L’importanza della musica nella produzione di un film

La composizione musicale in un film è un elemento cruciale che contribuisce in modo significativo alla creazione di atmosfera, emozione e narrazione. La musica può enfatizzare le emozioni dei personaggi, sottolineare l’azione, creare suspense o fornire un collegamento emotivo con lo spettatore. Ecco alcuni punti chiave da considerare nella produzione di una colonna sonora per un film:

Collaborazione con il regista e il team creativo

La composizione musicale deve essere in sintonia con la visione del regista e con lo stile del film. È essenziale collaborare strettamente con il regista e il team creativo per comprendere il tono, lo stile e le emozioni desiderate per il film.

Studio del copione e dei personaggi

Comprendere la trama del film, i temi principali e lo sviluppo dei personaggi è fondamentale per creare una colonna sonora che si integri organicamente con la storia. La musica deve riflettere il contesto emotivo e narrativo di ciascuna scena.

Creazione di temi musicali

Spesso vengono creati temi musicali distintivi per i personaggi principali o per situazioni specifiche del film. Questi temi possono essere ripresi e modificati per adattarsi alle varie scene, fornendo una coerenza emotiva e narrativa all’intero film.

Timing e sincronizzazione

La musica deve essere sincronizzata con le azioni, i dialoghi e le sequenze del film. Il compositore deve tenere conto del timing delle scene e dei cambiamenti di ritmo per garantire che la musica si integri perfettamente con l’azione sullo schermo.

Variazione di stili musicali

A seconda del genere e dello stile del film, la musica può variare notevolmente, passando da orchestrazioni sinfoniche a brani pop, elettronici o jazz. La variazione degli stili musicali può contribuire a creare diverse atmosfere e ad adattarsi alle esigenze narrative del film.

Registrazione e produzione

Una volta completata la composizione, la musica viene registrata con musicisti e orchestre professionisti o prodotta utilizzando strumenti digitali e tecnologie di registrazione. È importante che la qualità del suono sia all’altezza delle aspettative e che la musica sia mixata e masterizzata in modo appropriato per l’esperienza cinematografica.

Test e rifiniture

Dopo la registrazione, è comune effettuare test della colonna sonora con il film per valutare come la musica si integra con le immagini e le emozioni. Sulla base di feedback e revisioni, il compositore apporta eventuali modifiche e rifiniture per perfezionare la colonna sonora finale.

In definitiva, la composizione musicale in un film richiede una profonda comprensione della narrazione visiva e una collaborazione stretta con il regista e il team creativo per creare una colonna sonora coinvolgente e memorabile che arricchisca l’esperienza cinematografica complessiva.

Grandi compositori e colonne sonore indimenticabili

Ci sono molti compositori che hanno creato colonne sonore iconiche e indimenticabili per il cinema. Ecco alcuni dei più grandi compositori e alcune delle loro colonne sonore più celebri:

Ennio Morricone

  • “C’era una volta il West” – Questa colonna sonora epica e melodica è diventata un classico del cinema western.
  • “Il Buono, il Brutto, il Cattivo” – Morricone ha creato una delle più iconiche colonne sonore del cinema con questo film di Sergio Leone.
  • “Nuovo Cinema Paradiso” – Una colonna sonora commovente che cattura perfettamente lo spirito del film di Giuseppe Tornatore.

John Williams

  • “Star Wars” – Le colonne sonore di Williams per la saga di Star Wars sono diventate parte integrante dell’identità della serie.
  • “Tiburòn” (Jaws) – La sinistra e minacciosa colonna sonora di questo film di Steven Spielberg ha contribuito a creare tensione e suspense.
  • “Schindler’s List” – Una colonna sonora commovente e toccante che ha vinto l’Oscar per la Miglior Colonna Sonora Originale nel 1994.

Hans Zimmer

  • “Il Re Leone” – La colonna sonora di Zimmer per questo classico Disney ha catturato perfettamente l’atmosfera dell’Africa.
  • “Inception” – La colonna sonora di questo film di Christopher Nolan è diventata famosa per il brano “Time”, che è diventato un inno per molti fan del cinema.
  • “Interstellar” – Un’altra collaborazione con Nolan, la colonna sonora di “Interstellar” cattura l’epicità e l’esplorazione dello spazio.

Howard Shore

  • “Il Signore degli Anelli” – Shore ha creato una delle più grandi colonne sonore della storia del cinema con la sua epica musica per la trilogia di Peter Jackson.
  • “Il Silenzio degli Innocenti” – La colonna sonora di Shore per questo thriller psicologico è diventata un classico del genere.
  • “Il Gattopardo” – La colonna sonora di Shore per questo film di Luchino Visconti è stata acclamata dalla critica e ha vinto un premio Oscar.

