MATTEO RENZI ESORTA A VARARE LE RIFORME

Redazione

Un omaggio a Giorgio Napolitano, una esortazione a varare al piu' presto le riforme e infine i primi passi per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Sara' questa, spiegano diversi esponenti Pd, il leit motiv della riunione della direzione Pd, convocata da Matteo Renzi per venerdi' alle 15. Una data che fa partire il countdown per il big game del Quirinale, data decisa subito dopo il colloquio del premier con il presidente della Repubblica. Una circostanza, questa, che ha fatto sospettare piu' d'uno circa il tentativo, estremo, da parte di Renzi di convincere Napolitano ad attendere qualche giorno in piu' rispetto alla data del 14 gennaio, quanto tutti sono ormai convinti che giungera' la decisione di dimettersi.
  Un tentativo che pero' viene seccamente smentito da palazzo Chigi. E' chiaro, spiega un parlamentare renziano, che per cortesia istituzionale la direzione non poteva essere convocata prima del colloquio. Ma da venerdi' Renzi chiedera' innanzitutto che si arrivi alla fine di gennaio, quando saranno convocati i grandi elettori, con le riforme gia' varate. Un modo per stringere i tempi ma sorattutto per stringere i bulloni dei rapporti nel Pd. Per ora, anche se nei Palazzi non si parla d'altro, le bocche sono cucite e molta e' la pretattica. Di certo c'e' solo che tutti gli esponenti Pd interpellati, si trincerano ufficialmente dietro la richiesta di non mettere il carro davanti ai buoi: "fino a che non arrivano le dimissioni di Napolitano e' inutile e prematuro parlare del suo successore". Ma a taccuini chiusi qualche indizio comincia a trapelare. Innanzitutto su tempi e metodi.
  Renzi ha parlato di elezione al quatro scrutinio, ma una parte della minoranza chiede che si provi ad eleggere il successore di Napolitano prima, quando il quorum e' ancora dei due terzi, come segno della volonta' di allargare l'intesa a tutto il Parlamento e non solo al perimetro del patto del Nazareno. "Nel metodo stara' la chiave del successo di Renzi" spiega un dem di lungo corso. Il clima che si respira nel partito, infatti, e' cosi' riassunto dalla stessa fonte: "se Renzi fa un errore, i 101 del 2013 diventeranno 202, ma se azzecca le mosse giuste, quasi nessuno nel Pd ha voglia di rompere, prevale la volonta' di eleggere un Capo dello Stato che rappresenti tutto il partito". E Renzi lo sa bene, sa che, per dirla come un ex popolare, "tutti vogliamo che si elegga al quarto turno, ma basta poco per far si' che ognuna delle nostre aree diventi cruciale per impedire l'elezione del nome 'sbagliato'".
  Intanto, in Transatlantico, il gioco che spopola e' quello del profilo. Tutti stanno cercando di capire se Renzi si orientera' su un profilo che abbia uno standing internazionale, su un politico esperto o su un esponente istituzionale. La minoranza Pd parla senza mezzi termini dei primi due, mentre i deputati renziani indicano come loro preferito il terzo. "Il Presidente della Repubblica e' l'arbitro, dovrebbe essere eletto con il consenso di tutti" ha detto Renzi venerdi' scorso. E in quella parola arbitro alcuni renziani indicano la chiave di volta per capire le preferenzedella loro area. In quest'ottica cominciano a circolare alcuni nomi su cui si starebbero concentrando le prime riflessioni: "alcuni stanno lavorando a questo dossier – spiega un deputato di maggioranza ma non renziano – e hanno gia' individuato alcuni profili". Si tratterebbe soprattutto di profili istituzionali: anche se in modo del tutto vago e informale, alcuni sondaggi sarebbero stati fatti sui nomi di Sabino Cassese, Sergio Mattarella, Giovanni Legnini, Franco Bassanini e Linda Lanzillotta. Tutti esponenti, a parte Cassese, con una estrazione politica che ha pero' lasciato spazio a esperienze istituzionali di alto livello. "Qualunque nome e' prematuro" assicura pero' la maggior parte dei parlamentari. "Sentiamo quel che ci dice Renzi venerdi', per ora un presidente ce lo abbiamo, solo dopo le sue dimissioni e sentite le proposte del segretario del Pd potremo esprimere le nostre valutazioni" taglia corto Matteo Orfini.




