Roma, Metro A, slitta la riapertura di Barberini. Forse a Natale?

Bisognerà attendere i primi di dicembre per vedere riaperta la fermata Barberini della metro A, chiusa lo scorso marzo per un incidente. Così sembra, con buona pace degli utenti, turisti e commercianti. E, comunque, sarà una riapertura a trazione ridotta, “per i passeggeri solo in uscita”, come hanno spiegato il direttore di esercizio Atac delle metropolitane Giovanni Battista Nicastro e il responsabile dellamanutenzione Stefano Pisani nel corso della commissione capitolina Trasparenza di questa mattina, presieduta dal dem Marco Palumbo.

Sala gremita e tensione alle stelle. Assenti ingiustificati l’assessore alla mobilità Calabrese, esplicitamente invitato a partecipare, e gli esponenti della maggioranza pentastellata. Bislacco, si direbbe, data la delicatezza dell’argomento e la necessità di avere risposte esaustive su una telenovela che si trascina da circa nove mesi.  “L’avvocato Middei ci disse che la ditta Otis avrebbe operato su due scale mobili entro settembre e sulle altre due entro ottobre. Oggi vedo che la maggioranza è assente, come la Giunta. Purtroppo la situazione è drammatica”, attacca il consigliere Figliomeni (FdI). “Oltre ai disagi per i cittadini, ci sono soprattutto quelli per i commercianti. L’altra volta si era pure parlato di aiutare i commercianti con indennizzi”. “La parte politica purtroppo se ne strafrega – non gliele manda a dire Svetlana Celli, capogruppo di RomatornaRoma – la faccia ce la mettono sempre gli uffici e Atac ormai nelle ultime commissioni. Prima di richiedere questa commissione, avevo richiesto una commissione mobilità, che è più adeguata.Oggi mi sarei aspettata la presenza della parte politica di maggioranza. Ricordo quando tempo fa, l’attuale Assessore Calabrese inveiva contro l’azienda come Presidente della commissione mobilità. Avrei voluto sapere cosa ne pensa la parte politica di questa situazione”.

L’azienda prova a far quadrato: “a
Barberini avevamo un programma di riparazione di quattro scale mobili ed è
stato completato. Abbiamo scritto al Ministero per effettuare i collaudi, e
siamo in attesa delle risposte. Tre scale mobili sono state completate alla
fine del mese”.Poi l’amara sorpresa
che spiazza tutti. “Una volta effettuati
i collaudi, e ottenuto il nulla osta, avremo quattro scale mobili, e la stazione
verrà aperta solo in uscita. Riparate anche le altre due scale mobili, e
ottenuto il nulla osta anche per loro dopo i collaudi, potremo aprire
definitivamente la stazione anche in entrata
”.“Non c’è modo per evitare l’apertura solo in uscita?”, domanda l’esponente
di Fratelli di Italia. “Si tratta di un problema della gestione delle emergenze
previsto dalle norme. Di conseguenza, in caso di emergenza ci sono flussi di
entrata e di uscita, non possiamo correre il rischio di avere un flusso
maggiore dei moduli di uscita di sicurezza. Dobbiamo rimuovere un flusso, e
procediamo mantenendo solo il flusso di uscita”.

La temperatura sale, “qui ci
stanno prendendo in giro”, urla un cittadino, mentre un altro domanda: “Quando
avete fatto le richieste simili per Spagna e Repubblica all’Ustif, che tempistiche
avete avuto?”. “Quindici giorni”. “Possibile che non potete dirci la data
precisa? Non è protocollata?”. Seppur incalzata su quest’ultimo punto, dall’azienda
non arriva risposta esauriente.

Stando a questi calcoli, la
fermata potrebbe riaprire in nei primi giorni di dicembre o, male che vada, nel
periodo di Natale. Nodo al fazzoletto. Restano, invece, incerti i tempi della riapertura
completa. “Noi abbiamo comunque subito eventi che hanno mutato la situazione,
come gli interventi della Magistratura – afferma Atac in chiusura – non potremo
dare le stesse tempistiche che sono avvenute per Repubblica. Ci impegneremo
entro due o tre settimane per avere un cronoprogramma delle altre due scale
mobili”.

