Elezioni, centrodestra unito stacca M5S e Pd: ecco il sondaggio

Centrodestra unito a sei punti e mezzo dalla soglia chiave del 40%, M5S in calo di quasi tre punti rispetto a tre mesi fa, Pd indietro fermo al 25,4%.

E’ la fotografia delle intenzioni di voto, rilevata dal sondaggio dell’istituto di ricerca Index Research, realizzato per Piazza Pulita, la trasmissione de La 7 condotta da Corrado Formigli.

Alla domanda “Se ieri si fossero tenute le elezioni politiche, lei per quale partito avrebbe più probabilmente votato?” il 27,1% degli intervistati ha indicato il Movimento 5Stelle, mezzo punto in meno rispetto a dieci giorni fa e quasi tre punti in meno rispetto a tre mesi fa.

Il 25,4% avrebbe scelto il Partito Democratico. Lega Nord terzo partito con 14,7% delle preferenze degli intervistati, più di un punto e mezzo in più rispetto a tre mesi fa. Il 13,6% ha indicato Forza Italia. Il centrodestra unito arriva al 33,6%.

Luigi di Maio, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi sono considerati i leader del Paese. L’istituto di ricerca guidato da Natascia Turato inaugura la stagione dei “duelli” tra i principali protagonisti dei principali schieramenti politici in vista di un “toto premier”.

Nell’elettorato M5S Luigi Di Maio batte Alessandro Battista a mani alte: il 70% degli intervistati preferisce il vice presidente della Camera al parlamentare romano, indicato dal 20%. Nell’elettorato di centrodestra, testa a testa tra Silvio Berlusconi (37%) e Matteo Salvini che conquista il 33% delle preferenze.

Tra gli elettori del Pd e di Alternativa Popolare, Matteo Renzi con il 52% delle preferenze rimane il leader preferito rispetto all’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (33%).

Metodo di raccolta: Interviste telefoniche con metodologia C.A.T.I. Con questionario strutturato

Interviste complete 800

Totale contatti effettuati: 4.009




Nemi, elezioni: il Pd sostiene Carlo Cortuso

 

NEMI (RM) – In una nota il Pd di Nemi esprime il suo sostegno al candidato Carlo Cortuso. "Il comitato direttivo del Pd di Nemi – si legge –  all'unanimità ha votato il sostegno al candidato Carlo Cortuso e al gruppo di Ricomincio da Nemi per le prossime elezioni amministrative. Riteniamo che visto il vuoto di programmi seri a concreti, vista la totale mancanza di programmazione e visione ad ampio spettro del sindaco uscente e della sua giunta, vista la voglia di cambiamento che manifestano tanti e tanti cittadini, Carlo Cortuso e il suo gruppo di lavoro, il loro originale, pragmatico e serio programma, rappresentano l'unica possibilità di rinascita per Nemi. Siamo certi che Carlo Cortuso sia per il centro sinistra di Nemi, una figura di grande spessore e serietà in grado di garantire le diverse anime che compongono il vario panorama dell'elettorato di centro sinistra di Nemi, una persona di indiscussa integrità morale e di alta professionalità . Con grande soddisfazione per come si sono svolte le trattative anche con altre forze progressiste presenti a Nemi – conclude la nota del comitato direttivo del Pd di Nemi –  siamo pronti per una campagna elettorale con l'obiettivo deciso di arrivare ad amministrare il paese.

 




Renzi è l'uomo del Pd

 

Alla fine delle votazioni dei circoli Pd il risultato è netto: Renzi rispetta le previsioni e conquista la maglia rosa, mentre Orlando non riesce a metterne in discussione la leadership. L'ex premier vince un po' ovunque e rilancia sulla legge elettorale. Secondo fonti mozione Renzi, Emiliano passa sul filo arrivando al 6,5-7%. La mozione Orlando denuncia 'anomalie' nel voto in varie Regioni: a Catania in 400 avrebbero votato senza tessera. 'Nessun broglio', replica la ministra Boschi. Sulla legge elettorale Renzi rilancia sulle Camere; "Facciano una proposta". E la Boschi: "Hanno bocciato tutto, tocca a loro". Anche Berlusconi in campo: 'Mattarellum inaccettabile'.

"Si stanno concludendo in queste ore in tutta Italia e all'estero i congressi dei circoli del Partito Democratico. L'affluenza al voto degli iscritti al partito per i congressi scrutinati è del 58,1%, che propone una proiezione finale di votanti compresa tra 235mila e 255mila. Al momento, con i dati raccolti dall'organizzazione del Partito che coprono circa 4mila circoli, le tre mozioni hanno ottenuto voti:

– Matteo RENZI 68,22% (141245 voti) – Andrea ORLANDO 25,42% (52630 voti) – Michele EMILIANO 6,36% (13168), per una somma totale di voti validi pari a 207.043".

