Terni, convegno "Lo sport contro la violenza sulle donne": il Prefetto Tagliente indica la via da seguire

 

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Red. Interni

 

TERNI – Serve rigore giuridico verso chi resiste a rientrare nei binari della legalità. “Lo sport può essere anche una buona occasione per riflettere insieme su come agire per prevenire i fenomeni di mobbing, straining e stalking messi in atto contro le donne” Lo ha detto il prefetto Francesco Tagliente parlando a margine del suo intervento al convegno “Lo sport contro la violenza sulle donne: Per vincere insieme. Mobbing, Straining e stalking: prevenzione, strategie e soluzioni organizzato a Terni da Carmelo Mandalari presidente del Gs Flames Gold-Iaps in collaborazione con diverse istituzioni, enti, associazioni antiviolenza, sportive e culturali.

 

“Con il suo linguaggio universale – ha proseguito Tagliente – lo sport ha il potere di unire e comunicare messaggi positivi comprensibili da tutti, a prescindere dall’età, dalla nazionalità e dal livello di istruzione e bagaglio culturale. A unire sono soprattutto quei valori validi per tutti e gli ideali universali come l’amicizia, la lealtà, la solidarietà, l’impegno, il coraggio, il miglioramento di sé”. “Quando si tratta di fenomeni di bullismo tra ragazzi – ha aggiunto Tagliente – la conflittualità va gestita puntando sulla educazione, sensibilità e la diffusione della consapevolezza facendo capire che, le libertà individuali devono poter convivere con i contrapposti interessi della collettività. Per contrastare il bullismo c'è bisogno di un lavoro comune tra genitori, insegnanti e ragazzi. Il punto di incontro comune a tutti e tre è la scuola. Nessun percorso di contrasto e lotta al bullismo può funzionare se non c'è interazione tra insegnanti, famiglie e ragazzi. L'area di raccordo è la scuola, ma solo se si condividono almeno alcuni obiettivi comuni. Il primo di questi è lo sviluppo della cultura del dialogo reciproco. Senza questa cultura condivisa non c'è alcuna possibilità di sviluppare la cultura della legalità, e, quindi attuare una efficace attività di contrasto ad ogni forma di violenza, tra cui quella del bullismo”. “Per sviluppare la cultura del dialogo nei giovani – ha proseguito – è fondamentale che anche ‘attori’ esterni alla formazione didattica e all'educazione familiare si interessino al problema. Ma è necessario che i progetti esterni di questi ‘attori’ anche se istituzionali, siano richiesti dal mondo scolastico per evitare che la scuola diventi un progettificio”. “Per quanto riguarda invece le strategie e le soluzioni per il contrasto dei fenomeni di mobbing, bossing, straining, stalking messi in atto da adulti – ha proseguito Tagliente – dallo sport mutuerei alcuni pilastri fondamentali per indurre i tifosi alla legalità. Penso al coinvolgimento attivo anche dei più riottosi per provare a farli sentire e diventare protagonisti del rispetto. Penso alla ricerca del dialogo a tutti i costi. Penso anche alla necessità di ricorrere al rigore giuridico nei confronti di chi resiste a rientrare nei binari della legalità”. “Penso ancora al lavoro di squadra. Ritengo necessario – ha concluso – agire in modo che ciascun componente del gruppo si senta protagonista attivo del progetto. E non basta avere una squadra, bisogna saperla tenere unita”.

 

