NDRANGHETA NELLA CAPITALE: PERQUISIZIONI E SEQUESTRI IN TUTT’ITALIA

Redazione

Tre le persone arrestate dalla Polizia di Stato, elementi di vertice della ‘ndrangheta calabrese appartenenti alle ‘ndrine Palmara – Scriva – Mollica – Morabito, operanti nel settore jonico della provincia di Reggio Calabria e con ramificati interessi criminali e imprenditoriali nella zona Nord della provincia di Roma, ma anche nella Capitale, ritenute responsabili dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha coordinato le indagini, di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, reati commessi per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

Tra le attività sequestrate dalla Polizia di Stato una gioielleria compro oro, una azienda di allevamento bestiame, macellazione carni e produzione di latticini, un negozio di ottica nonché numerosi conti correnti bancari e diversi immobili, per un valore complessivo che supera i cento milioni di euro.




MAFIA, NDRANGHETA, CAMORRA E… ROMA CITTA' METROPOLITANA!

di Emanuel Galea

Roma – Amleto avrebbe esclamato: essere o non essere, questo è il problema? Che sia mafia, 'ndrangheta, la Santa o Picciotteria, pulirebbe l’onta che umilia l’area metropolitana?

Ore a non finire di trasmissioni televisive a disquisire se sia più nobile d’animo e conveniente chiamarla semplicemente corruzione, collusione oppure adoperare un linguaggio vile e sprezzante e usare definizioni come tangenti, infiltrazioni della malavita, e prendere coraggio contro il dilagare del fenomeno e combattendo disperderlo, annientarlo.

Oziare, spoltronire, fare da spettatori, non esiste nulla di più odioso. D’altro canto non è che con l’inasprire delle pene si può certo dire di debellare la rogna che affligge l'area di Roma metropolitana e non solo. La guerra si vince con la pace e la corruzione con l’onestà civile.

Il leader di Solidarnosc, il timido intellettuale Vaclav Havel, l’uomo simbolo della rivoluzione di velluto, indica la via d’uscita dalla rassegnazione e dalla sottomissione alla menzogna del totalitarismo, della prepotenza, della corruttela: “un’esistenza autentica, una vita nella verità, perché il cambiamento delle strutture deve partire dal rinnovamento dell’io”.

Julie Tingwall, sostituto procuratore dello Stato della Florida, riferendosi all’organizzazione malavitosa della capitale, diceva : « È invisibile, come l'altra faccia della Luna. »,

L’area metropolitana capitolina è tutta un cunicolo.
E’ la Roma sotterranea, la Roma nascosta. Più che scavare, occorre scovare tutto ciò che è sotterraneo, oscuro, profondo,  che genera mistero, misfatto, trasgressione, perversione, corruttele.

L’area metropolitana, caratterizzata dall'integrazione delle funzioni e dall'intensità dei rapporti che si realizzano al suo interno, fu ideata per promuovere le attività economiche, i servizi sociali essenziali alle comunità partecipanti nonché l’inter-scambio culturale tra gli stessi residenti dei suoi territori. Ahinoi, si assiste a tutto un altro scambio.  Paesini che fino ad ora godevano di una relativa pace civile, associandosi all’area metropolitana rischiano di vedere svilire quella poca tranquillità goduta fino ad oggi.

I tristi eventi di questi ultimi giorni hanno portato alla luce, alcune aziende, sotto sequestro e di imprenditori, molti dei quali finiti agli arresti. A questi, a suo tempo furono affidati degli appalti da parte di qualche Comune. Questi stessi Comuni oggi vengono a conoscenza, solo a mezzo della stampa e ai telegiornali, di indagini giudiziarie in corso.

La domanda che sorge spontanea è, come faranno, d’ora in avanti, questi Comuni che si sono legati corpo e anima all’”area metropolitana”? Quelli che si sono legati all’area metropolitana di Roma, a seguire tutte le operazioni che possano avere delle ricadute sulla loro piccola “comunità”  Un piccolo comune è più facilmente controllabile che un “mare magnum” come lo è l’area metropolitana dove nuotano tanto i pesci piccoli che gli squali. E’ veramente conveniente traslocare verso Roma Città Metropolitana o forse sarebbe più saggio ponderare meglio , attendere ancora, aspettare che saltino tutti i coperchi delle fogne che stanno fermentando nel sottosuolo della capitale d'Italia?