Si chiude il primo round del congresso Pd: oggi infatti sarà l'ultimo giorno per le assise dei circoli e già nel tardo pomeriggio dovrebbero arrivare i dati ufficiali. Confermati i trend di questi giorni, e anche la guerra di cifre: Renzi è saldamente al comando oltre il 60 per cento mentre Orlando veleggia intorno 30 per cento; Emiliano fa mostra di essere ottimista e secondo fonti del suo Comitato avrebbe raggiunto il 7%.

"In poche ore in alcuni circoli ci sono state centinaia di iscritti e non credo sulla base di un improvviso entusiasmo, io esprimo preoccupazione. Io credo che tutto sia regolare ma voglio dire che quando in un circolo l'ultimo giorno utile si iscrivono 6-700 persone, poi il dibattito lo fanno in 6-7 e vanno a votare in 300, non credo che sia il partito che vogliamo. Ho scelto la linea di non presentare ricorsi". Lo afferma Andrea Orlando candidato alla segreteria del Pd a In Mezz'ora su rai3.

Percentuale che però, stando ai calcoli dei renziani (che comunque non sarebbero inclini a lasciarlo fuori dalla contesa) è più bassa, addirittura sotto la soglia del 5% necessaria a poter restare in corsa. Secondo la mozione dell'ex premier la vittoria sarebbe vicina a quota 70%, mentre il ministro della Giustizia sarebbe poco sopra il 26%. Dati diversi dalla mozione del Guardasigilli che, stando ai propri conti, vede superare il 30% attribuendo a Renzi il 63,9%




Pd or not Pd, Emiliano: "Scissione evitabile"


Red. Politica

Michele Emiliano dal palco della manifestazione della sinistra a Roma, che in un post su Facebook dice di aver convinto Renzi a votare nel 2018, chiede di non costringere con argomenti capziosi questa comunità (la minoranza, ndr) ad uscire dal Pd. "Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura. Non costruiremo un soggetto avversario del Pd ma non aspetteremo altro che ricostruire questa comunità. Tutto questo, però, è evitabile, lo voglio dire ancora".

Dal palco, il governatore toscano e candidato alla segreteria Enrico Rossi ha chiarito che "se si pensa di fare un congresso in poche settimane, una una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire".

Nel suo intervento, Roberto Speranza ha raccontato di aver avuto un colloquio con Matteo Renzi: 'Mi ha cercato e ho parlato con lui, come giusto sia perché è il segretario. Gli ho chiesto se la vediamo solo noi la scissione che c'è già stata in parte del nostro mondo?. Se non c'è una presa di consapevolezza sarà normale un nuovo inizio. Se il congresso non è il tentativo di rimettere insieme un mondo ma è solo rivincita o plebiscito a me non interessa entrare".

 E mentre Massimo D'Alema annuncia che domani non parteciperà all'assemblea del Pd", da Dario Franceschini arriva un appello per evitare la scissione: "I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e sopratutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro".
"Il Pd – ha aggiunto Franceschini – è proprietà di alcuni milioni di persone che ci hanno creduto, che ci credono e che non vogliono questa divisione".

E in attesa dell'assemblea PD di domani, il presidente della Puglia Michele Emiliano propone la sua 'ricetta': 'Adesso che abbiamo convinto Renzi a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme".
Ribatte Bersani: "Questa cosa non l'ho mai sentita: dovrà dirla Renzi, non Emiliano. E' il nostro governo, non possiamo lasciargli la spada di Damocle sopra. Intanto, nel Pd, tre candidati della minoranza Dem, stanno dicendo che non si può fare un congresso così, perché se si forzano le regole non può candidarsi nessuno".

Intanto il ministro Graziano Delrio stempera le polemiche dopo il fuorionda in cui lamentava che Renzi non avesse fatto neppure una telefonata per evitare la scissione.

"Sono per Matteo un fratello maggiore – dice a Repubblica – e come i fratelli maggiori ho il dovere di dirgli quello che ritengo serva", e gli ho detto: "'Devi togliere ogni alibi per evitare la rottura nel partito'" e gli ho "chiesto di essere flessibile, il più possibile in questa fase, in ballo c'è il futuro dell'Italia e del Pd". Poi la telefonata tra Renzi e Emiliano c'è stata: "Mi ha ascoltato. Infatti ci siamo sentiti a nostra volta". Secondo Delrio, la scissione "va evitata in ogni modo e stiamo lavorando per questo, ne vedremo l'esito". Intervistato dal Corriere della Sera aggiunge: "La scissione sarebbe la frattura nella diga, che oggi è ancora solida contro i populismi e la rabbia sociale. Ma io sono anche convinto che nessuno possa imputare a Renzi il minimo di responsabilità". Al segretario, Delrio non rimprovera niente nel merito: "Renzi ha fatto ogni sforzo possibile, si è mostrato sempre disponibile a seguire le indicazioni della minoranza. Lui voleva fare il congresso a dicembre, poi ha accettato di posticiparlo, quindi gli hanno chiesto che il partito fosse contendibile con primarie aperte. E infine dai candidati, Rossi, Speranza, Emiliano e anche Cuperlo, si è alzata la richiesta prepotente del congresso subito". Precisa quindi le parole nel video fuorionda sui 'posti' nelle liste: "Dico che in questo momento è meglio pensare ai destini del Pd e della nostra gente, più che ai calcoli di chi crede che, divisi, ci sarebbero più posti nelle liste. Non ascoltiamo i cattivi consiglieri, ma gli elettori che ci implorano di fare ogni sforzo".