I lavori, moderati da Manuela Valloscuro, sono stati aperti dal presidente Carmelo Mandalari organizzatore degli eventi che ha illustrato finalità e tappe del progetto. Dopo il prefetto Tagliente a preso la parola l'avvocato criminologo Luana Campa. “Dopo aver condotto un'analisi criminologica di questi comportamenti devianti – ha esordito la criminologa – mi sono accorta che essi hanno una base comune: sono tutti l'espressione di una società in cui sono dominanti i valori della prevaricazione e dell'arbitrio del più forte sul più debole, in cui i modelli vincenti sono quelli dell'arroganza e del non rispetto dell'altro. Il Mobbing – ha proseguito la criminologa – è essenzialmente un problema di comunicazione all'interno dell'ambiente di lavoro e come tale il suo trattamento preventivo e risolutivo è di pertinenza esclusiva della Psicologia del Lavoro e dell'Organizzazione. Formazione a tutti i livelli – ha aggiunto – è la parola chiave per risolvere o almeno limitare il problema del Mobbing e dello Straining. E' fondamentale che i vari professionisti esperti in materia (psicologi, avvocati, medici) lavorino in equipe per garantire la migliore tutela alla vittima. Si rendono indispensabili specifici interventi di sostegno psicoeducativo rivolti all'offender, nonché interventi trattamentali sulle dinamiche relazionali patologiche dell'offender. Sottolineo – ha concluso – la necessità di una sensibilità da parte delle Istituzioni verso questi argomenti. E 'importante arrivare a una legge nazionale per creare una cultura del rispetto”.

 

E’ intervenuta poi Cristiana Conti, psicologa dello Sport, membro del Consiglio Direttivo dell'AIPS (Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e dell'Esercizio) con una relazione dal titolo " I contributi della psicologia dello Sport". La psicologa dello sport ha chiarito che “sono due le direzioni principali della riflessione, relativamente al tema della violenza: lo Sport come spazio e strumento per l'educazione e la condivisione dei valori”. Ha poi sottolineato “l'importanza del coinvolgimento responsabile da parte di tecnici, Società e dirigenti per la creazione di contesti in cui l'esperienza sportiva possa essere un'esperienza positiva educativa”. La psicologa Cristina Conti ha poi affrontato un secondo tema. “Lo Sport come potente strumento di empowerment, inteso come opportunità di rafforzamento personale nei termini di percezione di competenza, consapevolezza e autostima"


Il vice presidente del CONI Umbria, Moreno Rosati, ha premesso al suo intervento il ringraziamento del CONI Umbria per aver organizzato a Terni un importante convegno sul delicato tema della violenza sulle donne, in ambiti e forme diverse, anche nel rapporto con il mondo dello sport. Ha poi sottolineato che “Il CONI, grazie al protocollo d'intesa siglato nel 2013 dal presidente Giovanni Malagò con il Ministro dello Sport, è in prima linea su questo versante consapevole inoltre che troppe atlete nell'età adolescenziale abbandonano l'attività sportiva, favorendo quindi forme di isolamento alla socializzazione”. “È necessario – ha aggiunto il rappresentante del CONI – un maggiore impegno da parte di tutti i soggetti preposti, ad iniziare dalle Istituzioni, affinché anche le donne che operano nei diversi settori dello sport non subiscano più violenze e soprusi dai potentati di turno"

 

Sono poi interventi con interessanti relazioni tematiche: Luciana Crucitti, grafologa e criminologa, Jean Luc Bertoni presidente regionale del prestigioso Ente di promozione sportiva ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane), Dario Naccari del Comitato Italiano Paraolimpico e Dariush Rahiminia esperto in Psicologia. Al convegno hanno partecipato anche le Ragazze dell’Umbria Rugby, Giampiero Micciani Vice Presidente del Comitato Regionale Umbria della LND e Giovanni Bonati Responsabile Calcio Femminile.




Femminicidio, il Prefetto Tagliente: "Servono interventi sul maltrattante e regole severe su video 'violenti'"

Redazione

Grande partecipazione alla Tavola Rotonda sul femminicidio e sulla violenza di genere, organizzata dal Presidente dell’Associazione A.I.D.E. Nettuno, Anna Silvia Angelini. Si è parlato di cosa si è fatto fino ad oggi e di come si può fare più prevenzione.
L’evento è stato aperto da Anna Silvia Angelini presidente Aide Nettuno, e moderato dalla giornalista Katia Farine alla presenza di un folto pubblico e delle autorità e personalità cittadine tra cui il dirigente del commissariato Antongiulio Cassandra e il presidente dell'Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica (ANCRI) Tommaso Bove.
Il dibattito è stato introdotto dagli interventi del Prefetto Francesco Tagliente, del consigliere regionale Fabrizio Santoni, dell’Assessore alle Politiche Sociali di Anzio Roberta Cafà e dell'assessore ai servizi sociali di Nettuno Simona Sanetti
Hanno poi preso la parola Elisabetta Cortani, presidentessa della Ss Lazio femminile e dell’associazione “Mai Più Chiara“, Virginia Ciaravolo, presidente associazione Mai Più Violenza Infinita, psicoterapeuta, criminologa; la psicologia Roberta Cappelluti, e Alessandra Conti, responsabile del Centro d’ascolto Aide Nettuno.
I relatori hanno posto l’accento sui terrificanti recenti fatti di violenza e abusi sessuali.