MATTEO RENZI: CAPO DELLO STATO PUO' SUCCEDERE CHE VENGA ELETTO SENZA I VOTI DI FORZA ITALIA

Redazione

Un ragionamento più che un avvertimento a Silvio Berlusconi quello fatto ad alta voce dal presidente del consiglio Matteo Renzi: "Dal punto di vista politico il Capo dello Stato va eletto con tutte le forze politiche. Dal punto di vista numerico, in teoria, puo' succedere" che il Presidente della Repubblica venga eletto senza i voti di Forza Italia. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a Otto e Mezzo. "Il Presidente della Repubblica e' l'arbitro e dovrebbe essere eletto con il consenso di tutti", ha aggiunto. Per l'elezione del successore di Napolitano "la votazione buona e' la quarta. Ci scommetto", ha detto il premier. "Io sono presidente del Consiglio e ragiono partendo dal concetto che il Presidente della Repubblica c'e'. Questa legislatura non e' riuscita nel 2013 ad eleggere il Capo dello Stato. Allora, la mia preoccupazione e' far si' che non capiti ancora quello che e' successo nel 2013", ha aggiunto. "Non faro' mai in modo che i 450 delegati del Pd giochino a 'Indovina Chi'", ha assicurato Renzi. "C'e' la liberta' e il coraggio di dire cio' che si pensa. Su Marini tanti dissero che non avrebbero mai votato, su Prodi dissero 'lo votiamo' salvo poi accoltellarlo ale spalle, ovvero nell'urna". Matteo Renzi guarda alla scorsa partita per il Quirinale e alla prossima, e al modo in cui si comporta il Pd, osservando a Otto e mezzo su La7 che "e' legittimo dire prima che si e' in disaccordo, diverso e' chi dice una cosa e poi ne fa un'altra". E alora, chiarisce il segretario Pd e presidente del Consiglio, "io posso parlare con i 'cattivi' ma detesto i vigliacchi". E Renzi ha ricordato anche che "Berlusconi voto' Napolitano e Ciampi".




MATTEO RENZI BLOCCA IL "SALVA BERLUSCONI"

Redazione

 Una mossa nello scacchiere delle intese lacerate per Matteo Renzi.Riforma del fisco bloccata: tutto ritorna al Consiglio dei ministri. Tutta colpa di poche righe, il classico codicillo, il dettaglio in cui, come si suol dire, si potrebbe nascondere l'inghippo. La questione viene sollevata da due quotidiani, che stamane aprono con la notizia che, se quel busillis dovesse passare cosi' com'e', Silvio Berlusconi potrebbe tornare candidabile praticamente da subito, comunque dalla primavera.

La norma contemplerebbe una soglia del 3 percento dell'evasione rispetto all'imponibile, al di sotto della quale il reato non sarebbe piu' punibile penalmente. In altre parole, Berlusconi potrebbe vedersi derubricato il tipo di pena ad una semplice sanzione amministrativa. Ragion per cui decadrebbe la condanna che lo vede ai servizi sociali e, soprattutto, gli interdice la candidabilita'. Fin da subito il presidente del Consiglio fa sapere, in forma ufficiosa, due cose. La prima che non ritiene possibile che una sentenza passata in giudicato possa essere svuotata da una norma successiva. La seconda che lui, comunque, la norma in questione e' pronto a bloccarla, nel caso.

Passa poco tempo e una nota ufficiosa di Palazzo Chigi annuncia il dietrofront. Prima pero' si difende la natura e l'intendimento della riforma, senza risparmiare le parole.

  "I decreti delegati sul fisco segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende. La logica che il Parlamento ha affidato al Governo e' molto chiara: recuperare piu' soldi dall'evasione, depenalizzando laddove possibile e contestualmente aumentando sanzioni e pene per i reati che rimangono tali", si puntualizza.

"Oggi in Italia meno di cento persone su sessanta milioni scontano pene per reati tributari. Il che e' assurdo, se pensiamo alle stime, incredibili, dell'evasione nel nostro Paese. Si tratta dunque di cambiare in modo radicale. Questo e' l'obiettivo del Governo".
  "Disciplinare in modo puntuale l'abuso di diritto, dare certezze a investitori e cittadini, stangare con piu' severita' i veri colpevoli e smettere di ingolfare i tribunali penali per questioni formali e' un grande obiettivo di civilta' giuridica". "Con questo spirito il Governo ha votato nell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri la prima lettura del decreto delegato che va in questa direzione", proseguono le fonti di Palazzo Chigi.