Pd, Renzi accelera: "Facciamo il congresso e chi perde il giorno dopo dia una mano"

 

Pd spaccato in due? Si, ancora una volta. E qual'è la novità? Dopo l'intervento del segretario che ha detto ok al congresso ma in tempi rapidi (aprile) è scontro con la road map per le elezioni con la minoranza che chiede tempi più lunghi (settembre-ottobre). La direzione del Pd, a questo punto, a quanto si apprende, si chiuderà con il voto su due mozioni contrapposte: da un lato quella di maggioranza che convocherà l'assemblea per indire subito il congresso, dall'altro quella della minoranza che chiede tempi più lunghi, settembre-ottobre, per il congresso.

"Credo che sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l'invito a fare il congresso prima delle elezioni". Lo ha detto Matteo Renzi parlando alla cruciale direzione del Pd sul futuro del partito e sul voto dopo il referendum e la sentenza della Consulta sull'Italicum.

"Non possiamo più prendere in giro la nostra gente – ha detto in un altro passaggio – potete prendere in giro me ma non la nostra gente. Nel pieno rispetto dello statuto, con le stesse regole dell'ultima volta" si faccia il congresso. "Così che non si discuta da domani sulle regole. Ma torni la politica".

"Io non sarò mai il custode dei caminetti, preferisco il mare aperto della sfida che la palude. Facciamo il congresso e chi perde il giorno dopo dia una mano, non scappi con il pallone, non lasci da solo chi vince le primarie, non faccia quanto avvenuto a Roma".

Intanto Michele Emilianoi ufficializza la sua discesa in campo per il congresso: "Quella di candidarmi alla segreteria è una cosa che sento di fare, necessaria". Ma, sottolinea Emiliano: "Un congresso ad aprile senza conoscere la legge elettorale, senza sapere quante sezioni sono commissariate e con la Pasqua in mezzo è una di quelle cose è una di quelle cose che fa rischiare la scissione". No al congresso in favore di una conferenza programmatica da Andrea Orlando. "Il nostro statuto e il modo in cui si celebrerà il congresso non è adeguato ad una vera discussione perché è stato pensato in una fase diversa e serviva solo alla legittimazione del leader mentre noi dobbiamo costruire una piattaforma politica. Sarebbe come fare le tagliatelle con la macchina da scrivere e non credo che a fine percorso si sarà esaltata la partecipazione popolare". In questi termini Andrea Orlando esprime in direzione i suoi dubbi sul congresso anticipato proponendo una conferenza programmatica.




Campidoglio, M5S e Pd sono venuti quasi alle mani in Aula su Muraro


Redazione


ROMA – Gli animi sono più che accesi. Si è aperta con una lite, una rissa sfiorata, la riunione dell'Aula Giulio Cesare, che si riuniva per il bilancio. In apertura della seduta il Pd, nei richiami al regolamento, ha chiesto chiarimenti sulle dimissioni dell' assessore all'Ambiente Paola Muraro e sulle ripercussioni su Ama, ma il presidente Marcello De Vito li ha ritenuti inammissibili. Quindi, dai banchi del Pd sono stati esposti dei cartelli di protesta con su scritto 'di notte fa i video, di giorno dorme. Raggi in Aula'. Poco dopo il consigliere dem Orlando Corsetti si e' avvicinato alla presidenza per poi avventarsi sotto i banchi del M5S protestando animatamente contro un collega pentastellato che avrebbe invitato a 'cacciarlo'. Una lite che ha acceso gli animi di alcuni membri dell'assemblea che per poco non e' sfociata in rissa e che ha registrato un nuovo 'round' quando il consigliere M5S Pietro Calabrese si è avvicinato alla presidenza protestando a sua volta per delle frasi 'minacciose' che gli sarebbero state rivolte.

 




Pd Renzi-Boschi: alla faccia della strumentalizzazione

di Roberto Ragone
Da sempre da parte del PD renziano s’è condannata la strumentalizzazione, reale o presunta, di qualsiasi fatto di cronaca o di politica accaduto in Italia o nel mondo, per questo definita, essa presunta o reale strumentalizzazione, ‘populista’, ‘demagogica’, ‘attacco alle Istituzioni’, 'indecente', e chi più ne ha più ne metta, con personaggi più o meno ‘onorevoli’ (a proposito, quand’è che gli cambiamo nome in ‘inquisiti’, ‘avvisati di garanzia’ , ‘in attesa di giudizio’, oltre che 'arrestati', 'processati' o 'condannati in via definitiva', visto che qui l’onore non c’entra per niente?)  che tuonavano fuoco e fiamme dai palcoscenici degli insulsi talk show televisivi, sostenendo impossibili tesi soprattutto a favore del governo.

