Lecce, morte di Noemi: omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà
LECCE– Un omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà dai futili motivi. È quanto contesta la procura dei minorenni di Lecce a Lucio, il fidanzato di Noemi Durini, reo confesso dell’omicidio della ragazzina sedicenne di Specchia, nel decreto di fermo emesso nei suoi confronti.
Non sarebbe stato, dunque, un omicidio d’impeto, come sostenuto dal ragazzo, ma un atto pianificato e studiato. Lucio, si legge nel decreto di fermo che è stato in parte anticipato da alcuni quotidiani, “cagionava la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l’uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà”.
Il fidanzato non risponde al Gip – Si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Lucio, il fidanzato di Noemi Durini, reo confesso dell’omicidio della 16enne di Specchia. Il giovane poi, attraverso il suo curatore speciale, nominato dal Tribunale per i minorenni, avvocato Maurilio Marangio, ha chiesto di poter essere trasferito in una struttura dove possa continuare gli studi. Il ragazzo, che compierà 18 anni il prossimo dicembre, da poco aveva iniziato l’anno scolastico nell’Istituto tecnico Professionale Don Tonino Bello di Alessano, lo stesso dove si era trasferita Noemi. Il giovane si trova in stato di fermo all’interno di una struttura protetta vicino ad un comune dell’hinterland di Lecce. E’ stato messo da solo in stanza e viene sorvegliato. Oggi, sabato 16 settembre, a quanto è stato riferito, ha ripreso a mangiare dopo due giorni in cui aveva rifiutato il cibo.
Il medico legale – Noemi non é morta a causa di un colpo di pietra alla testa. E’ quanto emerge dal primo esame radiologico effettuato dal medico legale Roberto Vaglio sul corpo della ragazza. Dalla Tac eseguita nella camera mortuaria dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, non emergerebbero infatti segni di fratture scheletriche, tantomeno al cranio.
Questo fa quindi escludere che la giovane sia deceduta per i colpi inferti con una pietra in testa. Il risultato della Tac cambia quindi le prospettive sia dell’indagine penale che di quella medico legale che ora dovrà cercare le cause della morte in altre lesioni presenti sul corpo della giovane, sul cui collo sono evidenti segni di tagli. Il fidanzato diciassettenne della giovane, reo confesso, ha detto di averla uccisa con un coltello che la stessa Noemi aveva portato con sé il giorno in cui si incontrarono a notte fonda. Il piano, secondo il racconto del giovane, sarebbe stato quello quello di sterminare la famiglia di lui che ostacolava il loro rapporto.
Il ragazzo “sta nascondendo suo padre, lo protegge, ma quello non si salverà, ha fatto tutto lui”. Il padre di Noemi Durini, accusa il genitore del fidanzato della figlia reo confesso dell’omicidio. L’uomo parla davanti alla casa di Alessano dove abitano i genitori del presunto omicida, sostenendo di voler perdonare il giovane per quello che ha fatto. Era andato lì per cercare di incontrare il padre del ragazzo e solo l’intervento dei carabinieri ha evitato che la situazione degenerasse. “Me l’ha uccisa, vieni fuori bastardo” ha urlato l’uomo cercando di arrivare alla casa. Noemi, ha detto Durini, “era la ragazza più brava del mondo. Non era perfetta, ma era brava e onesta”. Una settimana prima della scomparsa, racconta il padre, “stava finalmente bene. Tornava a casa tutte le sere alle 20 e mi abbracciava, era riuscita a lasciarlo”. Ma allora cosa è successo? Secondo l’uomo il nodo di tutto sono i genitori del fidanzato, in particolare del padre.
“Aveva un odio per mia figlia incomprensibile”.