Lantern, il progetto dei colossi hitech per difendere i minori online

Lantern prende vita per difendere i più piccoli online e si pone come luce e faro di speranza contro i lati più oscuri del web. Il nuovo progetto promosso dai colossi tecnologici tra cui Meta e Google è nato per combattere lo sfruttamento e gli abusi sessuali sui minori online mettendo in atto pratiche comuni di prevenzione e monitoraggio delle attività social. L’insieme delle aziende partecipanti a Lantern, che vede anche la piattaforma di streaming videoludico Discord, si chiama Tech Coalition. Nella pratica, Lantern funge da database centrale da cui le organizzazioni possono prendere dati e incrociarli, così da capire se ci sono collegamenti tra nomi utente, email, parole chiave e altre attività, riconducibili a minacce per i più piccoli. Le procedure preventive, sebbene non dimostrino un abuso in atto, possono aiutare indagini ulteriori, con la possibilità di chiudere un account o segnalarlo alle autorità. “Gli adescatori non limitano i loro tentativi a singole piattaforme. Per questo, l’industria tecnologica deve lavorare congiuntamente per fermare le molestie”, afferma Meta in una nota. Lantern verrà utilizzato da Meta, Google, Discord, Mega, Quora, Roblox, Snap e Twitch ma non è esclusa un’estensione ulteriore. Durante la fase di test del progetto, ad esempio, la piattaforma Mega ha condiviso su Lantern alcuni indirizzi web che aveva precedentemente rimosso per violazione delle proprie policy di sicurezza dei minori. Meta ha quindi usato l’informazione per scoprire attività correlate agli indirizzi internet che hanno portato alla chiusura di oltre 10.000 account su Facebook e Instagram. Numeri importanti, cifre che sono un importante segnale per tutte le famiglie che vogliono proteggere i propri figli sui social.

F.P.L.




Roma, associazione Big Mama: “Mamme che supportano altre mamme”

ROMA – Da Gennaio a Roma in via Raffaele Battistini, 63/65 in zona Monteverde l’Associazione Big Mama tenderà una mano amica e concreta alle donne. Sono oramai decenni che statistiche e analisi demografiche denunciano inesorabilmente il calo delle nascite del “belpaese” in corsa verso un alzamento pericoloso dell’età della popolazione italiana. Come se non fosse già preoccupante questo, l’inasprimento della corsa forsennata verso una estremizzazione di un capitalismo sottomesso e subordinato al “dio danaro” impone ritmi di produzione e servizi sempre meno consapevoli che dietro alla forza lavoro ci sta l’essere umano con le sue esigenze e la sua natura di essere umano. Negare alla donna la maternità ricattandone il posto di lavoro od ostacolarne la sua assenza per l’accudimento dei figli sono forme di violenza che creano scompensi psicologici importanti che non possono essere tollerati in una società che si reputa civile e moderna. Lasciare che la donna “si arrangi” anche quando le manca l’appoggio del marito o compagno, tende pericolosamente a lenire l’integrità e la dignità della donna stessa in una fase della vita delicata e importante. Una sudditanza umiliante e innaturale che può contare sull’aiuto e supporto concreto dell’Associazione Big Mama di Roma in grado di garantire assistenza psicologica e reinserimento tramite nuove mansioni lavorative che col tempo infondano coraggio e valorizzazione dell’essere donna oggi.

