Renzi si dimette da segretario del Pd. tensioni politiche. Di Maio esulta e Berlusconi tace. Salvini prende quanto il Pd

Quando mancano circa cinquemila sezioni da scrutinare alla Camera e poco meno al Senato, è ormai chiaro come gli elettori italiani abbiano scritto la “pagina bianca”di cui parlava Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. Di Maio e Salvini indiscussi vincitori, il Pd malamente sconfitto (con crescenti rumors di un Renzi sulla via delle dimissioni), un Berlusconi silente (con Forza Italia che copre il disappunto per il sorpasso della Lega inneggiando alla vittoria della coalizione di centrodestra), un modestissimo risultato per Leu, nessuna maggioranza di governo.

Il leader del Pd, Matteo Renzi, ha deciso di dimettersi 

“E’ una bella giornata, nonostante la pioggia”: queste le parole di Luigi Di Maio mentre poco dopo le 10 usciva dalla sua abitazione a Roma. “E’ un dato storico ed è stata un’emozione indescrivibile”, ha aggiunto salendo sull’auto bianca venuta a prenderlo.

“La squadra con cui ragionare e governare è quella di centrodestra”. Lo afferma Matteo Salvini commentando dal quartier generale della Lega, in via Bellerio a Milano, i risultati delle elezioni politiche. “Sono uno che mantiene la parola data – aggiunge – e l’impegno preso riguarda la coalizione di centrodestra, che ha vinto e che può governare”.

In attesa che la parola passi al Colle, oggi a parlare saranno i big. Grillo si precipita a Roma per condividere con Di Maio il trionfo direttamente nella capitale; Salvini è invece atteso alle 11 a via Bellerio per una conferenza stampa dove sarà importante soppesare ogni singola parola per capire se sterzerà verso l’M5S dopo aver reclamato la leadership del centrodestra. Sempre dal fronte del centrodestra, si dovrà attendere questo pomeriggio (alle 15) la lettura del voto di Giorgia Meloni.

E in pomeriggio anche Renzi parlerà al Nazareno, per un’analisi della cocente sconfitta che avvia un inevitabile redde rationem nel Pd dal quale, non è escluso, potrebbe uscirne dimissionario.

Sfide collegi: Gentiloni ok, fuori Minniti-Pinotti. Stop a De Vicenti. Padoan spunta Siena. Bene Boschi, Lotti, Madia

Stando agli ultimi dati ufficiali per la Camera (quando appunto mancano circa 5 mila sezioni da scrutinare su 61.401) i 5 Stelle toccano il 32%, Salvini arriva ad un punto percentuale dai dem (19% il Pd, 18% la Lega), Forza Italia è al 13,9% e Fdi al 4,3% (con un 36,2% che fa del centrodestra la coalizione vincente ma lontana dalla maggioranza di governo), Leu è al 3,3% e la Bonino al 2,6%, ad un passo dalla soglia dell’autonomia del 3%. Dati che sostanzialmente si replicano al Senato, dove devono essere scrutinate ancora 5 mila sezioni su 61.401




Elezioni 4 marzo 2018, andiamo a votare con buona memoria senza ascoltare il pifferaio dell’ultimo momento: ecco un riepilogo

E mentre nel Veronese due ragazzi, 13 e 17 anni, danno fuoco ad un senzatetto marocchino per ‘divertirsi’, assistiamo al solito balletto di cifre e sondaggi propinati tramite il piccolo schermo ai più sprovveduti. Cioè a coloro che andranno a votare – se ci andranno – il 4 marzo con nelle orecchie le ultime fandonie politiche ammanniteci con grandi sorrisi da pubblicità odontoiatrica dai vari capi e capetti del partito al governo. Il quale partito al governo, ricordiamocelo, è in ‘modalità campagna elettorale’, come ebbe a dire don Matteo Renzi ai suoi in occasione di uno dei tanti convegni da lui voluti, indetti e presieduti; nei quali convegni, come nei film di Woody Allen – di cui tutto il bene si può dire, ma non che sia bellissimo – il protagonista è l’eroe, quello di cui tutte si innamorano e vogliono portarselo a letto, nonostante gli occhiali spessi due dita, il fisico deficitario, le manie al limite della sanità mentale e magari (perché no?) l’alito pesante.

Così il nostro don Matteo gira e rigira mescolandosi al pubblico prono, distribuendo manate sulle spalle, concedendosi per infiniti selfies, magari firmando autografi

Mentre le sue guardie personali badano a che l’immancabile contestazione venga messa fuori della portata delle telecamere, delegate unicamente a mostrarci i lucidi incisivi superiori del ‘loro’ eroe, oltre che il suo profilo migliore, quello con meno nei, e che i microfoni non registrino i soliti ‘buffone buffone’. Un detto recita: “Vox Populi, Vox Dei”. A nulla serve che i social continuino a postare don Matteo che dichiara dal vivo che ‘la sua esperienza politica terminerà con il fallimento del referendum’, abbondantemente perso per 60 a 40. A nulla vale riascoltare Marco Travaglio che gli da’ del bugiardo nel programma di Lilli Gruber. A nulla vale, a proposito del Jobs Act, che perfino l’ISTAT faccia passare la notizia che i posti di lavoro sono per una parte preponderante posti a tempo determinato, o addirittura lavori occasionali, che gli ‘okkupati’ non siano cresciuti, almeno quelli seri, quelli a tempo indeterminato. A nulla serve che voci autorevoli si sgolino a dire che sono a rischio settecentomila posti di lavoro nel momento in cui gli incentivi del Jobs Act dovessero terminare. Anzi, il novello Don Quijote avanza contro i mulini a vento nonostante tutto, dichiarando che i ‘posti di lavoro’, grazie al suo governo, sono aumentati, negli ultimi giorni, di ancora un milione, portando così la somma finale a circa due milioni. Come diceva Totò ‘E’ la somma che fa il totale.

