MILANO, URNE APERTE: PARTE LA SFIDA TRA PARISI E SALA

Red. Politica

Milano – Aperte le urne a Milano dove circa un milione di persone sono chiamate nuovamente per il ballottaggio per scegliere il sindaco fra il candidato del centrodestra, Stefano Parisi, e quello del centrosinistra, Giuseppe Sala. Gli elettori sono 1.002.178. Si voterà in 1.248 seggi; di questi, 1.184 sono allestiti in 201 scuole. I seggi speciali in strutture come ospedali, carceri, case di riposo e di cura sono invece 64. Il Comune ha prolungato gli orari di apertura degli uffici per chi deve ottenere una nuova scheda elettorale o carta d'identità. Basta recarsi presso qualsiasi sede anagrafica (via Larga 12 o sedi decentrate) o, solo per le schede elettorali, anche presso l'Ufficio elettorale di via Messina. Gli sportelli di via Larga 12 e l'Ufficio elettorale resteranno aperti domenica dalle 7 alle 23. Tutti le sedi decentrate dell'Anagrafe saranno aperte domenica dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.


Arrivati alla fine della campagna elettorale, Giuseppe Sala e Stefano Parisi sfoderano le armi pesanti. Letteralmente. Il candidato del centrodestra attacca frontalmente Mr Expo sui temi del terrorismo islamico e delle moschee come il centrosinistra aveva attaccato lui dopo la pubblicazione del Mein Kampf di Hitler da parte del Giornale. D'altronde con il risultato del primo turno e solo cinquemila voti di differenza, per entrambi è essenziale conquistare i moderati. E un modo per farlo è dimostrare che gli avversari moderati non sono. Parisi avverte che se il suo avversario sarà eletto, in consiglio comunale entrerà nel gruppo del Pd Sumaya Abdel Qader su cui nutre "fortissimi sospetti". "La superficiale posizione di Beppe Sala sulla moschea nasconde un evidente orientamento di parte del Pd a favore dei Fratelli Musulmani e contro i musulmani normali" tuona, chiedendo a Sala "parole chiare" sul "diritto di Israele ad esistere" come quelle che lui rivendica di aver detto "sui nazisti". Non si tratta, spiega, di dire no alla moschea ma di sapere (e per questo serve una legge nazionale) chi la finanzia. "Siccome siamo in una situazione con fortissimo rischio terrorismo e c'è proselitismo da parte della jihad in Italia – dice -, credo che il governo debba dare un quadro di riferimento chiaro". "Non puoi non sapere cos'è il Coreis e cos'è il Caim, non puoi non sapere cosa sono i fratelli musulmani e cosa sono i musulmani che non vogliono avere niente a che fare con loro, perché – prosegue – non stai andando a fare il presidente di una bocciofila ma il sindaco di una metropoli nel 2016 quando hai il problema del terrorismo". Sumaya è da giorni al centro delle polemiche per dichiarazioni a favore della resistenza palestinese e contro Israele postate da sua madre e da suo marito. Dichiarazioni condannate da Mr Expo che però ha difeso la sociologa, che è responsabile culturale del Caim (il coordinamento delle associazioni islamiche di Milano) perché Sumaya, "che è stata a sua volta minacciata da fondamentalisti islamici", può "essere un elemento di dialogo con la comunità" islamica. Per Parisi però resta il fatto che "c'è un problema molto grande a Milano", perché Ucoii e Caim, che hanno partecipato positivamente al bando per terreni su cui costruire moschee "hanno rapporti con i Fratelli Musulmani". Il tempo di parlare della questione sarà solo oggi, poi arriverà il silenzio elettorale e a dire l'ultima parola saranno gli elettori. Ieri sera Parisi ha chiuso la sua campagna con una festa al Fabrique con spettacolo dei Legnanesi, intervista al candidato di Mara Venier e musica tutta la notte. Oggi tocca a Sala, per cui sono arrivati gli appelli al voto del sindaco Giuliano Pisapia e di oltre 200 intellettuali e vip fra cui il premio Oscar Gabriele Salvatores, Eugenio Finardi, lo chef Davide Oldani e Cristiana Capotondi. La sua festa sarà domani in piazza del Cannone, con Linus nella veste di deejay, Enrico Bertolino, Roberto Vecchioni e anche Max Pezzali. Chiusura entro le 23, prima che cali il silenzio elettorale.