Una associazione ubicata in via Raffaele Battistini 63/65 in zona Monteverde pronta a conoscere, ascoltare e tendere la mano per ricominciare a vedere un futuro che abbia rispetto della dignità della donna e della sua natura di essere umano.  “La natura vuole, dalla donna, amore e dedizione materna ” disse lo scienziato tedesco Paul Julius Möbius. Un concetto semplice nella forma ma complesso nella sostanza, che racchiude l’intima concezione assolutistica che se cerne nel processo della creazione e della crescita di un seme che fisiologicamente abbandona la protezione materna dopo nove mesi, per  donarsi agli occhi del mondo. Una fase tanto delicata quanto complessa che racchiude emozioni contrastanti: la certezza di aver dato alla luce una creatura che percorrerà passi incerti verso un futuro tutto da scoprire e la rassegnazione dettata dalle circostanze avverse e imposte da un mondo poco avvezzo e comprensivo alle necessità venutesi a creare dalla maternità stessa. Molte donne non hanno genitori o parenti che possano accudire i loro figli durante le ore di lavoro ed ecco che giunge in aiuto Big Mama, che le aiuta in diverse fasi importanti e spesso difficili. “Chi si accinge a diventare un buon capo, deve prima essere stato sotto un capo” disse Aristotele ma in molti casi il datore di lavoro è poco comprensivo dinnanzi alle esigenze altrui e non appena si viene a creare la situazione in cui il dipendente deve assentarsi per motivi strettamente legati alla sua salute o gravidanza, al suo rientro viene accolto con una pacca sulla spalla, una stretta di mano e una porta in faccia e come detto poc’anzi, vi è una ingiusta negazione alla maternità

.

Ne parliamo con la ideatrice del progetto nonché Presidente dell’associazione Big Mama, Michela Donvito. Come e quando è  nata questa idea?

Intanto è nata dalla mia esperienza personale, sono mamma di due splendide bambine che per realizzare il sogno di diventare madre ha dovuto lasciarne altri chiusi nel cassetto. Purtroppo le mamme che lavorano, che vivono in una grande città come Roma e sono lontane dalla famiglia possono incontrare molte difficoltà durante i primi mesi di vita dei figli e molte sono costrette a fare una scelta. È  pensando proprio  a quelle mamme che non possono contare su nonni e parenti vari, che è nato il progetto, in primo luogo siamo delle mamme che supportano altre mamme in un momento della vita che può essere molto delicato: l’arrivo di un bambino può rompere gli equilibri di una coppia, può dare forti emozioni non sempre facili da gestire da sole, o può semplicemente far sorgere mille dubbi sulla gestione del neonato. Insomma, le paure possono essere molte e, se non si ha una mamma o un’amica “nelle vicinanze”, è tutto più difficile. Big Mama vuole essere una grande mamma che  abbraccia tutte le mamme, ed in fondo c’è una grande mamma in ognuna e noi vi aiutiamo a cercarla.

Come materialmente l’Associazione Big Mama pensa di muoversi? Quali sono le vostre iniziative ?

Ai  nostri associati saranno proposti  progetti, un punto di aggregazione, un centro di ascolto, cercheremo insieme il modo affinché chi è in difficoltà possa reinventarsi ad esempio attraverso percorsi mirati e in base alle proprie predisposizioni personali e ai propri talenti. Non vogliamo forzare la mano ma aiutare a trovare la propria strada. Cerchiamo di proporre percorsi formativi non scontati al passo con i tempi, analizzando soggettivamente le possibilità di sbocco lavorativo in base alle proprie propensioni. Cerchiamo di fare una selezione dei nostri corsi. A breve partiremo, in collaborazione con professionisti qualificati, per esempio, con laboratori di oreficeria, che partono dalla creazione del gioiello fino a mettere in condizione il corsista di crearsi una vera e propria attività. Poi, per citarne altri gemmologia, sartoria e modellismo, wedding Planner. Tutte professioni ricercate, appaganti e al passo con i tempi. Inoltre vogliamo offrire un luogo accogliente e sicuro dove poter lasciare i propri figli magari in occasione di un colloquio di lavoro a tutti coloro che, in una grande città come Roma, non hanno nessuno a cui affidarsi. I bambini giocheranno tranquillamente e verranno intrattenuti con laboratori creativi a seconda delle fasce d’età curati da una nostra associata, professionista,  anche lei mamma. Partiamo dunque dall’abc, dal semplice aiuto per la compilazione di un curriculum, forniamo informazioni sulle normative vigenti, idee su come trovare e far crescere la propria attività, dal social marketing al semplice uso dei pc. Inoltre vogliamo essere un punto d’incontro per le famiglie straniere che si trovano spaesate o anche loro sole. L’idea è anche quella di creare un network di assistenti famigliari come badanti, baby sitter e collaboratori domestici, che si autopropongono o vengono segnalati da altre.  Si crea in questo modo un circolo virtuoso tra la domanda e l’offerta di lavoro. A questo aspetto solidale si affiancherà anche quello di un aiuto fattivo con una rete di specialisti che forniranno informazioni ed assistenza, ognuno mettendo a disposizione le proprie competenze e formazione specifica. A tal proposito verrà istituito anche uno sportello di consulenza legale oltre che mediazione familiare di cui si occuperà l’avvocato e criminologa Orietta Giulianelli.