L’altro miracolo economico ce lo rappresenta il prode Gentiloni, l’uomo che sussurrava alle urne (elettorali)

Da pochi mesi, infatti, nonostante qualche tempo prima le risposte alla richiesta di riforme serie trovassero sempre lo stesso ostacolo – mancanza di fondi – non appena quella entità impalpabile che è il Genio del Parlamento ha stabilito la data delle elezioni – il 4 di marzo 2018 – inspiegabilmente e miracolosamente, gli indici di ripresa economica hanno incominciato a galoppare. Mentre con Padoan lo 0,01% era una conquista, d’un tratto Standard & Poors – e magari altre società di rating – hanno incominciato a registrare incrementi percentuali ad horas. Allora, pensa l’ingenuo cittadino comune, allora è vero ciò che dice Renzi, è vero ciò che dice Padoan, è altrettanto vero ciò che dichiara Gentiloni, nientepopodimeno che il Presidente del Consiglio. Allora tutti quelli che parlano male del PD sono avversari politici che vogliono screditare una giusta e saggia amministrazione del Paese. Infatti, pensa l’ingenuo, anche la televisione di Stato, cioè la Rai, servizio pubblico, dice le stesse cose. E poi basta leggere la maggioranza dei giornali per convincersene; tranne quei tre o quattro che sono portavoce dei populisti, sovranisti, qualunquisti e anche fascisti, tutti parlano bene del PD.

 

Non è al corrente, l’ingenuo, del fatto che quasi tutti i giornali ricevono ogni anno contributi da parte dello Stato, e che pochi sono quelli che vanno avanti, per scelta, senza finanziamenti pubblici

Senza contare le pubblicità delle aziende i cui titolari sono coinvolti nella politica a vario titolo, che cesserebbero immediatamente nel caso il quotidiano o il periodico pubblicassero qualcosa di sgradito alla linea politica degli amici del padrone. Siamo in modalità campagna elettorale. Gentiloni ha detto, in pubblico, che l’Italia è ripartita, e che ‘sarebbe un peccato sprecare ciò che è stato fatto in questi ultimi anni’ – di governo PD, aggiungiamo noi. Anche perché Standard & Poors’ avalla queste notizie, subdolamente insinuando che la situazione potrebbe cambiare dopo le elezioni.

In pratica: oggi le cose vanno bene perché c’è un partito al governo che adotta la politica europea che piace a qualcuno – che fa capo all’UE, che a sua volta fa capo ai ‘poteri forti’ di oltreoceano. Ma se al potere dovesse andare qualcuno che non è gradito a quanto sopra, le cose potrebbero cambiare, il rating precipitare, e l’Italia ricadere nello spread senza fine.
Tipo quando Berlusconi – e questa non è una difesa d’ufficio, ma fatti reali – fu costretto alle dimissioni da uno spread oltre i 500 punti causato da quattro banche tedesche che avevano riversato sul mercato circa 400 miliardi di titoli di Stato italiani. Perché Berlusca, e lui stesso non ne ha fatto mistero, poteva essere la pietra d’inciampo sulla pista per l’Unione Europea in Italia che qualcuno aveva preparato. Prodi stesso ha ammesso che affinchè si favorisse l’ingresso della Germania nell’euro, la lira fu svalutata del 600%.

Oggi la Germania sta bene grazie all’euro, ma senza l’euro, dice qualcuno che ne sa, potrebbe andare in coda alla classifica

Oltre al fatto che se in Italia ritornasse la lira, la Germania sarebbe messa in soggezione – economica. Dopo il disastro Prodi, ecco il disastro Monti, il ‘governo tecnico’, primo governo non eletto. L’ammazza economia, il distruggi-mercato immobiliare. Il bocconiano. Con il governo Letta, forse sarebbero andate un po’ meglio, le cose, ma è durato troppo poco. Secondo governo non eletto. Dopo l’Enrico stai sereno’ di Matteo Renzi, ecco il terzo governo inventato da king Napolitano, quello di Renzi. Arriva il disastro Fornero, che, invece di allungare la coperta previdenziale troppo corta, decide di eliminare i pensionati – fisicamente. Invece di reperire maggiori risorse per coloro che sacrosantamente avrebbero avuto il diritto di riposare dopo una vita di lavoro, decide che i conti dello Stato hanno la precedenza, creando una nuovissima e disgraziata categoria, gli ‘esodati’; che non si sa ancora quanti fossero o quanti siano. Creando nel Paese un terremoto di povertà e di disagio sociale ed economico senza precedenti.

 

Siamo alla ragion di Stato, e la democrazia va a farsi benedire

Oggi ancora non si vuole riparare al danno, ristrutturando l’INPS e le pensioni, perché i pensionati che avrebbero diritto ad un miglior trattamento sono il 60%, sotto i mille euro, sono troppi. O, come dice Christine Lagarde, Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale, ‘i pensionati italiani vivono troppo a lungo’, per cui si cerca di provvedere a che l’età media degli Italiani, in incremento, possa scendere, ripianando i conti pubblici. Lo si fa rendendo inaccessibili le cure mediche, allungando i tempi per gli esami clinici, chiudendo i piccoli e preziosi presidi medici, colpendo la Sanità con tagli orizzontali indiscriminati. Tanti anziani non si curano più, non si controllano più, ed in effetti pare che l’età media in Italia stia ritornando ai livelli di qualche anno fa. Sembra che Sanità e pensioni siano gli unici serbatoi da cui attingere denaro: evidentemente fanno capo a chi non si può difendere.

 

L’Italia è malata, e non bastano i pannicelli caldi

Purtroppo chi la vuol condurre non lo farà, come non lo ha fatto finora, per il bene della nazione, ma piuttosto del suo partito, della sua ragnatela di clientele, di una Unione Europea senza cuore né anima, trascurando il bene del Paese e dei cittadini comuni: il che poi sarebbe lo scopo principe dell’andare al potere. Un potere di servizio, non autoreferenziale. Non cercato per conquistare una posizione politica fine a se stessa, per favorire gli amici e gli amici degli amici, come i petrolieri in Adriatico, che poi verseranno cospicue donazioni sulle fondazioni dei vari politici. Oggi abbiamo al potere forse la peggior classe politica di sempre, dicono i commentatori. Ricordiamocene quando andremo a votare, e non disertiamo le urne: chi non vota non ha poi il diritto di lamentarsi quando le sue cose non vanno bene. Andiamo a votare, ma abbiamo buona memoria, senza ascoltare il pifferaio dell’ultimo momento.