Alexandre Desplat

  • “La Forma dell’Acqua” – Desplat ha vinto l’Oscar per la Miglior Colonna Sonora Originale per questa fiaba romantica di Guillermo del Toro.
  • “The Grand Budapest Hotel” – Desplat ha vinto un altro Oscar per la sua vivace e eccentrica colonna sonora per questo film di Wes Anderson.
  • “The Imitation Game” – La colonna sonora di Desplat per questo biografico drammatico è stata lodata per la sua sensibilità e la sua capacità di catturare l’atmosfera del periodo.

Questi sono solo alcuni esempi di grandi compositori e delle loro magnifiche colonne sonore, ma ci sono molti altri talentuosi musicisti che hanno contribuito in modo significativo alla musica cinematografica.




Spotify arriva su Apple Watch, la musica è sempre più smart

Spotify, la famosissima app per l’ascolto di musica in streaming, si evolve ed è finalmente disponibile anche su Apple Watch. L’applicazione è infatti sbarcata nello Store del colosso di Cupertino dopo una lunga fase beta. Oltre al controllo dei classici comandi di riproduzione dei brani musicali, l’app consente adesso anche pieno accesso alle playlist, ai brani preferiti e alla funzione DJ. Inoltre, tramite Spotify Connect, è anche possibile collegare l’Apple Watch ad altri dispositivi esterni come notebook o smart speaker. Insomma, con il suo arrivo sullo smartwatch della Mela adesso sarà possibile controllare in maniera completa le principali funzioni di Spotify senza dover mai tirare fuori dalla tasca lo smartphone. Durante l’allenamento quotidiano in palestra o all’aperto sarà quindi possibile attivare velocemente il comando play o mettere in pausa, cercare un brano tra i preferiti o selezionare una delle playlist amate o ancora aggiungere all’elenco dei preferiti un brano nuovo solamente toccando l’iconcina del cuore. Durante una festa, invece, riprodurre la musica che si vuole sarà ancora più semplice in quanto non ci sarà più bisogno di usare l’iPhone o il computer portatile. Il roll-out è partito da poche ore, quindi è probabile che non tutti visualizzino la disponibilità di un aggiornamento, tant’è che Spotify consiglia di attendere qualche giorno prima di ricontrollare. In ogni caso prima di procedere è bene assicurarsi di avere installata l’ultima versione disponibile di watchOS e dell’app di Spotify sul dispositivo iOS associato all’Apple Watch. Grazie a quest’ultima novità la musica vi seguirà ovunque ancora più facilmente e in maniera pratica di prima.

 

F.P.L.




Amedeo Minghi, intervista esclusiva: il 13 novembre al Sistina di Roma

Il 13 novembre al Teatro Sistina di Roma Amedeo Minghi terrà un grande concerto spettacolo dal titolo “Sono un artigiano della canzone”. Il titolo dell’evento la dice lunga. A guardarlo sembra davvero che il tempo non abbia cancellato la passione e la professionalità di uno degli artisti del canto e della composizione fra i più importanti che l’Italia può vantarsi di avere.

Amedeo Minghi compie un passo importante per la sua carriera giunta a ben cinquant’anni che oltre ad una copiosa discografia di tutto rispetto, lo pone in modo assoluto fra i migliori “cantori della purezza del sentimento” che con decine e decine di pezzi memorabili è entrato nei cuori dei romantici inguaribili divenendo una colonna sonora di eventi della vita. L’artista torna con una recentissima uscita sul mercato discografico mondiale di un triplo CD e vinile “La bussola e il cuore”, distribuito dalla Sony zeppo di brani antologici della sua carriera che già sta riscuotendo il plauso dei fans vecchi e nuovi che riscoprono e scoprono un artista che alla fine del primo ventennio degli anni duemila riesce ad emozionare con una poesia canora che lo ha sempre contraddistinto.