Ora assistiamo ad un’altra chicca ideata forse dal ‘Consigliere’ Jim Messina, già di Obama e Hillary Clinton, e ora di Renzi, pagato fior di quattrini (nostri) fin da gennaio di quest'anno, in previsione del referendum confermativo. Inaugurata, l’ultima trovata, dalla temeraria uscita di Maria Elena Boschi, secondo la quale, a proposito dell’attentato di Nizza, la panacea  universale sarebbe l’approvazione della nuova forma di Costituzione da lei firmata – ma, ci auguriamo, non da lei redatta o studiata. Non perché la signora in questione non conosca l’italiano corretto e la sua dialettica, cose che ha il destro di dimostrare, da buon avvocato, ogni volta che parla in pubblico; ma perché dubitiamo fortemente che una siffatta forma costituzionale possa giovare alla Nazione Italia, essendo stata concepita sulle direttive – a quanto pare – della banca preferita dal prof. Monti, la J. P. Morgan, un esponente della quale ebbe a dire in pubblico che la nostra, quella originale, dava troppa libertà e democrazia agli Italiani.

Alla nuova edizione della Costituzione è molto interessato l'ex – ma è proprio ex? – Presidente Napolitano, dato che la stessa contiene un provvedimento che gli assegnerebbe un emolumento annuale di quasi 500.000 euro, inamovibile perchè costituzionale. Il nuovo testo contiene anche un provvedimento che si è voluto ancorare alle nuove disposizioni, come il pareggio di bilancio, questione della massima gravosità per noi cittadini, e considerato da sempre un'idiozia dai massimi esperti della finanza internazionale.

Da quel giorno Renzi, Boschi e il Giglio d’Oro stanno mettendo in atto ogni tentativo possibile di far credere agli 'Italiani brava gente’, ma non fessi, grazie a Dio, (solo a volte un po' troppo superficiali), che la nuova Costituzione, approvata a maggioranza semplice e bisognosa del nostro imprimatur, è cosa buona e giusta. Alla conoscenza e all'uso dell’italiano corretto la Boschi associa una fantasia ed una monomania rimarchevoli sotto il profilo psicologico. Sappiamo che la monomania è un’affezione psichica che porta alle manifestazioni più disparate, purchè l’oggetto del desiderio rimanga al centro dell’attenzione, o dell’attività dell’interessato.

La Boschi è innamorata: innamorata della sua personalissima – si fa per dire – Costituzione, quella da cui pare dipenda la vita e la morte di ogni buon Italiano, e non solo di quelli. Infatti ad essa Costituzione si fa risalire la Salvezza Universale dell’Unione Europea, quel coacervo sbrindellato di nazioni tipo armata Brancaleone che si fa disfacendo ogni volta sotto i colpi della dura realtà, tenuta insieme solo dalle lobby e dalle multinazionali a loro facenti capo, mentre i suoi capi, Merkel & Co., giocano a Monopoly dai vari pulpiti internazionali; personaggi a volte grotteschi, tutti intenti ad imporre agli altri, di altre nazioni, regole strampalate e vessatorie, che hanno il solo scopo di favorire i 'padroni', mentre a casa loro non si sognerebbero di fare altrettanto. Per farla breve, la Boschi sostiene che la nuova Costituzione darebbe più stabilità al governo – sperando in cuor suo che rimanga l’amato Matteo; ma a questo proposito si parla già di modificare l’Italicum a vantaggio delle coalizioni e non più delle liste, vista l’avanzata dei Pentastellati, e anzi si parla di 'rivedere' la parte più succosa della nuova legge elettorale, quella del quoziente di maggioranza: quella stessa legge – approvata con la fiducia al governo –  di cui Maria Elena ebbe a dire in pubblico “L’Italicum non si tocca!”  In questo caso si tornerebbe ad una forma molto simile al proporzionale con un governo di coalizione; mossa questa che escluderebbe i 5 Stelle dal potere, essendo loro per nascita tetragoni ad ogni alleanza. Insomma, vorremmo sapere cosa c’entra il fatto che un Renzi qualunque o chi per lui abbia in mano tutto il potere  nella Nazione, con l’altro fatto, quello cruciale degli attentati islamici in Italia commessi da sbandati, balordi, psicopatici, fanatici, lupi solitari, affiliati o meno ad Al Qaeda o all’Isis – forniamo noi le armi agli Stati che poi glie le girano – visto che poi gli ultimi fatti sono stati commessi in Paesi con un  regime molto stabile.