Dottoressa qual è Il suo ruolo nell’associazione? E cosa farà concretamente per aiutare le mamme e le famiglie?

Sono un avvocato civilista iscritta all’ Ordine di Roma, esperta in diritto del lavoro e nel diritto di famiglia. Ho conseguito il titolo di Curatore Speciale del Minore nei procedimenti civili diventando quello che sinteticamente può definirsi un “avvocato dei bambini”. Nel 2014 ho conseguito presso l’Università La Sapienza di Roma il diploma in scienze criminologico-forensi e sono perciò anche quello che comunemente si dice, una criminologa. Quando la Presidente mi ha parlato del suo progetto di fondare un’associazione che ponesse l’attenzione sulla figura materna e le problematiche ad essa riferibili e che rappresentasse una risorsa sociale per le stesse, per i loro figli e, perchè no, per i padri, proponendomi di farne parte, ho accolto con interesse ed entusiasmo questa opportunità. Sono riandata con la memoria alla mia personale esperienza di madre professionista, alle difficoltà a tratti quasi insormontabili che ho dovuto affrontare nel conciliare  la mia attività lavorativa con l’esperienza più creativa ed appagante che abbia avuto la fortuna di provare, la nascita di mia figlia oggi ventitreenne. Ricordo ancora le corse, il profondo disagio nello staccarmi da lei, i sensi di colpa per non essere sempre presente e dall’altra parte i clienti che mi toglievano il lavoro, questo a riprova che spesso la maternità viene pagata “a duro prezzo” da ogni donna, sia disoccupata, sia lavoratrice, sia dipendente, sia professionista, insomma il fenomeno è democraticamente trasversale. Ho deciso perciò di mettere volentieri a disposizione  le mie competenze legali e criminologiche ed ho accettato di rendermi disponibile in uno spazio di ascolto per tutti gli associati che avranno necessità di un supporto o semplicemente di un confronto. Lo sportello legale da me gestito, che avrà una cadenza settimanale, sarà aperto a coloro che abbiano quesiti sia nel settore lavorativo che in quello familiare. Saranno offerte consulenze su problematiche che, a mero titolo esemplificativo, riguardino le malversazioni, i torti subiti sul posto di lavoro (mobbing, bossing, licenziamenti, ecc) ed avranno spazio di ascolto tutti i portatori di difficoltà riconducibili alla famiglia e relative sia ai rapporti con i componenti del primo nucleo sociale, la famiglia appunto, sia relative al delicato compito di educazione dei figli. Non saranno trascurati pertanto i purtroppo noti fenomeni del bullismo e di cyberbullismo, le manifestazioni dei disagi infantili ed adolescenziali, questi ultimi ovviamente trattati anche con il supporto di una psicologa. Come criminologa ed esperta nei colloqui di prima accoglienza delle donne che hanno subito violenza, si valuterà in sede associativa se istituire uno sportello di ascolto per le vittime anche di stalking dando però un taglio diverso, che oltre a prestare soccorso promuova la crescita della consapevolezza femminile. Organizzeremo anche eventi, seminari, corsi formativi aventi ad oggetto le suddette problematiche rivolti sia a semplici ascoltatori sia a persone impegnate nel settore sociale. Insomma  il progetto è ambizioso  e suscettibile di sviluppo anche in relazione alle istanze che raccoglierò dai dialoghi con gli associati. Vi aspettiamo perciò da gennaio a Roma presso la sede dell’Associazione Big Mama, via Raffaele Battistini, 63/65 (zona Monteverde) per ascoltarvi e conoscerci.