Il 26 Ottobre è uscito il libro dal titolo “SiAmo questa musica”, una sorta di romanzo a tre voci in cui Amedeo Minghi, il pubblico e la voce narrante, raccontano esperienze di vita, ricordi, emozioni: storie legate a questa musica che insiste e si tramanda da più generazioni, come testimoniano le centinaia di lettere di cui si compone questo libro presentato ufficialmente il 28 Ottobre ad Ascoli Piceno. Amedeo Minghi condivide la gioia dei suoi fans con un nuovo tour di concerti-spettacoli che hanno già sbancato i botteghini con sold-out per i concerti previsti per Firenze il 15 Novembre e Bologna il 16 Novembre che dimostreranno qual’ora ce ne fosse bisogno quanto egli sia un artista visionario, melodista e quanto confermi sempre la sua enorme capacità di essere un autore e interprete sognatore della canzone italiana che tutto il mondo oramai conosce.

I manifesti pubblicitari del concerto spettacolo dal titolo “Sono un artigiano della canzone”  previsto per giorno 13 novembre al Teatro Sistina di Roma parlano chiaro e ci anticipano che vedremo Amedeo Minghi “parlare, cantare, ballare, suonare e vivere”; una festa gioiosa che egli stesso ci spiega con le sue parole: “In occasione dei miei cinquant’anni di carriera, avevo la necessità di far ascoltare ciò che sono oggi con nuove canzoni, ma nello stesso tempo, senza toni celebrativi, riconsiderare la mia esperienza musicale.

Durante questo concerto spettacolo racconterò di questo mio ultimissimo lavoro, muovendomi dentro questi tre cd, che, come tre satelliti, orbitano intorno a ciò che è il mio mondo musicale, fatto di tante occasioni e percorsi. Questo lavoro mette in luce una profondità espressiva che si rintraccia nei miei provini inediti, nell’inconsapevolezza di canzoni che hanno resistito al tempo e nello stesso tempo, il piacere di condividere nuovi brani ora, da teatrante, quale mi definisco, è il momento di vederli in scena”.

Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva il Maestro Amedeo Minghi, che attraverso le sue parole ci ha pregiato di alcuni aneddoti che si celano dietro la nascita del nuovo album, del fortunatissimo libro e dello spettacolo teatrale che sta riscuotendo un grande successo in tutta Italia.  

 

E’ tornato in Teatro con un nuovo spettacolo dal titolo “Sono un artigiano della canzone” in cui porta in scena il triplo album “La bussola e il cuore” e festeggia anche il successo del suo libro “Siamo questa musica”. Come nasce l’esigenza di fare ascoltare la sua musica in teatro?

E’ una cosa che faccio da moltissimi anni, una cosa molto antica, non c’è una motivazione nuova. E’ la stessa di sempre, da quando ho iniziato a fare teatro nel lontano 4 aprile 1989 al Piccolo Eliseo, che era un piccolo teatrino di prestigio qui a Roma. L’esigenza era quella di portare questa musica alla gente, perché il mio referente in tutti questi anni, oltre cinquanta che siamo insieme, è sempre stata la gente, il pubblico. Ho sempre avuto un rapporto molto stretto con il pubblico, quindi incontrarli mi sembrava normalissimo. E’ da quel lontano aprile 89 che va avanti questa cosa, per cui è un rapporto antico e molto consolidato con la gente che segue il mio lavoro, tanto più adesso che è arrivato questo disco e soprattutto questo libro “SiAmo questa musica”.

 

Parliamo del nuovo disco “La bussola e il cuore”, un viaggio artistico tra il presente e il passato. Lei ha ripescato quindi vecchi nastri, vecchi brani…

Si, che poi è la parte migliore del disco, di tutto il lavoro. Cinque brani,tra i tanti successi, ne abbiamo scelti cinque che sono stati rivisitati, riarrangiati e ricantati ma in realtà su quaranta brani ben trenta sono inediti quindi è un lavoro assolutamente originale, non è una rivisitazione del mio repertorio né una collection. Sono tre CD con tre percorsi diversi: uno di inediti, il secondo con alcuni brani celebri rivisitati e il terzo “Mappe” dove ci sono tanti brani inediti ma che erano rimasti nascosti nelle varie epoche, secretati, dimenticati chissà perché e scritti chissà per chi. Una riproposta insomma che parte da lontano per arrivare fino al presente e in qualche modo, possiamo dire, che il disco è tra il passato e il futuro. E’ tutto meno che una raccolta, è tutto meno che una compilation. E’ un lavoro assolutamente composito, con il suo perché.

 

Possiamo definirlo un punto per un nuovo inizio artistico?

Si. E’ per fare anche il punto della situazione; siamo arrivati a cinquant’anni ed oltre di carriera; come siamo arrivati a tutto questo, come è stato possibile, attraverso quali tappe, quali meccanismi? Ho chiesto al pubblico di dirmi qual’era, secondo loro, il punto focale per cui siamo insieme da oltre cinquanta anni; è venuto fuori questo libro “Siamo questa musica”.

