Omicidio Luca Varani: rinvenuti biglietti d'addio scritti da Marco Prato

di Angelo Barraco
 
Roma – Rinvenuti messaggi d’addio scritti con mano incerta da Marco Prato, il ragazzo di 30 anni accusato insieme all’amico Manuel Foffo si aver cagionato la morte di Luca Varani. Messaggi che sono stati rinvenuti dagli inquirenti nella stanza d’albergo dove il ragazzo si rifugiò a seguito del delitto compiuto lo scorso marzo. In uno dei messaggi si legge: “chiedo scusa a tutte le persone a cui ho fatto qualcosa. Vi scrivo mentre me ne sto andando” poi è stato rinvenuto anche un messaggio rivolto ai genitori in cui scriveva: “Mamma e papà vi amo e vi ho sempre amati, non ho rancore o rabbia, solo amore per voi. Sto male o forse sono sempre stato così, ho scoperto cose orribili dentro di me e nel mondo. Fa troppo male la vita. Non avete nessuna responsabilità nè avete fatto nulla per essere complici dell'autolesionismo. Cercate di essere sereni, amatevi e non sentitevi mai in colpa”.
 
 I messaggi sono stati rinvenuti nel corso del sopralluogo che il pm Francesco Scavo e i Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e del Ris hanno effettuato il 22 settembre al Collatino, in Via Igino Giordano, luogo in cui avvenne il massacro ai danni di Luca Varani. Tanto il materiale acquisito tra cui un computer di Foffo che verrà analizzato dagli esperti. I messaggi che affiorano magicamente come spiragli di luce in una vicenda che ha perso lucentezza il 4 marzo scorso, quando l’alcool e la cocaina annebbiavano le giovani menti di Marco Prato e Manuel Foffo, che hanno seviziato e colpito a martellate e coltellate il loro amico Luca Varani di 27 anni, cagionandone la morte.
 
I cento colpi hanno frantumato la testa e la bocca del povero Luca, in balia di una furia omicida che mirava a saziare un piacere di sangue, dolore e provocare sofferenza con il supplemento dell’abuso e della droga che scorreva nelle vene. Gli accertamenti hanno appurato che le armi utilizzate per uccidere Luca presentano tracce biologiche di Prato e Foffo.
 
Droga, alcool, sesso e morte: è questo l’agghiacciante scenario che si è prospettato dinnanzi agli inquirenti che hanno messo mano ad una matassa difficile da sbrogliare. I due giovani accusati del delitto si trovano in carcere ma non viene loro contestata la premeditazione, inoltre si sono accusati a vicenda in merito alla coltellata inferta al cuore di Luca. Il 9 Marzo 2016, quando non si conoscevano ancora le dichiarazioni di Prato, il suo legale dichiarava che il ragazzo: “era a casa di Foffo quella sera dove è andato poi Luca Varani, ma le cose non sono andate come è stato detto fino ad oggi”. A seguito dell’interrogatorio ha dichiarato invece che “abbiamo reso l’interrogatorio e chiarito quale è stato il nostro ruolo nella vicenda che è del tutto diverso da quello che ci è stato attribuito fino ad ora. Al magistrato è stato detto cosa sia accaduto in tutti i particolari. Il mio assistito ha detto al magistrato tutto quello che si ricordava. Non conosco quale sia la versione di Manuel, ma non ci sono state mosse contestazioni”. La ricostruzione di Foffo viene ritenuta credibile dalla Procura, inoltre riferisce che dopo il delitto sia lui che Prato hanno dormito abbracciato sul letto.
 
