Milano, pedopornografia e adescamento di minori: in manette due persone

Dopo un anno di indagini ad oggi sono state identificate dieci vittime tra le province di Monza Brianza, Milano e Treviso

Grazie a una complessa e articolata attività di polizia giudiziaria durata quasi un anno e conclusasi a fine settembre con l’applicazione della custodia cautelare in carcere per due giovani uomini, uno italiano e uno di origini ecuadoregne – rispettivamente residenti in provincia di Cremona e Monza Brianza – gli investigatori della Polizia Postale di Milano (Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica) e della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di San Donato Milanese sono riusciti a disarticolare un vero e proprio sistema criminale finalizzato all’adescamento di minori, volto sia alla produzione di materiale pedopornografico sia a costringere (o convincere) i minori ad atti sessuali con i due adulti.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, è partita dalla denuncia sporta presso la Stazione Carabinieri di Peschiera Borromeo da una coppia di genitori preoccupati per gli improvvisi cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti del proprio figlio, adolescente. I militari, intuendo che il ragazzo poteva essere vittima di un adescamento su internet, ne davano subito notizia all’Autorità Giudiziaria di Milano.

Nonostante gli accorgimenti tecnici adottati dagli adescatori per occultarsi nel web, le indagini, condotte in sinergia tra il C.O.S.C. della Polizia Postale di Milano e i militari dell’Arma con l’ausilio delle migliori risorse e capacità investigative di entrambe le strutture, hanno permesso dapprima di trarre in arresto il ventisettenne dell’Equador R.L.L.F., rider e animatore presso un oratorio monzese (persona già gravata da pregiudizi di polizia per reati della stessa natura) e, in un secondo momento, il trentanovenne B.M., incensurato, impiegato presso una ditta di autotrasporti milanese.

Entrambi i soggetti sono stati colti in possesso di un’ingente quantità di materiale pedopornografico, che in parte si scambiavano e cedevano a terzi.

I successivi sviluppi investigativi hanno inoltre consentito di scoprire una vera e propria rete di abusi in danno di numerosi minorenni di età compresa tra gli otto e i diciassette anni. In svariati episodi gli arrestati avevano adescato i minorenni facendogli credere di parlare con una loro coetanea, o con un loro coetaneo quando intuivano che dall’altra parte vi era un minore con tendenze omosessuali, così inducendoli ad inviare materiale pornografico autoprodotto.

Tale era il livello di perfezionamento delle tecniche adottate che gli arrestati sono riusciti anche ad incontrare nel mondo reale tre delle giovani vittime, con le quali, approfittando della loro ingenuità, riuscendo a guadagnare la loro fiducia, hanno consumato rapporti sessuali. Le indagini, appena conclusesi, hanno permesso di identificare dieci vittime tra le province di Monza Brianza, Milano e Treviso.




Italia, pedopornografia: smantellate organizzazioni criminali nell’operazione “Luna Park”

Oltre 300 uomini della Polizia Postale dalle prime ore dell´alba stanno eseguendo perquisizioni e arresti in flagranza in 53 province e 18 regioni italiane. Si tratta della più imponente operazione di Polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online.
Dopo due anni di indagini condotte “sotto copertura” sulla rete Internet, la Polizia Postale di Milano e del C.N.C.P.O. – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai Procuratori Aggiunti Fusco e Mannella insieme ai Sostituti Barilli e Tarzia della Procura Distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni WhatsApp e Telegram, partecipavano a “canali” e “gruppi” finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori; gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati.
Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della Polizia Postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l´anonimato – e, quindi, la “sicurezza” – del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l´espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall´anonimato della rete.
Sono 81 gli italiani identificati dalla Polizia Postale milanese, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di anni 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l´attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.
Quella della transnazionalità è una caratteristica che accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono, infatti, ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell´indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo.
L´attività svolta ha evidenziato come il fenomeno criminale in argomento sia assolutamente trasversale, dal momento che tra gli indagati figurano persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee, quali affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano e diversi disoccupati, con età anagrafiche che oscillano tra i 18 e i 71 anni.
Con riferimento, infine, al fattore geografico, si segnala che le regioni maggiormente interessate risultano essere la Lombardia e la Campania. In tali territori, infatti, risiede il 35 % degli indagati.
Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura Distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati altresì rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sottoposti a sequestro.

