Merkel, ultimo summit: standing ovation per l’ex cancelliera

Standing ovation dei leader Ue, al termine di una breve cerimonia informale organizzata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per salutare la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ed il premier svedese, Stefan Lofven, al loro ultimo summit. Lo riferiscono fonti Ue.

Nella cerimonia di commiato ad Angela Merkel, al vertice dei leader Ue, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha paragonato la cancelliera ad un “monumento”. E nel proporre confronti, Michel ha detto: “il Consiglio europeo senza Angela è come Roma senza il Vaticano, o Parigi senza la Torre Eiffel. La sua saggezza mancherà soprattutto nei momenti complessi”. Lo riferiscono fonti Ue. Michel ha poi evidenziato tre caratteristiche della leader tedesca: “curiosità scientifica, intellettuale e semplicità”.

Il presidente del Consiglio europeo ha inoltre sorpreso Merkel e Loefven con un breve video di memorie, regalando loro anche un’impressione artistica dell’Europa building, l’edificio in cui si tengono i vertici dei leader, personalizzato per ciascuno dei due, riferiscono le stesse fonti europee. Secondo quanto viene ricordato inoltre, dei 214 vertici dei leader complessivi della storia del Consiglio europeo, Merkel ha partecipato a 107.

Silvio Berlusconi ha omaggiato la cancelliera tedesca uscente con un oggetto portafortuna d’antiquariato, che gli ha donato durante il loro incontro ieri prima del Summit de Ppe. Era un pezzo della collezione del leader di Forza Italia, che lo aveva acquistato dieci anni fa da un noto antiquario e in questa occasione ha voluto privarsene per regalarlo a Merkel, con l’augurio che gli possa portare fortuna per il resto della sua carriera. La cancelliera ha accolto con il sorriso l’omaggio, corredato da un biglietto, come si vede in una foto pubblicata su Twitter dalla senatrice azzurra Licia Ronzulli, che ha accompagnato l’ex premier all’appuntamento assieme al coordinatore nazionale del partito, Antonio Tajani.

Anche l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si unisce ai leader europei e di tutto il mondo nel rendere omaggio alla cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del suo ultimo vertice Ue. “Grazie a te – afferma in un video messaggio pubblicato su Twitter dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel -, il mondo ha resistito a molte tempeste. Tante persone, ragazze e ragazzi, uomini e donne, hanno un modello da seguire a cui guardare nei momenti difficili. Lo so perché sono uno di loro”.

“Lascio in un momento preoccupante” per il futuro dell’Ue a causa delle inquietudini suscitate dal caso Polonia. Ha detto la cancelliera nella sua ultima conferenza stampa al termine di un vertice europeo. “Potrebbe esserci la sensazione che coloro che hanno aderito all’Unione europea in un secondo momento si trovino nella posizione di dover accettare qualcosa che esisteva” già “quando sono entrati e che non abbiano il diritto di metterlo in discussione”, ma “l’hanno accettato perché i Trattati erano ben noti, tutti li hanno firmati e ratificati”, ha aggiunto.

La cancelliera ha poi riferito dell’incontro avuto a margine del vertice Ue con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, al quale ha espresso “profonda preoccupazione” sulla “spirale discendente” in cui si trova la Polonia riguardo ai valori comunitari, pur ribadendo la necessità di “discutere” per confrontarsi.




Merkel pronta a rinunciare alla guida del partito: flop elettorale ad Assia

La cancelliera tedesca Angela Merkel sarebbe disponibile a rinunciare alla guida del suo partito, dopo le pesanti perdite elettorali in Assia, al prossimo congresso della Cdu di dicembre: lo riferiscono fonti vicine al partito, come riporta Dpa.

Le urne dell’Assia consegnano l’ennesimo schiaffo ad Angela Merkel, come ampiamente previsto dai sondaggi: la Cdu perde oltre dieci punti, tocca il risultato peggiore dal 1966 e vede trionfare gli alleati Verdi. Eppure i primi dati non configurano un terremoto politico e i cristiano-democratici si sforzano subito di contenere i temuti contraccolpi sul governo a Berlino. Che si misureranno comunque a partire da domani. L’uscente Volker Bouffier, fedelissimo della cancelliera, continuerà a governare la regione di Francoforte e nel suo bilancio chiarisce subito che nessuna coalizione potrà essere fatta contro la Cdu. Proprio come in Baviera, potrebbe anche non servirgli un terzo alleato, nonostante le avances dei liberali. Veri sconfitti della serata sono i socialdemocratici, che tuttavia trattano il risultato con cautela. Chiedono che l’Unione smetta di litigare (un modo implicito per puntare il dito contro Horst Seehofer, il ministro bavarese che ha mandato in crisi il governo due volte in pochi mesi) e annunciano verifiche sulla possibilità di continuare a lavorare insieme. Ma non è una vera messa in discussione della Grosse Koalition. Anche perché, se l’alleanza saltasse davvero, lo scenario più plausibile sarebbe il voto, che in questa fase potrebbe rivelarsi fatale per il partito di Andrea Nahles e Olaf Scholz. Di fronte a una caduta di quasi 11 punti – stando alle prime proiezioni, la Cdu avrebbe il 27,2% (nel 2013 presero il 38,3) – Bouffier ha saputo immediatamente guardare il bicchiere mezzo pieno: “È una serata dai sentimenti contrastanti. È doloroso pensare ai voti perduti, ma abbiamo anche visto che lottare vale la pena. Avevamo due obiettivi: restare la prima forza politica del Land e ottenere che nessuna coalizione fosse possibile contro di noi. Li abbiamo raggiunti entrambi”. Una reazione in linea con la segretaria generale Annegret Kramp-Karrenbauer, la quale si è congratulata per aver “evitato la coalizione rosso-rosso-verde”.

