IN CAMMINO VERSO LA FELICITA'….

Sara Galea

Che cosa significa Felicità? Complicato trovare una definizione, intanto possiamo andare avanti a vedere cosa partecipa alla sua realizzazione. Sensaltro possiamo dire che non sempre la felicità si genera soltanto in individui con un quantità di emozioni positive alte, perché basta affiancare ad un  individuo così, quindi privo di input  e slanci gioiosi,  un individuo simile per creare uno stato di benessere ed armonia.

Secondo Argyle (1987), il maggiore studioso di questa emozione, la felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in termini di soddisfazione in aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute. La felicità quindi è un Obiettivo comune ma che vede motivazioni diverse a seconda di quelle che sono le emozioni presenti nell’essere umano. La felicità non è misurabile né ricreabile, è una condizione che vive in un  processo evolutivo che va da un input  al raggiungimento dell’Obiettivo/ desiderio.

Attraverso studi si è visto che l’essere umano ha  una sorta di termostato che mantiene stazionario il livello di felicità generale, anche in seguito ad episodi che lo portano ad uno stato di felicità quasi inesistente. Abbiamo una quota fissa di felicità, e questa quota può essere aumentata, e ovviamente diminuita, modificando le circostanze ( C ) della vita per portare ai massimi livelli consentiti la quota fissa. Fino a qualche anno fa si pensava che le persone più felici fossero quelle retribuite meglio, sposate, giovani, in buona salute, in possesso di una buona istruzione e credenti. Vari autori, come Campbell et al. (1976), pensano che la felicità sia determinata dalla somma di circostanze vitali positive del tutto oggettive. Altri, come Kammann (1983), ritengono che la felicità risulti dall'interpretazione soggettiva che un individuo fa delle circostanze oggettive, piuttosto che non da tali circostanze in sé e per sé. Una teoria mista accettata da Fordyce e che  sembra più corretta include circostanze oggettive, ma anche percezioni individuali e attitudini nell'ambito di un temperamento di base. Tuttavia, benché complessi possano essere i fattori, il risultato è semplice: una sensazione soggettiva di benessere durevole. Si può naturalmente notare come siano più altamente correlati con la felicità una migliore salute, più alti guadagni, grande soddisfazione a livello lavorativo, duratura gioia matrimoniale ed elevato status sociale. Ma, date le condizioni di base standard e stabili, come si può intervenire per aumentare lo stato di felicità di un individuo? Fordyce elabora un programma che subisce alcune modificazioni nel corso dei vari studi, ma che può essere cosi riassunto:

1) un'educazione alla felicità mediante letture e istruzioni, che pongono il problema e permettono un'analisi del proprio stato di felicità di ciò che manca e di ciò che si potrebbe realizzare;

2) il programma di base di 14 caratteristiche altamente tipiche di soggetti felici che l'individuo medio può emulare. I 14 principi base della felicità sono:

1) tenersi occupati e più attivi

2) spendere più tempo nella socializzazione

3) essere produttivi in un lavoro significativo

4) essere meglio organizzati e pianificare le cose

5) bloccare le preoccupazioni

6) abbassare le aspettative e le aspirazioni

7) sviluppare un pensiero ottimistico e positivo

8) essere orientati sul presente

9) lavorare su una personalità sana

10) sviluppare una personalità estroversa e socievole

11) essere se stessi

12) eliminare problemi e sentimenti negativi

13) le relazioni intime sono il numero uno delle sorgenti di felicità

14) mettere la felicità come la priorità più importante.

Il ruolo della cognitività è evidente anche in questi lavori che metodologicamente si basano più sull'azione e il comportamento. Molti lavori oggi giorno sono orientati più verso uno studio cognitivo della "Felicità" e della Qualità della Vita.

Non dimentichiamo mai l’importante gioco delle emozioni!

La felicità di tratto potrebbe essere la somma di tante felicità di stato, cioè le persone felici sono quelle che sperimentano molti momenti felici, la congruenza del Sé operativo e di quello ideale.

