PORDENONE, COPPIA UCCISA: TROVATI DEI CAPELLI ALL'INTERNO DELL'AUTO

 
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di Angelo Barraco
 
Pordenone – Procedono incessanti le indagini per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, avvenuto presso il parcheggio dello spiazzale antistante il palasport di Pordenone. Gli uomini del Reparto di Investigazioni Scientifiche dell’Arma, pochi giorni fa hanno effettuato un sopralluogo presso l’abitazione dove la coppia viveva da un anno e sono rimasti lì dentro per molto tempo per effettuare rilevamenti di natura scientifica. Durante gli esami effettuati all’interno dell’auto della coppia uccisa, i Carabinieri del Ris di Parma hanno trovato delle tracce biologiche diverse rispetto a quelle delle due vittime, si tratta di capelli che potrebbero appartenere al killer. Gli investigatori non sottovalutano il ritrovamento avvalorando la tesi che l’assassino, per sparare, sia stato costretto ad introdursi all’interno dell’auto della coppia. Ciò sarebbe confermato dalla circostanza del ritrovamento dei proiettili; soltanto uno è stato rinvenuto all’esterno dell’auto. Al vaglio degli inquirenti le trasferte della coppia in Svizzera, l’ipotesi è che i viaggi potessero essere legati al mondo degli anabolizzanti o ad interessi economici. Sul profilo facebook della donna è apparsa una minaccia scritta da un 20enne kosovaro che ha scritto: “Ti sta bene, così non vai più in discoteca”. Ricordiamo che vi sono tante piste al vaglio degli inquirenti: La pista passionale è sotto la lente d’ingrandimento, si sta analizzando anche il passato delle vittime, dove è emerso che Teresa faceva la cubista e/o ragazza immagine con lo pseudonimo di “Greta”. I due ragazzi erano frequentatori di locali notturni, da quanto emerso. Al setaccio vi sono le email e gli sms dei ragazzi per constatare la presenza o meno di qualcosa di anomalo. 
La pista mafiosa è stata però ipotizata perché lo zio di Teresa Costanza, Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito, vittima di lupara bianca. I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss.
 
21/03/2015 PORDENONE: ESEGUITA L'AUTOPSIA ALLA COPPIA UCCISA IN MACCHINA



PORDENONE, COPPIA UCCISA IN MACCHINA: SPUNTA UN TESTIMONE


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di Angelo Barraco

Pordenone – Nel misterioso duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, avvenuto martedì sera presso il parcheggio dello spiazzale antistante il palasport di Pordenone martedì scorso. Il caso è fittissimo e non si esclude nessuna pista; secondo il Gazzettino ci sarebbe un testimone che avrebbe visto un’autovettura fuggire a tutta velocità dal luogo in cui è avvenuto il terribile delitto. La persona alla guida aveva i capelli lunghi, ma il testimone non avrebbe saputo identificare il sesso della persona alla guida. 
 
Ma le piste potrebbero essere altre, come quella che riguarda il torbido mondo degli anabolizzanti. I Carabinieri stanno analizzando l’ambiente della palestra e che gravitava attorno a Ragone, ma non è emerso nulla che dimostri che il soggetto si sia messo in affari illeciti. Un aspetto che stanno vagliando però, è quello che il giovane possa aver visto o sentito qualcosa che  ha compromesso definitivamente la sua vita e quella della sua compagna. Tale ipotesi potrebbe risultare attendibile poiché la ragazza poco prima si era recata in quel luogo e aveva parcheggiato lì. Ciò dimostra che se l’assassino aveva come obiettivo la donna, avrebbe potuto agire nel momento in cui lei era più vulnerabile. 
 
La pista passionale è sotto la lente d’ingrandimento, si sta analizzando anche il passato delle vittime, dove è emerso che Teresa faceva la cubista e/o ragazza immagine con lo pseudonimo di “Greta”. I due ragazzi erano frequentatori di locali notturni, da quanto emerso. Al setaccio vi sono le email e gli sms dei ragazzi per constatare la presenza o meno di qualcosa di anomalo. 
 
La pista mafiosa è stata ipotizata perché lo zio di Teresa Costanza, Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito, vittima di lupara bianca. I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss.
 