Non è soltanto a livello locale che personaggi politici finiscono nelle carte degli inquirenti.
Ormai si confondono i gossip con le vere indagini. In mezzo ci finisceanche  uno scorcio del mondo vip. Il commercialista della banda dichiara di essere stato lui a creare la fondazione della Melandri. Quest’ultima s’indigna e promette battaglia ed annuncia querela. Gira la voce di un fantomatico deputato ed una tangente misteriosa. Nei guai è finito un capitano di corvetta e un primo maresciallo. Non si esclude l’apparizione nell’inchiesta di altri marescialli. Inchiesta piena di suspence, di colpi di scena, di letame putrido che sta ammorbando l’aria del Belpaese.

La rete sembra arrivare ovunque. Tanto che, nelle ultime ore, è stato indagato anche un collaboratore dell'ex ministro all'Integrazione e il Prefetto promette altre sorprese.

Il lato tragico si confonde con il faceto. Personaggi che coprono ruoli e cariche di una certa responsabilità, stanno rilasciando dichiarazioni che somigliano a degli stracci sporchi abbandonati nelle periferie degradate. Tanti cercano di scrollarsi d’addosso la vergogna, estraniarsi dal fattaccio. Il terreno gli cede da sotto i piedi. Si difendono dicendo che la mafia non c’entra. Oggi, però, si sa, c’entra e come, la 'ndrangheta. Qual è la differenza tra un ladro mafioso e un altro camorrista oppure della ndrangheta?
Le differenze tra mafia, ndrangheta, camorra e delinquenza comune sono tecnicismi che vanno bene per le aule del tribunale. E’ tutta materia per magistrati e uomini di legge. Politicamente parlando, la corruzione è corruzione, il ladrocinio è ladrocinio, la collusione è collusione. Ci sta poco da disquisire, caro “homo politicus”.
 
Tanti cercano l’acquasantiera per purificarsi. Ognuno cerca di metterci una pezza. Questa storia somiglia tanto al letame nelle stalle, più lo rivolti e più puzza. A forza di mettere toppe si squadrano le regole.

Il caso strano, unico, molto strano del PM, promosso ad assessore dal sindaco Ignazio Marino, la dice lunga. Le votazioni, la manifesta volontà cittadina espressa dai votanti durante le ultime elezioni Comunali 2013, con quest’atto imperio è cancellata. Ed ecco un'altra fetta di democrazia che viene scippata, non dal Mondo di Mezzo ma dalle Istituzioni.

Diceva Quinto Orazio Flacco: “Sole divino (…) possa tu non vedere nulla più grande di Roma”. Si sa che Orazio fu un poeta satirico e la satira, ci dice la Treccani: è una composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno e con il ridicolo. Se questo fu il suo proposito, Orazio Flacco, ha colto in pieno il segno.




MAFIA CAPITALE E NDRANGHETA: DUE NUOVI ARRESTI

Redazione

Due nuovi arresti nell'ambito dell'inchiesta mafia capitale. Questa mattina il Ros ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale procura distrettuale antimafia, nei confronti di Rotolo Rocco e Ruggiero Salvatore, entrambi indagati per associazione di tipo mafioso nell'ambito dell'operazione "Mondo di Mezzo". Contestualmente un ulteriore soggetto, indagato a piede libero e destinatario di informazione di garanzia, è stato sottoposto a perquisizione locale e personale. Secondo le accuse i due assicuravano il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla 'consorteria' romana e la 'ndrangheta. Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia. Le indagini hanno documentato come gli indagati, organici all'organizzazione denominata Mafia Capitale, abbiano assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Buzzi Salvatore, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) consorteria di matrice 'ndranghetista egemone nel vibonese. In tale ambito, secondo le accuse, sono emersi gli interessi comuni dei due sodalizi mafiosi ed in particolare come, dal luglio 2014, Buzzi, con l'assenso di Carminati, avesse affidato la gestione dell'appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Campenni' Giovanni, imprenditore di riferimento della citata cosca, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano. Al riguardo, l'attivita' di indagine ha documentato come gia' nel 2009 i citati Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta del Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli, in relazione all'esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone. Gli elementi raccolti dalle indagini hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano fornito uno stabile contributo alle attivita' di mafia capitale, avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con qualificati esponenti della 'ndrangheta, in un rapporto sinallagmatico tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da Mafia Capitale, ha consentito l'inserimento della cosca Mancuso, rappresentata dal Campenni', nella gestione dell'appalto pubblico in Roma.