Quanto ad una "Europa che possa rispondere unita al terrore internazionale", come asserito dalla Boschi, – a proposito, come sta papà? – abbiamo i nostri dubbi, dato che già l'immigrazione selvaggia l'ha fatta disfare, vedi Brexit. Ma tant’è, come tutte le strade portano a Roma, così per la Boschi tutto contribuisce alla propaganda della 'sua' Costituzione, compresi gli 84 morti di Nizza. Strumentalizzazione? A noi pare di sì, fuor di dubbio. Speculare sulle vittime di un fatto così infame, nel quale dieci delle vittime sono bambini, con donne in stato interessante e famiglie smembrate come i corpi lasciati sul selciato, due chilometri di cadaveri innocenti, che erano lì per godere la festa e lo spettacolo di fuochi pirotecnici, a noi sembra decisamente troppo. Ci auguriamo che la divina si renda conto di aver toppato, e che faccia marcia indietro da un'affermazione frutto della condizione di prostrazione in cui lei e Matteo si trovano, tutti tesi ed angosciati dal timore che il NO prevalga. Tanto che il Premier ha cambiato slogan. Non più "Se vince il NO me ne vado", ma "Se mi volete cacciare dovete indire un congresso e vincerlo." Speriamo che la propaganda politica, pur se zeppa di bugie, come quella dell’eliminazione del bicameralismo perfetto, venga attuata in altro modo e maniera, e che i cittadini si rendano consapevoli della trappola loro tesa, che toglierebbe in futuro ogni possibilità di cambiamento democratico. Siamo in politica, dove praticamente tutto è consentito,  – not in my name – ma esiste pur sempre un codice etico che non riguarda la politica, ma l’essere umano.
 




PD, LA DIREZIONE BOCCIA LA MINORANZA SUL NO AL REFERENDUM. SCONTRO RENZI-CUPERLO

Redazione

Il referendum è cruciale "non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana". Lo ha detto Matteo Renzi alla direzione del Pd, nel corso della quale ha affrontato vari temi – oltre l'appuntamento referendario – tra cui la Brexit, le banche, la flessibilità.

"C'è qualcuno tra voi – ha incalzato Renzi – che pensa sinceramente che, dopo che la legislatura è nata e ha fatto ciò che ha fatto, in caso di 'no' al referendum, il presidente del Consiglio, e io penso anche il Parlamento, non ne possa prendere atto?".

 

La Direzione del Pd ha bocciato l'ordine del giorno presentato dalla minoranza Dem che impegnava il partito ad "offrire piena cittadinanza anche a chi sostiene le ragioni del No" al referendum sulle riforme. I voti favorevoli al documento presentato da Roberto Speranza sono stati "otto".

Renzi ha poi assicurato che con lui le correnti nel partito non torneranno a guidarlo. "Si pone un tema di organizzazione del partito – ha sottolineato -. Alla nostra straordinaria militanza dobbiamo un modello organizzativo che non ricalchi gli errori del passato. Finché lo guido io, le correnti non torneranno a guidare il partito, lo dico innanzitutto ai renziani di stretta osservanza, della prima o seconda ora o a quelli last minute. Non c'è garanzia per nessuno in questo partito, a iniziare da me. Girate, ascoltate, fate i tavolini. O state in mezzo alla gente o voi e noi non abbiamo futuro".

"Una cosa deve essere certa – ha affermato ancora Renzi -; la stagione in cui qualcuno dall'alto della sua intelligenza si diverte ad abbattere il leader è finita; la strategia del Conte Ugolino non funziona. Se volete i caminetti prendetevi un altro segretario perché io voglio aprire le finestre e non chiuderle. Da Prodi a Veltroni ho sempre detestato gli attacchi al leader senza strategia alternativa".

"Avverto la responsabilità di questo passaggio molto importante per il nostro partito e per la nostra comunità – ha rilevato ancora -. Vorrei offrire un'occasione di dialogo molto sincera, profonda e franca. La direzione si svolge dopo le amministrative che non sono andate bene, ma anche dopo Brexit, dopo la più grande strage di civili italiani all'estero, dopo un G7 chiave per la comunità internazionale e dopo la mobilitazione, ognuno avrà le sue opinioni, sulle tasse, tutto mentre si raccolgono le firme sul referendum costituzionale", ha aggiunto il premier.

"Sono pronto ad ascoltare, ma anche a difendere la dignità di questa comunità, l'unica in cui si discute in modo franco e per questo viene rappresentata in modo macchiettistico. Litigano tutti i partiti e quelli che lo sono in modo meno tradizionale lo fanno ancora di più, ma al chiuso delle stanze. Il punto è che loro fingono di essere una falange e appaiono come tali, mentre noi – ha continuato Renzi – valorizziamo troppo spesso ciò che ci divide".

"C'è fuori un mondo che chiede al Pd se ha le idee chiare, quella che si apre è una stagione difficile e affascinante nella quale scommetto sul fatto che il Pd possa essere protagonista e non comparsa", ha detto Renzi.

Ecco, oltre al referendum, le altre questioni affrontate da Renzi:

'Flessibilità non è una concessione a noi ma dovere Ue' – "Noi lo diciamo da tempo che l'Ue così com'è non va". Lo afferma il premier Matteo Renzi intervenendo alla Direzione del Pd ricordando come questo suo atteggiamento abbia subito critiche anche nel Pd e in Parlamento, come quelle dell'ex premier Mario Monti sulla flessibilità. "All'inizio del 2016 molti giornali del cosiddetto establishment scrivevano che io, prendendo di punta l'Ue avrei terminato la mia esperienza politica. Ma la flessibilità non è una concessione all'Italia ma dovere di buon senso per l'Ue", aggiunge.

