Castelli Romani, nasce il comitato per il “NO” al taglio dei parlamentari

“Bisogna votare NO, perché questo referendum è una truffa. Anziché cominciare a risparmiare già due anni fa, tagliando gli enormi compensi dei parlamentari, lorsignori ne hanno tagliato il numero, rinviando il risparmio a dopo il 2023 e riducendo ancora la possibilità per la gente comune di contribuire ad eleggere con il proprio voto le persone prescelte” dichiara il Comitato; che aggiunge: “Bisogna votare NO, perché la riduzione del numero dei parlamentari, anziché rendere più efficienti i lavori parlamentari, li renderà più difficili. Così il Parlamento sarà sempre più sottomesso ai governi, che da anni lo ricattano con continue richieste di fiducia e minacce di elezioni anticipate. Inoltre la vittoria del Sì aprirebbe la via all’autonomia differenziata delle Regioni, in settori cruciali come sanità, lavoro, pensioni, scuola, ambiente, trasporti, provocando la disgregazione della Repubblica una e indivisibile della Costituzione, e la fine non soltanto di fatto dell’uguaglianza dei diritti sociali e civili per tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.”

In chiusura, l’appello: “Chiediamo, perciò, a tutte e tutti di sostenere le ragioni del NO, anche aderendo al Comitato dei Castelli Romani per il NO. Presto daremo le date dei banchetti e di altre iniziative del Comitato dei Castelli Romani per il NO.”

Per info noepoinocastelliromani@gmail.com e facebook @iovotonoalreferendum




MARO': "SOFFRIAMO CON DIGNITA'"

di Maurizio Costa

Roma – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due Marò che da due anni si trovano in India accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012, hanno incontrato un gruppo di parlamentari italiani per ricevere conforto e soprattutto sentire la vicinanza del Governo e del Popolo italiano.

Sono ormai due anni che i fucilieri della Marina non possono tornare a casa e, dopo la prospettiva di una possibile pena capitale avanzata dal Governo indiano, la situazione è ancora molto complicata.
La commissione di parlamentari, guidata dai Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, si è recata a New Delhi per incontrare i militari, in vista della scadenza del 3 febbraio, data entro la quale i capi d'accusa dovranno essere formulati definitivamente.
I due Marò sono stati molti umili parlando della situazione: "Siamo soldati, dobbiamo soffrire con dignità." – ha detto Latorre – "Ci auguriamo di tornare con onore." "Al mattino si lavora, poi sentiamo le nostre famiglie. Nel tardo pomeriggio facciamo ginnastica." questa la giornata tipo raccontata dai due fucilieri.

La Commissione formata da Casini, Cicchitto, Elio Vito e Nicola Latorre, insieme ad altri parlamentari, si recherà all'Ambasciata italiana a New Delhi, dove vivono i due Marò, per capire da vicino lo stato dei militari.

LA STORIA

Tutto è cominciato il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani vengono trovati morti sulla loro imbarcazione al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India. Secondo la versione dello Stato Maggiore della Marina italiana, gli uomini a bordo dell'Enrica Lexie, che dovevano proteggere l'imbarcazione da eventuali attacchi di pirati, tra cui i due Marò, avrebbero solamente sparato tre colpi di avvertimento per dissuadere un'imbarcazione che si stava avvicinando troppo alla petroliera protetta dai fucilieri italiani. Secondo la versione indiana, l'incidente avrebbe causato la morte dei due pescatori in acque indiane e quindi i presunti assassini dovevano essere giudicati dal Governo indiano. L'Ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice di Monteforte, dichiarò che l'Enrica Lexie di trovava in acque internazionali e che comunque i Marò si sarebbero attenuti alle norme internazionali contro la pirateria; infatti, i fucilieri, prima di sparare i colpi di avvertimento, avrebbero imposto l'alt al perschereccio più di una volta, anche attraverso numerosi segnali luminosi. Tra l'altro, i proiettili trovati nei corpi dei pescatori non corrisponderebbero a quelli usati dei militari italiani.
Il 19 febbraio 2012 i due Marò vengono portati nel porto di Kochi per poi essere trasferiti nella sede della polizia in maniera coercitiva. Il sottosegretario Staffan De Mistura segue il caso e dichiara che l'imbarcazione batteva bandiera italiana e le acque erano internazionali e quindi il caso doveva essere giudicato dal Governo italiano o da una Commissione internazionale. Intanto, il 5 marzo, Latorre e Girone vengono trasferiti in carcere. Il 30 maggio l'Alta Corte del Kerala concede la libertà su cauzione dei due militari, con l'obbligo di firma e con il divieto di allontanarsi dalla zona.
I due Marò ottengono un permesso per tornare a casa per le vacanze di Natale e intanto il caso viene affidato ad una corte speciale indiana. Il 21 marzo 2013 i Marò tornano in India con l'assicurazione da parte del Governo asiatico di non applicare la pena di morte, giudizio che però adesso sembra poter essere applicato.

La situazione, dopo due anni, dovrebbe essere vicina alla risoluzione. In caso contrario, il rischio che aumenti la frattura tra Italia e India è altissimo e il destino dei Marò ancora incerto.

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