La capacità di riconoscere i sentimenti propri e altrui, di motivarsi, di darsi energia, di gestire positivamente i sentimenti tanto dentro di sé che nelle relazioni, e di usarli per guidare il pensiero e l’azione si chiama intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva ( Goleman) è una parte dell’intelligenza, quindi non è l’alternativa all’intelligenza razionale, ma la completa e la traduce in atti. Un alto QI non è garanzia di successo futuro e può convivere con un’alta ottusità, perché il QI misura solo l’intelligenza razionale e non quella globale. L’intelligenza emotiva conta più del QI, che è fisso dall’adolescenza, più della competenza, più della cultura, per determinare la riuscita in qualsiasi lavoro. Questo perché l’intelligenza emotiva agisce e influisce sul saper essere e sul sapersi relazionare, mentre quella razionale agisce e influisce sul sapere e sul saper fare.
L’intelligenza emotiva determina, quindi, il potenziale di crescita di ogni individuo e, di conseguenza, delle organizzazioni di cui queste persone fanno parte, e permette di “vivere bene” anche nel caos, nella complessità e nell’ambiguità.
L’intelligenza emotiva conta più del QI per determinare la riuscita in qualsiasi lavoro.

Questa crescita personale la possiamo raggiungere anche con la tecnica del “diario”.

E allora si può iniziare a scrivere un proprio diario personale..con lo scopo di conoscerci meglio!!!

La felicità, per cambiare in maniera radicale la sua quota fissa, dipende dalla volontà umana, e qualsiasi cambiamento è possibile soltanto con uno sforzo concreto, in questo caso la felicità vedrebbe un’effettiva impennata stabile del suo livello di quota fissa.

La prossima settimana andiamo ad analizzare ancora più profondamente quali sono i bisogni/desideri che spingono  un individuo a sentirsi felice.

Arrivederci e buon proseguimento di settimana…

 

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OBIETTIVO FELICITÀ

Sara Desirèe Galea


Cosa è la felicità?

Innanzitutto possiamo dire che la felicità non è una moda o uno status ma bensì  una condizione dell'essere, della mente, una proiezione concreta della nostra natura interiore… è il  grande Obiettivo di vita. Tutto, tutti, e ciascuna cosa devono condurre alla felicità.
La Felicità è veramente il motore che aziona ogni movimento,  il carburante che spinge ogni inizio,  ogni percorso, ed ogni obiettivo che conduca al raggiungimento della Felicità stessa.
Ma la Felicità di per se non è quantificabile,  nominabile, etichettabile, e per crearla  bisogna diventare delle persone consapevoli di ciò che si è profondamente, bisogna prendersi cura di se stessi totalmente, ascoltando intimamente ciò che si muove dentro di noi, ciò che spinge i nostri desideri, volontà, emozioni, pulsioni ed anche ciò che attiva le nostre crisi per poter andare oltre separandoci dalle stesse, in maniera cosciente e responsabile, vivendole completamente sentendone tutta la loro sofferenza per poi entrare in contatto emotivo con la nostra emozione positiva, quella che muoverà la nostra ambizione e ricerca della felicità.
Quindi il primo passo fondamentale per andare verso la felicità è affidabile alle sensazioni positive che ci muoveranno nella direzione dell’oggetto desiderato, vivendo comunque in maniera consapevole le sensazioni contrarie, quindi negative, per preservarci dalla possibilità di entrare dentro situazioni di crisi e pericolo.
Le sensazioni e le emozioni sono parti fondamentali della nostra esistenza, da esse, spesso, si muovono gli stimoli che ci spingono a compiere determinate azioni, a vivere. Anche se ogni singola emozione è importante, e consente a chi la sperimenta di sentirsi vivo, l'uomo è soprattutto alla ricerca di quelle sensazioni ed emozioni che lo facciano star bene e lo appaghino, in una parola è alla ricerca di quello stato emotivo di benessere chiamato, appunto felicità. Quest'ultima è data da un senso di soddisfazione generale, e la sua intensità varia a seconda del numero e della forza delle emozioni positive che un individuo sperimenta.
Questo stato di benessere, particolarmente nella sua forma più intensa – la gioia – non solo viene esperito dall'individuo, ma si accompagna da un punto di vista fisiologico, ad una attivazione generalizzata del corpo umano.
Anche il metabolismo, e lo stato di  salute, dipendono, e sono direttamente proporzionali, al nostro grado di felicità.
Mens sana in corpore sano
Molti studi mettono in luce come essere felici abbia notevoli ripercussioni positive sul comportamento, sui processi conoscitivi  e, inoltre, sul benessere generale della persona.
Dunque… alla ricerca della felicità! o meglio, ricerchiamo in noi la volontà di creare la nostra felicità… perché la  felicità va conquistata un passo dietro l’altro ….
Un abbraccio