"Lo ha fatto discutendo articolo per articolo, su tutti i punti in discussione, riducendo le pene rispetto alle proposte del presidente del consiglio dei ministri per un comprensibile problema di equilibrio del sistema sanzionatorio e aprendosi a una discussione vera, non formale, collegiale, durata piu' di un'ora".
 A questo punto l'annuncio: "Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Fa norme che rispondono all'interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini.

  Queste norme consentiranno di non avere interpretazioni discrezionali tra commissione tributaria e commissione tributaria, ma finalmente dara' lo stesso tipo di pena da Milano a Palermo".

E allora "di tutto abbiamo bisogno tranne che dell'ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere".

Per questo "il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornera' prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l'approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioe' entro marzo 2015".




MATTEO IL TERRIBILE

di Silvio Rossi

In una Roma invernale, distratta dai preparativi delle feste natalizie, c’è stato un parallelo tra le vicende interne al Partito Democratico e un concerto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, all’interno del Festival Prokof’ev.
Il concerto, che riprende la colonna sonora composta dal musicista per l’omonimo film di Eizenstein, ripercorre, nella visione novecentesca filosovietica, la vita di Ivan Vasil'evič, conosciuto come “Il Terribile”, nome giunto così a noi per un’erronea traduzione, in russo è ricordato come “tonante” o “minaccioso”, con un’accezione positiva.

Ivan, divenuto Principe di Moscovia cercò di unificare “tutte le russie”, trovando l’opposizione non tanto dei nemici, i governanti degli stati che avrebbero dovuto cadere sotto il governo del giovane regnante, quanto dei suoi collaboratori più stretti, i Boiardi, famiglie nobili moscovite che lottavano tra loro, e contro il sovrano, per condizionarne la politica.

Mentre sul palco della sala Santa Cecilia risuonavano le drammatiche note della vicenda russa, a via del Nazareno i boiardi Fassina, D’Alema e Bindi hanno dato il loro meglio per evitare che il segretario del proprio partito potesse diventare “Zar” del panorama politico nazionale.




NATALE: MATTEO RENZI CON LA FAMIGLIA DA PAPA FRANCESCO

Redazione

 Il premier Mattero Renzi ha fatto ingresso in Vaticano, su un auto blu' del cerimoniale di Stato, alle 11,45 per l'udienza ufficiale a Papa Francesco e lo scambio degli auguri. Ad accompagnare il premier in Vaticano c'erano la moglie Agnese, in tailleur nero ma a capo scoperto, e dei tre figli, due maschi e una femminuccia. Il premier Renzi e' stato accolto nel cortile di San Damaso dal prefetto della Casa Pontificia, arcivescovo Georg Gaenswein.
"Che piacere rivederLa", gli ha detto Renzi prima di presentare moglie e figli allo storico segretario di Ratzinger.

"Sua Eccellenza (Gaenswein, nedr) mi ha indicato bene cosa fare. Sono mortificato di sbagliare il protocollo ma l'altra volta il Papa mi ha autorizzato a sbagliare sul protocollo", ha detto Renzi rivolgendosi – prima del colloquio privato – agli addetti al cerimoniale, dopo aver salutando il Papa "Non c'e problema", gli ha replicato Bergoglio. Poi c'e' stato uno scambio scherzoso, dal quale si e' captata solo una frase di Renzi: "Sembra il grande puffo", probabilmente pronunciata per riferire le impressioni di uno dei tre figli che lo hanno accompagnato oggi nella visita e gia' erano stati con i genitori a Santa Marta per incontrare il Papa in modo informale lo scorso 4 aprile. "Glielo dico dopo", ha aggiunto il premier. 




AMATRICE, IL SINDACO PIROZZI A MATTEO RENZI: "LASCIACI STARE"

A cura del sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi

Amatrice (RI) – Leggo basito le dichiarazioni che il Presidente del Consiglio – Matteo Renzi – ha rilasciato oggi all’assemblea dei Giovani Dem: “Non sappiamo se quello che emerge dipinge dei tangentari all'amatriciana o dei mafiosi, lo dirà la magistratura ma noi non lasceremo la capitale in mano ai ladri”.

