Messico, estradato negli Usa El Chapo, l’ex boss dei narcos

MESSICO – Joaquin ‘El Chapo’ Guzman, ex signore della droga messicano, è stato estradato verso gli Usa dove deve rispondere di accuse legate al narcotraffico. Il boss della droga è arrivato a New York. L’aereo con a bordo El Chapo è atterrato in un aeroporto di periferia, dove lo aspettava una colonna di suv per portarlo via. Passerà la notte in una prigione di New York, prima della comparizione in un tribunale federale di Brooklyn.

Joaquin ‘Chapo’ Guzman, fondatore del cartello di Sinaloa e uno dei narcoboss più temuti e potenti del Messico,era ricercato negli Usa dalla giustizia di almeno due stati e potrebbe perfino rischiare la pena di morte. ‘El Chapo’ era stato catturato in Messico l’8 gennaio del 2016, e ora il superboss affronta ora la più temuta delle sue vicende giudiziarie. E’ riuscito a scappare ben due volte dalle prigioni messicane, ma ora sarò processato – e sicuramente condannato – in California e in Texas. E in quest’ultimo Stato è ancora in vigore la pena di morte. Il governo del presidente messicano Enrique Pena Nieto, può tirare un sospiro di sollievo: la fuga del ‘Chapo’ dal carcere di massima sicurezza di El Altiplano, nel luglio del 2015, lo aveva posto in forte imbarazzo, a causa delle evidenti complicità sulle quali aveva contato per una evasione rocambolesca, attraverso un tunnel sotterraneo lungo un chilometro e mezzo. A questo si aggiunge il fatto che, malgrado le manovre dilatorie degli avvocati del superboss – che sono arrivati a denunciare che le guardie che controllavano il ‘Chapo’ lo sottoponevano a molestie sessuali -, la richiesta di estradizione della giustizia americana è andata avanti senza intoppi e nei tempi previsti.

 




Italiano morto in Brasile, entrato per sbaglio in una favelas: ucciso dai narcos


Redazione


BRASILE – Un turista italiano è stato ucciso a Rio de Janeiro dopo essere entrato per sbaglio a Morro dos Prazeres, una 'favela' nel centro della metropoli carioca: lo riferiscono i media locali. In base alle prime informazioni divulgate dalla polizia, l'uomo è stato colpito alla testa da un proiettile. La vittima era in compagnia di un amico, anche lui italiano, che sarebbe riuscito a fuggire illeso.

Secondo la versione online del settimanale Veja, la vittima sarebbe Roberto Bardella, 52 anni. L'uomo percorreva in moto la baraccopoli, considerata "pacificata" dalle forze dell'ordine, insieme a un altro italiano, Rino Polato. I due sarebbero entrati senza volere in un'area ancora controllata dai trafficanti, che avrebbero iniziato a sparargli contro. Bardella sarebbe morto sul colpo, mentre Polato, inizialmente catturato dai banditi, sarebbe stato poi rilasciato e ritrovato dalle forze dell'ordine in evidente stato di shock. Uomini del Battaglione per le operazioni speciali della polizia militare (Bope) starebbero già compiendo un'operazione all'interno della favela alla ricerca dei criminali. Questo è il terzo caso di italiani uccisi in Brasile in meno di un mese. Nella notte tra il 17 e il 18 novembre la ragusana Pamela Canzonieri è stata trovata strangolata in casa a Morro de Sao Paulo, un piccolo paradiso nel sud di Bahia. Mentre il 5 dicembre Alberto Baroli, 51enne milanese ma residente a Parigi, è stato accoltellato da un gruppo di malviventi durante una rapina a Beberibe, nello Stato del Ceara'.