Roberto Ragone




Il treno (Pd) dei desideri, le promesse di Renzi e Boschi e le virtù dei genitori

“Doe est magna parentum virtus” (La virtù dei genitori è una grande dote) diceva Orazio. Non sembrano però pensarla così Renzi e la Boschi. Doti da imprenditori e di grande imposizione autoritaria hanno fatto di Tiziano, Laura e Pier Luigi dei sporadici casi di genitori che non hanno contribuito ad accrescere il credito dei loro, in questo caso, potenti pargoletti.

 

Riguardo al signor Boschi, entrato nel cda di Etruria nel 2011, già nel 2014 ne diventa Presidente. Proprio pochi mesi dopo che la figlia diventa ministro. Poi segue l’archiviazione riguardo un’indagine per estorsione, omesso versamento di contributi, turbativa d’asta, dal 2010 al 2015. Ad oggi, l’ultima accusa è bancarotta fraudolenta. Inoltre papà Boschi è stato sanzionato per 120 mila euro da Bankitalia e da Consob. In seguito, tramite Valeriano Mureddu, arrestato il febbraio scorso per bancarotta fraudolenta e distrazione patrimoniale aziendale, conosce Flavio Carboni che in passato intratteneva chiari rapporti con il boss Pippo Calò, Armando Corona e Silvio Berlusconi. Tutto ciò al fine di scalare Etruria. L’ultima vicenda per cui non risulta però essere indagato, è il legame da “soci” che lo stringeva a Mario Nocentini, sul quale pende un’inchiesta per riciclaggio con l’aggravante di favoreggiamento mafioso.

 

Ma non c’è pace nemmeno per la famiglia della tranquilla Rignano. Matteo era stato lungimirante riguardo mamma Laura Bovoli come racconta Marco Lillo nel suo libro “Di padre in figlio” alla stregua dell’intervento della Guardia di Finanza sulla società Eventi 6 di proprietà della famiglia Renzi. Come riferito da Amadori sul quotidiano “La Verità”, tale inchiesta è legata a quella sul crac della cooperativa fiorentina Delivery Service Italia. La società appartiene alla presidente Laura, alle figlie Benedetta e Matilde. Ad essere indagato anche il consigliere di Eventi 6, Roberto Bargili (ex autista del camper di Renzi). I pm indagano sulle ingerenze della società Renzi al fine di controllare Europe Service e Marmodiv srl. In effetti Matteo ha ragione a lamentarsi di un padre così “pasticcione”, che anche dopo tutte le raccomandazioni del figlio è stato indagato due volte: per traffico illecito di influenze nel caso Consip e per bancarotta fraudolenta di 1,3 milioni (ora archiviata). Per quest’ultima la Procura di Genova si è concentrata sulla vendita di Chil Post, società di distribuzione dei giornali di appartenenza della famiglia Renzi, e le cessioni di parti sane dell’azienda, come Eventi 6. Con riguardo all’inchiesta Chil, Matteo Renzi era stato assunto come dirigente nel 2003 prima della candidatura nella provincia fiorentina. Così i contributi previdenziali furono pagati dalla Provincia e dal Comune. Eventi 6, negli ultimi anni, ha visto il suo fatturato crescere da 1,9 milioni (2013) a 7,2 (2016), e gli incassi una crescita del 268%. Rispetto al Caso Consip, Tiziano Renzi è indagato insieme a Carlo Russo (assiduo frequentatore di Medjugotje) per aver chiesto soldi all’imprenditore Romeo in cambio di una collaborazione dell’Ad Consip Luigi Marroni sull’appalto miliardario di Fm4.

 

Si ricordano, in conclusione, due promesse di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Il segretario dem aveva promesso, sicuro di vincere il 4 dicembre, di abbandonare la politica e di trovarsi un comune lavoro se avesse perso. Ed invece eccolo lì, in viaggio col treno del Pd tra insulti e lanci di uova. E la Boschi che aveva promesso, sul piede di guerra, una querela a De Bortoli, ex direttore de Il Corriere della Sera, che aveva pubblicato lo scoop su Banca Etruria, mai pervenuta.

 

Gianpaolo Plini




D’Alema non balla il tango, Renzi perde i partners e Grasso aspetta il suo turno

Mai a memoria d’uomo c’era stato un ceto politico con un “bagaglio culturale” così povero da far rabbrividire persino gli alunni delle prime elementari.

 

Ciò non sarebbe una colpa, però, se chi porta questo bagaglio non fosse pure arrogante, presuntuoso e prepotente. E chi ci va di mezzo è la democrazia che s’inceppa in mano ad amministratori culturalmente molto limitati. Ma tutto questo è stato scritto e riscritto. Lo riscriviamo ugualmente perché ricordarlo non può che far bene.

Momenti difficilissimi per la storia del Bel Paese. Montecitorio è diventato un covo di litigiosità, di accordi sotto banco e si legifera in virtù di interessi di bottega. Il Paese è sparito dall’agenda delle priorità. Ora è il momento di assestamento delle liste e listini ed a questo scopo hanno cucito un Rosatellum su misura.

 

D’Alema non balla il tango Vita frenetica a Montecitorio, strette di mano, ammiccamenti e sedute a non finire tanto è che molti si addormentano sugli scranni. Di questi ne abbiamo visto una folta documentazione sul web. E’ il momento della compravendita, dei trasferimenti e ognuno di loro sta pensando al proprio domani. Tutti tengono famiglia…
Pisapia, l’avvocato ex sindaco di Milano, ci tiene ad esprimere il suo giudizio sulla scelta di Grasso“Ha fatto il suo dovere fino alla fine. Rispetto e apprezzo la sua scelta” però più di là non osa andare. Sembra che per il momento vuole giocare a fare l’ago della bilancia nella galassia del centrosinistra. Pisapia ha chiesto a D’Alema di fare un passo di lato per facilitare gli accordi. D’Alema che non ha mai perso la pronta battuta gli ha risposto: “Passo avanti, uno indietro e poi di lato: devo imparare il tango”. Al momento, in questo versante regna la confusione più completa o se si vuole, la stagnazione della politica. E’ tutto in divenire tanto più che dopo l’uscita di Grasso dal PD e fino a che ricopre l’incarico di presidente del Senato, dice D’Alema, nessuno può nominarlo leader di nulla.