NDRANGHETA: COSCA COSENTINA ZINGARI, 20 ARRESTI

Redazione

Cosenza – Duro colpo ai clan cosentini in un'operazione congiunta della Polizia di Stato e dei Carabinieri per l'esecuzione di 20 provvedimenti nei confronti del gruppo criminale degli 'zingari', attivo nell'area di Cosenza, Rende e Paola. Gli arrestati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione a imprenditori e commercianti e traffico di droga. L'operazione, coordinata dalla procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, e' stata eseguita, congiuntamente, dalla squadra mobile della Polizia e dal nucleo investigativo Carabinieri di Cosenza




NDRANGHETA: BLITZ A MILANO 40 ARRESTI

Redazione

Milano –  I carabinieri stanno eseguendo, nelle province di Milano, Como e Lecco, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 40 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi. Al centro delle indagini dei Ros tre sodalizi della 'ndrangheta radicati nel Comasco e nel Lecchese, con difffuse infiltrazioni nel tessuto locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine.

  Documentati, in particolare, i rituali mafiosi per il conferimento delle cariche interne e le modalita' di affiliazione. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terra' alle 11 presso la procura della repubblica di Milano. Gli arresti eseguiti dai carabinieri del Ros, nell'ambito dell'operazione denominata 'insubria' riguardano anche le province di Monza-Brianza, Verona, Bergamo e Caltanissetta.
  Le cosche della 'ndrangheta pianificavano un attentato nei confronti del sostituto procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro Pierpaolo Bruni. Dietro la pianificazione dell'attentato ci sarebbe stato un accordo tra le cosche piu' potenti delle province di Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, che rientrano nell'area distrettuale su cui opera Bruni. La notizia e' stata riportata stamani dal quotidiano "Gazzetta del Sud". Secondo quanto apprende l'Agi, a svelare le intenzioni dell'attentato sarebbe stato un detenuto di 'ndrangheta, che avrebbe partecipato in carcere a Cosenza ad una riunione tra alcuni esponenti dei clan.
  Le rivelazioni hanno fatto scattare uno stato di massima attenzione, anche perche' nelle parole del detenuto sarebbero stati evidenziati riscontri concreti con riferimenti reali a posti e luoghi frequentati da Bruni, al tragitto lungo la strada statale 107 compiuto dal magistrato e persino sulla composizione della scorta. Una strategia che sarebbe stata messa in piedi dalle cosche piu' potenti, dunque, e che non avrebbero digerito l'attivita' del magistrato
. Nello specifico, i riscontri investigativi condurrebbero proprio verso l'attivita' del pm antimafia che, solo nell'ultimo anno, ha portato oltre dieci esponenti di spicco delle cosche a regime del 41 bis. Tra questi provvedimenti, l'ultimo, che risale a pochi giorni fa, riguarda il presunto boss della 'ndrangheta di Cosenza Adolfo D'Ambrosio, il quale e' stato sottoposto al regime del 41 bis nel carcere dell'Aquila. D'Ambrosio e' ritenuto dagli inquirenti il reggente della cosca della 'ndrangheta dei Lanzino che opera a Cosenza e nelle zone limitrofe. Proprio dopo la notifica di quel provvedimento, era stata incendiata l'autovettura di un poliziotto penitenziario che avrebbe partecipato alle operazioni di notifica. A questi provvedimenti si aggiungono diversi processi seguiti da Bruni contro le potenti cosche calabresi, tra i quali le condanne di appello nei confronti dei personaggi che sarebbero stati al centro della faida del Cosentino nel 2000. Questa serie di azioni avrebbero fatto alzare il livello di attenzione intorno al magistrato, al punto che la ricostruzione del nuovo attentato pare non abbia sorpreso gli inquirenti. I Carabinieri del Ros di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di tre persone: Giuseppe Larosa di 49 anni, Pasquale Valente di 52 (entrambi di Giffone), Salvatore Bruzzese di 62 anni (di Grotteria). Tutti e tre sono accusati associazione per delinquere di stampo mafioso. Si tratta di un'indagine collegata a quella della Procura distrettuale di Milano, denominata "Insubria", che ha portato stamani all'arresto di 40 presunti affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia. In particolare e' emersa la figura di Giuseppe Larosa, noto anche come "Peppe la mucca", secondo l'accusa in possesso della "dote" di Mammasintissima, col ruolo di vertice del locale di Giffone, al quale sono subordinate le locali di Cermenate e Fino Mornasco (nella Brianza comasca) e di Calolziocorte (nel lecchese) nonche' altre locali non ancora individuate. Pasquale Valente, panettiere incensurato, sarebbe invece in possesso della dote della "Santa", e sarebbe in stretto contatto con Giuseppe Larosa. Salvatore Bruzzese, detto Salineri, sarebbe invece l'attuale reggente del locale di Grotteria (Rc).