Angelo Barraco – Paolino Canzoneri

 




Minori, Tagliente: “Non confondiamo il bullismo con la delinquenza minorile”

di Francesco Tagliente, già Questore di Roma e Prefetto di Pisa

Attenzione alla devianza minorile e non confondiamo il bullismo con la delinquenza minorile.

In questi giorni si è tornato a parlare di violenza fra i banchi di scuola e atti di bullismo.
Un bambino vittima di bullismo a scuola commuove gli Stati Unti. Sua madre ha ripreso il suo sfogo con una video poi postato sui Social Network che in poche ore ha ottenuto 16 milioni di visualizzazioni.
A Palermo un ragazzino di 12 anni, stanco di subire atti di bullismo, ha tentato di darsi fuoco in classe, ma gli insegnanti e i compagni sono riusciti a bloccarlo.

Quando la nuova preoccupante devianza giovanile si manifesta come azione di gruppo nei confronti di uno o più individui incapaci di difendersi, costretti a subire una limitazione della libertà, non si può parlare solo di bullismo. Ci sono comportamenti che non possono essere derubricati a mero bullismo.

In questi casi bisogna capire se ci troviamo di fronte ad adolescenti disturbati, che avrebbero bisogno di aiuto perché solo disadattati e insicuri che ‘si difendono’ facendo il gradasso soprattutto in gruppo, oppure si tratta di giovani pre-delinquenti che compiono consapevolmente atti da delinquenti.

Se siamo in presenza di violenza privata, sequestro di persona, furto, rapina e lesioni non si può più trattare la questione solo come bullismo. Sarebbe diseducativo. Andrebbero bloccate le emulazioni facendo passare i responsabili davanti all’Autorità deputata a valutare la forma più idonea alla rieducazione sfuggita alla famiglia e alla scuola.

Abbiamo il dovere di far capire con ogni mezzo a bulli, pre-delinquenti e delinquenti, che la dignità della persona, valore e pilastro fondante della nostra Costituzione, non può essere calpestata impunemente.

Forse è arrivato il momento di far riflettere anche la politica che deve dare una risposta in materia di bullismo e delinquenza minorile tenendo presente che non esiste solo l’età anagrafica. La capacità di intendere e di volere di una persona andrebbe valutata tenendo presenti tre parametri: l’età anagrafica, quella biologica e quella psicologica.




Violenza sui minori: record nel 2016, 5.383 vittime, 15 al giorno

In Italia quasi mille minori ogni anno sono vittime di abusi sessuali: circa 2 bambini ogni giorno. Ma lo scorso anno si è registrato un vero record: 5.383 minori vittima di violenza, non solo sessuale; si tratta di circa 15 bambini ogni giorno. In sei casi su 10 si tratta di bambine. Un dato che segna un preoccupante 6% in più rispetto all’anno precedente. L’allarme sul fenomeno viene dagli ultimi dati Interforze del 2016, elaborati nel Dossier della Campagna Indifesa di Terre des Hommes (6/a edizione) presentato alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso.