Quella di oggi è l´ennesima attività portata a termine dalla Polizia Postale che, va ricordato, effettua il monitoraggio H24 dell´intera rete Internet a salvaguardia dei minori e di tutte le fasce deboli.

La prevenzione e il contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori sulla rete vedono in prima linea la Polizia Postale. Per questo motivo è di fondamentale importanza per tutti gli utenti segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web, rivolgendosi al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sia mediante il Commissariato di P.S. Online (www.commissariatodips.it), dove sono proposte linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete, sia attraverso le diverse Sezioni e Compartimenti di Polizia Postale presenti su tutto il territorio nazionale.




Bari, 37enne adescava minori su Facebook: l’indagine è partita dalla segnalazione di una madre di Pescara

BARI – Un 37enne residente in provincia di Bari è stato arrestato su disposizione del Tribunale de L’Aquila per adescamento di minorenni, detenzione di materiale pedopornografico e pornografia minorile. L’indagine della Polizia Postale è partita dalla segnalazione di una madre di Pescara preoccupata da alcuni messaggi ricevuti su Messenger dal figlio da parte di un interlocutore anonimo “che manifestava apprezzamenti ambigui” spiegano gli inquirenti.

Il profilo Facebook dell’ignoto interlocutore appariva essere di un adulto che aveva come “amici” vari ragazzini alle cui foto esprimeva “espliciti” commenti. Dopo aver identificato il 37enne, gli investigatori hanno eseguito una perquisizione domiciliare e sequestrato materiale informatico la cui analisi ha confermato i sospetti. Sono state documentate più di 2.600 chat con ragazze minorenni residenti in diverse province italiane. La ricerca della vittima era assolutamente casuale, spiega la Polizia Postale.




Torino, pedopornografia e violenza sessuale: manette per tecnici di calcio giovanile

 

TORINO – Chiedeva sesso in cambio di un ruolo da titolare in squadra. Ruota intorno al mondo del calcio giovanile l'operazione della polizia postale di Torino che ha arrestato un allenatore 20enne, ora ai domiciliari. In carcere è invece finito un allenatore 50enne che sfruttava il collega più giovane per collezionare materiale pedopornografico. Obbligo di firma per un arbitro, che con la scusa di massaggi tonificanti tentava approcci sessuali. Pedopornografia e violenza sessuale le accuse a vario titolo nei loro confronti.
L'indagine, coordinata dalla Procura di Torino e durata quasi un anno. A far scattare gli accertamenti è stata la denuncia per violenza sessuale dei genitori di un sedicenne con la passione del pallone.
Una quindicina le vittime che hanno confermato i sospetti della polizia. L'inchiesta è ancora in corso.




ROMA, PEDOPORNOGRAFIA INTERNAZIONALE: ARRESTATE 17 PERSONE


di Angelo Barraco

Roma – Sono state arrestate 17 persone e sono scattate le denunce per altre 92 persone, per tutto il territorio nazionale, con l’accusa di pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico. L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato. L’indagine è di portata internazionale ed è partita nel 2013, con la collaborazione tra il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, coordinata dal Servizio Polizia Postale e dal Pool “reati sessuali” della Procura di Roma, in collaborazione con la Polizia Tedesca. E’ stata un’indagine delicata che ha portato alla scoperta di migliaia di file condivisi tra utenti sia italiani che stranieri attraverso siti di condivisione. Nel corso delle operazioni effettuate dalla Polizia sono state effettuate numerose perquisizioni e da queste perquisizioni sono scaturiti numerosi sequestri di computer, di tablet, hard disk, smartphone. Sono stati trovati video e sono state trovate immagini di bambini in tenera età che subivano abusi. Coloro che hanno compiuto tutto ciò sono persone che hanno un’età che va dai 25 ai 75 e la loro professione sociale è varia, talvolta persino insospettabile, vi è persino un maestro di scuola elementare. I soggetti sono finiti in carcere.