 

Renzi sempre più solo e lontano dal Paese
Si sta delineando una seconda “gioiosa macchina da guerra” di Occhettiana memoria. Sull’altra riva, in linea di fuoco, questa volta non ci sta Berlusconi, l’avversario è Matteo Renzi, anche se nelle linee arretrate sventolano le bandiere di Forza Italia. Sono lontani i giorni del Nazareno. E’ vero che fuori sede ci sarebbero stati accordi per il Rosatellum ed ora, anche se non lo ammette, Renzi si pente d’averlo fatto. Viaggia nel suo treno e si allontana sempre più da Roma, non solo Roma città ma anche Roma come consenso cittadino.
I rapporti con il Governo si lacerano sempre più. Come si dice, “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” e Gentiloni si è approfittato per giocare un tiro mancino, proponendo, d’accordo con il presidente Mattarella, il rinnovo in carica di Visco alla presidenza della Banca d’Italia. Renzi fa buon viso e cattivo sangue e fa finta di abbozzare. Gentiloni nel frattempo si sta svegliando dal letargo e tratteggia un programma di sinistra in vista delle elezioni. E non sottovaluta il rancore di un “Matteo ferito” e cerca di avvicinarlo assicurandogli la leadership a condizione che ciò avvenga in una coalizione larga.

 

La stella di Renzi è in caduta libera. A Roma migliaia di cittadini rispondendo all’appello del Movimento 5 Stelle sono scesi in piazza a protestare contro il Rosatellum, cosa che gli ha rovinato il buon umore della giornata. Il modo muscolare del governo poi, e molti mormorano che dietro c’è stato proprio lui, di porre il doppio voto di fiducia per portare a casa una legge elettorale osteggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani, oltre lasciare scontenti tutti, mette in rischio la stabilità del Paese. Tutto questo non si potrebbe dire buona pubblicità per il Matteo del 40% di quattro anni fa. Il fatto più indicativo è che ogni giorno diminuisce ogni sostegno alla sua esigua minoranza e aumentano sempre più i suoi obiettori. La cerchia del giglio magico si frantuma e per ritornare a galla ci vorrebbe più che un colpo di reni.

 

Grasso lascia il gruppo Pd al Senato e aspetta il suo turno Pietro Grasso è il più corteggiato sul mercato pre-elezioni. Piace a Pisapia, piace a D’Alema, piace a Bianca Berlinguer, ancora non si sa quanto piaccia agli elettori. Molti applaudono il suo gesto di correttezza e sono stati scritti plausi a sproposito. Il presidente del Senato, Pietro Grasso ha solo deciso di lasciare il gruppo del partito democratico a Palazzo Madama e di passare al gruppo misto. Non s’intravede alcun atto eroico. Quanti altri, prima di lui, per una ragione o altra hanno cambiato schieramento? L’Atto eroico sarebbe stato se si fosse dimesso da presidente del Senato prima della votazione come fece nel 1953 il presidente del Senato Paratore, contrario alla fiducia per l’approvazione della legge elettorale, cosa che aveva dimostrato l’altezza istituzionale e che a Grasso è venuta meno. Con quella mossa Grasso sembra abbia voluto arrivare prima della Boldrini per il posto di leader di un futuribile polo di sinistra, sapendo che anche lei è molto quotata per quel posto. Presa la sua decisione Grasso scrutando la situazione non si pronuncia, aspetta il suo turno. Il tempo è galantuomo.
Emanuel Galea

 




Diritti, voti di fiducia e democrazia: sul treno con Renzi fermi nel tunnel

Il treno è partito con a bordo il simpatico Renzi versione Grillo 2.0 e mentre si allontana si sente l’eco nel vuoto della politica echeggiare alcuni versi dalla canzone di Toto Cotugno “Il treno va”. Distintamente si leva nell’aria il canto di alcuni versetti: “Dentro al mio vagone pieno di sogni / Il mio treno va… e va… / Con le paure ed incertezze ed inganni / Para papa para paparapa …ra papa…pa…pa” Cosa vorrà mai intendere il Matteo viaggiatore? Che messaggio vorrà lasciare? Para papa para paparapa!

 

All’esame della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati si trova attualmente il testo di una proposta di legge su iniziativa dei deputati: Russo, Castello, Catanaso,Genoese, Lainati,Romele e Sarro. La proposta, intitolata : Disposizioni concernenti l’interoperabilità dell’anagrafe della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia”,  fa parte del pacchetto degli “ altri diritti”, vanto del governo in scadenza. Sette deputati  impegnatissimi  in questa lotta di “civiltà” mentre si fatica a rintracciare un drappello di senatori così appassionatamente dedicati al problema della disoccupazione dei giovani e non solo. Si congeda da questi deputati salutando questo governo, augurando che chi lo seguirà  si dedichi  un po’ meno agli “altri diritti” ed un tantino di più ai diritti del Paese.

 

Augurandosi  che il governo che verrà si occuperà meno degli “altri diritti” perché dedicare il tempo prezioso della Camera a dibattere sull’eutanasia , seppure anche questo sia un nobile argomento, non presenta alcuna emergenza, tanto è che già esiste un certo automatismo istituzionale di eutanasia dolce e silente. La praticano regolarmente  dei soggetti che impossibilitati di permettersi  la sanità privata, le cure varie (in assenza di quella pubblica), questi soggetti si lasciano andare dolcemente, abbandonandosi nelle mani di Thanatos, dio dell’eterno sonno, senza scomodare il volenteroso Caronte dei tempi nostri per accompagnarli in Svizzera. Aspettare mesi nelle liste della Sanità per un esame specialistico mentre il male corrompe il corpo del soggetto,  non è altro che “eutanasia di seconda mano”. Anche per questa ipocrisia andrebbe salutato il governo degli “altri diritti” in scadenza.