Ricordiamo che  l’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistico che è Pietro Benedetti, che ha partecipato alle indagini per il misterioso delitto di Marta Russo. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre si accingeva al passaggio dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due ahimè, non gli hanno dato scampo alla vittima. L’autopsia ha escluso che la donna fosse incinta.



PORDENONE: ESEGUITA L'AUTOPSIA ALLA COPPIA UCCISA IN MACCHINA

di Angelo Barraco

Pordenone –  Nel reparto di Anatomia Patologica dell’ospedale “Santa Maria degli Angeli” di Pordenone, in data 20 marzo 2015 ha avuto luogo l’autopsia sui cadaveri di Trifone Ragone e Teresa Costanza, l’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistico che è Pietro Benedetti, che ha partecipato alle indagini per il misterioso delitto di Marta Russo. Questo è un sunto della storia: i due fidanzati sono stati rinvenuti cadaveri all’interno di un automobile parcheggiata nello spiazzale antistante il palazzotto dello sport di Pordenone. Ricordiamo che Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo che ha notato la macabra scena dopo essere uscito dal palazzetto dello sport dopo aver fatto allenamento. Entrambi i soggetti presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. Poco prima che vi fosse il ritrovamento da parte dell’istruttore di Judo, un uomo aveva sentito delle urla. Inizialmente si ipotizzava l’omicidio-suicido, poi lo scenario è cambiato, e il Procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani afferma che  non si tratta di omicidio-suicidio bensì, ma ciò che è avvenuto nello spiazzale antistante il palazzetto dello sport di Pordenone è un duplice omicidio. I dubbi sull’accaduto sono stati chiariti dopo aver analizzato bene la scena. All’interno dell’automobile della coppia non è stata trovata l’arma, ciò dimostra che non si sia trattato di suicidio ma di duplice omicidio. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre si accingeva al passaggio dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due ahimè, non gli hanno dato scampo alla vittima. L’autopsia ha escluso che la donna fosse incinta. Attualmente vi sono indagini in corso sulle email, telefonate ed sms e si stanno analizzando gli interrogatori effettuati dopo il delitto. Gli accertamenti in corso riguardano gli ambienti delle vittime, ovvero i locali notturni, l’ambiente della palestra e c’è un settore specifico che si occupa di verificare il movente mafioso. Ecco quanto dichiarato da Martani: “Stiamo analizzando ogni fotogramma  della vita di questa coppia: avevano un’esistenza variegata e intensa e per questo motivo appare arduo risalire a ogni contatto”. Sotto torchio anche i locali notturni frequentati dai ragazzi. Un elemento emerso è che la ragazza, dopo aver accompagnato il fidanzato all’allenamento, era uscita e aveva parcheggiato la macchina esattamente nel luogo in cui era stata uccisa, quindi se l’assassino avesse voluto l’avrebbe potuta uccidere quando era da sola. Martani lancia un appello: “Alle 20, in una zona così centrale è possibile che qualche passante abbia notato un movimento o una persona non abituali. C’è la necessità di un aiuto, perché ci permetterebbe di mettere a confronto tali indicazioni con le centinaia di ore di immagini che abbiamo archiviato della video sorveglianza comunale e privata dell’intero quartiere. Al momento, i fotogrammi ci indicano figure anonime: se avessimo qualche indicazione più precisa – ha concluso – passeremmo a cercare volti e mezzi specifici”.




PORDENONE, DUPLICE OMICIDIO: E' CACCIA ALL'UOMO

di Angelo Barraco 

Pordenone – Importanti novità in merito alla morte del 29enne Trifone Ragone di Monopoli; e la compagna Teresa Costanza di 30 anni originaria di Agrigento. Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. Il Procuratore della Repubblica di Pordenone Marco Martani non ha dubbi in merito a quanto accaduto alla coppia e afferma che non si tratta di omicidio-suicidio bensì, ma ciò che è avvenuto nello spiazzale antistante il palazzetto dello sport di Pordenone è un duplice omicidio. I dubbi sull’accaduto sono stati chiariti dopo aver analizzato bene la scena. All’interno dell’automobile della coppia non è stata trovata l’arma, ciò dimostra che non si sia trattato di suicidio ma di duplice omicidio. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. Gli inquirenti hanno avviato un’intensa caccia all’uomo, le indagini sono state già avviate. Gli inquirenti hanno interrogato alcune persone che in quelle ore circolavano da quelle parti, sono state analizzate le telecamere di videosorveglianza poste attorno al parcheggio, ma al momento sembra che non abbiano dato alcuna risposta. L’omicidio fa pensare ad un regolamento di conti, si pensa che a sparare possa essere stato una sola persona, l’assassino ha sparato in cinque volte, ma quattro di essi sono andati a segno. Le vittime non hanno avuto il tempo di tentare la fuga in quanto sono stati colti alla sprovvista.