 

Che abbraccia lo stesso concetto del disco…

Si, il libro praticamente è il disco ma è anche lo spettacolo . Tre cose che sono mescolate tra di loro quindi il mio punto di vista è diventato uno spettacolo, il loro punto di vista è diventato un libro meraviglioso, bellissimo che tra l’altro sta avendo un grande successo in questo momento.

 

Lo spettacolo teatrale ha fatto sold out a Milano e Napoli, questo bisogna anche ricordarlo…

Milano, Napoli, Torino, Mestre, un po’ ovunque praticamente. Poi ripeto, il mio rapporto con il teatro è antico, risale all’89, per cui siamo abituati ad incontrarci in teatro…

 

Nel panorama musicale italiano, spiccano i talent show. Che opinione ha in merito?

Lasciamo perdere…

 

Tra qualche mese ci sarà il festival di Sanremo 2018. La vedremo sul palco dell’Ariston?

Francamente non lo so, non è nei miei programmi. Claudio ha già tolto le eliminazioni, mi sembra una cosa sacrosanta. Ha portato la canzone a quattro minuti dando un po’ di dignità a questi brani, per cui sicuramente metterà al centro dello spettacolo la musica. Se dovesse invitarmi e chiamarmi, diciamo che si, mi renderei  disponibile.

 

Progetti futuri?

Sono tanti, spero di realizzarne se non tutti qualcuno. Nel cassetto ne ho alcuni pronti e in testa ancora tanti sogni da realizzare e progetti.

Angelo Barraco e Paolino Canzoneri

 

 




Musica: cinque anni fa moriva Whitney Houston

 

di Silvio Rossi

 

Cinque anni fa, in una vasca da bagno, nella stanza del Beverly Hilton Hotel, è stata trovata senza vita Whitney Houston, una delle più grandi voci della storia della musica. Stroncata da un infarto, a causa dell’abuso di droghe e alcool, è stata trovata esanime l’11 febbraio del 2012.


Nata nel 1963 a Newark, fin da piccola ha dimostrato le sue immense doti canore, a soli 11 anni era solista nel coro della New Hope Baptiste Church. Nata in una famiglia di cantanti, specialmente nel ramo femminile, sua madre Cissy Houston ha cantato per Elvis Presley e Aretha Franklin, le cugine Dee Dee e Dionne Warwick hanno calcato le scene per molti anni, Whitney ha partecipato a 15 anni al singolo di Chaka Khan I’m Every Woman come voce di sottofondo.


Dopo una lunga gavetta, ha raggiunto il successo mondiale a metà degli anni ottanta, con l’albun di esordio, che si chiamava semplicemente col suo nome, che si è piazzato al primo posto della classifica di vendite americana alla prima settimana di pubblicazione, e ottenendo con tre estratti il primo posto nella Billbord hot 100 (la hit parade d’oltreoceano).


Sono stati anni d’oro per la Houston, che coniugava una voce con un’estensione di tutto rispetto e un vibrato naturale che ha reso inconfondibile il suo timbro. Gli album successivi hanno ripetuto il successo del primo, con alcune chicche, in particolare la colonna sonora del suo primo film “The bodyguard” del 1992, dove recita al fianco di Kevin Kostner, che ottiene 42 milioni di copie vendute, un record ancora imbattuto per una colonna sonora.


Forse l’interpretazione nel film è il punto di massimo splendore di Withney, era in un momento di forma, fisica e vocale, supremo. Le canzoni Run to you e soprattutto I will always love you, una cover di un brano di Patty Labelle, sono giudicate, assieme ai due brani del disco di esordio All at once e The greatest love of all, le interpretazioni in cui si può apprezzare meglio la voce della cantante.


Il declino inizia ad arrivare a metà anni novanta, per colpa del marito Bobby Brown, sposato qualche anno prima, un cantante R&B con diversi precedenti giudiziari e accuse di violenza. I familiari di Withney cercarono di ostacolare il matrimonio, ma nel 1992 Withney si legherà all’uomo che alla fine le ha rovinato la vita.


Dopo voci su una sua dipendenza dalla droga, e una serie di controversie, con violenze ripetute da parte di Bobby, nel 2006 ottiene il divorzio, ma non sarà più la stessa.