I soliti movimenti ed associazioni, fautori degli “altri diritti”,  fanno pressione sul governo e molti deputati raccolgono il canto delle sirene, anche perché la “grande stampa” promuove anch’essa la liberalizzazione della droga. A volte parlano di legalizzazione per scopi terapeutici ma le associazioni più agguerrite la vogliono legalizzata anche per fini di svago.

Sia essa legale oppure di contrabbando i suoi effetti si incontrano ogni volta che un drogato alla guida della sua macchina lascia vittime innocenti sull’asfalto. Per questo e non solo va il saluto ai vari Manconi, i Roberto Saviano, i Della Vedova  e le associazioni Coscioni  e con loro  le vittime cadute sull’asfalto uccise da soggetti sotto l’effetto della droga, si salutano  quei giovani morti per overdose ,quelli che ogni  anno finiscono al Pronto soccorso  per l’uso  incosciente di cocaina, cannabis ‘rafforzata’ e anfetamine, e nulla importa se la droga provenga dal mercato legalizzato, liberalizzato  oppure dal mercato nero.

I morti  sono morti, il come e il dove non interessa. Si accomiata  questo governo in scadenza e il Paese spera  che non faccia  in tempo a portare a termine un simile  sfascio.

Viaggia insieme a Renzi sul treno, un cofanetto governativo custode dei “preziosi successi”, tutti articoli di propaganda da distribuire in ogni sosta alle stazioni programmate. La dentro  vi si custodiscono la memoria del matrimonio civile,le  unione fra soggetti dello stesso sesso e persino un progetto di  divorzio breve. Vi si trova la magna carta dell’aborto e un progetto targato “alta priorità” chiamato  Jus Soli, lo Jus Culturae. Questo governo chiude la legislatura  lasciando  sul terreno una grossa emergenza, un’ immigrazione  fuori  qualsiasi controllo. Non lo rimpiangono  le migliaia di giovani disoccupati, le  migliaia di cittadini senza casa. Non sentiranno  davvero la sua mancanza i tanti malati in lista d’attesa ed i pensionati alla minima che non ce la fanno a curarsi.

Contano invece i giorni sperando in domani migliori,  le vittime della criminalità, esposte  ai pericoli della delinquenza comune per l’inadeguatezza della  sicurezza. Altri aspettano maggiore tutela della libertà d’espressione di parola e libertà di stampa.

Un governo se ne va ma con la legge elettorale che ha imposto con la fiducia,  il domani non promette per niente bene e mentre “il vecchio” lascia gli scranni del Palazzo ci si augura che le prossime cabine elettorali sappiano discernere, scegliere e scartare. Rimane forte la preoccupazione  tuttavia, di ritrovare lo  stesso quadro del passato  insinuatosi  nelle pieghe di liste e listini così subdolamente costituite nelle retrobotteghe dei partiti.

Magra consolazione del Paese: dove difetta la classe politica, quando  sbaglia il legislatore ,per fortuna supplisce la Consulta la matita rossa della Corte Costituzionale; quando sbagliano i giudici a volte interviene il Consiglio Superiore della Magistratura;quando sbagliano i chirurghi si trova sempre un becchino.

Questa è l’Italia.

Altro giro, altre storie. Domani è un altro giorno. Domani si vota nuovamente.

Che vinca il migliore!

 

 

 




Frascati: Renzi, la festa dell’Unità e… l’amaro in bocca

FRASCATI (RM) – Il 14 di settembre si è aperta, tra i fasti di Villa Torlonia a Frascati, la festa dell’Unità della cittadina tuscolana, ma il vero protagonista è sempre lui: Matteo Renzi.

Renzi alla Festa dell’Unità a Frascati

Dopo i mille giorni trascorsi a Palazzo Chigi, il segretario dem ha svolto all’incirca 70 incontri col suo popolo di centrosinistra e giovedì sera, accolto da centinaia di persone, ha voluto affrontare alcuni tra i temi più attuali. Primo fra tutti il sociale, come già anticipato dalla band “Ladri di carrozzelle” composta da giovani disabili con l’hashtag “Stravedo per la vita”. Il problema delle periferie, più volte citate, viene collegato da una parte all’odissea Olimpiadi 2024, rifiutate dalla giunta Raggi che già deve provvedere a misure contro un debito capitolino plurimiliardario, e dall’altra all’immigrazione (argomento principale per le elezioni venture).

Renzi ha ricordato come il governo Berlusconi-Bossi abbia firmato gli Accordi di Berlino nel 2003 e tagliato i fondi per le Confederazioni Internazionali mentre il Pd ha triplicato le risorse. Cita, tra le iniziative sociali, il Dopo di noi – “Legge doverosa” scandisce il segretario, introduce il tema bollente dell’Europa ed afferma con veemenza “mi rifiuto di dare 20 miliardi ai colleghi europei per vederne indietro solo 12, mentre tutti quei soldi vanno ad aiutare Paesi in difficoltà che però ci lasciano soli sul fronte migratorio”. È proprio di immigrazione che si parla nel suo libro “Avanti” (Feltrinelli), dove tra l’altro si scherza sulla caduta del governo Letta, il “Broncione”, a cui aveva malamente augurato di “stare sereno”.

Ma Matteo non risparmia nemmeno la Lega che “ha frodato i contribuenti per 48 milioni di euro” e Salvini, “grande frequentatore di talk show e riconosciuto assenteista del Parlamento (europeo e non)”. In seguito, con il suo tipico humus fiorentino, rimemora i grandi successi della sua Politica come Umanità: gli 80 euro; la quattordicesima nel sistema pensionistico, l’abolizione dell’IMU sulla prima casa, il decurtamento del canone Rai, la legge sull’autismo e sul terzo settore.