PEDOPORNOGRAFIA: INDAGINI IN VATICANO

Redazione

Ancora i religiosi al centro di casi di pedopornografia. Un vero e proprio scandalo che esce fuori durante le relazioni lette in apertura dell'anno Giudiziario. La Gendarmeria Vaticana ha compiuto "attivita' di analisi forense ed info-investigativa soprattutto di carattere informatico, per due delicati casi, di differente gravita', di detenzione di materiale pedopornografico". Lo ha reso noto il promotore di giustizia dello Stato Citta' del Vaticano, professor Gian Piero Milano. Si puo' desumere dunque che ad essere accusati di detenzione di materiale pedo-pornografico siano due cittadini vaticani, uno dei quali potrebbe essere l'arcivescovo polacco Jozef Wesolowski. Dell'ex nunzio apostolico a Santo Domingo, il professor Milano parla parla esplicitamente in un altro passaggio della sua relazione, riferendo "l'iniziativa assunta dall'Ufficio del Promotore di Giustizia nel mese di settembre dello scorso anno, in materia di delitti in danno di minori, che sarebbero stati perpetrati all'estero, da un pubblico ufficiale 11 della Santa Sede, investito di funzioni diplomatiche e rivestito della dignita' arcivescovile". Una "delicata, inedita fattispecie", che coinvolge – afferma il pg vaticano – una molteplicita' di profili soggettivi ed istituzionali, "sulla quale sono in corso atti istruttori, in particolare complessi accertamenti informatici che richiedono di procedere con la massima cautela, e nella conveniente riservatezza". "L'opera degli inquirenti – sottolinea il professor Milano – si svolge in piena autonomia e al riparo da qualsiasi interferenza, ed e' tesa al piu' rigoroso accertamento dei fatti nella loro effettiva consistenza, e delle risultanze probatorie". In questo senso, "e' anche operante una interlocuzione con omologhi organi inquirenti del Paese in cui sarebbero stati compiuti i fatti reato, nell'ipotesi di attivare sollecitamente strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale, volti ad acquisire, al di la' di ogni ragionevole dubbio, elementi di colpevolezza". "Un ulteriore profilo di complessita' – osserva ancora il pg – deriva dal rapporto tra la delega attribuita in materia penale ai Tribunali vaticani con il Motu proprio di Papa Francesco di cui si e' detto, e la giurisdizione spettante ad altri organi canonici (segnatamente la Congregazione per la Dottrina della Fede) quale individuata dalla normativa canonica in materia di 'delicta graviora' commessi da soggetti rivestiti dello status sacerdotale: delitti di cui e' incolpato, anche in sede penale canonica, il prelato". Ma "il dubbio se l'esistenza di una concorrente giurisdizione di organi statuali vaticani e di organi canonici su una medesima fattispecie 12 penale, potesse costituire violazione del principio generale che non si puo' essere processati due volt eper lo stesso reato, e' stato risolto" perche' "altro sono le sanzioni previste dalle leggi penali vaticane; altro le sanzioni canoniche attribuite iure nativo alla competenza della Congregazione per la dottrina della fede nei confronti dei chierici. Nelle prime si realizza la giurisdizione dello Stato; per le seconde opera la giurisdizione sullo status". Dunque in casi come questi, conclude milano, "purtroppo statisticamente in crescita", non puo' certo parlarsi di assoggettamento ad un duplice giudizio per la medesima fattispecie di reato".L'imputato Wesolowski ha presentato ricorso avverso la condanna alla riduzione allo stato laicale, ora "sono in corso attivita' istruttorie presso l'Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato". Si auspica la perseveranza nella ricerca della certezza di giustizia. I bambini non si toccano.