Esultano nelle stesse ore gli ecologisti, dati al 19,6% (11,1%): “L’Assia non è mai stata così verde prima d’ora”, ha affermato Annalena Baerbock, che condivide la presidenza con Robert Habeck. Siamo felici di questo storico miglior risultato dei verdi in Assia”, ha aggiunto, rendendo onore al ministro dell’Economia uscente, Tarek Al Waziri, che ha guidato il partito al trionfo di stasera. Di “sconfitta amara” ha parlato invece il candidato di punta dei socialdemocratici, Thorsten Schaefer-Gumbel, che ha visto il partito scivolare al 19,6% (dal 30,7 del 2013), in un testa a testa con i verdi, che si confermano tendenzialmente in grado di diventare seconda forza politica tedesca. Fra i vincitori indiscussi della serata c’è poi l’ultradestra di Afd, che entra nel parlamentino del Land (ed è presente così in tutti e 16) con un risultato a due cifre, il 12,8% (l’altra volta fallì l’obiettivo e restò al 4,1). Festeggiano anche i liberali che con il 7,8% (avevano il 5) potrebbero esser decisivi, e si mettono a disposizione per la coalizione Giamaika. Ma nel corso della serata si potrà capire se la coalizione nero-verde uscente possa farcela anche da sola, sia pur per una manciata di voti. Chiuse le urne in Assia, i problemi tornano adesso a Berlino, dove i partiti della Grosse Koalition dovranno elaborare la punizione dell’elettorato, ed evitare le “scosse” che secondo Wolfgang Schaeuble avrebbero potuto provocare il “grande cambiamento”. Lo scenario che non conviene quasi a nessuno.




Renzi, Hollande, Merkel: c'è accordo su agenda. Stabilità più importante delle regole

Redazione

"L'Europa è davanti alla prova della Brexit e a una sfida, quella di vivere a 27. La posta in gioco è quella di fare l'agenda di Bratislava. Con la Cancelliera Merkel, con Matteo Renzi e molti altri leader siamo d'accordo. Vogliamo avere un' agenda con tre temi semplici che permettano di avere fiducia nel progetto europeo: sicurezza, preparazione dell'avvenire ovvero essere una grande potenza economica sul piano globale, che significa poter dare lavoro; dare speranza per il futuro. Ecco la roadmap". Così Hollande a Bratislava. "Non si tratta ora di aspettarsi semplicemente da un vertice la soluzione dei problemi dell'Europa. Siamo in una situazione critica – ha detto Angela Merkel -. Ma si tratta di dimostrare coi fatti che possiamo diventare migliori nel campo della sicurezza, interna e esterna, nella collaborazione nella lotta al terrorismo, nel campo della difesa", in quello della "crescita e posti di lavoro".

"La stabilità più importante è quella dei nostri figli prima ancora delle regole", ha aggiunto Renzi. "La difesa europea è la sfida per l'Europa" che "deve essere capace di proteggersi da sola", perché "non c'è continente, non c'è unione se non può difendersi da sola", ha detto il presidente francese Francois Hollande. In questo quadro "la Francia può essere la prima, ma non vuole essere sola", aggiunge Hollande, che sottolinea il ruolo della Nato ma parlando con i giornalisti osserva: "Se gli Usa facessero la scelta di allontanarsi, l'Europa deve essere capace di difendersi da sola".

L'Ue cerca una diagnosi per il futuro, ma 27 divisi a Bratislava (Paola Tamborlini e Marco Galdi) – Divisi sulla Brexit, sulla flessibilità, sull'immigrazione. Divisi anche sull'accordo Ttip di libero scambio con gli Usa. Con i paesi del gruppo Visegrad che annunciano di puntare alla revisione dei Trattati. Oggi a Bratislava, nel primo vertice europeo senza un inquilino di Downing Street, i 27 sono praticamente obbligati a trovare un punto di incontro. O almeno arrivare ad una "diagnosi realistica" e soprattutto condivisa perché, come osserva Donald Tusk alla vigilia, "l'unica cosa sensata è fare una valutazione sobria e brutalmente onesta della situazione". E se da una parte c'è un Jean Claude Juncker che confessa di sognare gli Stati Uniti d'Europa, dall'altra c'è un Tusk che pragmaticamente avverte: non si può partire dalla "beata convinzione" che vada tutto bene. Per evitare che la Ue si sgretoli, insomma, bisogna "assicurare i cittadini che abbiamo imparato la lezione della Brexit".