L’importanza di Whitney Houston per la musica “nera” ha superato la sua voce, il suo talento. Come solamente Michael Jackson tra gli uomini, la sua figura ha superato il cliché del cantante di colore, spesso con buone doti canore, ma limitato nei ruoli da assegnare. Anche i più grandi interpreti prima di lei, come Ray Charles o Aretha Franklin erano confinati, nei film musicali, a ruoli di caratteristi. Con Bodyguard, Whitney era la star, la donna bellissima, il modello che precedentemente erano riservati a uomini e donne dal colore della pelle chiaro.


La storia, anche quella musicale, non si costruisce con i se e i ma, però si può facilmente immaginare, se Whitney non avesse conosciuto Bobby Brown, quale sarebbe stato il suo ruolo oggi.
Con circa duecento milioni di album venduti, in una carriera troppo breve, è stata una delle donne di maggior successo nella storia della musica mondiale.




MUSICA, IDEE E TECNOLOGIA

di Michele Di Filippo

Come  anticipato la puntata scorsa, (20 aprile 2015) la rubrica “Il mondo dei suoni” si prefigge lo scopo e l’interesse di confrontare esperienze, attività ed eventi, ma anche di aprire delle discussioni riguardo alcune tematiche  estetiche, inerenti la nostra materia. Quest’oggi l’argomento di cui tratteremo riguarda il rapporto tra musica e tecnologia e la sua continua mutazione.  E’ innegabile oggi giorno la presenza e l’importanza della tecnologia nella nostra società.

Partendo quindi dalla creazione, passando per l’esecuzione sino alla riproduzione e condivisione del materiale sonoro , tutta la musica di oggi è dominata dalla tecnologia. Tutto questo potrebbe sembrare frutto di una recente condizione storica, in realtà il fenomeno ha origini ben più radicate.
Riguardo la riproduzione sonora , con le dovute distinzioni storiche, uno dei primi esempi è il carillon, un strumento che riproduce musica facendo vibrare, delle lamelle di acciaio. Quindi uno strumento musicale automatico  creato nel XIX secolo,  simbolo di un primitivo concetto di riproduzione. Non siamo qui di certo a narrare la storia degli strumenti musicali, ma l’esempio sopra citato ci fa capire una delle possibili origini della tecnologia musicale .  Più tardi nel Novecento ci fu un’evoluzione del fenomeno che si accentuò soprattutto negli ultimi decenni del secolo. La tecnologia oggi  è di supporto al musicista. Penso alla notazione, ai tempi di scrittura, stampa, impaginazione, di fatto molto più rapidi. Inoltre gli ormai famosi strumenti virtuali o virtual instruments, utilizzati moltissimo nella musica per film, pop, commerciale, ecc., rappresentano una quasi perfetta riproduzione dei veri strumenti musicali, con i relativi vantaggi e svantaggi. La registrazione poi, è lo strumento per fissare l’esecuzione perfetta, cui sono stati promotori eccellenti artisti, uno fra tutti, il pianista canadese Glenn Gould, il quale a partire dal 1964 smise di suonare in pubblico per dedicarsi, attraverso la registrazione sonora, alla perfezione del suono e dell’interpretazione. Inoltre  da qualche decennio, la tecnologia è divenuta ancor più indipendente, entrando persino nella musica colta al fianco di strumenti musicali veri.

Essa non si è fermata qui, ma si è evoluta diventando assoluta protagonista nel campo della musica elettronica. Da qui ci si può domandare. Perché si è arrivati fino a questo, forse per ricercare  la novità  di questo secolo?
Non sarebbe sbagliato visto che da sempre nella musica i compositori hanno ricercato la novità e in nome della quale, in alcuni periodi storici, hanno persino rinnegato tutto quello che li precedeva. Oppure, si è arrivati a questo per raggiungere la perfezione musicale assoluta?
In questo caso la questione sarebbe molto più spinosa. Comunque la sensazione diffusa oggi è che la musica sia diventata una cosa comoda, oserei dire priva di difficoltà. Ti siedi davanti al computer e il gioco è fatto.
Curioso però che nonostante questa “comodità” nel creare musica, oggi ci sia una crisi ed una povertà musicale globale  in cui questa comodità a quanto pare poco serve. Come in tutte le valide questioni ci sono pro e contro ma a questo punto la domanda sorge spontanea: dove ci porterà tutto ciò?
Vi  invito a commentare a contattarmi per parlare dell’argomento che sarà ripreso e aggiornato più avanti. Ricordo che potete contattarmi per progetti, proposte, interviste e info scrivendo a difilippomichele@yahoo.it