Particolare interesse ha suscitato l'intervento dell’ex Questore di Roma e Prefetto di Pisa Francesco Tagliente. L’ex Questore ha sostenuto che per ridurre i casi di violenza di genere servono anche interventi sul maltrattante, regole severe per video che possono alimentare atti di violenza e operatori specializzati.
“Combattere la violenza sulle donne – ha detto- significa non solo contrastarla con norme e strumenti investigativi, accordi di programma e protocolli operativi, supporti generali e specializzati. Significa guardare alle radici della violenza e mettere in campo misure di prevenzione che tengano d’occhio prima di tutto ai maltrattanti, bambini e agli adolescenti”.
“Da 9 anni – ha proseguito Tagliente – vado sostenendo che ‘per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori’, che ‘dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime’ e che servono ‘Centri di ascolto specializzati ‘. Significa organizzare programmi d’intervento finalizzati ad incoraggiare gli autori di violenze a prendere coscienza delle loro azioni, a riconoscere le loro responsabilità e a modificare i loro comportamenti.”
Continuando a parlare di femminicidio Tagliente ha aggiunto che “Sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da educare o curare, ma negli ultimi anni in varie città, a partire dal CAM di Firenze nel 2009 continuando con molte città del nord, si stanno costituendo centri specializzati.E’ chiaro che questi centri non possono che essere uno strumento funzionale alla tutela della vittima e ad evitare la reiterazione della violenza; uno strumento, dunque, che richiede una grande accortezza e una salda professionalità. “
Passando poi a parlare della violenza di genere, l’ex Questore di Roma e Prefetto di Pisa, ha condiviso che “Quasi tutte le persone che sono state traumatizzate, sviluppano delle difese molto rigide e convinzioni estremamente negative su se stesse, la vita e le altre persone in generale”, scritto dal Presidente dell'Associazione A.I.D.E Nettuno, Anna Silvia Angelini, nella presentazione del tema della Tavola Rotonda

“Il concetto di violenza assistita individuato dai Centri antiviolenza e poi riconosciuto sul piano normativo -ha chiarito Tagliente- ci dimostra come l’esposizione alla violenza su figure di riferimento crei traumi profondi e duraturi. Un bambino che ha subito un trauma o assistito a fatti di violenza, può dunque elaborare un'immagine che, da adulto, può condurlo a un comportamento e a stili di vita negativi.”
Dobbiamo allora interrogarci – ha proseguito- su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni, videogiochi, pubblicità, cinematografia e talvolta, purtroppo, programmi di informazione. Corpi trattati come manichini, trailer horror prima della proiezione di un film per famiglie, videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere.
Si tratta di una rappresentazione di emozioni negative che fanno parte dell’essere umano o di un’esposizione alla violenza? Di una forma di elaborazione dell’aggressività o di una forma di normalizzazione e di assuefazione alla violenza? Esiste un filo conduttore tra violenza su uno schermo ed emulazione? E’ un tema complesso, ma è uno spunto di riflessione al quale non possiamo sottrarci.”
Basti pensare – ha concluso Tagliente – a come si sia rapidamente delineato tra gli adolescenti il fenomeno del sexting e un cyberbullismo di genere, in cui i comportamenti aggressivi sono legati e indirizzati al “genere” e alla sfera sessuale: dai commenti volgari su corpo e abbigliamento, alle calunnie sulle relazioni , alla diffusione e manipolazione di foto private.