  Sono ricostruite anche le dinamiche mafiose all'interno del "locale" di Fabrizia, centro delle Serre vibonesi", nell'operazione antimafia "Insubria" della Dda di Milano che ha portato a 40 arresti. Dall'inchiesta emerge infatti che Giuseppe La Rosa, 49 anni, di Giffone (Rc) – fra i fermati odierni del Ros nell'ambito dell'operazione antimafia – avrebbe partecipato a diverse riunioni di 'ndrangheta per il conferimento di gradi e "promozioni" ad appartenenti alla 'ndrina di Fabrizia. Tali risultanze investigative vengono legate dagli inquirenti a quanto gia' emerso nell'operazione "Helvetia" dell'agosto scorso e, ancor prima, nell'operazione antimafia denominata "Crimine 2". Nell'ambito di tali operazioni era infatti emerso il "prestigio" mafioso della 'ndrina di Fabrizia che, attraverso Giuseppe Antonio Primerano (gia' condannato quale vertice indiscusso del "locale" di Fabrizia nel processo "Crimine"), avrebbe dato l'autorizzazione ad aprire "locali" di 'ndrangheta in Germania ed in particolare nella cittadina tedesca di Singen. Tale "locale" tedesco, secondo gli inquirenti, avrebbe agito sotto le direttive di quello presente a Fabrizia, nel Vibonese. Delle spinte "espansionistiche" del "locale" di Fabrizia in terra tedesca si sarebbe inoltre discusso il 26 dicembre 2008 durante un incontro a Rosarno (Rc) tra Domenico Oppedisano, indicato come il capo della "Provincia" reggina, e Giuseppe Primerano. "Visto che ancora non hai dato riscontro alle precedenti lettere adesso arrivera' un'amara sorpresa. Finirai con la sedia a rotelle, porco". Cosi' Michelangelo Chindamo, capo della 'locale' della 'ndrangheta di Fino Mornasco, e altre persone, si rivolgono al titolare di un'agenzia di viaggi per estorcergli subito duemila euro e fargliene promettere altri duemila. Minaccia accompagnata poi da una busta contenente cinque proiettili. E' solo una delle tante intimidazioni 'raccontate' nell'ordinanza di custodia che ha portato all'arresto di una quarantina di persone presunte affiliate alle locali presenti nelle province di Como e Lecco. L'uomo, sottolineano gli inquirenti, invece di denunciare si e' rivolto a un altra persona vicina alle cosche per farsi 'proteggere'. In un'altra occasione, al titolare di una societa' attiva nel campo delle automobili, gli indagati fanno arrivare questo messaggio che accompagna i 'soliti' proiettili in busta: "Non e' uno scherzo. La polizza annua e' di 8000 euro e prepara 4mila euro subito. Ci faremo vivi noi, e' una polizza che comprende le vostre famiglie. Non vi rivolgete alle forze dell'ordine". Implacabile anche il tono usato nei confronti di un altro imprenditore: "E' arrivato il tuo turno per il pagamento di 150mila euro. Percio' hai trenta giorni di tempo per recuperarli. Dopodiche' tramite messaggio o telefono ti diremo come e dove dovrai portarli. Devono essere banconote di grosso taglio. Per la tua sicurezza non avvisare le forze dell'ordine. Perche' sappiamo tutto di te e non abbiamo nulla da perdere per farti la festa". I rapporti tra presunti affiliati alla 'ndrangheta e imprenditori sono uno dei temi portanti dell'ordinanza: da un lato si sottolinea la violenza intimidatoria dei primi, ma viene anche ribadita l'omerta' che spesso caratterizza il comportamento dei secondi che "nella quasi totalita' dei casi", pur se vittime, non denunciano o addirittura si fanno aiutare nel recupero dei crediti. Per la Procura di Milano "il meccanismo utilizzato e' spesso quello dell'estorsione – protezione: mentre nell'estorsione classica l'erogatore del denaro si limita a subire un danno patrimoniale, nell'estorsione – protezione l'estorto riceve una sorta di vantaggio, cioe' la protezione". In particolare, nel comune di Fino Mornasco il gip annota che c'e' una situazione di "rilevante allarme sociale" con numerosi episodi di intimidazione a colpi anche di arma da fuoco. 