+12% abusi in famiglia, +23% casi di botte  – La violenza domestica è causa della maggioranza dei reati contro i minori: nel 2016 sono state ben 1.618 le vittime di maltrattamento in famiglia, il 51% femmine, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente. Emerge dal Dossier di Terre des Hommes, messo a punto su dati Interforze, presentato oggi. E’ cresciuto del 23% il numero di minori vittime di abuso di mezzi di correzione o disciplina (266 nel 2016), ovvero di botte che hanno obbligato il ricorso dell’ospedale e la denuncia. Le due fattispecie in calo rispetto al 2015 sono gli atti sessuali con minori di 14 anni (-11%), dove però le vittime sono ancora 366, per l’80% bambine, e la detenzione di materiale pornografico, che segna -12%, con 58 vittime, il 76% femmine.




Minori: ogni anno in Europa 50mila segnalazioni di scomparsa

 

Sono oltre 50mila ogni anno, in tutta Europa, le segnalazioni di minori scomparsi che giungono al numero unico europeo per i minori scomparsi 116.000. Una ogni due minuti. Lo rende noto Missing Children Europe, la federazione europea per i "Bambini Scomparsi e Sfruttati Sessualmente" che rappresenta 33 organizzazioni non governative attive in 24 Paesi dell'Ue, in occasione della Giornata Internazionale dei Bambini scomparsi, che si celebra oggi. Il tema dei minori scomparsi in Europa è diffuso. Le segnalazioni dei casi trattati dalla hotline riguardano casi di "fuga" (57%), seguita da rapimento (23%). Spesso i minori scappano dai centri d'accoglienza, diventando però vittime di abuso e sfruttamento sessuale. Nel 2016 i casi effettivamente gestiti dalle hotline 116.000 di 23 Paesi Ue sono stati 5.742, un trend in crescita rispetto al 2015. In Italia, secondo quanto rende noto Telefono Azzurro che gestisce nel nostro Paese il numero 116.000, dal 2009 ad oggi la linea telefonica dedicata ha accolto 1.816 nuove segnalazioni di scomparsa, ritrovamenti, avvistamenti e aggiornamenti su casi di minorenni scomparsi. In particolare, le segnalazioni relative ai nuovi casi di scomparsa sono state 1.037. Nell'ultimo biennio, segnala Telefono Azzurro, il Servizio 116 000 in Italia ha registrato un esponenziale incremento delle segnalazioni di allontanamento dai centri di accoglienza da parte dei minori stranieri non accompagnati. Dal 1 Gennaio al 31 Marzo 2017, il 79,63% dei casi gestiti dalla hotline di Telefono Azzurro ha riguardato casi di fuga o scomparsa di minori stranieri soli, dei quali le tracce rimangono quasi sempre perse. Solo nel primo trimestre del 2107 sono arrivate 87 segnalazioni di scomparsa, oltre la metà di tutto il 2016. La maggior parte dei minori coinvolti in situazioni di scomparsa e segnalati alla hotline è di genere maschile (56,60%), mentre la fascia d'età più coinvolta riguarda i ragazzi che hanno un'età compresa tra quindici e diciotto anni (51,92%).



Roma, tutela dei minori: in Campidoglio un convegno sull’impegno sociale dell’impresa

 

di V.G.

 

ROMA –  Il prossimo 24 novembre alle ore 10,30 presso la Sala della Piccola Promoteca in Campidoglio a Roma avrà luogo il convegno “L’impegno sociale dell’impresa” patrocinato da Roma Capitale e organizzato dalla società informatica TopNetwork in collaborazione con La Caramella Buona Onlus, Associazione nazionale impegnata da venti anni nella lotta agli abusi su minore. Condotte che devono orientare un’impresa responsabile tra ricerca tecnologia e protezione del minore, la navigazione sicura da parte dei minori e le responsabilità genitoriali unitamente a validi strumenti di prevenzione e repressione : queste le tematiche centrali del dibattito che vedrà il coinvolgimento della nota criminologa Roberta Bruzzone affiancata da Franco Celletti e Roberto Mirabile riuniti nella tavola rotonda coordinata dalla giornalista Rai Roberta Gangeri.