L’evento è stato chiuso con la presentazione del libro “Era mio Padre“ scritto da Claudia Saba introdotto del presidente onorario AIDE Nettuno Monica Cattaneo. L’autrice con la sua testimonianza ha fatto riflettere ulteriormente sulla tematica e con un saluto conclusivo del dirigente del Commissariato Antongiulio Cassandra.

 




Olimpiadi Roma, il Prefetto Tagliente: "un'occasione da non perdere"

 

Red. Cronaca

 

ROMA – Le Olimpiadi sono un’occasione da non perdere. Il CIO – Comitato Olimpico Internazionale  consente anche di organizzarle in più città dello stesso Paese.

A riguardo abbiamo voluto sentire il Prefetto Francesco Tagliente. Lo sport gli scorre nel sangue da una vita, prima da atleta e poi da professionista della sicurezza. Alla base sempre gli stessi valori legati al sacrificio, all’impegno, al rispetto reciproco e quindi al dialogo. Una vita per lo sport. Da atleta azzurro di lotta greco-romana alla gestione della sicurezza delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Filo conduttore: lo sport. Per questo ed altro è stato insignito della Stella d’Oro al Merito Sportivo del Coni, consegnatagli nel 2013 da Giovanni Malagò, della Medaglia d’oro al merito sportivo conferitagli dalla Federazione italiana judo lotta Karate arti marziali nel 2011 e della Medaglia d’oro FIFA conferitagli a conclusione del Campionato Mondiale Germania nel 2006. La candidatura olimpica di Roma per il 2024 continua a sollevare grande interesse. Da una parte i sostenitori convinti che ospitare un’Olimpiade possa essere un volano per l’economia e un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Dall’altra parte i contrari pronti a ricordarci gli sprechi. Oggi si dovrebbe decidere. In Campidoglio la sindaca di Roma Virginia Raggi, incontrerà il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Al colloquio prenderà parte anche il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli.


Prefetto Tagliente cosa ne pensa della polemica in atto sulla opportunità di ospitare le Olimpiadi 2024?

Le Olimpiadi 2024 sono un’occasione da non perdere per il bene di Roma e dell’Italia. Sono convinto che sono una grande opportunità per l’economia. Una importante occasione di crescita e di rilancio economico del commercio con un impatto positivo sui consumi e sul turismo. Gli sprechi si possono evitare distribuendo le varie discipline sportive e imponendo di utilizzare i vari impianti già esistenti anche in altre Città. Peraltro, durante la 127^ Assemblea Straordinaria tenutasi a Montecarlo il CIO ha approvato la possibilità di organizzare le Olimpiadi in più città di uno stesso Paese. Con questa apertura è possibile realizzare nuovi impianti solo se necessario: stadi, palazzetti e campi gara che possano poi divenire una risorsa per la pratica sportiva quotidiana di una determinata disciplina, in un territorio dove essa abbia già una certa tradizione e quindi un’ammortizzazione.
 




EMERGENZA TERRORISMO: I DIECI PUNTI SULLA SICUREZZA DEL PREFETTO FRANCESCO TAGLIENTE

Red. Interni

Dopo il barbaro, vile, terribile attentato terroristico di Istanbul, che fa seguito a quelli di Bruxelles del 22 marzo e di Parigi del 13 novembre scorso, cresce la preoccupazione per nuovi attentati terroristici. Servono sicuramente misure e strumenti a livello locale, nazionale, europeo e internazionale mentre è in atto un acceso dibattito sulla questione sicurezza, su cosa si può fare per provare a contrastare questa escalation di violenza che sta coinvolgendo il mondo intero.

Sul punto abbiamo voluto sentire il parere del Prefetto Francesco Tagliente, che in materia di sicurezza ha sempre dimostrato di essere all'avanguardia.

Il Prefetto Francesco Tagliente: “Nessun paese è al riparo dalla piaga dell’estremismo violento. Dobbiamo dotarci di misure preventive forti per contrastarlo in tutte le sue forme. Per l’azione preventiva contro questa minaccia emergente servono una serie di misure e di strumenti a livello locale, nazionale, europeo e internazionale.

