ARICCIA, FEBBRE DA ROCK: ARRIVA MAX ARDUINI & THE BANDITHS

Redazione
 
Ariccia (RM) – In occasione della presentazione del nuovo album di Max Arduini “Patchwork”, che avverrà sabato 15 febbraio ad Ariccia al Teatro Bernini, abbiamo intervistato il cantautore ravennate.

Presenterai il tuo nuovo album “Patchwork”, cosa vuoi comunicare con questo disco?
Ci saranno diverse novità rispetto ai precedenti album, soprattutto negli arrangiamenti e  per Ariccia verrà stampato un EP dal titolo: Patchwork Playing – Limited Edition/ Extended Play. Conterrà tre tracce dell’album Patchwork e due rarities, pianoforte e voce, solo per l’EP di Ariccia.
Le mie esibizioni comunicano sempre una certa aria informale e questo nuovo lavoro mi darà l’opportunità di inoltrarmi in argomenti a me molto cari.
 
Come si intitolano le due rarities?
“Un sordo mormorio” e “Arlecchino noir” e le proporrò da solo sul palco senza i BandHits. Dovevano far parte del precedente album ma rimasero in archivio e così ho pensato di regalarle a chi  acquisterà un album dei miei precedenti .

Da cosa nasce il titolo “Patchwork”?
Patchwork è la sintassi del mio attuale operato: la ricerca continua del manipolare sinonimi senza mai voltarmi a guardare dove finiscono quelle idee che non fanno in tempo a diventare qualcosa di musicabile. Il Patchwork è un manufatto composto da differenti colori in tessuto, cuciti tra loro come l'abito di Arlecchino o il quilt scozzese e, quindi, la sua  trama diventa efficace solo se ciò che scrivi possiede un continuum preciso di progetto, una saldatura di logiche, una storia con tanti colori.
 
C’è un brano in particolare al quale sei legato? Se si, quale e perché?
Sono legato a molte canzoni che ho scritto, potrei citarne tante ma sono tutte figlie mie e diventa difficile scegliere quando si ama quel che si fa. Quando termino una composizione il primo istinto è quello di pensare già alla prossima ma se devo sceglierne una, direi “La settima casa” che mi ha dato tante soddisfazioni negli
anni ed è anche il brano più conosciuto del mio repertorio. Come dico spesso con il dovuto rispetto: La settima casa sta a me come Piccolo grande amore sta a Baglioni.
 
Nel 2012 hai pubblicato il disco “VIVOinPratiCANTATO, si tratta di una denuncia nei confronti della società?
Mi piaceva giocare con le parole, c’è quel CANTATO che la dice lunga. Una parola unica che cela più significati ma quello che volevo centrare sono le difficoltà che un artista incontra per emergere. Diciamo che VIVOinPratiCANTATO è il prequel del prossimo Patchwork: un artista che dopo anni di gavetta riesce a mettere insieme varie esperienze cucendole tra loro. È un collegamento continuo perché, assieme al prossimo album formerà una trilogia che chiude quella filosofia che accompagna la mia creatività.

Quale filosofia?
Dovremo aspettare il completamento della trilogia per comprendere pienamente quello che voglio dire.
 
Ti reputi un cantautore “impegnato”, che, attraverso le sue canzoni, vuole trattare temi sociali?
Essere un cantautore impegnato è ciò a cui aspiro. La mia formazione artistica parte da lontano, attraversa il rock, il blues nei primi anni adolescenziali per poi approdare alla melodia dei cantautori. Nelle mie composizioni racconto storie che nel panorama musicale di oggi risultano forse obsolete e un po’ demodè.
La scrittura diventa utile se condivisa ma è ancora più stimolante lasciare dietro di te una sorta di messaggio sempre attuale. Non amo il luogo comune e difficilmente ripeto un argomento quando scrivo. La storia ci fornisce un materiale inesauribile e sarebbe un peccato non poterlo mettere in  musica.

A tal proposito nel singolo “Api” che apre il nuovo album parli di cassa integrazione..
Api è una canzone nata in un pomeriggio. Alcune mie scritture sono rimaste anche anni nel cassetto in attesa di una partitura ma questa batte le tempistiche a cui sono abituato.Ero in treno e leggevo l’inserto de ”IlSole24Ore” che titolava “..E se le Api non volano più?”. L’articolo era molto interessante perché evidenziava l’importanza dell’impollinazione e dell’allarme estinzione. Sono rimasto molto colpito dall’idea che senza Api non esisterebbe la vita che conosciamo. Ho piegato l’angolo della pagina per riprenderla in seguito ed ho continuato la lettura del quotidiano. L’articolo successivo parlava per l’ennesima volta della situazione dei cassaintegrati ed ho improvvisamente percepito il nesso dei due tabella. Se tutti gli operai verranno messi in cassa integrazione come le Api, ronzare non farà più rumore!Ho scritto così la bozza del testo sul treno ed a casa è nata “API” che oggi reputo una  canzone sorprendente, ne sentirete parlare appena uscirà in radio.

“E’ Ravenna” è dedicata alla tua città di origine, un modo per non dimenticare mai le proprie origini?
Un modo per valorizzare la Romagna nella sua totalità. Molti da anni assaltano la Romagna come una regione di brandine, ombrelloni, piadina e divertimenti notturni mentre io credo che abbia una cultura importante. Se valorizzata, aprirebbe opportunità di lavoro anche per i giovani. L’ho scritta anche pensando all’esilio di Dante Alighieri ed al fatto che Ravenna è candidata a diventare capitale europea della cultura nel 2019.

C’è un cantante col quale ti piacerebbe collaborare?
Non saprei, ci sono tanti bravi artisti affermati ma forse mi piacerebbe duettare con qualche interprete sconosciuto come già ho fatto in passato.

Qual è un tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe molto che un regista apprezzasse le mie canzoni per farne la colonna sonora di un suo film.

Hanno chiuso DEMO il programma radiofonico su Radio1 Rai di Michael Pergolani e Renato Marengo, cosa ne pensi?
La disoccupazione giovanile in Italia è schizzata al 41,6%! Chiudere un programma come DEMO significa togliere anche la speranza alle nuove generazioni che in molti casi, grazie a Michael Pergolani e Renato Marengo hanno potuto coltivare ancora il mestiere di musicista.  Io devo molto a Michael e Renato e dico solo: Non togliete la possibilità di esprimersi a chi ancora investe nella creatività!
 
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Al momento sono impegnato al Coffee Studios di Roma con Francesco Caprara per l’uscita di  “Patchwork” e con RadiciMusic vogliamo curare anche il confezionamento dell’album e il Booklet interno. Certo è che, fino a quando non avremo archiviato il progetto “Patchwork” non mi dedicherò ad altro se non alla mia consueta scrittura.