Non a caso tutti parlano di un vertice, quello di Bratislava, "cruciale" che deve segnare "un punto di svolta" per il futuro dell'Europa. Lo fa la stessa presidenza Slovacca che indica come obiettivo del summit quello di dare un "chiaro segnale" del fatto che l'Europa è forte, unita e in grado di dare risposte ai cittadini. Lo fa Angela Merkel sottolineando che "l'Europa è a un momento chiave della sua esistenza" ed è "importante decidere insieme su diverse cose". E le fa eco il presidente tedesco Joachim Gauck: a Bratislava si farà "un punto decisivo" sul futuro dell'integrazione europea. Fin qui le parole. Ma la realtà è che gli stati arrivano al vertice con molte recriminazioni da fare. Dopo le polemiche con i paesi Euro-med, la cui riunione ad Atene ha fatto infuriare i falchi di Germania, resta aperto il tema della flessibilità e delle regole. Sul quale è tornato il premier Matteo Renzi.

"Sulle regole europee intendiamoci: l'Italia le sta rispettando – ha detto – altri paesi no" perché "c'è la regola del deficit ma anche la regola del surplus primario che la Germania non rispetta. Se le regole valgono devono valere per tutti". Il premier però precisa anche che l'obiettivo del summit è "dare un futuro all'Europa" che però, precisa Renzi che prima del vertice vedrà Juncker e Schulz, "non può essere fatto solo di regole". Poi l'immigrazione, altro dossier che ha diviso i 27, bacchettati ieri da Juncker nel discorso sull'Unione. L'Italia tornerà a chiedere, anzi "pretendere", come ha detto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, maggiore collaborazione da Bruxelles. Ma l'osso più duro sono i paesi dell'Est Europa, da sempre contrari alle quote. Da loro, o meglio dal gruppo Videgrad (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia) arriva l'ostacolo più duro per il vertice di oggi: sotto la guida del premier ungherese Viktor Orban, intendono mettere sul tavolo la revisione dei Trattati Ue per dare agli stati membri più potere diminuendo il ruolo della Commissione. Un estremo tentativo di mediazione, per evitare l'ennesima frattura della quale l'Europa proprio non ha bisogno in questo momento, lo faranno Tusk, Juncker, Schulz e il premier slovacco Fico che ha la presidenza Ue di turno, durante una cena pre-vertice.

Anche sull'accordo di libero scambio Ttip le divisioni non mancano: 11 stati – compresa l'Italia ma non Francia e Germania – hanno firmato una lettera per chiedere alla commissione di continuare i negoziati. Di certo i leader dovranno trovare un punto di incontro, per dare un segnale che l'Europa è in grado di superare quella "crisi esistenziale" di cui ha parlato Juncker e frenare l'ascesa dei populisti nelle principali capitali europee. Uno è quello della sicurezza e della difesa. Federica Mogherini alla vigilia ha inviato una lettera a Tusk, Juncker ed i 27 per aggiornare sul piano della difesa comune. I lavori sono già cominciati. Da Bratislava si punta quindi a far uscire almeno una linea che indichi alcuni punti prioritari, dall'immigrazione alla sicurezza interna e delle frontiere esterne, fino alla crescita e all'occupazione, su cui lavorare per arrivare al vertice di marzo di Roma con nuove proposte o decisioni. 




Merkel battuta dall'ultradestra di Petry

Redazione

GERMANIA – Secondo un exit-poll del primo canale pubblico tedesco Ard, il partito populista di destra Afd ha superato la Cdu della cancelliera Angela Merkel nelle elezioni regionali svoltesi oggi in Meclemburgo: l'Alternativa per la Germania avrebbe ottenuto il 21% dei voti mentre l'Unione cristiano-democratica si fermerebbe al 19%, il suo peggiore risultato nel Land ex-Ddr. A vincere le elezioni sarebbero i socialdemocratici della Spd con il 30,5% in calo rispetto al 35,6% del 2011.

Anche secondo il primo exit-poll della rete pubblica Zdf, i socialdemocratici vincono le elezioni in Meclemburgo, ma i nazional-populisti di Afd sorpassano la Cdu di Angela Merkel al secondo posto. Questi i dati in dettaglio: Spd 30%, Afd 21,5%, Cdu 20%, Linke 12,5%, Verdi 5%, Fdp 3%, Npd 3%, altri 5%.

"Per Angela Merkel è un tonfo non solo a Berlino ma anche nel suo collegio elettorale del Meclemburgo" e "la sua catastrofica politica sull'immigrazione" ha oscurato tutti gli altri campi della politica. Lo ha detto la leader di Afd Frauke Petry. Gli altri partiti sono stati bocciati perché "per troppo tempo non hanno ascoltato gli elettori", ha aggiunto Petry. La leader del partito nazional-populista ha concluso affermando che il suo partito farà "un buon lavoro di opposizione" e non "un'opposizione di tipo fondamentalista".

"Siamo felici che il nostro presidente in Meclemburgo abbia ottenuto un buon risultato, tenendo conto che solo poche settimane fa i sondaggi ci davano poco sopra il 20%". Lo ha detto il leader dell'Spd e vice cancelliere Sigmar Gabriel. Riguardo al tema dominante delle elezioni in Meclemburgo, i profughi, Gabriel ha ribadito che "da oltre un anno diciamo che non basta dire ce la facciamo ma che bisogna realizzare le condizioni per l'integrazione e anche fare in modo che i tedeschi non si sentano marginalizzati". "Spero che il nostro partner di governo adesso lo capisca", ha concluso Gabriel.