Informo il Presidente del Consiglio che nel 2011 il Comune di Amatrice diffidò tutti i Direttori dei quotidiani nazionali ad utilizzare il termine “all’amatriciana” come aggettivo sostantivato, aggiunto ad altri termini, così da risultare carico di un significato negativo e disdicevole per la Città di Amatrice e per gli amatriciani, suoi abitanti.

Immagino la sua reazione da Sindaco se un Presidente del Consiglio avesse definito uno scandalo nazionale com’è purtroppo quello di Roma, della “Mafia Capitale”, distinguendo tra il malaffare di “tangentari alla fiorentina” e quello di cosche mafiose: sempre “malaffare” è !

Si sarebbe offeso, come in questo momento io, quale rappresentante del proprio Comune.

Non so se Lei conosce Amatrice, sicuramente no, ma colgo l’occasione per farle sapere che facciamo la raccolta differenziata (60%), non applichiamo la TASI, non applichiamo la TARI, abbiamo ristrutturato la nostra scuola in tre mesi, i nostri Consiglieri non percepiscono nessun compenso, non abbiamo telefonini di servizio, non abbiamo auto blu (e neanche rosa!), abbiamo un ospedale di montagna che abbiamo difeso con i denti, ……e tanto altro ancora.

Siamo conosciuti nel mondo per essere la patria degli “spaghetti all’amatriciana”, i cui ingredienti (guanciale, pecorino e pomodoro) rappresentano idealmente i valori della montagna, della parte sana della nostra straordinaria Nazione. Non mi risulta invece che Amatrice abbia dato i natali ad Al Capone, a Matteo Messina Denaro, né a Fiorito, né a Maruccio, anzi la comunità romana è onorata di tanti amatriciani che hanno reso grande la nostra Capitale.

Siamo stufi di veder accostare il nome di Amatrice a malaffare e ruberie di ogni genere, passi per un giornale, passi per un personaggio dello spettacolo, ma mi permetta, non lo posso accettare dal mio Presidente del Consiglio.




MATTEO RENZI: TAGLIATI 18 MILIARDI DI TASSE

Redazione

"Per la prima volta lo Stato dimagrisce anziche' ingrassare. La riduzione delle tasse come l' inizio di un processo rivoluzionario, e' il nostro obiettivo". Lo dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un messaggio alla Cna, parlando di "una riduzione di 18 miliardi di tasse". "Chi si alza la mattina mettendo in gioco tutto, e' un eroe dei tempi nostri, della quotidianita'", ha detto Renzi lanciando "un appello: dateci una mano a cambiare l'Italia".
  "E' un momento difficile per il Paese. Lo dicono tutti. E' un momento in cui e' forte il sentimento di rassegnazione, di stanchezza. Quanti dicono 'ah, non ce la faremo mai'? E invece noi ce la faremo", ha aggiunto.
  "Ce la faremo perche' siamo piu' forti della crisi, siamo piu' forti della paura, siamo piu' forti anche delle debolezze che ha il sistema Paese. Questo non significa negare i problemi. Quelli che dicono 'dobbiamo nascondere la polvere sotto il tappeto' sbagliano. Pero' sbaglia anche, sbaglia profondamente, sbaglia tanto, chi punta sulla rassegnazione, sul pessimismo, chi dice 'tanto non ce la faremo mai'", ha concluso il premier




MATTEO RENZI CONTRO I SINDACATI: VOI SCIOPERATE E IO CREO LAVORO!