FERRARA, PEDOPORNOGRAFIA: ARRESTATO PERCHE' AVEVA FOTO E VIDEO DI MINORENNI SUL COMPUTER

Redazione

Ferrara – Arrestato di A.C., 36enne della provincia di Arezzo, colto nella flagranza di reato di cui all'Art. 600 quater c.p. (Detenzione di materiale pornografico con l'utilizzo di minori degli anni 18). ed indagato in stato di libertà per il reato di cui all'art. 600 Ter (Pornografia Minorile)

L'indagine che ha portato all'arresto del soggetto, ha avuto origine da una segnalazione effettuata da personale dei Servizi Sociali Territoriale, relativamente ad una minore, infraquattordicenne, che aveva loro confidato di aver avuto rapporti telefonici con un ragazzo della zona di Firenze, amico della madre che aveva conosciuto tramite chat per incontri. Questi, nonostante avesse saputo della sua giovane età, le aveva fatto esplicite richieste a sfondo sessuale, compresa la richiesta d'invio di fotografie che la ritraevano nuda. E' possibile che ad aderire a tale richiesta sia stata la madre che avrebbe provveduto ad inviarle all'uomo. Se ciò sia realmente acceduto sarà oggetto di ulteriore approfondimento investigativo.

Quest'Ufficio ha quindi avviato un'attività di indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale di Bologna tesa a verificare la genuinità delle dichiarazioni della minore.

Tale attività è stata effettuata, come legge vuole, anche mediante l'ausilio di psicologi infantili ed altri specialisti del settore, che già seguivano la minore che in passato aveva subito abusi sessuali da parte del padre.

Nell'occasione la ragazza, sentita, ha confermato alla polizia le "confidenze" esternate inizialmente all'Assistenze Sociale di riferimento.

L'ulteriore attività d'indagine esperita da Questo Ufficio, ha portato ad ottenere importati riscontri alle dichiarazioni della minore, all'acquisizione delle fonti di prova, nonché all'identificazione del soggetto dalla stessa indicato, un insospettabile uomo di 36 anni, incensurato, residente nella provincia di Arezzo.

A seguito di tali riscontri la Procura bolognese ha emesso decreto di perquisizione presso l'abitazione dell'uomo tesa ad ottenere riscontri su quanto dichiarato dalla minore. Le operazioni sono state eseguite lo scorso 3 settembre in collaborazione con la Squadra Mobile di Arezzo e della Polizia Postale di Arezzo e di Ferrara. L'attività ha permesso di rinvenire in casa sua più di 100 video a contenuto pedopornografico, nonché immagini dello stesso tenore, quantità talmente rilevante da determinarne l'arresto in flagranza di reato.




PEDOPORNOGRAFIA: TERMINATA LA MAXI OPERAZIONE "STOP FAKE"

Redazione

Con l'operazione "Stop Fake" della Polizia postale e delle comunicazioni di Venezia è terminata la caccia a decine di pedofili, sparsi in vari paesi del mondo, iniziata nel 2013.

Gli specialisti della postale, con il coordinamento del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia On-line (Cncpo) di Roma, hanno chiuso il cerchio su una rete di pedofili, sequestrando un numero notevole di materiale riconducibile ad abusi su minori. In Italia sono state eseguite 26 perquisizioni, con la collaborazione di dieci compartimenti della Polizia postale e delle comunicazioni (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana ) che hanno visto centinaia e centinaia di Gigabyte passati al setaccio dagli investigatori informatici.

Tutto ciò è sfociato nel sequestro di migliaia di immagini e video di natura pedopornografica, oltre ad una richiesta di arresto. Sono stati inoltre individuati 26 pedofili tra Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio,Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna e Repubblica Ceca, che sono stati segnalati alle autorità giudiziarie dei lori paesi.