IL VIDEO CHE HA FATTO IL GIRO DEI SOCIAL: LA MERKEL CHE ACCAREZZA UNA RAGAZZINA PALESTINESE. SCOPRI COSA E' SUCCESSO

 

GUARDA IL VIDEO ALL'INTERNO

 

di Alberto De Marchis/ Angelo Barraco

Veramente una scena da  "tetesca" senza cuore. Eppure l'integerrima cancelliera non si è piegata neppure di fronte alle lacrime di una ragazzina palestinese. Potrebbe ribattezzarsi la "carezza di Giuda" ma insomma a commentare quanto accaduto ci hanno pensato I social network che si sono accaniti per ore su quella che è stata vista come una mancanza di empatia da parte di Angela Merkel.

Reem, una giovanissima profuga giunta in Germania dal Libano quattro anni fa, in un incontro con la cancelliera le ha confidato la sua angoscia per il timore che la richiesta d’asilo della sua famiglia possa essere respinta.

La Merkel, con franchezza teutonica, le ha spiegato la situazione:“Nei campi profughi in Libano ci sono migliaia di persone, e se noi dicessimo: potete venire tutti qui, e poi dicessimo anche: potete venire tutti dall’Africa, e così via, non saremmo in grado di gestire la situazione. L’unica risposta che possiamo dare è non fare aspettare così tanto tempo prima che sia presa una decisione sull’espulsione. Ma alcuni devono tornare indietro”.

A questo punto, la ragazza è scoppiata in lacrime. Merkel si è allora avvicinata per accarezzarla e le ha detto: “Te la sei cavata bene”.

Troppo poco, o troppo tardi, per gli internauti: nonostante le difese di chi ne ha elogiato il rigore e la sincerità, il video ha fatto il giro della rete corredato di commenti sarcastici e dell’hashtag #merkelstreichelt, “Merkel accarezza”.

Merkel "cuore di ghiaccio". L’irreprensibile Angela Merkel colpisce ancora, ma questa volta la vittima del suo caratterino è una bambina palestinese. La domanda sorge spontanea: “ma cosa può aver mai fatto una donna in carriera come la Merkel ad una bambina?”. Spesso certi atteggiamenti hanno lo stesso effetto di una doccia gelata, avete presente la doccia gelata? Ecco. Il fatto di cui parliamo, è accaduto a Rostock, nel nord-est del paese, dove la Merkel partecipava ad una riunione con i cittadini, riunione che periodicamente organizza il Governo per accogliere i problemi dei cittadini. Sotto lo sguardo di ghiaccio della Merkel c’è finita una bambina, la piccola Reem, proveniente da un campo profughi in Libano ma residente da 4 anni in Germania. La piccola ha raccontato con il sorriso sulle labbra la storia della sua vita e in seguito ha sollecitato la concessione dell’asilo politico che permetterebbe al padre di lavorare in modo stabile e a lei di poter avere maggiori possibilità. La Merkel, l’irreprensibile e austera Merkel, in piede di guerra come un insegnante in un collegio di educande ha risposto alla piccola che il Libano non è un paese in guerra civile e che la Germania non può accogliere tutti i profughi palestinesi che provengono da li poiché si verrebbe a creare un effetto calamita. Una parte di essi dovrà perciò tornare in Libano. La piccola Reem è scoppiata in lacrime poiché ha visto frantumarsi davanti ai suoi occhi le speranze di una vita migliore per se e per la sua famiglia; la Merkel ha cercato di avvicinarsi per consolarla ma, il tutto è risultato vano. Il danno era stato fatto. Intanto i social impazzano sulla notizia ed è partito l’hashtag “Merkelaccarezza”: da una parte i sostenitori della Merkel appoggiano la sua durezza poiché indice di sincerità, dall'altra, in molti non approvano un gesto così duro nei confronti di una bambina, al punto da soprannominarla Merkel "cuore di ghiaccio".

 




