Tutto quello che si doveva evitare è stato fatto, ad opera di un gruppetto di fantomatici politici, che hanno buttato fango su tutto ciò che dovrebbe tutelare, amare e proteggere i cittadini italiani. Ma andiamo con ordine.

Già da qualche tempo si parla di Marcello Dell'Utri, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi sin dalla fondazione, nel 1993, di Forza Italia. Quando sedeva tra i banchi del Parlamento Italiano, Dell'Utri era già stato indagato per Mafia. Il deputato commentò così la sua situazione politica di allora: "Sono un politico per legittima difesa. A me della politica non frega niente. Mi difendo con la politica, sono costretto. Se mi ricandido lo faccio solo per difendermi. Quelli mi arrestano."
Questo per dare un'idea di quello che poteva essere Marcello Dell'Utri. L'11 aprile del 2014, viene giudicato latitante in Libano e viene arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il dg Aurelio Galasso, prima della condanna definitiva, aveva affermato che: "Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell'Utri è stato garante dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra. L'accordo c'è stato, si è formato nel 1974 ed è stato attuato volontariamente e consapevolmente." Tutto questo ha portato alla condanna in Cassazione dell'ex braccio destro di Berlusconi a sette anni di reclusione.

Passiamo ai rapporti tra Claudio Scajola e Amedeo Matacena, il primo entrato in FI nel 1995 e il secondo nel 1994. L'ex Ministro dell'Interno, Scajola, è stato arrestato giovedì con l'accusa di aver favorito la latitanza di Matacena, condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e scappato a Dubai. Perché proprio negli Emirati? Semplice: il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è contemplato dalla loro legislazione, e quindi sarà molto difficile estradare il condannato. Cosa avrebbe fatto Scajola? Semplice: "Dopo la sentenza di condanna per concorso esterno di Amedeo Matacena lui è diventato la proiezione politico-istituzionale-imprenditoriale del primo, che consapevolmente agevolava gli interessi della ‘ndrangheta nella sua composizione unitaria." Amedeo Matacena, invece, secondo le inchieste dei magistrati, poco prima della fondazione di Forza Italia, si sarebbe incontrato nel 1991 nel Comune di San Luca, in Calabria, con i capi più importanti della 'ndrangheta calabrese. In quell'occasione si parlò di un nuovo progetto politico, che avrebbe sostituito la Democrazia Cristiana. L'ospite d'onore di quel summit fu Giovanni Di Stefano, l'avvocato che difese Saddam Hussein e Milosevic.

Tutto questo senza contare anche l'ex Senatore di Forza Italia Luigi Grillo, indagato dalla forze dell'ordine per gli appalti truccati dell'Expo 2015. Una situazione paradossale e il mondo intero che ci giudica negativamente. Lo Stato della mafia, del mandolino e della pasta. La situazione fa inorridire e un commento su tutti, di un giornalista di Al Jazeera, fa capire bene la nostra condizione: "Un ex Capo di Governo che finisce in una casa di cura è una cosa molto strana per noi." Per noi italiani invece no, è questo il problema.