"La Farnesina segue il caso con il consolato generale a Rio de Janeiro, in stretto raccordo con le autorità locali", afferma il ministero degli Esteri. Il consolato generale di Rio de Janeiro sta prestando la massima assistenza a Rino Polato, 59 anni, di Jesolo, il turista italiano scampato all'agguato. Lo hanno riferito all'Ansa fonti diplomatiche, precisando che sono stati inviati il vice console e il carabiniere di servizio ad assistere Polato, che viene interrogato dalla polizia brasiliana.

 




MESSICO, SCONTRI TRA NARCOS E POLIZIA: 43 MORTI

di Angelo Barraco

Messico – I Narcos in Messico controllano vaste aree, e nel momento in cui notano agenti o scrutano possibili contaminazioni nel loro percorso di dominio e di controllo agiscono senza pietà, proprio come è accaduto venerdì in una delle zone rosse del Messico, precisamente nel nord dello Stato di Michoacan dove sarebbero morte 43 persone. La ricostruzione degli eventi colloca l’inizio della strage la mattina di quel venerdì, dove tutto ebbe inizio a Tinaja de Vargas, quando agenti federali videro un veicolo sospetto per strada. I poliziotti si sono imbattuti però in un veicolo di civili armati che li ha prontamente attaccati, i poliziotti hanno subito chiesto rinforzi ed è scoppiata una sparatoria che è durata ben 40 minuti. Le fonti governative tendono a precisare che il numero delle vittime è approssimativo ovvero 43 è un numero ufficioso, vi sarebbe un agente federale caduto durante il sanguinoso scontro, altre fonti invece riferiscono invece che gli agenti federali morti sono 2. Tahualco si trova vicino a La Barca, dove è stata fatta un’inquietante scoperta tempo fa, una fossa comune con più di 70 corpi, vittime del cartello. 
 
Si presume che ad attaccare i federali fossero forze armate appartenenti al cartello Jalisco Nueva Generacion, un’organizzazione che sta prendendo piede in tutto il paese e che è diventata la più forte. Inoltre, successivamente allo scontro, sono stati arrestati dalla polizia federale 5 persone e sono state sequestrate delle armi. Sempre in Messico, ma a Cidada Juarez, pochi giorni fa un bambino di sei anni è stato torturato, lapidato, accoltellato e sepolto vivo, l’omicidio è stato compiuto da 5 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. L’omicidio è avvenuto a Ciudad Juarez, capitale dello Stato di Chihuahua. Il rinvenimento del cadavere della povera vittima è avvenuta grazie ai serrati interrogatori della polizia agli assassini, tra i killer vi sono anche due ragazzine di 13 anni. La vittima era loro vicina di casa scelto come obiettivo di un tragico gioco. Gli aguzzini lo hanno prelevato dalla sua abitazione e secondo le prime ipotesi pare che si stesse simulando un gioco: il sequestro dunque sarebbe la conseguenza di un piano che dall'irrealtà è sfociato nella tragica realtà. Un numero sempre crescente di ragazzini americani perlopiù 13 enni, residenti in genere in Texas, vengono presi sotto l’ala dei narcotrafficanti messicani e assoldati come killer. Gli omicidi avvengono sia negli USA che in Messico e i ragazzini ricevono un contributo pari a 500 dollari a settimana e per omicidio ricevono persino 50 dollari.
 
Un caso eclatante ai rigori della cronaca mondiale è quello di Rosario Reta di 13 anni che nel 2003 fu assoldato dal boss Miguel Trevino del cartello della droga. Il giovane rimase 6 mesi in un campo di addestramento, quando uscì dal campo di addestramento uccise la sua prima vittima e nel 2006 fu arrestato e fece una dichiarazione sconvolgete, dichiarò di aver commesso circa 30 omicidi. Ecco quanto allora dichiarò: “Mi fa sentire come Superman o come James Bond”. I ragazzini killer che lavorano per il cartello della droga e compiono omicidi, se sono fortunati continuano a vivere sotto la tirannia dei loro capi, macchiando la loro coscienza e mettendo a rischio la propria vita; altrimenti finiscono per essere uccisi e della loro vita non si saprà mai più nulla.