"Ciò che è accaduto su Brexit farà più male ai britannici che a noi, in fin dei conti. E' un clamoroso errore del Regno Unito, l'Ue può cogliere l'occasione del referendum britannico per scrivere una pagina nuova".

'G7 a Taormina 26-27 maggio 2017,valori al centro' – Nel G7 di Taormina, il 26 e 27 maggio 2017, dal teatro greco cercheremo di lanciare i valori della nostra cultura" come risposta anche agli estremismi, "insieme al nuovo presidente o – io spero – alla nuova presidente degli Usa, e ai Paesi del G7", ha detto Matteo Renzi

 "Noi i risparmi li salviamo nonostante le regole Ue fatte permettendo ai Paesi di mettersi in regola quando noi non l'abbiamo fatto": afferma il premier, soffermandosi sul tema delle banche e definendo "assolutamente ingiustificate e indecenti le polemiche fatte anche da alcuni di noi" sulla scia della "demagogia grillina". "Salvare i correntisti non significa fare gli interessi delle lobby dei poteri forti", aggiunge Renzi ribadendo di "aver fatto tutto ciò che serviva".

"E' suonato l'allarme, l'ultimo. Oggi tu sei visto come un avversario da una parte della destra, ed è bene così, ma anche da una parte della sinistra e questo è un dramma" per chi è sotto il simbolo del Pd. Senza una svolta, tu condurrai la sinistra italiana ad una sconfitta storica". Lo afferma Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, intervenendo alla direzione del Pd, definendo "miope" la relazione di Renzi e sottolineando: "Esci dal talent di un' Italia patinata e fatta di opportunità e scopri la modestia".




RENZI E LE SUE PROMESSE: "DAL 2017 VIA ANCHE L' IRES"

di Angelo Barraco
 
Milano – Renzi quest’anno ha detto tante cose agli italiani, tante promesse e tante speranze messe sul tavolo di chi fatica ad imbastirlo per arrivare a fine mese. Adesso il premier dichiara in un’intervista “Io voglio un Pd unito anche se c'e' ancora qualcuno che non ha elaborato il lutto della sconfitta al congresso”. Inoltre difende il dialogo con Denis Verdini e gli ex di Forza Italia “non e' il mostro di Lochness, e i suoi non fanno parte della maggioranza di governo. Votano le riforme non la fiducia”. Puntualizza inoltre che è giusto che ci sia spazio per le idee altrui, soprattutto sui temi costituzionali.
 
Aggiunge poi, “Dovremo invece trovare delle regole condivise sul voto di fiducia, ma sara' un tema che ci porremo in futuro, non adesso. Siamo quasi a meta' della mia segreteria: tra breve chiunque potra' metterla in discussione e vincere il congresso”. Roberto Speranza, esponente della sinistra Dem, scrive su Twitter “Barani, Verdini & C. e' meglio perderli che trovarli. Renzi ha detto che vuole unire il Pd. Bene. Allora la smetta di amoreggiare con loro”. Renzi parla anche di riforme puntualizzando “Da due mesi dico che i numeri ci sarebbero stati. Abbiamo assistito a un prolungato confronto, ma quando siamo entrati nel merito della discussione non ci sono stati problemi: per noi era importante mantenere il principio che non si toccava la doppia conforme ricominciando daccapo. Obbiettivo raggiunto” e difende a spata tratta l’ipotesi di abolire la tassa sulla prima casa. Secondo il premier la vera questione oggi “e' creare un clima di fiducia nel Paese. Solo questo puo portare i risparmiatori italiani, che sono sono molto oculati e prudenti e non a caso sono i risparmiatori piu' forti del mondo, a mettere di nuovo in circolo i soldi”. Sulla riduzione inoltre aggiunge che le nuove misure di riduzione ci sono ma non può indicarle in dettaglio al momento. Per la sanità? Nessun taglio “Nel 2013 sulla sanita' c'erano 106 miliardi. L'anno dopo sono diventati 109, poi 110, il prossimo anno 111. Stiamo aumentando i fondi non li stiamo tagliando” in merito a quanto è successo ieri in Senato il premier riferisce “ogni gesto volgare, in modo particolare verso le donne, va censurato senza se e senza ma”.
 
 
Ma cosa ha promesso Renzi agli italiani nell’ultimo anno? Pochi giorni fa ha scritto su Twitter una frase che dimostra come nel nostro paese le cose, sembra, stiano pian piano cambiando: “Istat. In un anno più 325mila posti di lavoro. Effetto #Jobsact #italiariparte #lavoltabuona” è davvero la volta buona? Anche i dati dimostrano un calo della disoccupazione, nel mese di agosto ha raggiunto l’11,9%. In un anno il tasso di disoccupazione diminuisce del 5,0% a cui ne corrispondono 162 mila soggetti in meno in cerca di occupazione. Nel mese di agosto ci sono 69 mila occupati in più rispetto al mese di luglio e 325 mila rispetto al mese precedente. Dopo questa notevole crescita, c’è un ulteriore aumento dello 0,3% e dell’1,5% e il tasso di occupazione raggiunge il 56,5%. Per quanto riguarda invece la disoccupazione giovanile, tasto dolente per il nostro paese, nel mese di agosto arriva al 40,7%, ovvero aumenta dello 0,3% rispetto al mese precedente ma sull’anno ha il -2,3 punti. Ma i cambiamenti prospettati da Renzi per l’Italia sono tanti, sarà un’Italia diversa? Migliore? Vedremo. 
 
