MODICA PAOLO BORROMETI CRONISTA MASSACRATO DI BOTTE: SOLIDARIETA' AD UN GIORNALISTA SCOMODO ALLA MAFIA

di Cinzia Marchegiani

Modica – Paolo Borrometi è il direttore della testata Agi, oltre che giornalista de La Spia. E’ un cronista scomodo in una terra troppo bella e contemporaneamente violenta con chi indaga sui delitti senza volto dei sicari. La sua voce rappresenta quella della comunità che non si arrende ad una mafia sempre radicata nel territorio, che miete vittime e dolore cui non ci si può arrendere mai. Proprio la scorsa settimana due persone non riconoscibili l’hanno atteso davanti alla sua casa per massacrarlo di botte. Fortunatamente soccorso dal padre è stato subito trasportato all’ospedale e nella sera stessa è potuto tornare alla propria abitazione. Molte le testimonianze di solidarietà, gente semplice che nella vita quotidiana si aggrappa ai tutori della legge e di quell’informazione che cerca tra le immonde notizie, tracce, segreti da estirpare per poter portare alla luce scottanti verità. La sua collega, Patrizia Terranova su la Spia con titolo anche troppo eloquente, “Il silenzio assordante” denuncia l’assenza della politica territoriale:”Ma scusate, mi sbaglio o anche qui a Modica , nella nostra provincia, abbiamo dei rappresentanti politici? Forse ho sognato immaginando di avere un deputato nazionale, una senatrice, un sindaco, un presidente del consiglio comunale? Ma si, credo proprio di avere fatto un sogno, come recitava il grande Paolo Rossi “un sogno all’incontrario”. Nella realta’, qui a Modica vige solo il silenzio, appunto il silenzio rumoroso quello che fa male, ferisce. Qualche giorno fa un giovane modicano, non importa se giornalista, avvocato o fruttivendolo, e’ stato brutalmente aggredito in pieno centro a Modica in una fascia oraria abbastanza viva, l’altra sera due rapine a pochi metri di distanza nell’immediata periferia di Modica, rapina sventata dalla Polizia, eppure nessuno alza la voce, nessuno si indigna non avendo nessun rappresentante politico e o istituzionale, perche’ se ci fosse un sindaco, un deputato , una senatrice, credo che il primo avrebbe chiesto un incontro al prefetto con relativo comitato per l’ordine pubblico, i secondi sarebbero corsi a visitare il sindaco e preparare immediatamente un’interrogazione parlamentare, illustrando tutto nei dettagli duramente con una conferenza stampa, ma siccome il mio e’ solo un sogno…tutto tace, la vittima dell aggressione e’ rimasto circondato solo dai suoi amici, la polizia continua ad arrestare malviventi, ma nessuno dice GRAZIE, dimenticavo…..il giovane aggredito e’ anche un giornalista…….un rumore oggi c’e’ stato …ignoti malviventi sempre nella barocca Modica hanno scassinato, in pieno giorno, un appartamento.”

Un agguato che riporta la fragilità di questo sistema, che trova in un cronista il nemico da silurare, da intimorire, poiché il giornalista si carica sulle proprie spalle il dovere civico dimenticato, soprattutto da chi è stato eletto per tutelare con la giustizia e la legge. Un circuito chiuso del malaffare che viene interrotto da queste schegge della verità che svegliano da un torpore secolare la coscienza di ognuno e indistintamente, dal nord al sud. Non esiste un confine per la mafia e si nutre dell’assoluta indifferenza della collettività.

Tra le tante forme di affetto rivolte a Paolo, arriva la solidarietà anche da Assostampa che ravvisa un segnale preoccupante per la libertà d’informazione in provincia di Ragusa e in Sicilia e quindi rivolge un appello alle forze inquirenti affinché facciano piena luce sull’increscioso episodio. Sono proprio gli inquirenti e il Commissario Capo della Polizia di Stato, Nino Ciavola, che stanno svolgendo le indagini su questo vile gesto che però, non rimane isolato, infatti lo scorso ottobre 2013 aveva ricevuto un altro atto intimidatorio, dove sulla fiancata della propria macchina avevano scritto rigandola “Stai attento”.

Su Facebok Paolo Borrometi ringrazia dell’affetto ricevuto che lo conforta a continuare nel suo lavoro. Proprio due giorni prima dell’aggressione rimandava al mittente di chi lo aveva criticato di aver parlato di mafia e omertà nella storia di un delitto che stava seguendo, quello di Ivano Inglese, un giovane uomo barbaramente ucciso 19 mesi fa alla chiusura del distributore di benzina, precisamente il 22 settembre del 2012 in Contrada Pozzo Ribaudo a Vittoria.
Probabilmente la sua aggressione potrebbe essere collegata ai mandati di quell’omicidio ancora senza nomi dei sicari. Con una riflessione il cronista si rivolge a tutti i lettori:” La nostra Terra non può essere solo terra di eroi, lapidi e commemorazioni. Non ci si può indignare solo quattro o cinque volte l’anno, in occasione dei giorni della memoria di Falcone, Borsellino, Impastato, Fava ed altri grandi uomini, che rischiano di essere considerati tali solo in quelle occasioni. Le loro idee devono davvero camminare sulle nostre gambe. È il loro esempio che va preso, abbracciato, sposato. Non quello di alcuni silenzi, tanto assordanti quanto imbarazzanti, questa Terra ha bisogno. Non bisogna offrire la pericolosissima sensazione di voltarsi dall’altra parte. Abbiate coraggio, non chinate la testa! Perché, come diceva Peppino Impastato, 'la mafia è una montagna di merda' ”.

Si apprende dal Corriere di Ragusa che il Viceministro all´Interno Filippo Bubbico in merito a quest’aggressione ha espresso preoccupazione e solidarietà: "La violenza ai danni del cronista ragusano, impegnato in inchieste su vicende criminali, è anche un attentato alla libertà di espressione di un’intera comunità e, per questo, ancora più intollerabile. Raccontare quello che accade in terre di mafia, fare informazione, è un vaccino irrinunciabile contro un´epidemia oscura come quella criminale. Nel ribadire vicinanza a Paolo Borrometi, voglio sottolineare che lui non è solo, già da qualche tempo la sua situazione è stata segnalata ed è oggetto di attenzione da parte delle istituzioni. Episodi come quello avvenuto nei giorni scorsi non devono piu´ accadere, bisogna fare chiarezza al più presto sull´aggressione e rendere piu´ alta la vigilanza.”

L’Osservatore d’Italia esprime solidarietà a Paolo Borrometi, spesso il cronista diventa il bersaglio facile laddove le proprie inchieste affiancano il lavoro dei tutori della legge, nelle complicate e difficilissime storie di delitti e crimini che evocano paura solo a nominarle.

Paolo Borsellino aveva tracciato lo stile: “La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”…perché non si può continuare a guardare sperando che non ci accada mai nulla.