NDRANGHETA, USURA: SGOMINATO SODALIZIO CRIMINALE

Redazione

Reggio Calabria – Nelle prime ore della mattinata odierna, al termine di incessanti ed articolate indagini coordinate della locale Procura della Repubblica, la Polizia di stato di Reggio Calabria ha tratto in arresto, in ottemperanza al decreto di fermo di indiziato di delitto,  nr. 4 soggetti accusati, in concorso tra loro, di usura, estorsione e violenza privata, delitti aggravati dal metodo mafioso. La Polizia di Stato con la presente indagine ha accertato l’esistenza di un sodalizio criminale, contiguo ad una cosca d’ndrangheta, operante nel territorio di Villa San Giovanni e comuni limitrofi, che esercitava una illecita e redditizia attività usuraria ai danni di  alcuni imprenditori e professionisti locali, costringendoli, con minacce e violenza, a corrispondere mensilmente ingenti interessi usurai




NDRANGHETA: SI COSTITUISCE LATITANTE ANTONIO CALABRO'

Redazione

Reggio Calabria – Stamane, in Bovalino (RC), Calabrò Antonio, nato a Locri il 28.01.1989, residente a Bovalino, destinatario di ordinanza di custodia cautelare emessa Tribunale di Reggio Calabria il 12.08.2014 nell’ambito della c.d. operazione “puerto liberado” condotta dalla Guardia di Finanza e dalla DDA reggina, si è presentato presso il locale Commissariato di P.S. che ha proceduto a trarlo in arresto per il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti importate in Italia dall’estero. In particolare, il suindicato Calabrò, ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta dei Romeo – intesi “stacchi”– e dei Giorgi di San Luca, avrebbe assunto il ruolo di emissario dell’organizzazione criminale in Olanda con il compito precipuo di recuperare la cocaina in arrivo nel porto di Rotterdam, reperire i finanziatori ed importare la sostanza stupefacente in Italia attraverso un veliero. L’arresto odierno si correla alla cattura di un altro soggetto latitante, Vincenzo Crisafi, 34enne, eseguito lo scorso mese di agosto a Roma, al culmine di un’attività di indagine condotta dagli uomini del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e da quelli della Squadra Mobile di Reggio Calabria e della Capitale.  Dopo le formalità di rito, Calabrò Antonio è stato associato presso la casa circondariale di Locri a disposizione dell’A.G. procedente.




NDRANGHETA COLPISCE EXPO: ARRESTI IN LOMBARDIA E CALABRIA

Redazione

Le mani della 'ndrangheta sull'Expo. Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri stanno eseguendo, nelle province di Milano, Como, Monza – Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, nei confronti di 13 indagati per associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Gli arrestati avevano contatti con politici del milanese. Al centro delle indagini del Ros due sodalizi della 'ndrangheta radicati nel comasco, con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico lombardo. Accertati, tra l'altro, gli interessi delle cosche in speculazioni immobiliari e in subappalti di grandi opere connesse ad expo 2015.




NDRANGHETA: CONFISCA PATRIMONIO MATTEO GRAMUGLIA PER 1 MILIONE E MEZZO DI EURO

Redazione

Reggio Calabria – La Polizia di Stato ha messo a segno un ulteriore attacco ai patrimoni illecitamente acquisiti da parte di soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta.

È stata, infatti, data esecuzione a un provvedimento di confisca dal Tribunale – Sezione Misure di prevenzione di Reggio Calabria, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, effettuata sulla scorta dell’attività d’indagine della locale Squadra Mobile e dei conseguenti accertamenti di natura patrimoniale.

L’attività di spoliazione ha interessato numerosi beni riconducibili a GRAMUGLIA Matteo cl. ‘53 e al figlio Vincenzo cl.’ 79, tratti in arresto in data 08/06/2010 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione denominata “COSA MIA”, che ha coinvolto, tra gli altri, i maggiori esponenti delle ‘ndrine dei “Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano” di Palmi e quelle contrapposte dei “Bruzzise-Parrello”, operanti nella Frazione di Barritteri di Seminara, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata al controllo e alla gestione degli appalti pubblici relativi ai lavori di ammodernamento del V macrolotto dell'autostrada A3, nel tratto compreso tra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla.

In particolare GRAMUGLIA Matteo, è stato condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Palmi alla pena di anni 14, per aver preso parte all’associazione a delinquere di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Parrello”.

Il figlio Vincenzo, invece, sempre in primo grado, è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa.