Redazione

Sempre in contrasto con i sindacati il premier Matteo Renzi.  "Invidio chi passa il tempo a organizzare gli scioperi, a inventarsi motivi per scioperare, non parlo dei lavoratori ma dei sindacalisti, ci sono stati piu' scioperi in queste settimane che contro gli altri governi.
Io non mi occupo di organizzare scioperi ma di creare lavoro". Cosi' il premier Matteo Renzi, parlando a Rtl 102,5, commenta la decisione di Cgil e Uil di indire lo sciopero generale e l'Agi riporta la notizia.
 "Negli ultimi mesi abbiamo recuperati 160.000 posti di lavoro, anche se ancora non basta perche' ne e' stato perso un milione.
 Io ho profondo rispetto per chi sciopera, lo sciopero e' un diritto costituzionale garantito, ma il governo in questo momento sta cercando di rimettere in piedi il Paese".
 Insomma, "io non mi rassegno – afferma il premier-: possono fare gli scioperi, ma abbiamo promesso che cambieremo e, piaccia o non piaccia a sindacalisti oppositori e gufi, cambieremo il paese perche' lo abbiamo promesso agli italiani".
 Agli ascoltatori che si mostrano stanchi del nostro Paese, Renzi spiega: "trovo un paese diviso in due, una parte di persone sono stanche e rassegnate, ma chi oggi in Italia continua a tener duro sta cominciando ad avere risultati.
 L'export continua a crescere, l'Italia deve rimettere a posto le cose in casa per tornare a essere quel che merita".
  Il presidente del consiglio spera di riuscire ad evitare il ricorso al voto di fiducia, anche se "Si', siamo pronti a mettere la fiducia se servisse, lo valuteremo al momento giusto, a ieri sembrava non vi fosse bisogno di mettere la fiducia. Vedremo".
  Per Renzi "Salvini e Camusso sono facce della stessa medaglia, li rispetto, fanno il loro lavoro, ma loro sono i leader della protesta, mentre io devo governare".
  In questo momento, invece di tirare Giorgio Napolitano per la giacchetta e' meglio varare le riforme per rispondere ai suoi appelli. Renzi torna sulle possibili dimissioni del Capo dello Stato e afferma che "il presidente della Repubblica e' un galantuomo di grande levatura, nel 2013 tutti i partiti politici nell'incapacita' di trovare un successore lo hanno pregato di avere un nuovo mandato, lui ha accettato, ha fatto un discorso durissimo sulla necessita' di fare le riforme e tutti hanno applaudito. Quando dico che bisogna fare la legge elettorale e le riforme velocemente e' perche' se quel messaggio di Napolitano deve essere preso sul serio, il presidente della Repubblica ha il diritto di vedere il Parlamento discutere le riforme". Insomma, "che prima o poi decida di lasciare sta nelle cose, decidera' lui, nessuno ha il diritto di tirargli la giacchetta, nemmeno io anche se spero che resti il piu' a lungo possibile. Ma quando decidera' dovra' avere ila gratitudine di tutti perche' in alcuni momenti senza Napolitano il Paese sarebbe stato in difficolta'".
  Quanto alla richiesta del Pg di Cassazione di applicare la prescrizione sulla vicenda Eternit "Cambieremo i tempi del processo e le regole del gioco della prescrizione", dice Renzi. "Da cittadino italiano mi colpisce e mi fanno venire un po' di brividi le interviste ai familiari, a vedove e figlie che mostrano una dignita' straordinaria perche' credono nella giustizia piu' di quanto a volta fa un servitore dello Stato. E continuano a combattere, con l'idea di aggrapparsi al tema della giustizia come etica del Paese" ha proseguito. Dal punto di vista del merito, ha detto Renzi, "o quella vicenda non e' un reato, o se e' un reato ma e' prescritto bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione. Ci sono dei dolori che non hanno tempo. Dobbiamo far in modo che i processi siano piu' veloci, e dobbiamo cambiare la prescrizione"