Un incontro di spessore a cui prenderanno parte, oltre la Vice Presidente Vicaria della Commissione Assembleare di Roma Capitale Politiche Sociali e della salute, Onorevole Cristiana Paciocco, autorità istituzionali, figure politiche e del mondo dello spettacolo come l'apprezzatissimo Pino Insegno e che rappresenterà l'occasione per conferire a TopNetwork la Certificazione Etica rilasciata da La Caramella Buona alle eccellenze imprenditoriali nazionali, in questo caso ottenuta grazie all'innovativa app DynaMho studiata dal team di Franco Celletti: “DynaMho è il villaggio sicuro per un’infanzia tecnologica, – dichiara il fondatore di TopNetwork – per far crescere il bambino in un adeguato ed ampio spazio ‘recintato’ dalla protezione della famiglia affinché vi sia un futuro migliore e lo sarà davvero quando ogni bambino potrà vivere in tutta serenità i suoi anni.”

"La sinergia nata con TopNetwork – spiega il presidente della Onlus Roberto Mirabile – dimostra come un'azienda possa andare oltre il concetto di impresa economica abbracciando anche problematiche sociali di rilievo come la pedofilia e la tutela del minore. Sono lieto di poterla inserire tra le realtà da noi certificate in virtù di un'elevata etica e di una spiccata sensibilità verso gli indifesi."




ROMA,STAZIONE TERMINI: SMASCHERATO GIRO DI PROSTITUZIONE MINORILE

di Matteo La Stella

Roma-
È stato smascherato dagli agenti del Compartimento Polizia ferroviaria per il Lazio un giro di prostituzione minorile che aveva luogo lungo i binari della stazione Termini, il terminal ferroviario più importante della Capitale. Così, nell'ambito dell'operazione “Meeting Point”,- “abbiamo eseguito sette ordinanze di custodia cautelare su otto, visto che una persona risulta irreperibile. Una custodia cautelare in carcere e le altre ai domiciliari. Cinque persone sono state arrestate a Roma, una a Rieti e un'altra a Pavia”- ha raccontato Emanuele Fattori, dirigente del settore operativo della Polizia ferroviaria di Roma Termini. Ad adescare i giovani, maschi e femmine quasi sempre di etnia rom, tra i 13 e i 17 anni, erano uomini dai 35 ai 40 anni. Figurano però tra gli indagati anche over 70 ed un ottantenne, che nello scalo ferroviario cercavano e consumavano rapporti sessuali con i minori.

Le indagini, iniziate circa un anno fa, sono state basate su appostamenti, intercettazioni e videoriprese oltre ad innumerevoli audizioni protette. Gli sfruttatori erano soliti avvicinarsi alle scale mobili dell'hub ferroviario, in attesa della vittima che contattavano telefonicamente o di persona. Gli incontri poi -” avvenivano sul lato destro della stazione, nei pressi di via Giolitti mentre i rapporti sessuali si consumavano a bordo di treni in lunga sosta, nei bagni pubblici della stazione o di esercizi commerciali ma anche in abitazioni private”- spiega Fattori. Il prezzo di ogni prestazione poi, oscillava tra i 10 e i 50 Euro.
Le ordinanze di custodia cautelare prodotte in totale fino ad ora sono nove. Una di queste però non troverà seguito poiché l'ultraottantenne contro cui è stata emessa è deceduto prima di finire nelle mani della giustizia. Tra gli indagati vi sono residenti a Roma e nella provincia, altri nelle province di Viterbo e Rieti. Già nei mesi scorsi l'operazione “Meeting Point” aveva dato i suoi primi frutti, producendo l'arresto di un 59enne e di un 79enne colti durante rapporti sessuali con i giovani.
Il blitz degli agenti ha compreso, inoltre, l'attività di perquisizione personale e domiciliare nei confronti degli sfruttatori.
Le indagini continuano, volte a smascherare altre persone coinvolte nel giro. 