MERKEL "CUORE DI GHIACCIO" FA PIANGERE UNA BIMBA PALESTINESE

di Angelo Barraco
 
Berlino – L’irreprensibile Angela Merkel colpisce ancora, ma questa volta la vittima del suo caratterino è una bambina palestinese. La domanda sorge spontanea: “ma cosa può aver mai fatto una donna in carriera come la Merkel ad una bambina?”. Spesso certi atteggiamenti hanno lo stesso effetto di una doccia gelata, avete presente la doccia gelata? Ecco. Il fatto di cui parliamo, è accaduto a Rostock, nel nord-est del paese, dove la Merkel partecipava ad una riunione con i cittadini, riunione che periodicamente organizza il Governo per accogliere i problemi dei cittadini. Sotto lo sguardo di ghiaccio della Merkel c’è finita una bambina, la piccola Reem, proveniente da un campo profughi in Libano ma residente da 4 anni in Germania. La piccola ha raccontato con il sorriso sulle labbra la storia della sua vita e in seguito ha sollecitato la concessione dell’asilo politico che permetterebbe al padre di lavorare in modo stabile e a lei di poter avere maggiori possibilità. La Merkel, l’irreprensibile e austera Merkel, in piede di guerra come un insegnante in un collegio di educande ha risposto alla piccola che il Libano non è un paese in guerra civile e che la Germania non può accogliere tutti i profughi palestinesi che provengono da li poiché si verrebbe a creare un effetto calamita. Una parte di essi dovrà perciò tornare in Libano. La piccola Reem è scoppiata in lacrime poiché ha visto frantumarsi davanti ai suoi occhi le speranze di una vita migliore per se e per la sua famiglia; la Merkel ha cercato di avvicinarsi per consolarla ma, il tutto è risultato vano. Il danno era stato fatto. Intanto i social impazzano sulla notizia ed è partito l’hashtag “Merkelaccarezza”: da una parte i sostenitori della Merkel appoggiano la sua durezza poiché indice di sincerità, dall'altra, in molti non approvano un gesto così duro nei confronti di una bambina, al punto da soprannominarla Merkel "cuore di ghiaccio".



GRECIA: TROVATO L'ACCORDO. NIENTE GREXIT

di Alberto De Marchis

L'accordo è stato raggiunto come avevamo previsto la Grecia ha dato uno scossone all'Europa. Se quest'ultima avesse dato piena operatività al Grexit sarebbe stato un fallimento per tutta l'unione. Riforme nei prossimi giorni, fondo di garanzia da 50 miliardi, coinvolgimento del Fondo monetario internazionale a partire dal marzo 2016, prestito ponte da 7 miliardi entro il 20 luglio e da altri 5 entro meta' agosto: sono i punti principali dell'accordo raggiunto al termine del lungo vertice dell'Eurozona. Una volta accertata l'adozione di tali misure, le istituzioni potranno negoziare un nuovo programma di aiuti.

La cancelliera Merkel: "Sulla Grecia è stato approvato il piano A e non c'è nessun bisogno di un piano B". Il premier greco Tsipras: "Abbiamo lottato duro a Bruxelles, ora lo faremo in Grecia". "Non credo sia un accordo umiliante per i greci, e non credo che altri europei perderanno la faccia": ha detto il presidente della Commissione Ue Juncker. "Una rottura sarebbe stata insensata e nella notte si è rischiata la Grexit", ha sottolineato il premier Renzi.
Le borse e i mercati corrono, dopo mesi di preoccupazione. Anche lo spread Btp-Bund festeggia e precipita.

La maratona verso l'intesa. Dopo una maratona negoziale di 17 ore, i leader trovano il modo di raggiungere un'intesa sul terzo salvataggio della Grecia, che nella notte sembrava impossibile. Ma, alla fine, la volontà di tenere unita Eurolandia ha prevalso, anche se l'ok ad aprire il negoziato sugli 82-86 miliardi di euro di aiuti Esm è pieno di condizioni, non è ancora definitivo, e l'ultima parola arriverà a fine settimana. Per ricostruire la fiducia, completamente minata dopo il referendum, l'Eurozona ha chiesto ad Atene di dare prova di responsabilità ed approvare alcune riforme entro mercoledì, tra cui pensioni, Iva, adozione del Codice di Procedura Civile, direttiva sul salvataggio delle banche. Mercoledì un nuovo Eurogruppo si riunirà per valutare l'impegno di Atene. Nel frattempo, quei Paesi che devono sottoporre l'accordo ai loro Parlamenti convocheranno i deputati, ed entro la fine della settimana si dovrebbe arrivare al via libera definitivo. Le condizioni dell'accordo sono dure, ma il presidente della Commissione Jean Claude Juncker dice che "non ci sono né vincitori né vinti" e l'accordo non è "né umiliate per i greci, e né gli altri europei perderanno la faccia, è un tipico accordo europeo". Questo anche grazie al grande lavoro negoziale fatto nella notte, che ha cambiato molto il documento approdato sul tavolo dell'Eurosummit, redatto dall'Eurogruppo. Nella notte Tsipras aveva accettato tutte le condizioni, dall'anticipo delle riforme al rafforzamento di tutte le misure, incluso il reintegro dei licenziamenti collettivi e il ritorno della Troika ad Atene. Alla fine, aveva anche ceduto sul coinvolgimento del Fmi nel nuovo piano. Ma resisteva sull'idea, tedesca, di creare un fondo dove trasferire asset dello stato a garanzia del debito, in Lussemburgo. "Sono stato deciso nel dire che se vuoi fare un fondo con i beni che vengono dalla Grecia non puoi pensare di metterlo in Lussemburgo perchè sarebbe stata un'umiliazione", ha detto il premier Renzi. Il fondo resta, ma avrà base in Grecia, avrà una dotazione fino a 50 miliardi, andrà ad abbattere il debito e servirà a ricapitalizzare le banche. Ma sarà gestito dai greci, in collaborazione con le istituzioni. Tsipras è soddisfatto anche del risultato sul debito: gli concedono di rivederne la sostenibilità una volta che saranno attuate tutte le misure.