SILVIO BERLUSCONI E MATTEO RENZI: COLAZIONE A PALAZZO CHIGI

Redazione

Altro che colazione da Tiffany, il ritorno di fiamma è avvenuto davanti ad un bel lunch a palazzo Chigi. Riparte il dialogo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi: un nuovo faccia a faccia che ha la forma di una colazione di lavoro a Palazzo Chigi tutto incentrato la legge elettorale. Due ore di colloquio, al quale hanno partecipato a fianco di Berlusconi anche Gianni Letta Questi, a quanto pare, i punti portati dal premier alla trattativa: soglia d'ingresso al 5% e innalzamento del premio di maggioranza al 40%. Durante una riunione di questa mattina dei vertici del Pd si e' ragionato sulla possibilita' di introdurre le preferenze. L'ex premier invece avrebbe chiesto garanzie sulla possibilita' di poter scegliere comunque una quota di candidati, ma non e' detto che passi il sistema dei capolista bloccati.
Si muove qualcosa anche sul fronte dell'elezione dei giudici della Corte Costituzionale. Forza Italia lancia una terna di candidati. Sono tre donne: Maria Pia Baccari con la professoressa di diritto internazionale privato e processuale Stefania Bariatti e la penalista Marzia Ferraioli.
Contemporaneamente i 5 stelle dicono si' al nome di Silvana Sciarra, candidata del Pd alla Consulta, anche se precisano che l'ultima parola spetta al web.
Proseguono intanto le le scintille, molte, prodotte dalle continue frizioni tra il governo italiano e la Commissione Esecutiva a Bruxelles.
Qualcosa deve proprio non essergli andato giu', se dopo lo screzio di ieri il presidente della commissione, Jean-Claude Juncker, ha sentito l'esigenza di non smorzare piu' di tanto i toni ancora questa mattina. Io, ha scandito, sono "a capo di 28 commissari politici, non siamo burocrati ne' alti funzionari: siamo uomini politici". Renzi, a differenza di ieri, oggi non ha risposto. Il commento e' stato affidato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari Europei, Sandro Gozi.
"A Juncker chiediamo che la Commissione Ue eserciti un ruolo politico, che e' stato perso negli ultimi decenni", dice questi, la Ue non ha bisogno di "astrusi parametri finanziari, ma di decisioni forti di politica economica".
"I popolari sono in Europa alternativi ai socialisti e ai populisti. E Renzi e' socialista e populista", controbatte su Twitter il presidente dei Popolari per l'Italia Mario Mauro. A dimostrare una volta di piu' che Bruxelles e' molto, ma molto vicina.




MATTEO RENZI: 80 EURO ALLE NEO MAMME PER TRE ANNI

Redazione

Un altro centro, un altro bonus, un altro show televisivo, sarà pur vero, ma i risultati si vedono. Che ci si fa con 80 euro? intanto ci sono e sono meglio di non everli. "Dal prossimo anno gli 80 euro andranno anche a tutte le mamme, o i papa', per i primi tre anni di vita" del loro figlio. Lo ha annunciato il premier Renzi a Domenica live. "So cosa vuol dire comprare pannolini, biberon e spendere per l'asilo. E' una misura che non risolve un problema ma e' un segnale", ha aggiunto. A proposito delle critiche ricevute sulla legge di stabilita', Renzi ha sottolineato che "se le Regioni sono arrabbiate gli passera'… Con calma, senza fretta… Le Regioni, i sindacati, i magistrati. Sono tutti arrabbiati. Non ho la verita' in tasca, faccio un sacco di errori, ma cambiare l'Italia non e' un giocattolino. Sono otto mesi che siamo al Governo o facciamo uno sforzo insieme o l'Italia non ha futuro", ha aggiunto. "Noi parliamo dei problemi seri degli italiani. Questo e' il momento in cui o si fanno le cose o l'Italia perdie l'occasione", ha spiegato il premier. "E' arrivato il momento di mettere da parte le bandiere dei singoli schieramenti e dire 'ora ci sono da fare delle cose' che se si fanno, si vince la madre di tutte le battaglie: il lavoro". "Lasceremo al cittadino la liberta' di fare come gli pare, il Tfr e' una possibilita'", ha detto il presidente del Consiglio. Sul Tfr, ha aggiunto, il Governo ha trovato una decisione "molto saggia: chi lo vuole dal 1 gennaio in busta paga potra' chiederlo alla sua azienda", e le aziende potranno chiedere aiuto alle banche. Renzi ha quindi ribadito che dopo la legge elettorale il Governo ha intenzione di portare da gennaio in parlamento il tema delle unioni civili, quello della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e quello delle facilitazioni per le associazioni del terzo settore




MATTEO RENZI: SUO PADRE INDAGATO PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA

Redazione

Genova –  Bufera in casa del premier il cui padre è indagato in una inchiesta di frode. La Procura di Genova ha indagato Tiziano Renzi, padre del premier Matteo Renzi, nell'ambito di una inchiesta per bancarotta fraudolenta in cui sono coinvolte altre due persone. Lo confermano fonti della Procura del capoluogo ligure. L'indagine e' partita sei mesi fa in seguito al fallimento della Cil Post, azienda di distribuzione giornali con sede a Genova, dichiarata fallita un anno fa. A coordinare l'inchiesta e' il procuratore aggiunto Nicola Piacente.