ROMA PROVINCIA, POLIZIA POSTALE ARRESTA BANCHIERE ROMANO CHE DETENEVA 100MILA IMMAGINI PEDOPORNOGRAFICHE E S'INCONTRAVA CON I MINORI

Redazione

Roma – In data 13 marzo c.a. personale dipendente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Lazio e della Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Viterbo ha dato esecuzione, sul territorio della provincia di Roma, all’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa in data 11/03/2013 dal Tribunale Ordinario di Roma,  nei confronti di S. A. romano, professione bancario, 52 anni, sposato senza figli, residente con la moglie ed immune da precedenti di Polizia diversi da quanto di seguito descritto.

L’adozione della predetta misura cautelare personale per la violazione del reato previsto e punito dall’Art. 600 Quater co 2° del C.P. (detenzione di ingente quantità di materiale pornografico realizzato utilizzando minori di anni diciotto) si è resa necessaria alla luce dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico.

Nel maggio del 2011 il nominato S.A. era stato già oggetto di perquisizione domiciliare eseguita da personale della dipendente Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Viterbo, per aver messo in condivisione ed essersi procurato materiale digitalizzato di natura pedopornografica e più precisamente n. 5 immagini aventi ad oggetto minori in atti sessuali. L’A.G. procedente emise, ad aprile del 2011, a carico dell’indagato, un decreto di perquisizione locale e personale da eseguirsi presso l’indirizzo di residenza, ravvisando l’ipotesi delittuosa dell’Art. 600 Quater del C.P. (procura o detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando minori di anni diciotto). In esito a detta attività di P.G. eseguita presso la sua abitazione furono sequestrati n. 2 P.C. e n. 93 supporti di tipo DVD e CD-ROM. Nel corso dell’attività predetta S.A. veniva identificato quale unico responsabile delle fattispecie criminose ascritte, infatti risultava l’unico utilizzatore del materiale informatico sottoposto a sequestro e l’intestatario della linea telefonica attraverso la quale erano state effettuate le connessioni sulla Rete Internet.

Le successive attività di analisi di ordine tecniche-forense eseguite sui supporti informatici in sequestro disposte dall’A.G. consentivano ai consulenti tecnici del P.M. di accertare che sugli stessi risultavano memorizzati più di 105.000 tra immagini e filmati pedopornografici realizzati con il coinvolgimento di minori di anni 18 e di anni 14, alcuni dei quali ritraenti anche immagini raccapriccianti di neonati coinvolti in attività sessuali. 

Alla luce del considerevole quantitativo di materiale di natura pedo-pornografica rinvenuto in sede di attività tecnico peritale, l’A.G. competente disponeva una seconda attività di perquisizione, da eseguirsi presso l’abitazione di S.A. e in tutti i luoghi nella sua disponibilità.

Successivamente ad attività di pedinamenti ed appostamenti effettuati anche presso la sede di lavoro di S.A. in cui lo stesso sovente si soffermava oltre il normale orario di servizio,  compiuti al fine di  accertare il verificarsi o meno di eventuali  incontri del medesimo con minori, in data 05 dicembre 2012, personale di questo Compartimento, coadiuvato da operatori della dipendente Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Viterbo, dava esecuzione al Decreto di perquisizione locale e sequestro.

A seguito di richiesta della A.G. competente, in data 11.03.2013, il G.I.P. DR. Riccardo Amoroso disponeva, a carico del soggetto, l’esecuzione della misura cautelare in carcere.