1.Condivisione e cooperazione operativa di tutte le potenze mondiali Serve intanto una condivisione e cooperazione operativa di tutte le potenze mondiali. I Paesi devono sentirsi uniti come è stato in passato per noi italiani negli “anni di piombo”. Devono unirsi nella lotta contro i terroristi che rappresentano una minaccia inedita e mondiale.

2. Prevenire la radicalizzazione dell'estremismo violento e il reclutamento via web E’ importante prevenire la radicalizzazione dell'estremismo violento e il reclutamento via web evitando che la rete internet e i siti jihadisti continuino ad essere uno strumento di propaganda e proselitismo. La propaganda e i contenuti estremisti sono facilmente accessibili online tramite forum di discussione, media sociali, blog, ecc. Per rispondere alle sfide che provengono da Internet non basta smantellare le attività delle reti, identificare e bloccare gli individui che spingono le persone verso il terrorismo. Gli sforzi non devono limitarsi a vietare o a rimuovere i contenuti illeciti, ma devono includere lo sviluppo di messaggi alternativi volti a destrutturare la propaganda estremista. Servono controlli specializzati con monitoraggio dei siti, mirate intercettazioni ed agenti sotto copertura. Per dare una risposta alle nuove emergenze serve anche un ulteriore investimento nella formazione del maggior numero di personale specializzato a leggere i dati offerti dalle nuove tecnologie.

3. Penetrazione nelle periferie per prevenire il radicamento del fondamentalismo islamico. Serve una continua penetrazione delle agenzie di controllo sociale e delle forze di polizia nelle periferie per prevenire il radicamento del fondamentalismo islamico. E’ importante provare a coinvolgere i predicatori ortodossi ostili alla violenza armata. Questi potrebbero essere ascoltati dai giovani. Il terrorismo si potrebbe far combattere anche da dentro le mosche con la diffusione di messaggi forti della cultura del dialogo, della pace e della convivenza.

4. Monitoraggio delle moschee Serve il monitoraggio delle moschee per assicurarsi che siano soltanto effettivi luoghi di preghiera, valutando la possibilità della chiusura di quelle prive delle caratteristiche proprie di un luogo di culto.

5. Ridurre il rischio proselitismo nelle carceri Per ridurre il rischio proselitismo nelle carceri è importante rafforzare il monitoraggio dei penitenziari per svelare e sventare eventuali opere di reclutamento del fondamentalismo islamico all'interno delle celle. I controlli devono riguardare anche le persone che fanno visita ai presunti terroristi detenuti.

6. Rimodulazione dei dispositivi di controllo del territorio Serve una continua rimodulazione dei dispositivi di controllo del territorio per adeguarlo alle nuove esigenze. Perquisizioni a tappeto nei luoghi dove si ritiene possa annidarsi l’integralismo ed espulsioni mirate nei confronti di chi incita all’odio, alla violenza, alla diffusione di idee o teorie che spingono verso atti di terrorismo. Il numero delle persone da controllare sta aumentando continuamente con una varietà di lingue e di dialetti oltre che di culture. Bisogna quindi cominciare a riflettere sulla necessità di avere più personale che conosca la lingua araba.

7. Maggiori controlli sugli aeromobili a pilotaggio remoto Servono maggiori controlli sugli aeromobili a pilotaggio remoto come i droni potenziando il sistema di rilevamento e contrasto con inibizione al volo, metal detector anche portatili per il controllo alle porte d'accesso nei luoghi ad alta concentrazione di persone.