Tuttavia, il Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, con l’odierno provvedimento, ha ritenuto che GRAMUGLIA Vincenzo, titolare della omonima ditta individuale e gestore della stessa unitamente al padre, con la propria condotta, abbia consapevolmente favorito la cosca “Parrello” nella realizzazione e nel perseguimento delle finalità di accaparramento illecite, condividendo e facendo proprie le logiche di indebita spartizione degli appalti e quelle di esercizio dell’attività con metodi tipicamente mafiosi.

Le indagini patrimoniali, condotte dal locale Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine, hanno dimostrato la macroscopica sproporzione tra i redditi percepiti dai proposti e il patrimonio a loro direttamente o indirettamente riconducibile, frutto del reimpiego delle ingenti somme di danaro accumulate attraverso attività illecite.

Il Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, accogliendo in toto le risultanze delle suddette investigazioni patrimoniali, ha disposto la confisca dei seguenti beni:

·      n° 2 terreni, ubicati rispettivamente nei Comuni di Seminara (RC) e Bagnara Calabra (RC);

·      n° 1 appartamento sito nel Comune di Taurianova (RC);

·      patrimonio aziendale dell’Impresa Individuale “GRAMUGLIA Vincenzo”, con sede nel Comune di Seminara (RC), comprensivo dei conti correnti;

·      n° 17 automezzi;

·      n° 9 polizze assicurative. 

Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa 1.500.000,00 di euro.




NDRANGHETA, COSCA BELLOCCO: FERMATO ANCHE SINDACO DOMENICO MADAFFERI PER CONTRIBUTI ALLA COSCA

Redazione

Reggio Calabria – Collusione stato – mafia? ancora continua ma le forze dell'ordine a braccetto con la parte sana della giustizia stanno smantellando, pezzo per pezzo, questo letale connubio. Tra i fermati nell'operazione anti- 'ndrangheta 'Eclissi' dei carabinieri di Reggio Calabria contro la cosca dei Bellocco c'e' anche il sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi. Il primo cittadino dovra' rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa per aver favorito, spiegano i militari, uno "specifico e consapevole contributo alla cosca". Ovvero Madafferi avrebbe favorito il rilascio di false attestazioni anagrafiche per agevolare l'organizzazione, il rilascio di licenze e autorizzazioni per l'apertura di negozi e attivita' commerciali, facilitazioni e informazioni per permettere alla cosca di aggiudicarsi appalti relativi alla gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Insieme al sindaco sarebbero coinvolti altri amministratori.
  Il sindaco di San Ferdinando "si trova ora agli arresti domiciliari", ha spiegato il colonnello Lorenzo Natalino Falferi, comandante provinciale di Reggio Calabria, secondo cui gli investigatori hanno "individuato e ricostruito una serie di attivita' estorsive e di controllo territoriale portate avanti dalla cosca"




CLAN GIAMPA', NDRANGHETA: CONFISCATI BENI PER 500 MILA EURO

Redazione

Lamezia Terme (CZ) – Un altro colpo alla ndrangheta. Beni per un valore complessivo di 500.000 euro sono stati confiscati a due persone ritenute legate alla cosca Giampa' di Lamezia Terme (Cz). Il provvedimento e' stato notificato dal gruppo della Guardia di finanza della citta' calabrese al termine di una complessa attivita' di indagine che ha permesso di ricostruire il patrimonio che sarebbe stato conseguito in maniera illecita.
Tra i beni confiscati figurano due terreni con fabbricati, utilizzati per lussuose abitazioni civili, un fabbricato destinato a dependance e adiacente alle abitazioni, gli arredi di pregio di uno degli appartamenti, fra i quali anche tutte le attrezzature che compongono una palestra privata, due autovetture, due motocicli e un motocarro. Il provvedimento di confisca e' stato emesso dal tribunale di Catanzaro, su richiesta del procuratore distrettuale antimafia del capoluogo.
Le indagini della Guardia di finanza hanno riguardato due persone ritenute di spiccata pericolosita' sociale, che avrebbero gestito in particolare il traffico di sostanze stupefacenti. I beni sono risultati intestati a terze persone, ma gli accertamenti patrimoniali e reddituali avrebbero permesso di dimostrare il valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, risalendo ai reali proprietari degli stessi beni. La Guardia di Finanza ha scoperto che pur avendo acquistato i terreni, i due esponenti delle cosche lametine non avevano mai provveduto all' intestazione, che era rimasta legata al precedente proprietario. Un meccanismo utilizzato anche per altri beni confiscati e che risultano intestati a persone diverse.