LEGGI ANCHE:

23/11/2012 TORTURE AI BAMBINI E PEDOPORNOGRAFIA: LA PIU' GRANDE INCHIESTA D'ITALIA. SE TUTTO VA BENE I CRIMINALI SCONTERANNO SOLO QUALCHE ANNO DI CARCERE
07/09/2012 ROMA MONTE MARIO, 100 AMICI MINORENNI SU FACEBOOK E TANTI FILMATI PEDOPORNOGRAFICI…IN MANETTE GESTORE DI NEGOZIO VIDEOGIOCHI
25/08/2012 GUIDONIA. ADESCAVA GIOVANI SU INTERNET. SETTANTENNE DENUNCIATO DALLA POLIZIA
16/02/2012 MINORI, FORTE: “APPROVARE CONVENZIONE LANZAROTE PER CONTRASTARE MALTRATTAMENTI”



MINORI, SISTEMI DI RILEVAMENTO PERSONALE: E' GIUSTO CONTROLLARE I PROPRI FIGLI CON APPARECCHI DI IDENTIFICAZIONE A RADIOFREQUENZA?

Normal 0 14 false false false MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; mso-ansi-language:#0400; mso-fareast-language:#0400; mso-bidi-language:#0400;}

Alberto De Marchis

Sareste disposti a controllare i vostri figli con degli apparecchi di ultima generazione? Quasi fossero i microchip dei nostri amici a quattro zampe? Bisogna considerare tanti fattori, in primis quante scomparse avvengono in Italia ogni anno. Pensiamo ai casi di scomparsa dei minori, alla piccola Celentano, oppure a Denise Pipitone o ancora ad Emanuela Orlandi. Forse ci sarebbe da riflettere, ma senz’altro si tratterebbe di una limitazione alla libertà personale. Ma probabilmente, trattandosi di minori, se ne potrebbe discutere. Intanto il settimanale Panorama, ha affrontato questo argomento. Ne riproponiamo uno spezzone.

Secondo l’Economist sono americani e giapponesi i cittadini più disposti a provare questo tipo di dispositivi di controllo. Gli europei, anche grazie a più strette politiche sulla privacy, sembrano meno preoccupati e in ogni caso più scettici sull'adozione di simili strumenti di tracking. È pur vero che in paesi del Sud America preoccupano molto le bande criminali che sequestrano e rapiscono bambini; in questo caso un dispositivo di tracciamento personale potrebbe velocizzare le ricerche.

Molte autorità pubbliche e scolastiche sono già pronte. Alcune scuole di Osaka nel 2004 hanno cominciato ad utilizzare sistemi di identificazione a radiofrequenza (meglio conosciuti come   RFID ) per i singoli studenti. Attraverso questo sistema i docenti possono controllare la frequenza con la quale gli alunni sono in classe e, se sono assenti, dove realmente si trovano. A Dubai la stessa tecnologia avvisa i genitori quando i loro figli salgono o scendono dallo scuolabus; in Brasile nella città di Vitoria de Conquista, gli studenti hanno uniformi dove sono cucite etichette radio. Alcuni istituti statunitensi hanno adottato il metodo degli RFID associandolo al pagamento della retta scolastica: più assenze fa l’alunno, durante l’appello mattutino, più salate saranno le tasse da pagare. Ma c’è anche una questione religiosa da rispettare. Qualche mese fa Andrea Hernandez venne espulsa dalla sua scuola a San Antonio in Texas per aver rifiutato di indossare il sistema di identificazione RFID. La ragazza dichiarò di non volerlo indossare per il suo credo religioso e in particolare per l’associazione del chip al “Marchio della Bestia” citato nella Bibbia e di recente svelato in un messaggio di Gesù nel giugno 2012: “[…]controllerà i vostri soldi, il vostro accesso al cibo e il vostro modo di vivere. Regole, tante, che vi renderanno prigionieri. La chiave del vostro chip, che vi tiene sotto il loro controllo, sarà il Marchio della Bestia. Il 666 sarà incorporato, come numero nascosto, in un chip che sarete costretti ad accettare proprio come si farebbe con una vaccinazione”. Un messaggio che ha il suo significato per i credenti ma che non nasconde i reali pericoli dietro un’adozione di massa di sistemi di rilevamento personale.