Lapidario il commento della Celli
a termine della commissione: “Un altro bus andato a fuoco nella notte, la
stazione metro Spagna chiusa per fumo proveniente da un convoglio rotto.
Notizie allarmanti che si accavallano a quella della riapertura a metà della
stazione Barberini. La situazione del
trasporto pubblico è al collasso
. Aspettiamo il prossimo video su Facebook
per avere notizie da questa maggioranza, perché sui disagi che i cittadini sono
costretti a subire, amplificati in questi giorni di forte maltempo, nessuno
della Giunta Raggi ci mette mai la faccia, per dare spiegazioni o anche solo
chiedere scusa. Inammissibile l’assenza dell’assessore alla mobilità Calabrese –
continua – eppure il danno a causa della chiusura prolungata per nove mesi è
ingente, per romani e commercianti. Per questo giovedì porterò in Aula la
mozione per una diminuzione dei tributi locali alle imprese della zona, sulla
scia di quella già approvata per la stazione Repubblica. Mi auguro che i
consiglieri di maggioranza ne riconoscano la giusta importanza”. E si auspica
che almeno per questa volta, il M5S sia presente.

Grazie a #DirettamenteRoma




Roma, metro A: la fermata Barberini riapre a novembre… (forse)

ROMA – La fermata Barberini della Linea A potrà riaprire non prima della “metà di novembre”. È quanto ha riferito Renato D’Amico, Direttore dell’Esercizio Atac della metro A e B, durante la seduta della commissione capitolina Trasparenza del 8 agosto, presieduta dal consigliere Dem Marco Palumbo.  Salvo ulteriori intoppi, meglio essere chiari fin dall’inizio.

“La stazione è sequestrata”, ha spiegato il dirigente dell’Azienda comunale di trasporto, “e il 6 agosto abbiamo presentato istanza di dissequestro sulla base del cronoprogramma dei lavori presentato dalla ditta Otis [ditta incaricata dei lavori sulle scale mobili, ndr). Aspettiamo di poter entrare per effettuare i lavori sulle 4 scale. I tempi che sono previsti da Otis per i lavori sono: fine settembre per i lavori sulla prima coppia di scale, fine ottobre per la seconda coppia di scale. Quindi prevediamo nelle prime settimane di novembre di avviare le verifiche necessarie sulle stesse e poi riaprire la stazione, perché la riapertura deve avvenire in sicurezza e senza ombre”.

“La città è vittima della maledizione delle scale mobili”, ha tuonato Svetlana Celli, capogruppo della Lista Civica Roma Torna Roma, “sì, è sicuramente una maledizione a tenere chiuse le stazioni della metropolitana a Roma per almeno 9 mesi. Non si spiegano tempi tanto lunghi in una Capitale Europea, meta di turismo internazionale, per di più in una zona centrale della città”.

“I
tempi sulla possibile riapertura, che è stata ipotizzata per novembre”, ha
rincarato la dose, “sono davvero inconcepibili. Oltretutto, se non ci fosse
stata la commissione Trasparenza, che ho espressamente richiesto per le difficoltà
oggettive dei cittadini e dei commercianti della zona, incontrati dopo le
battaglie per la riapertura della fermata Repubblica,
nessuno dell’Amministrazione Capitolina si sarebbe degnato di dare informazioni
precise. Per questo, come fatto per Repubblica, annuncio che presenterò una
mozione analoga a quella approvata all’unanimità per chiedere la riduzione
delle imposte comunali ai commercianti”.

“Ricordo
a chi siede in Campidoglio che sono tutti lì su mandato dei romani e che ai romani
sono tenuti a rispondere e nel loro interesse a gestire la cosa pubblica. Ma il
rispetto per i cittadini è l’ultimo degli interessi di questa maggioranza,
dimostrato anche dall’assenza oggi dell’assessore competente. Una mancanza di
rispetto verso i cittadini e i commercianti che hanno chiesto più volte un
incontro mai concesso. A mancare in questa città”, conclude la consigliera
Celli, “è ancora una volta la politica, quella che ci mette la faccia e si
assume le responsabilità delle scelte e delle decisioni”.




ROMA, METROPOLITANE: IL GRANDE BLUFF

Redazione

Roma – Si è svolto ieri mercoledì 28 novembre lo sciopero di 8 ore per ogni turno di lavoro nei cantieri delle linee metropolitane B1 e C, proclamato unitariamente dai sindacati provinciali di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil. Azione culminante di una densa settimana di mobilitazioni, lo sciopero ha ricevuto piena adesione da parte dei lavoratori che si sono riuniti in presidio presso i 4 cantieri di piazza Annibaliano, Conca d’Oro, Centocelle e San Giovanni e davanti la sede di Roma Metropolitane in via Tuscolana 171. “Metropolitana: no soldi, no parti”, o ancora “Metropolitane di Roma, binario morto per 1.200 lavoratori”, alcuni degli slogan che hanno accompagnato la protesta con cartelloni, fischietti e striscioni. A metà giornata lavoratori e sindacati hanno incontrato la cittadinanza e gli organi di informazione, a piazza San Giovanni, per spiegare le motivazioni della protesta, legata alla grande incertezza che regna sul futuro di questi cantieri e all’odissea senza fine che interessa la costruzione delle nuove linee di trasporto metropolitano della Capitale.