E’ sera: il segretario nazionale dem saluta i suoi elettori al grido di “insieme ce la faremo” per discutere con imprenditori e ragazzi delle scuole, ma lasciando l’amaro in bocca a chi avrebbe voluto qualche informazione, anche spicciola, sul caso Consip, sulla Boschi ed il Referendum. Per quanto riguarda il primo punto (Consip), Renzi ha solo espresso l’augurio di prammatica che tutto si risolva per il meglio, ma non ha parlato del decreto Orlando, in questi giorni in discussione, che farebbe cadere lo scoop del giornalista del Fatto Marco Lillo e, tanto più, del perché uno dei carabinieri coinvolti sia stato promosso invece che sospeso. Tenuta lontana dalla discussione l’ex ministra Boschi implicata nel caso Etruria denunciato da De Bortoli, il quale, scaduti i termini di querela, è ormai convinto della sua inchiesta. Sul Referendum, a più riprese oggetto di risa e sarcasmo, Matteo riconosce di aver sbagliato ma non riesce proprio a collegare il bonus dei diciottenni e la riforma della Buona Scuola al nefasto 4 dicembre.

Prendendo a prestito le parole di Berlusconi che lo definiva “bulimico di potere”, forse il nemico politico di Renzi è proprio lui stesso ed il suo enorme ego. Quando non va in overdose di Renzismo persino quel Giglio Magico assomiglia meno ad una dionea.

L’intervento a Frascati di Matteo Renzi

 




L’intervento a Frascati di Matteo Renzi




Renzi alla Festa dell’Unità a Frascati

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Tangenti e ricatti: il padre di Renzi si difende: "Mai preso soldi". L'ex premier: "Se mio padre è colpevole pena doppia"

 

E' durato oltre tre ore l'interrogatorio di Tiziano Renzi, nell'ambito delle inchieste delle procure di Roma e Napoli su Consip. Il padre dell'ex premier ha lasciato piazzale Clodio senza fare dichiarazioni. "Mai preso soldi. Si è trattato di un evidente caso di abuso di cognome": così Tiziano Renzi si è difeso davanti ai pm, secondo quanto riferito dal suo difensore Federico Bagattini, durante l'interrogatorio al quale è stato sottoposto nel pomeriggio a piazzale Clodio. "Il dottor Renzi ha risposto a tutte le domande" ed ha precisato di "non aver avuto alcun ruolo in questa vicenda", ha detto l'avvocato Federico Bagattini. Tiziano Renzi, ha aggiunto che il suo assistito ha negato di aver mai conosciuto né incontrato Alfredo Romeo e di essere mai stato in Consip. Nel corso dell'interrogatorio ha escluso anche di conoscere Denis Verdini. Rispondendo a domande dei pm sui rapporti "con tutte le persone coinvolte nell'inchiesta", il padre dell' ex premier ha sottolineato di essere legato all'imprenditore farmaceutico Carlo Russo anche da una frequentazione di carattere religioso. Durante l'interrogatorio, ha concluso l'avvocato Bagattini, non sono state fatte nuove contestazioni.
 

In serata Matteo Renzi a Otto e mezzo ha detto: "Se c'è un parente di un politico indagato in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema ed evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo: per me i cittadini sono tutti uguali. Anzi. Se mio padre secondo i magistrati ha commesso qualcosa mi auguro che si faccia il processo in tempi rapidi. E se è davvero colpevole deve essere condannato di più degli altri per dare un segnale, con una pena doppia". "Se ci sono ricatti si va dai magistrati – ha detto ancora Matteo Renzi a Otto e mezzo -. Vogliamo essere chiari: stiamo parlando di soldi pubblici e allora se ci sono ricatti e reati, se ci sono tangenti c'è il dovere di fare i processi. Noi siamo persone perbene, non abbiamo paura dei processi. Anzi. Erano quelli di prima che facevano i lodi e il legittimo impedimento per non fare i processi. Si va in tribunale e si guarda chi ha ragione e chi ha torto". "Noi non siamo come quelli che quando si indaga la sindaca di Roma sono garantisti – ha detto ancora l'ex premier a Otto e mezzo: io della Raggi non ho chiesto le dimissioni, non sono garantista a targhe alterne"."Se la buttiamo sulla questione processuale e penale devo dire con molta forza, a tutela della comunità di persone che ho rappresentato, a iniziare dal Pd, che si aspetta la sentenza sempre, si è garantisti e si rispetta la presunzione di innocenza", ha aggiunto.

Poi Matteo Renzi alla domanda 'Luca Lotti deve dimettersi?' ha detto: "A mio giudizio assolutamente no. Conosco Lotti da anni ed è una persona straordinariamente onesta, lo devono sapere sua moglie e i suoi figli. Io non scarico mai gli altri: non l'ho fatto con Delrio, Boschi e ora Lotti. Non accetto processi sommari".

"C'è un disegno evidente in queste ore di tentare di mettere insieme cose vecchie di mesi", ha detto ancora Matteo Renzi a Otto e mezzo. L'indagine su Lotti e Del Sette "è una cosa di tre mesi fa. Cosa è successo?", domanda l'ex premier. "Una discussione incredibile".

E si è concluso anche l'interrogatorio di Carlo Russo, l'imprenditore amico di Tiziano Renzi, indagato nell'inchiesta Consip. Russo è uscito dalla sede del comando provinciale dei carabinieri di Firenze dove è stato ascoltato dai pm di Roma e di Napoli Mario Palazzi ed Henry John Woodcock, accompagnato dal suo legale. Russo si è quindi allontanato a bordo di un taxi. A giornalisti e cameramen che gli chiedevano una dichiarazione si è limitato a rispondere "Buona sera e buon lavoro". L'imprenditore Carlo Russo non ha risposto ai pm Palazzi e Woodcock nella caserma dei carabinieri di Firenze dove si è svolto l'interrogatorio nell'ambito dell'inchiesta Consip. Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere su indicazione dei suoi difensori, avvocati Gabriele e Marco Zanobini. "Intendiamo – spiegano i legali – far rispondere il nostro assistito quando saremo su un piano di parità ossia quando avremo piena conoscenza degli atti. Ora abbiamo solo un decreto di perquisizione".