Le indagini sono iniziate dopo una perquisizione relativa ad un'altra operazione di contrasto alla pedopornografia, condotta nel 2013. Nel corso dell'analisi delle caselle di posta elettronica di un pedofilo, sono emersi decine di contatti con utenti della rete recanti nickname riconducibili a bambini e bambine.

L'uomo frequentava diversi social network (quali Facebook, Netlog, MSN Spaces, Badoo ed altri), dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini. E nel corso della ricerca si era imbattuto in decine e decine di "fake" (ovvero di utenti del web che si nascondono dietro ad una falsa identità digitale) che si fingevano loro stessi dei bambini. Nasceva così un'amicizia, sulla base della quale questi pedofili, sotto mentite spoglie, si scambiavano materiale pedopornografico. C'è stato anche un momento in cui due pedofili hanno gettando via la maschera e hanno continuato il loro scambio di materiale illecito.

Inoltre, dall'analisi del materiale sequestrato, si prevedono ulteriori sviluppi investigativi sul vasto fenomeno della pedopornografia digitale.




PEDOPORNOGRAFIA ONLINE: LA SVOLTA

Redazione

Sfruttano la Rete in tutta le sue potenzialità per adescare e sfruttare le giovani vittime, per poi scambiare, sempre in Rete, immagini e video delle loro azioni delittuose e immonde. Anche se non è semplice scovare i pedofili, il C.N.C.P.O. (Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia online ) dedica tutte le sue risorse per combattere il fenomeno.

Oggi in occasione della giornata nazionale contro la pedofilia e la violenza sui bambini, la polizia vuole testimoniare il suo impegno nel contrasto al fenomeno dell'abuso sui minori con i 55 arresti, i 344 denunciati e la chiusura di più 1600 siti solo nel 2013.

L'ultimo arresto è del 17 aprile con la scoperta di un pedofilo diciannovenne di Viareggio (Lucca) che attraverso facebook oppure alla "vecchia maniera", abbordandoli all'uscita delle scuole adescava minori. Nel suo computer e nel suo cellulare gli agenti della polizia postale hanno trovato numerose cartelline, ognuna riferita a un diverso ragazzino, con foto e video. Le immagini che riceveva le usava come ricatto per evitare che lo denunciassero e ricorreva alla violenza per costringere i ragazzini a subire le sue avances.

E all'utilizzo, da parte dei pedofili, delle nuove tecnologie per l'occultamento e la diffusione di immagini di abuso sessuale sui minori e per adescare soprattutto le giovani generazioni, sempre più diffusamente presenti nei social network, la polizia risponde con una sempre crescente professionalità e coordinamento con altre polizie o organizzazioni sensibili al problema.

Il C.N.C.P.O., istituito nel 2006, oltre a coordinare le indagini sull'abuso dei minori ha avviato, anche nell'ambito di progetti europei, procedure di dialogo con organizzazioni non governative e del mondo dell'industria, per perseguire strategie comuni di contrasto ai fenomeni di rischio della Rete, sfruttando avanzati settori di ricerca e di produzione di nuove tecnologie utili alle investigazioni.

Infatti, le sinergie sviluppate dal servizio Polizia postale e delle comunicazioni con aziende di rilievo del settore tecnologico hanno, ad esempio, consentito di affinare efficaci procedure che facilitano l'individuazione delle vittime da sottrarre al mercato criminale.

Altri progetti, avviati con il mondo scientifico e le università, hanno permesso di associare con scientifici margini di certezza le immagini digitali agli apparati di fotovideoripresa che le hanno prodotte.

Con l'apporto del mondo scientifico, le operazioni di polizia stanno dando maggiori frutti, sia nell' individuazione dei soggetti che producono il materiale pedopornografico, sia nell'identificazione delle vittime del fenomeno.

Mentre attraverso l'Unità Analisi dei Crimini Informatici (UACI), gli investigatori possono contare su un'equipe di psicologi della Polizia di Stato che, oltre a supportare le attività di indagine, fornisce l'analisi criminologica dei soggetti autori di reato che frequentano il web.