VIDEO CONTRIBUTO DEL PROF. ANDREA TOSCHI




TARQUINIA – LETTERATURA, MUSICA, CINEMA E ARCHEOLOGIA A “TARQUINIA A PORTE APERTE”

di Gennaro Giardino
 
“Tarquinia a porte aperte” proporrà tra il 7 e il 10 novembre appuntamenti da non perdere per importanza, peculiarità, protagonisti ed ospiti. Il 7 novembre il critico d’arte Luciano Marziano presenterà il libro Tarquinia: momenti di modernità. Architettura del Secolo XX; l’8 novembre, alla biblioteca comunale “Vincenzo Cardarelli”, si alzerà il sipario sulla 13ª edizione del Premio Vincenzo Cardarelli con il ciclo “Incontri con l’Autore”, che vedrà come primo ospite Edoardo Albinati, autore del libro Oro colato. Otto lezioni sulla materia della scrittura; il 9 novembre, la rassegna “Cin’è Musica Concerto” proporrà il concerto del maestro Luca Purchiaroni “Il Clavicembalo” e, a seguire, la proiezioni del film Farinelli, voce regina; il 10 novembre sarà dedicato all’archeologia, con la prof.ssa Giovanna Bagnasco Gianni e la ricercatrice Eleonora Riva,  entrambi dell’Università degli Studi di Milano, che presenteranno “Mediazioni culturali a Tarquinia fra passato, presente e futuro”.
Venerdì 7 novembre, alle ore 17, nella sala consiliare del palazzo comunale sarà presentato il libro Tarquinia: momenti di modernità. Architettura del secolo XX di Luciano Marziano (Davide Ghaleb editore). L’evento sarà presieduto dal sindaco Mauro Mazzola e introdotto dal presidente della commissione consiliare cultura Angelo Centini e dal presidente dell’Università Agraria Alessandro Antonelli. Interverranno lo scrittore Maurizio Brunori, la docente dell’Università degli Studi della Tuscia Elisabetta De Minicis e lo scrittore e performer Antonello Ricci. La ricerca di Marziano, con il supporto iconografico elaborato da Roberto Ercolani, Lucio Lamberti e Mariana Cisneros, focalizza talune presenze architettoniche sorte in città nel secolo XX, all’insegna della continuità che collega la città moderna a quella storica. Il resoconto, svolto secondo un ordine cronologico, coglie gli elementi caratterizzanti il paesaggio urbano di Tarquinia che, a partire dall’acquedotto settecentesco, perviene alla recente realizzazione della piscina comunale. 
Lunedì 10 novembre, alle ore 17, nell’ex Sala Capitolare degli Agostiniani di San Marco (Barriera San Giusto), per l’evento “Mediterranea. Incontri del lunedì. Laboratorio Culturale di archeologia, arte e architettura", si svolgerà l’interessante quanto mai importante conferenza-incontro su “Mediazioni culturali a Tarquinia, fra passato presente e futuro”, che riceverà il saluto del presidente della commissione consiliare cultura Centini. Saranno presentati i risultati di tre anni di collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano, l’IIS “Vincenzo Cardarelli” e il liceo classico “Giovanni Prati” di Trento. La prof.ssa Bagnasco e la ricercatrice Riva illustreranno anche l’offerta dell’Università degli Studi di Milano per il 2014/2015: un percorso fra scavo archeologico, radicamento al territorio, partecipazione ai processi di evoluzione e trasmissione culturale e intervisteranno i docenti responsabili del progetto, gli studenti che hanno partecipato e le autorità del Comune di Tarquinia. 



TARQUINIA, UN FINE SETTIMANA A "PORTE APERTE:

di Gennaro Giardino

Tarquinia (VT) – Tre interessanti iniziative per “Tarquinia a Porte Aperte – Un Museo nella Città” si alterneranno nel corso del sesto fine settimana.

L’archeologia volterà pagina. Dagli insediamenti Etruschi e Medioevali si passerà a dare uno sguardo al passato remoto. In scena questa volta la Preistoria con i rinvenimenti ed i recuperi di reperti risalenti al Pleistocene Medio (780‐180mila) inerenti il sito de la Finconcella di grande rilevanza in campo italiano ed europeo. Attesa la conferenza del Dott. Daniele Aureli dell’Università di Siena su “La Valle del Mignone prima di Homo Sapiens. Parte la nuova edizione di “Cin’è musica concerto” con “Let it Beatles”, del Coro Polifonico CanTarQuì diretto da Luca Purchiaroni e Maria Laura Santi, e il film Una canzone per Marion. Nell’ambito del “IX Festival Pagine a Colori” la rassegna ospiterà Sara Rendina e Giovanni Porcari con il loro laboratorio “Giocare con tatto”.