Post referendum: Matteo Renzi l'autorottamato

 

di Roberto Ragone

 

Cosa dici a chi ha sbagliato tutto? Cosa dici a chi pensava ancora di essere negli scout, dove si dice sempre la verità, si aiutano le vecchiette ad attraversare la strada, si va in giro con i pantaloni corti anche a quarant’anni e con la pancia, e si alzano due dita per certificare la propria buonafede? Profetico fu l’Economist, quando lo raffigurò in una vignetta satirica su di una barchetta di carta, con il gelato in mano, in compagnia della Merkel e di Hollande; una barchetta europea che già allora faceva acqua. Quella è l’immagine che don Matteo ha sempre dato a noi Italiani, quella di  un bimbo con il cono gelato, che bada a leccare le gocce che colano dal biscotto, tutto intento, non ai bisogni della nazione, ma al contenuto dolce e variopinto che pregusta già con gli occhi; mentre tutto il resto della popolazione, dopo l’irreparabile e criminale catastrofe montiana, badava soltanto a sopravvivere, fra gente che si bruciava in piazza, che si impiccava, che si sparava, che apriva il gas, con conseguente esplosione e crollo delle palazzine; famiglie costrette a dormire in macchina, aziende costrette a licenziare, a chiudere l’attività e a demolire il tetto dei capannoni costruiti con il  mutuo, per non pagarci sopra anche le tasse, dopo il danno, la beffa; quando in molti casi il dissesto era provocato da uno Stato debitore e insolvente, o da estorsive cartelle pazze di Equitalia. Un’Equitalia che avrebbe dovuto essere rottamata, secondo il vocabolario renziano, invece s’è risolto nella solita presa in giro. La malavita che veniva dall’est, senza poterla contrastare, con la polizia sottorganico e l’indulto e il decreto svuota carceri che li rimettevano in circolazione, e i giudici che condannavano i derubati che si erano difesi, oltre ai Carabineri e poliziotti che sparavano, a pene pecuniarie, quasi a riconoscere al delinquente un risarcimento per il mancato furto. Il mercato immobiliare, crollato sotto Monti, non riprendeva, mentre le pensioni d’oro e gli sprechi continuavano, le spending review erano fatte sempre a spese dei più deboli, e i migranti invadevano, a torto o a ragione, il nostro paese, ben remunerati e assistiti. La scuola veniva distrutta nei suoi principi e il precariato aumentava in modo esponenziale, corroborato dall’eliminazione dell’art, 18 e dalla comparsa dei vaucher e del fallimentare jobs act, un’operazione ingenua, infantile, da peracottaro, che ha soltanto causato un danno di qualche miliardo all’erario. Una gestione irresponsabile della cosa pubblica, che assegnava a qualcuno, – che non s’è mai capito bene chi e come – i famosi 80 euro, che sono “pochi per chi ne ha, di soldi, ma tanti per chi ha bisogno.”

 

Nessuno, nella storia repubblicana, sì è mai permesso di insultare così i suoi ‘sudditi’, con una tale elemosina. E poi a qualcuno quella cifra favolosa è stata anche stornata, con il preteso del ‘conguaglio’, senza vergogna, sentimento che Renzi ha dimostrato di non conoscere. Prima li dai, con grande strombazzamento, e poi li riprendi in sordina. E le auto blu? Erano troppe, e troppo costose, secondo l’opinione pubblica. Bene, le vendiamo su e-bay. Vendute sette, le altre non si sa che fine abbiano fatto, subito rimpiazzate da quelle nuove, in numero ancora maggiore. E l’aereo? Cosa ne farà ora? Continuerà a pagare il leasing di tasca propria, o ce lo appiopperà? Con le dimissioni irrevocabili non ne sarà più titolare, quindi lo pagheremo noi. Mentre tutta l’Italia si arrabatta per arrivare a fine mese, il nostro, cosa fa? Invece di guardare da vicino le pensioni sotto i mille euro, che sono la prima causa di impoverimento della gente comune e degli anziani, di cui dimostra di non curarsi minimamente, a fronte di quelle d’oro, intoccabili, prende su e va a Flushing Meadows, a godersi la vittoria di Roberta Vinci agli US Open di tennis, per stringerle la mano e congratularsi con lei. Insomma, un sovrano magnanimo e democratico, che va incontro al popolo. “Non sapevo che mi odiassero così tanto”, pare abbia detto, frase riportata da un quotidiano. In America lo avrebbero già sottoposto a cecchinaggio. Certo, non ti sei mai preoccupato di sapere cosa pensassero gli Italiani, quelli veri, quelli al di fuori dei tuoi giochi di palazzo, quelli che con disprezzo hai sempre definito ‘populisti’, e che oggi ti hanno bocciato come il peggior governo dal referendum monarchia-repubblica in poi. Il peggiore.

 

Perciò, cosa dire al ragazzo di Rignano, quando si accorge che nessuno gli vuol bene e si auto commisera, e si piange addosso, commuovendosi nel parlare della moglie e dei figli, se non che ha sbagliato tutto? Ha sbagliato nei confronti della nazione tutta, ha sbagliato nei confronti del suo partito, ha sbagliato nei confronti di Enrico Letta, ha sbagliato nei confronti dei rottamandi D’Alema, Bindi e Bersani: non piangere quando ti presentano il conto, sono lacrime di coccodrillo. Scendi dalla carrozza di Cenerentola, spegni il tuo videogioco. La vita reale è altro, e tu non l’hai capito, preso da un delirio di onnipotenza e da una autoreferenzialità assoluta, egocentrica. ‘Spaccone, rodomonte, truffatore, bugiardo, imbroglione, presuntuoso,’ sono solo alcuni degli epiteti che gli sono stati rivolti nel tempo, anche su qualche quotidiano, mentre lui pensava d’aver sempre ragione, e che gli altri avessero torto, come nel caso del referendum delle trivelle in Adriatico, dove ha fatto un favore miliardario alle imprese petrolifere, consentendo di derogare dagli accordi presi in sede di assegnazione di permessi di trivellazione, e ora quelle piattaforme nessuno le demolirà più. Oppure nel casi di banca Etruria, dove ha distrutto i risparmi di anni di lavoro di correntisti in buona fede, solo per salvare la banca e chi ad essa era legato; per non parlare poi dell’MPS, con un suicidio sospetto nell’armadio.