In arrivo nuove notizie. Cosa cambierà ancora? Finite le vacanze estive Renzi alza la voce su un tema che duole le tasche degli italiani, Tasi e Imu. Il premier ha detto infatti che entro il 2016 Tasi e Imu verranno abolite e ci saranno dei tagli all’Ires nel 2017 fino al 24%. “Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino” sono state le sue parole e ha precisato inoltre che la tassazione in Italia è esagerata e abbassarle porta ad un’equità sociale e ciò non è fatto per guadagnare voti “Nel 2017 ci possiamo concentrare sull'Ires, cioè sulle tasse sulle imprese, portandola al 24% sotto la Spagna; e poi per il 2018 possiamo intervenire sull'Irpef”. Parla poi del Pil e della sua crescita, seppur dello 0,5, e tende a puntualizzare che i numeri stanno cambiando e tale numero non basta. Ma questi tagli incidono anche su altri settori? Il direttore esecutivo del Fmi Carlo Cottarelli ha parlato al medesimo Meeting e ha precisato che Il sistema sanitario nazionale funziona, ma “ci sono risparmi da fare soprattutto perchè l'efficienza è molto diversa tra le varie regioni ed anche all'interno di ciascuna di esse –ha precisato inoltre- Una cifra possibile di risparmi senza stravolgere il sistema è tra i tre ed i cinquemiliardi di ulteriori risparmi rispetto a quanto è stato fatto. Ci sono margini importanti. L'importate è procedere con un intervento mirato”. Cosa dobbiamo aspettarci quindi? Tasche degli italiani più leggere ma, la sanità?
 
 
Ma non si ferma, parla di pensioni e tasse sulla casa. Sulla questione delle pensioni riferisce che ha chiesto a Padoan e Poletti di individuare un meccanismo per consentire più flessibilità in uscita e aggiunge “Spero che riusciremo a trovare un primo rimedio gia' con la Stabilita. Non posso rispondere ovviamente delle scelte del passato, alcune delle quali peraltro hanno provocato piu' costi che risparmi”. Poi ha parlato di un argomento caro, anzi carissimo agli italiani, la tassa sulla prima casa: “La tassa sulla prima casa viene abolita per tutti per sempre” dice Renzi, aggiungendo inoltre “Sarebbe un gigantesco autogol passare i prossimi sei mesi a decidere chi paga e chi no, senza avere un criterio uniforme, sono certo che questa mossa avra' un effetto psicologico sul mercato immobiliare e sull'edilizia”. Vuole precisare inoltre che il Pd è più vivo che mai e ciò è dimostrato dai risultati elettorali  e gli oltre cinque milioni raccolti dal Pd con il due per mille. Aggiunge inoltre “Quanto ai sondaggi noi alle politiche supereremo il 40%, ne sono certo – aggiunge – ma se anche oggi fossimo al 34% saremmo piu' o meno il doppio della percentuale in cui erano i Ds durante la segreteria e il Governo D'Alema. Il doppio. E le nostre regionali, per intenderci, le abbiamo vinte noi, non e' un caso se governiamo 17 Regioni su venti”. Ma gli argomenti trattati da Renzi sono tanti: si parla anche dell’assemblea dei sindacati che ha bloccato l’accesso ai Fori e al Colosseo  e precisa che è stato approvato un decreto legge che inserisce i musei nei servizi pubblici essenziali. “Certo, ci sono alcuni sindacalisti che pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la bellezza dell'Italia. Non hanno capito che la musica e' cambiata. Non gliela daremo vinta, mai. E il decreto legge lo dimostra in modo inequivocabile”.