Sono a rischio paralisi la tratta T3 (San Giovanni – Colosseo) di Metro C ed il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Le più importanti opere della mobilità capitolina rischiano di rimanere incomplete per assenza di fondi e cattiva gestione amministrativa. 1.200 posti di lavoro nel settore dell’edilizia potrebbero andare perduti, in una città già in ginocchio a causa della crisi, vanificando l’enorme esborso economico sostenuto per anni dai cittadini e i numerosi disagi già subìti. Dal 2007 ad oggi il settore delle costruzioni, soltanto nella Capitale, ha subito la perdita di 18.000 posti di lavoro. Lo stallo di queste infrastrutture rende di fatto inapplicabile l’accordo di salvaguardia occupazionale, a tutela dei lavoratori dei cantieri, siglato nel luglio 2011 dalle federazioni sindacali provinciali Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil con l’amministrazione comunale.

La tratta T3, da San Giovanni a Colosseo, della linea C è attualmente appaltata ma non contrattualizzata, ciò significa che i lavori sono ancora ben lontani dal partire. Diversamente da quanto annunciato alla cittadinanza, le stazioni si fermeranno a piazza Lodi perché le linee di credito del Comune e della Regione sono esaurite. L’opera, la cui progettazione data fine anni ’90, rischia di essere monca e dunque non funzionale alla mobilità cittadina a causa della pessima gestione amministrativa che negli anni è riuscita soltanto a far lievitare i costi, come evidenziato anche dalla Corte dei Conti, senza portare a compimento l’infrastruttura.

Ancora più rocambolesca la situazione in cui versano i cantieri per il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Per finanziare la propria quota parte il Comune di Roma ha deliberato di procedere alla valorizzazione immobiliare di alcune aree urbane, individuate con mesi di ritardo, tranne poi scoprire che buona parte delle suddette aree non risultano essere di proprietà di Roma Capitale! Anche per quest’opera si profila dunque un futuro assai incerto.

Un completo disastro, che si somma al flop della linea B1, inaugurata prima che ne fossero risolti i problemi tecnici. A pagare rischiano di essere i soliti noti: i cittadini – vessati da una tassazione locale tra le più alte d’Italia e costretti a subire mille disagi a causa di cantieri infiniti che procedono a singhiozzo e di una mobilità pubblica inefficiente in perenne dissesto economico – e i lavoratori che potrebbero perdere il posto di lavoro. Alcuni di essi, come i tecnici ex dipendenti di I.M. Intermetro Spa, figure ad altissima specializzazione nel campo del trasporto metropolitano, con gli ammortizzatori sociali ormai scaduti, chiamati ciononostante ad intervenire per ogni emergenza del trasporto pubblico locale, attendono ancora di essere ricollocati dopo oltre due anni sulla base dell’accordo di salvaguardia occupazionale siglato da Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil di Roma con l’amministrazione capitolina nel maggio 2010. Ennesimo accordo ad oggi non rispettato.

“Siamo alla completa débâcle della mobilità cittadina. Se le nuove linee del trasporto metropolitano non saranno completate il danno per la città di Roma sarà enorme, in termini economici, occupazionali e infrastrutturali. Non possiamo permetterlo” – dichiarano Anna Pallotta della Feneal Uil di Roma, Attilio Vallocchia della Filca Cisl di Roma e Marco Carletti della Fillea Cgil di Roma e del Lazio – “Lavoratori e cittadini non saranno i capri espiatori della completa inefficienza e miopia delle amministrazioni locali, dalle quali registriamo soltanto dichiarazioni di intenti ma nessuna risposta concreta. Intraprenderemo nuove azioni, ancora più forti, la nostra protesta proseguirà fino a quanto non saranno garantiti i finanziamenti necessari al completamento delle opere e non sarà assicurata la ricollocazione dei lavoratori”.

tabella PRECEDENTI:

28/11/2012 ROMA, SCIOPERO CANTIERI EDILI METROPOLITANE: ADESIONE DEL 95% DEI LAVORATORI