PORDENONE: TROVATI 2 CADAVERI IN MACCHINA

di A. B.
Pordenone
– Due corpi privi di vita sono stati rinvenuti all’interno di un automobile parcheggiata nello spiazzale antistante il palazzotto dello sport di Pordenone. I soggetti presenti nell’automobile sono: Trifone Ragone di anni 29, di Monopoli; e la compagna Teresa Costanza di 30 anni originaria di Agrigento. Trifone Ragone era un Sottoufficiale dell’Esercito e prestava servizio al 132/o Reggimento Carri di Cordenons. L’allarme è stato lanciato da un istruttore di judo che ha notato la macabra scena dopo essere uscito dal palazzetto dello sport dopo aver fatto allenamento. Entrambi i soggetti presentavano colpi di arma da fuoco alla testa. Poco prima che vi fosse il ritrovamento da parte dell’istruttore di Judo, un uomo aveva sentito delle urla. I vetri dell’auto erano infranti. Sul posto sono accorsi i Carabinieri, la Polizia e i Vigili del fuoco, si ipotizza che possa essere stato un omicidio-suicidio.




PORDENONE: ESCLUSO DA UNA GARA D'APPALTO PER UN DOCUMENTO MANCANTE, SI SUICIDA

Redazione

Pordenone – Escluso da una gara d'appalto indetta dal Comune di Pordenone per la gestione del Caffe' Letterario – esercizio che conduceva da dodici anni – un imprenditore di Cordenons si e' ucciso. Giovanni Scrizzi, 59 anni, di Pordenone e' stato cosi' trovato oggi a Cordenons (Pordenone), nel greto del fiume Meduna. Il cadavere dell'uomo e' stato rinvenuto all'interno della propria vettura. Secondo quanto avrebbe riferito agli amici prima di sparire, l'uomo non riusciva a darsi pace per la motivazione che aveva portato il Comune di Pordenone ad escluderlo dalla gara: aveva cioe' dimenticato di inserire, nell'apposita busta, la fotocopia della carta di identita'. Considerato un tanto, gli uffici municipali, non essendo stati rispettati i canoni della gara, lo hanno estromesso dalla graduatoria, senza nemmeno poter prendere in considerazione l'offerta economica e quella culturale presentate da Scrizzi. L'allarme sulla sua scomparsa era stato lanciato giovedi' scorso giorno in cui le forze dell'ordine avevano cominciato le ricerche. Oggi il tragico epilogo.




PORDENONE: BROKER FINANZIARIO TRUFFA PROFESSIONISTI, PENSIONATI E COMMERCIANTI

Redazione

Pordenone – Proponeva alla propria clientela investimenti redditizi ma, in realtà, dei soldi investiti si perdevano le tracce. In pochi anni un broker finanziario pordenonese ha truffato quasi 4 milioni di euro a danno di decine di persone tra professionisti, commercianti e pensionati. A fermarlo è stato il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pordenone.

Le vittime della truffa avevano prestato fede alle promesse del broker di investire i propri risparmi in strumenti finanziari nazionali ed esteri, di fatto, però, ampia parte dei loro soldi finivano nelle tasche dello stesso broker oppure destinati a irrilevanti rimborsi di altri investitori in attesa di vedere i frutti delle somme investite.

A cadere nella trappola dell'uomo erano persone cui lo stesso aveva carpito la fiducia sfruttando rapporti di amicizia e di conoscenza personale, spesso legati alla sua passata attività di promotore finanziario alle dipendenze di un istituto bancario all'oscuro di quanto accadeva.