8 Telecamere intelligenti per identificare i volti dei potenziali terroristi. Un preziosissimo ulteriore strumento sono le telecamere intelligenti per identificare i volti dei potenziali terroristi. Oggi tutte le metropolitane, le stazioni ferroviarie, quelle aeroportuali, le banche, gli stadi, i supermercati e le gioiellerie dispongono di sistemi di videosorveglianza. Mettere in rete tutte queste telecamere e avere la possibilità di sapere in tempo reale quello che hanno ripreso è fondamentale; conoscere a priori la loro ubicazione, quante sono, quali angolazioni riprendono. Questo serve sia a ridurre i costi dell’attività investigativa, sia a velocizzare e, dunque, a rendere più efficace la stessa. Evitando di mandare dopo un evento delittuoso, qualunque esso sia, a maggior ragione se si tratta di atti di terrorismo, il carabiniere o il poliziotto a vedere se c’è una telecamera, dov'è sistemata e se funziona. L’anagrafe delle telecamere mette in condizioni di sapere a tavolino, anche nelle ore notturne di un giorno festivo, quando è tutto buio, cosa accade e cosa è accaduto in una determinata strada. Si può ridurre così il carico di lavoro degli operatori delle Forze di polizia a beneficio della sicurezza generale. Gli investimenti sulla sicurezza con i sistemi di videosorveglianze possono consentire di individuare gli estremisti sotto osservazione e seguirne così ogni movimento per identificarli, bloccarli e neutralizzarli. Questi sistemi di videosorveglianza intelligente grazie all'impiego di telecamere ad alta risoluzione adatte all’utilizzo di software di video-analisi possono consentire l’immediata identificazione per via telematica dei volti dei potenziali terroristi, che appaiono in una telecamera, se preventivamente “caricati” in una banca dati internazionale.

9. Gli attentati non devono indurci a mutare i nostri programmi. Per battere il terrorismo è fondamentale non cambiare abitudini. Gli attentati non devono indurci a mutare i nostri programmi. Gli ultimi attacchi non fanno stare tranquillo nessun Paese. In moltissimi Paesi, soprattutto europei, Italia compresa, sono state disposte le massime misure di vigilanza su tutti quegli eventi considerati di particolare importanza, dove è previsto un significativo afflusso di persone come stadi e luoghi dove si organizzano eventi sportivi culturali e religiosi. Tutte le occasioni che richiamano un considerevole numero di persone, ora sono considerati obiettivi esposti a rischio. Il terrorismo si alimenta con la paura. L’obiettivo dei terroristi è anche quello di indurre la nostra società a chiudersi, a ripiegare su sé stessa, a rinunciare alla propria identità. La lotta al terrorismo la possono fare anche i comuni cittadini continuando a vivere come prima. E' difficile ma dobbiamo provare a non avere paura.

10. l'Italia, dispone di servizi di intelligence e strutture investigative con una grande storia alle spalle Peraltro l'Italia, dispone di servizi di intelligence e strutture investigative con una grande storia alle spalle, abbiamo già affrontato molte emergenze e maturato una grande esperienza nella lotta al terrorismo sin dagli anni della strategia della tensione e durante i cosiddetti anni di piombo; le nostre istituzioni ora hanno una grande capacità di monitoraggio e questa capacità può rassicurare gli italiani. Parlo del Comitato di Analisi strategica antiterrorismo, dell’Aisi e dell’Aise. Parlo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione (l’Ufficio Antiterrorismo) e del ROS dei carabinieri. Ma parlo anche delle strutture investigative territoriali come le DIGOS e gli omologhi Uffici investigativi dei Carabinieri”.
 




ROMA: RESO OMAGGIO ALLA MEMORIA DI DONATO TAGLIENTE

Red. Cronaca

Roma – Il Maestro scultore Ferdinando Codognotto ha dedicato una scultura in legno “L’albero dei valori della Vita”, alla memoria di Donato Tagliente militare reduce di 4 guerre che per essersi rifiutato di collaborare con tedeschi e fu deportato nei Campi nazisti in Germania. Il Maestro Codognotto, che aveva avuto modo di conoscere le vicende umane del reduce Donato Tagliente, aveva anticipato di volergli dedicare una sua scultura alla memoria

La cerimonia di consegna della scultura rappresentata una maestosa quercia “L’albero dei valori della Vita”, sì e svolta la scorsa settimana a Roma, nella bottega e sede della Fondazione Luigina e Ferdinando Codognotto, in via dei Pianellari, zona piazza Navona.