GRECIA, MERKEL: "NO AD ACCORDO AD OGNI COSTO". RIFORME ENTRO 72 ORE

A. D. M. 

Non si va ne avanti e ne indietro ma è chiaro che far uscire prepotentemente la Grecia dall'Euro in questo momento significherebbe un'accelerazione verso un esito già conosciuto e annunciato: l'Unione Europea sarebbe decretata ufficialmente come un fallimento. Un prestito ponte, le misure su cui chiedere ad Atene una "marcia indietro" e le privatizzazioni: sono gli argomenti attualmente al centro delle discussioni dei capi di Stato e di governo dell'Eurozona, dopo l'utlimatum di 72 ore dato dai ministri delle Finanze dell'Eurogruppo, secondo quanto riferiscono fonti Ue. Sul primo punto, il prestito ponte per far fronte alle esigenze finanziarie immediate della Grecia, ovvero i 7 miliardi che le servono entro il 20 luglio per far fronte agli arretrati con il Fmi e alle prossime scadenze in vista (in particolare con la Bce), questo potrebbe essere finanziato dal primo meccanismo di stabilita' dell'Eurozona, quell'Efsm creato nel lontano 2010 per far fronte alla crisi del debito sovrano che aveva reso necessari i programmi di assistenza per diversi paesi. E' quanto fanno sapere fonti Ue a margine del vertice dell'Eurozona. In particolare, dei 60 miliardi di dotazione del meccanismo, 48,5 erano serviti per Irlanda (22,5 miliardi) e Portogallo (26 miliardi). Affiancato dal fondo provvisorio Efsf e successivamente dal fondo salvastati Esm, l'Efsm ha mantenuto la sua dotazione residua di 11,5 miliardi che sarebbero pronti per essere erogati in una situazione di emergenza, come quella che affronta oggi la Grecia. Per poterli utilizzare, non e' necessaria l'unanimita' ma basta la maggioranza qualificata dei paesi Euro.


Quanto alla "marcia indietro", sarebbero soprattutto gli olandesi a volere che il governo greco ritirasse le misure decise nei mesi scorsi contro il parere delle istituzioni perché contrari a quanto stabilito dall'accordo del 20 febbraio scorso: ma Tsipras vorrebbe evitare di dover rilicenziare i lavoratori reintegrati nei mesi scorsi.
Infine, per quanto riguarda le privatizzazioni, ci sono molte misure su cui c'e' gia' accordo ma "molto resta da fare" e alcuni paesi vorrebbero che la Grecia si impegnasse di piu' anche su questo fronte. La discussione e' ancora in corso anche sull'opportunita' di creare un fondo di garanzia da 50 miliardi in Lussemburgo: secondo la fonte, si sta infatti discutendo della cifra, considerata eccessiva da molti, mentre il fondo da utilizzare esisterebbe gia'.
In precedenza l'Eurogruppo hanno dato tempo fino a mercoledi' alla Grecia per varare nuove riforme come condizione per il negoziato sul salvataggio. Lo ha affermato il ministro delle Finanze finlandese Alexander Stubb, sottolineando che i tre punti richiesti ad Atene sono di completare le misure entro il 15 luglio, riformare il sistema del lavoro e delle pensioni, intervenire su Iva e fisco. A tutto cio' si aggiunge la richiesta di rafforzare il programma di privatizzazioni. La cosa piu' importante – ha spiegato Stubb – e' che l'intero pacchetto di misure sia approvato sia dal governo sia dal parlamento greco.
Questa la bozza dei ministri dell'Eurozona dopo che in 14 ore di negoziato, ieri e oggi, i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo non erano riusciti ad approvare un documento sulla Grecia da presentare al vertice della zona Euro. Come ha detto al termine della lunga riunione il presidente Jeroen Dijsselbloem, "abbiamo fatto molta strada e risolto molti punti, ma ci sono ancora alcuni grandi temi da affrontare. Ora informeremo i leader in modo che possano discutere e, speriamo, decidere".
Bozza Eurogruppo: aiuti richiesti tra 82 e 86 miliardi, riforme entro il 15

 