In alcuni casi si trattava di clientela molto anziana, totalmente priva di competenze in materia di mercati mobiliari, che gli aveva affidato i risparmi di una vita. Ad essere raggirata era stata anche una ragazza in cerca di occupazione che era stata indotta dal broker ad investire alcune migliaia di euro quale precondizione per una fantomatica assunzione lavorativa, di fatto mai avvenuta.

L'affabilità dei modi, la notorietà dell'incarico precedentemente rivestito in banca e la disponibilità a portare direttamente a domicilio della clientela i suoi servizi, avevano consentito al broker di entrare in intima confidenza con le sue vittime che gli avevano affidato la totale gestione finanziaria dei propri investimenti, al punto da consentirgli di operare sui conti correnti personali, da consegnarli somme di denaro in contanti e assegni bancari privi di importo e di beneficiario. L'uomo, peraltro, non aveva mai fatto sottoscrivere alcun contratto di investimento mobiliare alle sue vittime che, periodicamente, erano rassicurate circa il buon andamento degli investimenti effettuati grazie ai falsi estratti conto che il broker gli esibiva in sostituzione di quelli ufficiali.

Le indagini consentivano di accertare che le somme di denaro così acquisite, invece di essere investite in strumenti finanziari, erano state in parte destinate a finanziare una squadra di calcio a 5 che milita nella massima serie nazionale di cui il broker è presidente, nonché a spese personali tra le quali vacanze e regali di nozze.

Il broker è stato arrestato per i reati di truffa, appropriazione indebita, abusiva attività di raccolta del risparmio e abusivismo finanziario




PORDENONE VIOLENZA SESSUALE E PEDOPORNOGRAFIA: TROVATO UN "FAKE" CHE ADESCAVA MINORI SU FACEBOOK

Redazione

Pordenone -Nello scorso mese di ottobre un genitore residente in un comune della Provincia si è rivolto a questa Sezione della Polizia Postale e delle Comunicazioni segnalando di avere scoperto, casualmente, che il figlio minore degli anni 14 intratteneva su facebook una chat con un altro "ragazzo".
Il contenuto delle conversazioni era piuttosto "eloquente" in quanto, quest'ultimo, gli richiedeva informazioni sulle sue attitudini sessuali nonché di inviargli foto e video (sempre di contenuto sessuale) promettendo in cambio soldi, ricariche telefoniche ed altri accessori quali braccialetti e collanine; l'offerta di danaro arrivava anche a 500 euro per foto "particolari".
 

 L'attività investigativa posta in essere dal personale di questa sezione ha permesso di stabilire che il profilo FB utilizzato era un "fake" e che in realtà, il "ragazzo", era una persona di circa quarantanni, residente in Lombardia che fingendosi un adolescente era riuscito ad accattivarsi le simpatie di molti ragazzi (quasi tutti di sesso maschile) arrivando ad avere più di 200 "amici".
D'intesa con il Sostituto Procuratore dottor De Bortoli della D.D.A. di Trieste è stata, pertanto, effettuata una perquisizione domiciliare nel corso della quale è stato sequestrato numeroso materiale informatico (pc, pen drive, hard disk) il cui contenuto è tuttora al vaglio.

Il soggetto in argomento è stato deferito in stato di libertà per il reato di adescamento di minorenni (ai sensi dell'art. 609-undecies della L.172/2012 meglio conosciuta come "Convenzione di Lanzarote") oltre che per violenza sessuale pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico e pornografia virtuale. Non si esclude che dall'esame del materiale sequestrato possono emergere ulteriori sviluppi delle indagini pertanto si omettono ulteriori indicazioni anche in considerazione della minor età della vittima.

La notizia è stata divulgata d'intesa con il Sostituto Procuratore dottor De Bortoli della D.D.A. di Trieste al fine di sensibilizzare i ragazzi in special modo i minorenni sui "rischi" in cui possono incorrere quando non vi è un corretto utilizzo di internet nonché per richiamare l'attenzione dei genitori sull'importanza del loro ruolo di "controllo" che devono esercitare nei confronti dei minori quando utilizzano il P.C. ed hanno libero accesso alla rete.