Domani 31 ottobre alle ore 17.00, presso la Sala delle Arti della Biblioteca Comunale “Vincenzo Cardarelli”, interessante appuntamento con la Preistoria e “La valle del Mignone prima di homo sapiens”. L’area situata a nord-ovest della dorsale che dai Monti della Tolfa scende fino al Mar Tirreno, tra Tarquinia e Civitavecchia. Non tutti sanno, però, che per anni questa zona è stata oggetto di scavi nel corso dei quali sono stati rinvenuti resti archeologici di oltre cinquecentomila anni fa. Gli studi saranno illustrati, nel corso della conferenza, dall’archeologo Daniele Aureli dell’Università di Siena. Saranno svelati i dettagli di come questo territorio sia stato abitato già prima dell’avvento dell’homo sapiens. È stato possibile arrivare a queste conclusioni attraverso il ritrovamento di strumenti in pietra utilizzati per tagliare la carne degli animali. Dal 2009 l'area è oggetto di indagini stratigrafiche guidate dal Museo Civico "A. Klitsche De La Grange" di Allumiere (RM), sotto la direzione del dott. Antonio Contardi, grazie al beneplacito della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale, sotto la responsabilità della dott.ssa Flavia Trucco e con la responsabilità scientifica dell'Università di Siena (dott. Daniele Aureli) in collaborazione con l’Università di Parigi X (dott.ssa Roxane Rocca), l’Università di Roma “Tor Vergata” (Dott. Valerio Modesti), l’Università di Roma "La Sapienza" (prof. Salvatore Milli, prof.ssa Maria Rita Palombo, prof.ssa Cristina Lemorini, prof.ssa Donatella Magri, dott.ssa Federica Marano) e il CNR (dott. Biagio Giaccio). Il sito di Ficoncella è noto a partire dagli anni 90 del secolo scorso grazie ad una serie di rinvenimenti e di recuperi di emergenza effettuati dai gruppi di ricerca facenti capo ai Musei civici ed alle associazioni locali. La presenza di materiali paleontologici e archeologici rinvenuti in superficie permise infatti di individuare un deposito fossilifero che oggi sappiamo, grazie alla presenza di livelli ignimbritici databili posti al tetto del deposito stesso, risalire al Pleistocene Medio (780‐180mila).

Una serie di recenti campagne di indagine ha confermato la grande importanza del sito nell’ambito del panorama dei siti preistorici italiani ed europei. I risultati di questi ultimi anni di ricerca sono già stati pubblicati su riviste  rivista scientifica Plos one. Infine, il sito di Ficoncella è stato presentato all’ultimo congresso internazionale organizzato dal UISPP (Unione internazionale di Scienze Preistoriche e Protoistoriche), tenutosi a Burgos (Spagna), dove si è consacrata l’importanza scientifica della ricerca che si sta portando avanti in questo sito all’interno del dibattito scientifico internazionale. Daniele Aureli, nato a Roma nel 1977, collaboratore dell'Unità di Ricerca in Preistoria e Antropologia dell'Università di Siena si occupa della ricostruzione dei comportamenti tecnici e dei modi di vita delle umanità  fossili vissute durante il Paleolitico attraverso lo studio delle industrie litiche. Attualmente è direttore scientifico di diversi progetti di ricerca in centro-sud d'Italia. Collaboratore del Museo Civico di Allumiere, Presidente di una associazione culturale che ha per obiettivo la valorizzazione della Preistoria in Italia (Crivap) con sede in Allumiere.

Sabato 1 novembre, alle ore 16.30, torna “Cin’è musica concerto”  la rassegna che coniuga musica e cinema. Ad aprire la manifestazione “Let it Beatles”, concerto del Coro Polifonico CanTarQuì, diretto da Luca Purchiaroni e Maria Laura Santi che presenteranno canzoni dei Beatles riarrangiate. A seguire, il film Una canzone per Marion, dell’inglese Andrew Williams.

Domenica 2 novembre, alle ore 16.00, presso l’ex Sala Capitolare degli Agostiniani di San Marco (Barriera S.Giusto) prosegue il festival “Pagine a Colori”, con il laboratorio “Giocare con tatto”, con Sara Rendina e Giovanni Porcari.