 

La sconfitta di Renzi è anche quella di Napolitano, che l’ha spinto al di là delle sue capacità, senza dargli una regola, come si fa quando si vuol crescere bene un adolescente. Così don Matteo esce di scena, e così speriamo del Giglio d’oro, dei suoi fedelissimi, piazzati nei gangli vitali della nazione. Non ci mancherà. Ultimamente ne avevamo fin sopra i capelli, e cambiavamo canale appena appariva in TV.

 

Cosa succederà ora? Serve senz’altro qualcuno che amministri le faccende correnti del governo: tolto Renzi, toccherà a Mattarella gestire il vuoto di potere, fermo restando che Cinquestelle e Pdl hanno chiesto elezioni anticipate. La palla rimane comunque in mano al gruppo più numeroso, cioè il PD, di cui, almeno per ora, Renzi rimane il segretario, in vista di un congresso che decreterà la sua sostituzione o la sua riconferma. Da sciogliere il nodo dell’Italicum, con il parere della Consulta, non prima di gennaio o febbraio: non si può, infatti, andare alle elezioni anticipate senza aver fatto chiarezza sulla ‘nuova’ legge elettorale. D’altra parte, su queste colonne avevamo previsto che in caso della vittoria del NO l’Italicum sarebbe stato ‘disattivato’, in quanto troppo favorevole ad un partito che non fosse il PD di Renzi, con un premio di maggioranza esagerato. E sì che Renzi l’aveva voluto approvare applicando la fiducia, bypassando il dibattito in Parlamento, pratica criticata quando era Berlusconi ad adottarla, ma adottata dal governo Renzi quasi come prassi. Un Renzi che rideva in faccia, in parlamento, ai deputati dei Cinquestelle durante i loro interventi: ma qualcuno gli ha detto che ‘lui’ non è il marchese del Grillo? Il traghettatore ad interim che porterà l’Italia alle elezioni potrebbe essere Pier Carlo Padoan, già indicato da alcuni come la vera ‘anima’ dell’azione di governo di Renzi,  e che farebbe da garante nei confronti delle banche; oppure Dario Franceschini, più legato alla politica. Una terza ipotesi fa il nome di Piero Grasso, per un governo ‘del presidente’. Per martedì è convocata la direzione PD, per sapere con quale proposta il PD si presenterà al Quirinale. Bisognerà poi verificare come cambiano gli equilibri in seno al partito, visto che i seguaci di Renzi già spingono perché si ripresenti come leader al prossimo congresso. Sull’altro fronte, Berlusconi aveva in precedenza dichiarato che in caso di vittoria del NO avrebbe cercato un’ampia coalizione con il PD. Ora rivendica di aver contribuito al crepuscolo degli dei con un robusto 5%, e dichiara invece di voler stare alla finestra. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che il rischio maggiore sono i Cinquestelle, che potrebbero arrivare al governo, e allora non ce ne sarebbe più per nessuno, vista la loro dichiarata idiosincrasia a qualsiasi forma di alleanza. Si profila la presenza di due gruppi contrapposti: da una parte il Movimento di Grillo, dall’altra PD e Berlusconi. La coalizione di centrodestra – o di destra – con Meloni e Salvini è decisamente in minoranza: all’occorrenza potrebbe forse appoggiare Berlusconi, per partecipare ad un governo di larghe intese. Tutti contro Di Maio & Co.




Firenze, processo su escort e sprechi di denaro pubblico: Matteo Renzi non sarà in Aula

di Chiara Rai

L’8 novembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi non potrà essere in aula al Tribunale di Firenze per la deposizione testimoniale nel processo sui presunti sprechi di denaro pubblico che, secondo quanto denunciato dal dipendente comunale di Firenze Alessandro Maiorano, sarebbero stati effettuati per fini personali dal premier Renzi, sia in veste di presidente della Provincia di Firenze, sia di sindaco di Firenze.


In questo processo, Maiorano è chiamato a difendersi, sul banco degli imputati, dall’accusa di diffamazione rivoltagli da Matteo Renzi per questa vicenda. La comunicazione relativa il premier è stata inviata dal legale di Renzi al Tribunale di Firenze. L’Avvocato Carlo Taormina, difensore di Maiorano, conferma: “Nella comunicazione del legale di Renzi si legge che l’8 novembre il premier non potrà partecipare a causa di impegni istituzionali. In queste ore, probabilmente sarà fissata una prossima udienza. Siamo già al terzo rinvio e ci auguriamo veramente che questa prossima udienza sia fissata quanto prima”. Di fatto Taormina ci spiega che di aver già avanzato alla dottoressa Bonelli la richiesta di poter acquisire la deposizione testimoniale di Renzi nella sede istituzionale di Palazzo Chigi: “Il giudice si è riservato di decidere”. Ma probabilmente per evitare altri rinvii sarebbe quantomeno una soluzione più snella.

Taormina intende rivolgere delle domande a Renzi concernenti gli sprechi e l’utilizzo di denaro pubblico per fini personali, già oggetto di denunce ed indagini giudiziarie, la frequentazione di escort a Palazzo Vecchio ma anche riguardo alcune intercettazioni effettuate dalla Guardia di Finanza, su varie linee telefoniche della sede del municipio fiorentino, mirate ad accertare presunti casi di assenteismo dei dipendenti comunali.


Indagini ed intercettazioni che di fatto si sono rivelate determinanti per far emergere che un funzionario del Palazzo facesse sesso in ufficio durante l’orario lavorativo e che Massimo Mattei, ex assessore al Decoro urbano della giunta Renzi avesse concesso una casa della “Cooperativa Il Borro” ad una nota escorts che sembra frequentasse molto spesso le stanze di Palazzo Vecchio.

Maiorano commenta a caldo quest’ennesimo rinvio: “Sono nauseato e schifato: sono tre anni che il presidente del Consiglio deve venire in Aula. Ha forse paura di un usciere? Ha paura di prendersi le proprie responsabilità e affrontare un cittadino in un Aula di Tribunale?”