PORDENONE: CONFISCATI A IMPRENDITORE DI PRODOTTI INFORMATICI BENI PER 17 MILIONI DI EURO

Redazione

Pordenone (VE) La Guardia di Finanza confisca a un imprenditore di Pordenone 32 immobili, tra cui una magnifica villa del '700 e parte di un palazzo nobiliare ubicato a due passi dal Ponte di Rialto a Venezia, uno yacht di 13 metri e sette autovetture storiche tra le quali una Ferrari, una Porsche ed una MG.
L'uomo, un commerciante di prodotti informatici, era stato denunciato dal Nucleo di Polizia Tributaria di Pordenone per una frode fiscale da quasi 17 milioni di euro. A fronte di tali importi erano state emesse sette cartelle esattoriali.

Nel frattempo che la procedura di emissione dei titoli di pagamento si perfezionasse l'imprenditore, con l'intento di non corrispondere quanto dovuto allo Stato, si era spogliato dell'ingente patrimonio personale che aveva riversato in due fondi patrimoniali, uno alimentato dai propri beni immobili e l'altro da quelli mobili registrati. Il conferimento dei beni nei due fondi, formalmente destinati a soddisfare le esigenze familiari, secondo gli intenti dell'uomo sarebbe servito ad impedire la loro eventuale acquisizione coattiva a soddisfazione del credito erariale.
I finanzieri, tuttavia, qualificavano tale destinazione patrimoniale un atto in frode alla legge in quanto unicamente diretto a sottrarre, fraudolentemente, i beni alle legittime pretese creditorie dell'Erario. Le Fiamme Gialle pordenonesi non si limitavano solo a denunciare nuovamente l'imprenditore, ma proponevano anche alla Autorità Giudiziaria l'acquisizione dei beni confluiti nei due fondi, che venivano effettivamente sequestrati su disposizione del GIP di Pordenone.
L'imprenditore, a seguito del ricorso presentato al Tribunale di Pordenone, riotteneva indietro i beni, ma solo temporaneamente poiché la Corte di Appello di Trieste, cui aveva fatto a sua volta opposizione la Procura della Repubblica di Pordenone, lo condannava per il reato di "sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte" ed ordinava la confisca dei beni.
L'imprenditore presentava inutilmente ricorso in Cassazione e pertanto la sentenza di condanna e la correlata confisca divenivano definitive.




PORDENONE: ATTENZIONE ALLE ESTORSIONI VIA WEB

Redazione

Pordenone – D'intesa con il Procuratore Capo presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Pordenone Dr. Marco Martani si comunica quanto segue:
recentemente sono pervenute alla Sezione Provinciale Polizia Postale e delle Comunicazioni di Pordenone molte denunce presentate nei confronti di ignoti per i reati di estorsione (sia consumata che tentata).
I denuncianti si erano collegati a siti di social network – anche internazionali – che permettono ai propri iscritti di conoscere e incontrare ragazzi e ragazze a livello locale quali BADOO, BAZOOCAM.ORG, FACEBOOK ecc.
Dopo aver conosciuto delle ragazze in chat, su richieste di quest'ultime, la conversazione viene trasferita su skype dove prosegue in video chiamata (con la scusa di "potersi vedere reciprocamente in video chat"); generalmente la ragazza si presenta parzialmente vestita, in pose ammiccanti con il seno scoperto ed invita il malcapitato a fare altrettanto – cosa che avviene regolarmente -.
La parte offesa non si accorge che il video che raffigura la ragazza è registrato pertanto si denuda e compie degli atti di autoerotismo tutta questa fase viene registrata ad insaputa delle vittime.
A questo punto scatta l'estorsione; previa minaccia di diffondere il video in rete viene richiesto il pagamento di somme di denaro – la maggior parte delle volte 500 euro – da versare in favore di cittadini stranieri residenti all'estero tramite la società di servizi finanziari "Western Union".
Normalmente dopo aver pagato giungono nuove richieste di pagamento sino a quando la vittima si decide di sporgere denuncia.
Si consiglia di prestare molta attenzione alle chat ed ai collegamenti video specialmente con persone conosciute occasionalmente.
In caso di dubbi o sospetti si prega di voler contattare la Sezione Provinciale Polizia Postale e delle Comunicazioni di Pordenone Tel. 0434/222363.