LA MUSICA, MEDICINA DELL’ANIMA E… NON SOLO

di Mario Torosantucci

E’ risaputo che lo studio della musica è importantissimo, ma pochi sono a conoscenza dei benefici reali che esso produce. Il pensiero comune e giusto, è pensare alla bellezza del lato artistico che questa arte regala, non sapendo, che questa è soltanto una delle componenti. Certamente, la persona che studia musica, acquisisce sensibilità, cultura, arricchimento morale, socialità, sicurezza del carattere e della propria personalità, oltre la personale soddisfazione di poter esprimere i propri sentimenti, e, di poterli esternare verso gli altri che diventano automaticamente compartecipi di svariate situazioni emozionali. Ma, il beneficio più importante, è quello che questo impegno provoca e  fa migliorare nel cervello umano. Infatti, vari scienziati, hanno stabilito che la parte del cervello interessata ai suoni, è palesemente molto più grande nei musicisti, rispetto ad una persona qualunque. Quindi studiare musica, significa migliorare il proprio cervello. Si ha la possibilità di far lavorare i due emisferi mentali, e, poiché ogni parte del corpo utilizzata, sollecitata e stimolata, occupa una certa superficie del cervello, le cellule cerebrali, che hanno una loro disposizione secondo i vari suoni percepiti, occuperanno certamente una gamma più vasta, rispetto ad un individuo che non ha mai studiato. Immaginiamo un attimo, il lavorio cerebrale di un pianista. La mano destra, suona migliaia di note con valori, altezze e velocità diversi, quindi occorre una determinata e forte concentrazione, che non consenta di commettere errori.

La mano sinistra, suona altre migliaia di note, con le stesse problematiche della destra, ma del tutto indipendenti. Il piede destro contemporaneamente, deve pigiare il pedale sustain, e talvolta quello centrale. Il piede sinistro, per marcare il tempo e pigiare quando serve il pedale della sordina. Nello stesso momento, abbiamo il grande lavoro del cervello nella lettura della musica, della quale, una sola nota si legge differentemente secondo la chiave a cui appartiene. Ovviamente, servono, concentrazione, pratica e tanto studio continuo, per poter identificare con gli occhi questa miriade di note e trasferirle istantaneamente all’ esecuzione delle dieci dita.

Ora poiché tutte queste cose avvengono nello stesso tempo, non ritenete un musicista, una persona speciale, da essere giustamente stimata e considerata ? Quando negli anni passati, dei genitori mi dissero, che volevano far prendere il diplomino di pianoforte ai loro figli, perché a scuola non avevano voglia di studiare, il primo istinto è stato quello di strozzarli. Non si rendevano conto di tutti i benefici che la musica può dare, ma non si rendevano conto neanche di quanti sacrifici bisogna essere in grado di sopportare, per raggiungere determinati obiettivi musicali. Personalmente giudico un concertista come un genio. Solamente pensare allo sforzo di memoria ( e quindi lavoro cerebrale ), per poter esibirsi in un concerto classico, nel ricordare migliaia di note, sincronizzarle in millesimi di secondo, senza poter commettere il minimo errore, pena la rovina della propria carriera e dello studio di una vita. Tutta questa perfezione non basta, perché si è giudicati non solo per l’ esecuzione tecnica del concerto, ma particolarmente per l’ estro e la espressività, che il concertista deve infodere nell’ animo dello spettatore, a livello emozionale. Si può iniziare lo studio della musica a qualsiasi età, perché non bisogna fare necessariamente la professione, ma c’ è la cosiddetta musica leggera che ci consente di suonare anche a livello amatoriale. Certamente iniziare da piccoli, ci saranno dei benefici maggiori, poiché nella fase precoce evolutiva del cervello, le stimolazioni musicali, favoriscono meglio i collegamenti delle cellule cerebrali. E’ opportuno per il cervello, ascoltare e studiare altre culture musicali, con suoni e scale diverse, poiché  diversificando gli stimoli uditivi, le parti cerebrali coinvolte, aumenterebbero la propria massa. Il cervello nell’ ambito musicale, è talmente complicato, da far sì che certe eleborazioni di dati uditivi, in certi soggetti particolarmente sensibili ( sinestesici ), producano ai loro occhi dei colori secondo determinate note. Abbiamo degli esempi con dei geni musicali del passato, come Liszt, Skriabin, Korsakov, etcc. che abbinavano dei colori a determinate note. Non trascuriamo neanche il beneficio della musica all’ articolazione, circolazione, vista, indipendenza degli arti e self control, che può essere utile in tanti altri momenti della nostra vita. Spero di aver dato un piccolo contributo, consigliando come migliorare la nostra esistenza e quella degli altri, con lo studio della musica.