Nepi, la sagra del pecorino romano sposa il salame cotto

NEPI (VT) – Torna la Sagra del Pecorino e del Salame Cotto e a Nepi. La tradizionale Sagra del Pecorino Romano di Nepi vedrà affiancare il delizioso formaggio sullo scranno più alto della manifestazione, con un’altra specialità come il Salame Cotto De.Co., che da poche settimane ha ottenuto la Denominazione Comunale di origine. E così il tanto atteso appuntamento della primavera nepesina si trasformerà nella “Sagra del Pecorino e del Salame Cotto”, in programma sabato 12 e domenica 13 maggio nella splendida cittadina in provincia di Viterbo.

Ad affiancare queste due delizie saranno tanti altri prodotti tipici della Tuscia e del Bio Distretto

Senza dimenticare le ricette tradizionali proposte a pranzo e a cena presso lo stand della Proloco: la vignarola laziale (un piatto contadino a base di fave, carciofi e lattuga), la cipolla bianca al forno e le salsicce e le carni di maiale alla griglia fornite dai norcini locali. Un vero e proprio trionfo di sapori e profumi unici, che per un weekend trasformerà la “città dell’acqua” nella capitale del gusto di un intero territorio.

Il Pecorino Romano Dop – che ancora oggi prende vita nelle stesse località dove è nato, le campagne del Lazio – è una prelibatezza ormai rara, perché la gran parte della produzione è destinata ai mercati stranieri; dal sapore dolce e aromatico oppure piccante e deciso a seconda della stagionatura, può essere grattugiato o servito direttamente in tavola a nobilitare moltissime ricette. Ad affiancarlo per l’edizione 2018 della Sagra sarà il salame cotto, una rarità gustosa e ricercata inventata agli inizi del 900’ da un norcino locale: un prodotto unico nel suo genere, che proprio in primavera sprigiona le sue migliori caratteristiche.

I due “principi” della festa verranno proposti insieme alle fave e alla scapicollata, una particolare pancetta stagionata e insaporita con aromi naturali, alla pizza con cipolla nepesina, piatta e non tonda (Nepi è conosciuta anche come “la città dei cipollari”) e a una ricca selezione delle specialità come il miele, le confetture, il vino e l’olio.

Come di consueto l’evento metterà in vetrina tutte le eccellenze della Tuscia Viterbese: non solo la gastronomia ma anche l’artigianato, il folclore e la musica.

E’ il caso, sabato 12 maggio, del Convegno “Prodotti Tipici: Reti e Istituzioni per lo Sviluppo Turistico”, del Mercatino dell’Antiquariato e del Rigattiere e della Mostra Statica “Palio di Borgia” a cura dell’Ente Palio; e ancora della mostra micologica, degli intrattenimenti per i più piccoli, dello spettacolo musicale “Stornellatori Romani” e del concorso con dolci a base di ricotta romana e degustazione a offerta (il cui ricavato sarà devoluto alla Croce Rossa di Nepi per l’acquisto di una nuova ambulanza) in programma anche il giorno successivo. Domenica 13 maggio la manifestazione proporrà l’aperitivo didattico con spiegazione e degustazione dei prodotti tipici delle aziende locali, le attività naturalistiche per i bambini, lo spettacolo musicale itinerante del gruppo “Lestofunky” e il mini tour guidato nel centro storico di Nepi.

La “Sagra del Pecorino e del Salame Cotto”, infatti, rappresenterà una buona occasione per conoscere una delle cittadine più affascinanti del Lazio, circondata dalle caratteristiche forre, affascinanti gole di millenaria erosione che ne delineano il paesaggio. Immersa in una natura incontaminata, Nepi custodisce gelosamente dei veri e propri gioielli come l’imponente Forte dei Borgia, il sontuoso Duomo con l’interno a 5 navate, l’acquedotto settecentesco e la piazza comunale con l’omonimo palazzo progettato da Antonio da Sangallo il Giovane ed abbellita da una fontana del Bernini; senza dimenticare il Museo Civico, la Chiesa di San Tolomeo e le Catacombe di Santa Savinilla, uno dei complessi funerari sotterranei più importanti dell’Italia Centrale.




PECORINO: RADDOPPIA IL PREZZO!

Redazione

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Volano ai massimi i prezzi del pecorino spinti dall’aumento del valore delle esportazioni del 10 per cento, la migliore performance tra tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, in netta controtendenza alla crisi generale dell’economia. E’ quanto emerge da una analisi della .Coldiretti dalla quale si evidenzia   che le quotazioni all’ingrosso del Pecorino romano stanno per sfondare i 9 euro al chilo, un valore addirittura superiore per la prima volta nella storia a quelle del Parmigiano Reggiano, il piu' apprezzato e imitato formaggio di latte vaccino del mondo.

Una tendenza destinata a consolidarsi – sottolinea la Coldiretti – anche nel 2015  per effetto del tasso di cambio euro/dollaro che favorisce le esportazioni negli Usa dove è diretta quasi un terzo della produzione nazionale di pecorino romano dop e l’aumento del valore dell’export è stato addirittura del 22 per cento. Una domanda che ha favorito – spiega la Coldiretti – una progressiva escalation del prezzo che è praticamente raddoppiato negli ultimi tre anni, a partire dal 2011 quando era fissato a 4.8 euro al chilo.

Un cambiamento significativo per l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – ci sono 6,2 milioni di pecore allevati e circa 700mila capre, che pascolano soprattutto in Sardegna dove si allevano 3,2 milioni di pecore, in Sicilia (770mila), nel Lazio (630.000)  e Toscana (420.000) anche se allevamenti sono presenti lungo tutta la penisola. La produzione di latte ovino in Italia e di 400mila tonnellate (28mila quello caprino) mentre quella di formaggi di pecora è di 67mila tonnellate all’anno.

Solo per il Pecorino Romano Dop – precisa la Coldiretti – la produzione è stata di 24.700 tonnellate nel 2013 durante il quale oltre un terzo della produzione per un totale di 10mila tonnellate è stata esportata negli Usa e 5200 tonnellate nell’Unione Europea. Secondo le analisi condotte dalla Coldiretti se il prezzo del latte seguisse il trend del Pecorino dovrebbe essere pagato ai pastori a non meno di 1,15 euro al litro nel 2015, che consentirebbero  almeno di coprire i costi di produzione in continuo aumento.

Il clima piu' positivo è confermato anche dal fatto che in Italia si stima che – conclude la Coldiretti – siano circa tremila i giovani che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge in una  scelta di vita dove a preoccupare piu' della crisi sono gli attacchi degli animali selvatici, ai cinghiali ai lupi, che si sono moltiplicati nelle campagne. Si tratta in gran parte di giovani che intendono dare continuità all’attività dei genitori ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare una occupazione  alternativa a contatto con gli animali e la natura.