Intanto Foffo si è difeso a gran voce dicendo che “Marco Prato dice bugie. Non sono un predatore sessuale”. Un contesto in cui la bolgia infernale è diventata incontrollata e Varani è stato stordito, secondo i perito, con un mix di droga e alcool e poi torturato con una violenza che ricorda il terribile delitto dell’88 avvenuto del quartiere Magliana ad opera del “Canaro” che si è vendicato e sotto effetto di cocaina ha torturato e ucciso colui che esercitava continue pressioni coercitive sulla sua persona. La ragazza di Luca Varani invece sostiene a gran voce che il suo ragazzo è finito in quella bolgia infernale a seguito di un inganno. Ma sono tanti i particolari che lasciano ancora tanti dubbi in merito a questa oscura vicenda, una su tutte è la presenza del tanto discusso video in cui sarebbe stata immortalata la scena del delitto e poi sarebbe stata cancellata. Sarebbe stato Foffo ad immortalare la scena in pochi secondi ma non è chiaro se la vittima fosse già morta o ferita. Foffo: “A casa sono venuti Giacomo, Alex, Riccardo e Luca. Giacomo è amico di Marco, credo che lo abbia chiamato per necessità di soldi. Marco ha versato dell'EN, un medicinale tipo sonnifero, nel bicchiere di Giacomo. Non conosco la finalità di questo gesto ma lui si era assopito sul divano”. 



OMICIDIO LUCA VARANI: RESTA IN CARCERE MARCO PRATO

di Angelo Barraco
 
Roma – Marco Prato resta in carcere. E’ stata respinta dal Tribunale del Riesame di Roma l’istanza di scarcerazione che aveva avanzato il suo difensore. Il giovane è accusato, assieme a Manuel Foffo, dell’omicidio di Luca Varani. Marco Prato si trova detenuto nel carcere di Regina Coeli. Foffo e Prato,  il 4 marzo hanno massacrato brutalmente, a colpi di martello e coltellate il loro amico. Un festino in cui i giovani hanno abusato di alcol e cocaina. l’effetto della cocaina è svanito, sono tornati lucidi e iniziano a fornire le loro versioni dei fatti. Foffo sostiene che Prato avrebbe narcotizzato un altro giovane, inoltre avrebbe ammesso “Volevo ucciderlo e forse ho combinato tutto questo per vendicarmi di lui”. Nel corso del terzo interrogatorio, Foffo ha mostrato segni di pentimento nei confronti di Luca. Gli investigatori hanno scoperto che Prato e Foffo avevano contattato altre persone, poiché prima di contattare Varani, hanno contattato l’ultima fidanzata del padrone di casa, poi un escort che ha riferito di non aver accettato perché avevano offerto poco. Si è parlato di alcuni video che riguardano il momento del delitto, in merito a tale circostanza gli inquirenti analizzeranno il pc di Prato per verificare l’esistenza e se fosse stato cancellato, contano di recuperarlo. Foffo avrebbe dichiarato ai magistrati che “Volevo uccidere mio padre per vendicarmi, perché mi faceva sentire sempre al secondo posto dopo mio fratello” e il legale di Foffo ha riferito poi ad Adnkronos “Mentre il mio assistito parlava con Prato il discorso è finito su questioni personali e ha parlato del suo rapporto col padre e di come lo vivesse male. Ora bisognerebbe capire perché ha detto quelle cose gli psichiatri dovranno capire il senso di queste parole, perché servono competenze specifiche per questo”. Ha aggiunto inoltre che “Per una perizia psichiatrica serviranno almeno 10 incontri e con una cadenza di un incontro a settimana immagino che bisognerà aspettare almeno 3 mesi per arrivare a un risultato”. L’autopsia ha riscontrato che la causa della morte potrebbe non essere stata la coltellata inferta con il fendente e ritengono che il fendente non sia stato decisivo ai fini del decesso. La Procura ritiene credibile le dichiarazioni di Foffo. Il legale ha spiegato anche che “C'era un contesto sessuale ma il movente non è ancora uscito fuori. Il mio assistito continua a ripetere che non sa perchè lo hanno fatto. Manuel ha confermato che al momento del delitto erano solo loro due. Vogliamo chiedere la perizia tossicologica, d'altronde gli esami gli hanno già fatti quindi siamo tutti tranquilli e sereni”. 