RIFORME: SALE LA TENSIONE TRA GRASSO E IL PD

Redazione

La tensione tra il presidente del senato e il partito che governa il Paese si fa sempre più alta. Il contrasto è ormai palese. Il 13 ottobre e' "la data del voto finale" sulle riforme. Lo ha annunciato il presidente Pietro Grasso nell'Aula di Palazzo Madama, illustrando le decisioni prese a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo. L'Aula iniziera' a votare gli emendamenti da mercoledi' della prossima settimana, 30 settembre. L'illustrazione degli emendamenti e' fissata per martedi' 29 e andra' avanti fino a notte, si apprende ancora. Sel e Lega, intanto, annunciano il ritiro di parte degli emendamenti, ma e' nella Capigruppo di Palazzo Madama che sale la tensione tra il presidente Grasso e il Pd. E' una proposta che non si puo' accettare io 'non passo e non saro' per il boia della Costituzione', avrebbe detto il Presidente del Senato in conferenza dei capigruppo.
Il riferimento sarebbe alla 'ghigliottina' che sarebbe scattata sul ddl Boschi se il voto finale fosse stato fissato per l'8 ottobre, come chiesto dal Pd mentre una settimana di tempo in piu' consente, sarebbe questo il senso, di votare gli emendamenti e gli tabella del ddl Boschi.
Il clima in capigruppo, viene riferito da piu' di un partecipante, e' stato teso, con un irrigidimento del Pd nei confronti del presidente Grasso. Tema del contendere, viene ancora spiegato, i tempi: il Pd aveva infatti chiesto che fosse fissata la data dell'8 ottobre come termine ultimo per il voto finale – o al massimo il 9 ottobre – ma su richiesta delle opposizioni, di consentire un vero dibattito dopo che – e' l'accusa – e' stato negato in commissione, Grasso ha tentato una mediazione, indicando la data del 13 ottobre.
Una data che non soddisfa il Pd, in quanto troppo a ridosso dell'avvio della sessione di bilancio – il 15 ottobre – e che non consente di calendarizzare prima della 'tagliola' del 15 le unioni civili, oggetto poi di un altro duro scontro in Aula tra M5S e Sel e il Pd.
Ma, viene fatto notare dal partito di maggioranza, la decisione assunta da Grasso ha un rilievo negativo anche per una questione di principio: crea, e' il ragionamento, un precedente che rischia di divenire 'pericoloso', in quanto se il presidente in capigruppo non prende neanche in considerazione le richieste del primo partito di maggioranza, allora vuol dire che ognuno nelle opposizioni – e viene citato il caso di Calderoli e della mole di emendamenti presentati – si sentira' legittimato a minacciare ostruzionismo per vedersi accolte le proprie richieste.
La decisione assunta da Grasso, pero', viene salutata con favore dalle opposizioni: sia Sel, che Conservatori e riformisti e M5S, infatti, plaudono la data individuata da Grasso, e sottolineano lo "sforzo di mediazione" messo in atto dal presidente. Subito dopo la capigruppo, uno dei partecipanti alla riunione, osserva: "Grasso ha tirato fuori il coraggio". Stamane il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha spiegato: "fino all'ultimo non lasceremo nulla di intentato, ma non possiamo accettare veti da nessuno perche' questa e' la volta decisiva e sappiamo che la credibilita' internazionale passa" anche per le riforme", ha detto il ministro Maria Elena Boschi nell'Aula del Senato. Questa e' "una riforma ambiziosa" che "ha proposto il Governo" ma che "oggi e' pienamente la riforma del Parlamento". "Siamo ad un passo dal traguardo e allora mi rivolgo a tutte le forze politiche presenti. Dovremo utilizzare i prossimi giorni per trovare un consenso ampio" trovando gli "elementi che ci uniscono", ha aggiunto il ministro rivolgendosi anche a quanti non hanno ancora deciso di votare a favore. "A voi senatori e senatrici la scelta nei prossimi giorni se fare restare il Paese ancorato al passato o accompagnarlo verso il futuro", ha detto Bosch. "Abbiamo sempre riconosciuto il valore sacro del Parlamento", "noi crediamo nel valore del confronto politico" non nella creazione di un "algoritmo".




BUFERA IN SENATO: STRAPPO NEL PD, LA SENATRICE LO MORO LASCIA IL TAVOLO DELLE RIFORME

A.P.

Bufera nel Pd dove i Dem continuano ad avere i mal di pancia e non digeriscono la linea renziana. La senatrice della minoranza Pd , Doris Lo Moro, ha lasciato il tavolo del partito sulle riforme. Si e' su un 'binario morto', ha osservato. "Non si discute ne' di articolo 2 ne' di competenze, funzioni e garanzie del nuovo Senato".

"No, non e' saltato nessun tavolo", dice invece Maria Elena Boschi ai giornalisti dopo la protesta della senatrice della minoranza Dem.
"Mi dispiace per quello che dice la senatrice Lo Moro perche' abbiamo lavorato seriamente per raggiungere un accordo" su diversi punti, puntualizza il ministro per le Riforme.

"Il lavoro e' andato avanti bene e proseguira'", sottolinea Boschi. "Sono molto fiduciosa – aggiunge – che si possa trovare un punto di intesa e di accordo". Il ministro asicura: "non siamo preoccupati per i numeri ma abbiamo il dovere di trovare un accordo ampio in Parlamento". Il lavoro proseguira' con la consapevolezza "che i tempi stringono e che tutti condividono l'impegno della maggioranza" a varare la riforma costituzionale prima della sessione di bilancio.

Sulla vicenda e' intervenuto anche l'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Ritengo che le basi per un impegno comune del gruppo Pd e della maggioranza siano state indicate dalla presidente Finocchiaro nel suo discorso di replica" sulle riforme costituzionali. "Dal di fuori non vedo possibilita' di intesa – osserva Napolitano – soprattutto se si vuol riaprire la scelta di un Senato che rappresenti le istituzioni territoriali", questo e' "uno dei pilastri" della riforma.