Sul fronte della prevenzione, invece, sta riscuotendo un grande consenso l'iniziativa itinerante di "Una vita di social" con il giro delle piazze italiane a bordo del truck e la pagine Facebook e Twitter per promuovere un percorso educativo dei ragazzi, ma anche dei genitori e degli insegnanti.




PEDOPORNOGRAFIA PROCURA CATANIA: 25 INDAGATI E TRE ARRESTI PER L'OPERAZIONE "NIGHTBOOK"

Redazione

Al termine delle perquisizioni disposte dalla Procura di Catania nell'ambito dell'operazione "Nightbook", gli agenti della polizia postale e delle comunicazioni etnea hanno arrestato 3 persone con l'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico su Internet.

In totale sono 25 le persone indagate che sono state sottoposte a perquisizione domiciliare in diverse città d'Italia. I controlli hanno portato al sequestro di 20 notebook, 65 hard disk, 2 tablet, 8 smartphone, circa 100 pen drive e decine tra cd e dvd.

A finire in carcere sono stati un pensionato di 64 anni preso a Messina, un impiegato 41enne arrestato a Prato e un operaio di 44 anni fermato a Napoli.

Nei loro computer gli uomini della Postale catanese hanno trovato oltre 20mila file, tra video e foto pedopornografiche, che i tre pedofili acquisivano e diffondevano in Rete tramite il programma di peer-to-peer E-mule.

I video sequestrati contengono scene di pornografia minorile, con abusi sessuali nei confronti di bambini anche in età infantile, spesso con torture alle piccole vittime.

Le altre perquisizioni sono state effettuate a Teramo, Roma, Bologna, Cagliari, Venezia, Modena, Grosseto, Pisa, Milano, Bergamo, Varese, Brescia, Genova, Torino e Trieste.

L'indagine svolta dal Compartimento polizia postale di Catania e coordinata dal Centro nazionale di contrasto della pedopornografia online (Cncpo) di Roma, ha puntato i fari principalmente sullo scambio di materiale illegale che avviene attraverso il popolare software di file sharing.




PEDOPORNOGRAFIA: DIECI ARRESTI PER L'OPERAZIONE "SLEEPING DOGS"

Redazione

Dieci arresti e numerose tracce informatiche che rivelavano scambio di materiale pedopornografico. Questo è il risultato dell'operazione "Sleeping dogs" condotta della Polizia postale a seguito di indagini trasnazionali coordinate dalla Procura di Roma con la collaborazione di polizie di altri Paesi.

Attraverso il lavoro di agenti sotto copertura, i poliziotti sono riusciti ad scoprire numerosi individui responsabili di divulgazione e produzione di materiale pedopornografico.

Gli arrestati sono tutti maschi di età compresa tra i 24 e i 63 anni, gran parte celibi, in due soli casi con precedenti penali specifici. Provengono da Nord e centro Nord Italia e di condizioni socio-economiche medie.

Dalle analisi del materiale informatico degli indagati, da filmati e foto, gli agenti sono riusciti a risalire a 3 minori di 5, 8 e 10 anni che sono stati vittime di abusi sessuali.

L'operazione prende il nome dalla passione del primo criminale agganciato in una chat: il video-gioco "The sleeping dogs". Questa passione è stata "sfruttata" da uno degli agenti sotto copertura che, cominciando a chiedere i trucchi del gioco per procedere nei vari livelli, è riuscito a creare un rapporto particolare con l'individuo.

Tutti gli indagati, navigando su reti sommerse del deep web, erano certi di rimanere anonimi ed invisibili.

Invece gli investigatori, attraverso metodologie che puntano a superare i sistemi di anonimizzazione, sono arrivati all'identificazione dei criminali e dei minori vittime degli abusi.

Le darknet sono le Reti nascoste nel deep web preferite dai criminali che, sicuri di navigare senza lasciare traccia, le usano per traffici illeciti di armi, esseri umani, denaro sporco, nonché per adescare i minori.

Le indagini sono ancora in corso.