OMICIDIO LUCA VARANI, ASPETTI PSICOLOGICI E CAUSE SCATENANTI: IL QUADRO DELLA CRIMINOLOGA URSULA FRANCO

di Domenico Leccese
Sul complesso caso dell'omicidio di Luca Varani la criminologa Ursula Franco fa una analisi approfondita su quelli che sono gli aspetti psicologici e le cause scatenanti la furia criminale dei due giovani  assassini


Ritiene che Marco Prato e Manuel Foffo abbiano ucciso Luca Varani in preda ad un disturbo psichico causato dalla cocaina?
E’ difficile esprimersi con i pochi dati a disposizione ma non credo si possa ritenere che dietro l’omicidio ci sia un disturbo paranoide che avrebbe colpito i due ragazzi a causa dell’uso prolungato di cocaina, penso piuttosto che Marco Prato fosse prigioniero ormai da mesi di un vortice distruttivo a causa dei suoi problemi personali, legati probabilmente all’identità sessuale e all’uso prolungato di droghe e psicofarmaci che assumeva per una sindrome depressiva e che abbia purtroppo trascinato un fragile Manuel Foffo in quel turbine. Marco Prato tra l’altro aveva già mostrato di non disdegnare l’uso della violenza ed era stato denunciato per aver picchiato un amico durante un festino.

Perché esclude il disturbo paranoide?
Al momento non sono emersi segnali che facciano pensare che uno o entrambi i ragazzi fossero preda di un delirio persecutorio e che abbiano riconosciuto in Luca Varani un pericolo. Non sembra un omicidio d’impeto ma piuttosto un omicidio premeditato. Anche il comportamento post omicidiario, il fatto che i due ragazzi abbiano tentato di ripulire la scena del crimine, che abbiano gettato gli abiti ed il telefonino della vittima in un cassonetto e che a detta di Manuel abbiano pensato di disfarsi del corpo porta ad escludere un disturbo psicotico acuto. 

Come sono andati i fatti secondo lei?
Manuel Foffo, anch’egli segnato dalle dipendenze da droga ed alcool, con ogni probabilità è stato attratto da Marco Prato, descritto da chi lo ha conosciuto come un manipolatore e nonostante gli ‘interessi’ comuni ed un certo grado di complementarietà tra i due credo che se il Foffo non avesse incontrato il Prato difficilmente avrebbe commesso un omicidio. Ritengo piuttosto che Manuel Foffo a causa della sua fragilità e delle ridotte capacità critiche dovute all’uso della cocaina si sia lasciato trascinare.

Perché hanno ucciso?
Penso che la rabbia e il "mal de vivre" di Marco Prato siano il vero movente dell’omicidio, mentre Manuel Foffo ha ucciso per noia, perché sperava di provare un’emozione piacevole, ritengo infine che la cocaina abbia avuto un ruolo secondario, abbia facilitato ai due ragazzi il crudele acting out.

Come fa a dire che Manuel Foffo ha ucciso per noia e nella speranza di provare piacere?

Questi dati emergono dai verbali degli interrogatori, Manuel ha riferito agli inquirenti: ‘È iniziato tutto da un gioco, volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto faceva..’, e poi: ‘Mentre lo colpivamo non provavo piacere..’. Foffo ha riferito a chi lo interrogava di non aver provato piacere durante l’omicidio, il ragazzo lo ha riferito come se ne fosse rimasto deluso, tale affermazione fa supporre che prima di uccidere credesse che quell’azione gli avrebbe procurato piacere, non un’emozione qualsiasi ma il piacere.