Il diktat di Merkel.  Le discussioni fra i leader dell'Eurozona, al vertice che si e' aperto alle 16 a Bruxelles, "saranno molto dure" secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel. "E' molto difficile – ha detto – la situazione economica e' peggiorata negli ultimi mesi e si e' persa fiducia e affidabilita'": in ogni caso, ha aggiunto, la Germania non auspica "un accordo a ogni costo". Merkel ha aggiunto "so che i nervi sono tesi: bisogna torvare una soluzione che vada bene sia alla Grecia che alla zona euro", valutando se "le promesse della Grecia potranno portare al benestare per i negoziati: niente di piu' e niente di meno, vediamo se ce la faremo".
Atene giudica il piano dell'Eurogruppo "molto negativamente"
Prima del vertice il premier italiano Renzi aveva assicurato che "l'Italia fara' di tutto per dare una mano e chiudere la vicenda greca". Matteo Renzi, parlando con i giornalisti al suo arrivo all'Eurosummit, ha detto che "c'e' un grande bisogno di Europa, e' giusto preoccuparsi della vicenda greca e noi facciamo di tutto perche' si raggiunga un accordo: rispetto al punto di partenza ormai siamo molto vicini" al raggiungimento di un accordo, "non dico che siamo alla definizione dei dettagli, ma le distanze si sono riavvicinate di gran lunga".
La situazione e' molto complicata e tutti noi siamo impegnati per arrivare a un accordo", ha detto al suo arrivo al palazzo del Consiglio europeo il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Dopo avere elencato tutte le difficili situazioni internazionali, la bomba di ieri in Egitto, l'accordo sulla Libia, il negoziato sul nucleare iraniano e l'Ucraina, di cui "inspiegabilmente nessuno parla piu'", Renzi ha aggiunto che "c'e' un grande bisogno di Europa: siamo impegnati per arrivare a un accordo che riguardi la Grecia ma che riguardi soprattutto l'Europa", perche' "c'e' bisogno che l'Europa torni a fare l'Europa e a fare quello che deve fare", ha sottolineato Renzi.
"Accanto alla Grecia c'e' anche bisogno di ritornare ad affrontare le questioni principali, e' un momento molto delicato per il nostro continente". L'Italia "fara' di tutto certo per dare una mano a risolvere la vicenda greca, ma anche per riportare la voce dell'Europa da Vienna – cita ad esempio il premier italiano – dove l'alto rappresentante Mogherini e' impegnata nel negoziato con l'Iran". "E' la quarta volta che ci riuniamo in 2 settimane sulla Grecia ed e' importante per l'Italia trovare un accordo ma poi dobbiamo riportare la fiducia non solo dentro le istituzioni europee, ma la fiducia dei cittadini nell'Europa. Se continua cosi' – ha concluso Renzi – la perdiamo".


La Francia fa il possibile per raggiungere un accordo.
La Francia "fara' di tutto per trovare un accordo stasera e permettere alla Grecia di restare nell'Euro oltre che all'Europa di andare avanti", ha detto invece il presidente francese Francois Hollande. "Non c'e' una Grexit provvisoria: o c'e' o non c'e'. Dobbiamo trovare una concezione comune, la Grecia ha fatto sforzi e ora deve dimostrare che rispettera' gli impegni per avere il sostegno dell'Eurozona nel suo complesso".

 

Juncker: "Lavoriamo ad una soluzione".  "Lavoreremo oggi ad una soluzione fino all'ultimo millisecondo. E spero che arriveremo ad una soluzione": lo ha detto il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker.

 

Tensione Draghi – Schaeuble. La tensione in Europa sarebbe altissima al punto che la riunione dell'Eurogruppo sarebbe stata interrotta, la scorsa notte, per una discussione tenutasi tra il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e il Presidente della Bce Mario Draghi.
Secondo quanto riferito da alcuni media greci, che a loro volta citano l'agenzia di stampa Ana, il Ministro tedesco avrebbe risposto cosi' a Draghi: "Non sono stupido" proprio mentre il numero uno dell'Eurotower stava spiegando un dettaglio sul debito di Atene.
Immediata la smentita della Bce: Non c'e' stato alcuno scontro tra Draghi e Schaeuble" ma si e' trattato solo di "uno scambio di vedute".

 

Tsipras fiducioso. Possiamo raggiungere un accordo stasera se tutte le parti lo vogliono": lo ha assicurato il premier greco Alexis Tsipras, al suo arrivo al palazzo del Consiglio Europeo. "Sono qui per un compromesso onesto", ha spiegato Tsipras, "i cittadini vogliono un'Europa unita e non divisa".




GRECIA DEFAULT, TSIPRAS CI RIPENSA MA E' TARDI. MERKEL GELA LE TRATTATIVE FINO AL REFERENDUM

Redazione

Sulla Grecia e' braccio di ferro e tale sembra destinato a rimanere il clima almeno fino a domenica, quando si terra' il referendum indetto dal Governo Tsipras. Alle controproposte fatte pervenire da Atene, Germania ed Eurogruppo hanno risposto chiudendo lo spazio a ogni trattativa fin quando l'esito della consultazione non sara' ufficiale.

"Adesso siamo in attesa del referendum. Prima del referendum nessuna discussione su nuovi aiuti puo' aver luogo", ha detto Angela Merkel. Anche se la stessa cancelliera tedesca si e' poi affrettata ad aggiungere che "la porta del negoziato e' sempre stata aperta e resta aperta".
Stessi toni dall'Eurogruppo, riunitosi oggi in teleconferenza. "Non ci sono gli elementi per ulteriori negoziati a questo punto. Non ci saranno colloqui nei prossimi giorni su proposte di accordi finanziari. Aspetteremo l'esito del referendum di domenica e prenderemo atto del risultato di quel referendum", ha fatto sapere il presidente Jeroem Dijsselbloem tramite una nota ufficiale al termine della discussione.

In un discorso alla nazione il capo del Governo ellenico, Alexis Tsipras, e' tornato a invitare i suoi concittadini a votare 'no' per ottenere migliori condizioni negoziali, ma ha anche aggiunto che Atene vuole rimanere nell'euro e continuera' a trattare con i suoi partner per ottenere un accordo sostenibile. Il referendum convocato dal governo greco sulle condizioni poste dai creditori internazionali per riprendere i finanziamenti, ha osservato, "non riguarda il restare o meno nell'euro che e' dato per scontato e nessuno puo' dubitarne".

Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, in visita ufficiale a Berlino ha criticato la scelta di Tsipras.
"Io", ha detto, "quel referendum non lo avrei indetto, lo avrei evitato". E ha aggiunto che l'Europa esiste se tutti rispettano le regole. "In Italia", ha sottolineato il premier, "spesso le posizioni della Germania sono ritenute molto dure. Rispetto alla questione greca, credo che ciascuno di noi abbia diverse opinioni e sensibilita'". Ma "quello che e' importante finche' si sta in una casa comune, e' stare dentro le regole condivise", perche' "se ognuno fa come vuole poi non si va da nessuna parte".

Intervenendo alla Camera il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottolineato ancora una volta che "l'uscita della Grecia dall'euro non e' mai stata un'opzione". L'Italia, ha spiegato, "ha una posizione di grande apertura per continuare a portare avanti il dialogo" e "cerca una soluzione condivisa, inclusiva e orientata alla crescita".

TELEFONATA OBAMA – RENZI: "RIPORTARE ATENE SULLA STRADA DELLE RIFORME"

Il presidente americano Barack Obama e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi «hanno convenuto sull'importanza che tutte le parti lavorino per riportare la Grecia su una strada di riforme e finanziamenti che porti alla crescita e la sostenibilità del debito all'interno dell'Eurozona». È quanto si legge in un comunicato diffuso dall'ufficio stampa della Casa Bianca, in cui si informa che i due leader hanno parlato al telefono degli ultimi sviluppi in Grecia. Obama e Renzi, si legge ancora, hanno rimarcato che i loro collaboratori «sono in stretto contatto e stanno monitorando gli sviluppi economici in Grecia così come i mercati finanziari». I due leader «hanno anche discusso dell'importanza di proseguire nello stretto coordinamento per l'antiterrorismo».




GRECIA, TSIPRAS A MERKEL E HOLLANDE: "SOPRAVVIVEREMO"

Redazione

Grecia – "Il popolo greco sopravvivera'". E' quanto avrebbe dichiarato il primo ministro ellenico, Alexis Tsipras, durante una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente francese, Francois Hollande, secondo quanto riferiscono alla Reuters fonti del governo di Atene. "Il valore sommo e' la democrazia", avrebbe aggiunto Tsipras.Secondo le stesse fonti, Tsipras ha sottolineato ai suoi interlocutori che «la democrazia è un valore basilare in Grecia e che il referendum si terrà qualsiasi cosa l'Eurogruppo decida». 

Le reazioni del ministro dell'Economia. «Oggi è un giorno triste per l'Europa». Così il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, si è rivolto ai giornalisti lasciando la sede della riunione dell'Eurogruppo a Bruxelles. Gli altri 18 ministri delle Finanze dell'area euro hanno ripreso la riunione e discutono delle conseguenze del rifiuto della proposta dei creditori da parte della Grecia e le azioni da prendere per la stabilità dell'eurozona.




GRECIA, L'EUROGRUPPO GELA I FINANZIAMENTI: CI VOGLIONO RIFORME PIÙ CORPOSE

di Maurizio Costa

Bruxelles – Già sono state gettate al vento due settimane e la Grecia è ancora in attesa dei soldi dell'Europa. Dopo aver presentato il piano di riforme, la Grecia vede allontanarsi ancora di più l'obiettivo, visto che l'Eurogruppo non ha accettato interamente le riforme di Tsipras, reputate poco incisive.

Non c'è tempo da perdere e ogni settimana che passa le casse di Atene si svuotano sempre di più. Il quantitative esasing, il piano presentato da Mario Draghi per l'acquisto dei titoli di stato dei paesi europei, non sarà attivo in Grecia, che quindi non riceverà denaro liquido dall'Europa, che compra concretamente i titoli, e non potrà reinserire denaro nell'economia statale.

Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo, ha dichiarato che "mercoledì riprenderanno i negoziati con le istituzioni, cercando una conclusione rapida e di successo". La 'troika' agirà da Bruxelles, ma allo stesso tempo i rappresentanti saranno anche ad Atene. Abbiamo concordato che non c'è tempo da perdere".

La Grecia dovrà provvedere ad aumentare le riforme del piano da presentare all'Eurogruppo. I sette punti scritti da Tsipras e Varoufakis non sono ammissibili, troppo pochi per uscire dalla crisi. Non bastano le idee di dare soldi ai poveri o di inserire telecamere sui turisti per diminuire l'evasione fiscale di bar e ristoranti. "Abbiamo detto che sosterremo la Grecia se prosegue sul cammino delle riforme – ha commentato Dijsselbloem -, ma il confronto sulle riforme deve ripartire al più presto possibile, stiamo perdendo troppo tempo, l'estensione degli aiuti è solo per 4 mesi e abbiamo già perso due settimane".

La Grecia non ha più soldi, ma intanto continua a pagare i debiti europei: entro marzo Tsipras dovrà sborsare 1,5 miliardi di euro, in varie tranche. Intanto Taipras vuole inserire gli scontrini-lotteria per aumentare il numero di ricevute fiscali e la richiesta dei cittadini dello scontrino per partecipare alla lotteria.