Il verbale
Omicidio Varani la mattanza e l’sms al fratello: «Vieni c’è anche un trans»
Lo sguardo d’intesa tra i due killer:
«Quando è entrato Luca è scattato un clic, era lui la persona giusta».
Foffo: in passato ho avuto voglia di fare male, ora sono morto dentro.
Come predatori girano nella notte in cerca della vittima perfetta (i tracciati gps riveleranno dove). Ma Manuel Foffo e Marc Prato non trovano chi fa al caso loro. Finché contattano il malcapitato Luca Varani.
«Quando è entrato in casa ci siamo guardati negli occhi ed è scattato un clic: era lui la persona giusta». È questo uno dei passaggi chiave dell’interrogatorio di Foffo davanti all’incredulo pm Francesco Scavo. Con Prato mette a suo agio la vittima, la fa bere, scioglie un farmaco nel suo bicchiere, gli indica il bagno:
«Ti vogliamo pulito, fatti una doccia». Una conferma della premeditazione.
E quando Luca finisce di lavarsi, mezzo nudo, in preda ai conati di vomito per quello che ha bevuto, con Marc gli annuncia che per lui è finita:
«Abbiamo deciso di ucciderti».
È l’inizio delle torture: «Durante le fasi della nostra aggressione Luca non è mai riuscito a resistere alle violenze. L’aggressione è avvenuta sia in bagno sia in camera da letto, precisamente sul pavimento», racconta Foffo.
Il suo cadavere resta infatti a terra, vicino al letto dove gli assassini passano la notte di venerdì, anche se poi sabato pomeriggio i carabinieri lo troveranno sul materasso, avvolto in un lenzuolo. Forse pronto per essere portato via.
Prima di arrivare al Collatino, i killer mandano a Luca una raffica di messaggi.
Uno anche al fratello di Manuel, Roberto, scritto da Marc che si era impossessato del telefono dell’amico. «Vieni, c’è anche un trans», digita alle 7.30 di venerdì.
Roberto richiama Manuel per rimproverarlo: «Ma che c… dici?», e riattacca.
Non si rende forse conto che il PR italo-francese è in preda al delirio. Manuel sostiene di aver detto a Marc di non inviare più sms, «ma lui ha continuato a prendere il mio telefono e a utilizzarlo».
«Non sapevo che Marc aveva chiamato Luca, ma (lui) lo stesso è entrato in casa anche se non ricordo il momento esatto — ricorda Foffo —.
La sua presenza era normale data la precedente presenza in casa di altre persone». Di due di queste ci sono già i nomi, «Alex Tiburtina» e «Giacomo», un milanese, come sono memorizzati sullo smartphone di Manuel.
Il primo «che avevo conosciuto mesi fa in pizzeria sulla Tiburtina, quando gli pagai un pezzo di pizza e ci scambiammo i numeri di telefono. Quando è venuto a casa eravamo sì sotto l’effetto della cocaina ma mantenevamo la lucidità, mentre quando è venuto Luca sia io che Marc eravamo molto provati dall’uso prolungato di cocaina». Il secondo ospite partecipa alla festa mettendo a disposizione il suo bancomat con il quale Prato preleva parte dei 1.500 euro usati per comprare la droga.
«Marc è gay. Io sono eterosessuale — continua Foffo —. Questa è la seconda volta che incontravo Marc. Lui ha un interesse per me, cosa che mi ha manifestato».
I due si conoscono durante una festa a Capodanno. Si drogano: «C’è stato del sesso orale. La cosa mi ha dato fastidio e non volevo sentirlo più». Ma Marc ha girato un video e con quello tiene sotto ricatto Manuel. «Non ricordo se la prima volta che siamo usciti di casa eravamo armati — rivela ancora —. La vera intenzione di fare del male a qualcuno è stata però con Luca. Anche in passato avevo avuto un momento in cui avevo l’intenzione di fare del male a qualcuno e altre volte ho fatto uso di droga, ma non mi ha mai dato quel tipo di atteggiamento». E all’avvocato confida: «Ho fatto una cosa terribile. Mi sento morto dentro».