A riceverla il figlio di Donato, il prefetto Francesco Tagliente. Codognotto ha detto di aver scelto questo simbolo perché rappresenta la solidità, il rigore, la tenacia ma allo stesso tempo perché è semplice, viene dalla natura e alla natura riconduce. Ma l’Opera è anche fantasia e morbidezza per quelle forme arrotondate e corpose per quel colore caldo proprio del legno. Nelle sue sculture Codognotto ha sempre rappresentato la centralità irrinunciabile del cervello umano ed il complesso rapporto tra uomo, natura e tecnologia.

Il Prefetto Tagliente, nel ringraziare lo scultore per la sensibilità dimostrata, a sottolineato che “L’arte risveglia e mette in luce le emozioni di tutti”, anche di chi prova a nasconderle. Per le speciali benemerenze acquisite verso la Nazione e per le sofferenze sopportate con eroico coraggio ed encomiabile senso patriottico anche durante le campagne di guerra in Libia, Albania, Grecia e Sicilia, il Presidente della Repubblica ha insignito Donato Tagliente della onorificenza di Commendatore e di una medaglia d’onore quale reduce della deportazione. Per rendere omaggio alla memoria del proprio concittadino, che dopo l’8 settembre 1943 rifiutò di collaborare con i tedeschi e che soffrì la deportazione nei campi nazisti in Germania fino alla fine della guerra, il Comune di Crispiano (Taranto) ha voluto intitolare a Donato Tagliente una strada cittadina. Nella bottega di Codognotto si possono ammirare le sue splendide sculture in legno. Coniugando senso estetico e amore per la natura lo scultore dà vita ad una tecnica di scultura assolutamente innovativa ed unica nel suo genere, utilizzando la sega a nastro elettrica e prevalentemente il legno di pino montano. Le sue opere sono ammirate in strade, piazze ed esercizi commerciali della Capitale e di altre città italiane ed estere.

 




RIETI, SUICIDIO DEL BUON MUGNAIO: UNA LEZIONE PER TUTTI. INTERVISTA AL PREFETTO TAGLIENTE

di Chiara Rai

Rieti – Non abbiamo una sfera di cristallo per sapere se certe tragedie si possano prevenire ma certamente si può e si dovrebbe fare di più per gli imprenditori che si suicidano perché non riescono a far fronte ai troppi debiti accumulati.

Nel Lazio, ne è esempio la triste fine di Silvio Paoselli, Il “mugnaio buono” morto suicida il 4 marzo scorso nel lago del Salto. Non ha retto al grande dolore di vedersi pignorato il proprio mulino.

La mattina di lunedì 23 marzo 2015, a Riparbella in provincia di Pisa, riattaccheranno il gas a Giovanna Temperanza, vedova dell'imprenditore Roberto Mollisi che il 3 novembre si è ucciso nel suo ristorante a causa della crisi. Se dopo oltre un mese e mezzo passato al freddo e senz’acqua calda Giovanna potrà tornare ad una condizione di pseudo normalità è merito di Francesco Tagliente, già prefetto di Pisa e questore di Roma, che si è concretamente mosso per aiutarla anche adesso che è terminato il suo incarico in prefettura.

Francesco Tagliente, a settembre del 2013 ha istituito a Pisa il servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari di persone, famiglie ed imprese che versano in situazioni di disagio originate dalla crisi economica.

Se questo servizio potesse essere attivato anche nel Lazio, i familiari delle vittime come ad esempio Claudia, la sorella del mugnaio, potrebbero ottenere quel sostegno al quale fanno continuo appello nelle ospitate televisive. Questa attenzione agli imprenditori in difficoltà, era già stata chiesta dal presidente Giorgio Napolitano in occasione dei tradizionali messaggi ai Prefetti durante delle celebrazioni della festa della Repubblica: “Si chiede a Voi Prefetti – scriveva Napolitano – il massimo impegno nell’assolvimento dei peculiari compiti conferiti dalla legge, confidando anche nella riconosciuta attitudine all’ascolto, al confronto e alla mediazione”.

Sul tema abbiamo voluto sentire Francesco Tagliente.

Prefetto come nasce il “Servizio di ascolto e sostegno”?

Il “Servizio” nasce dalla condivisione della necessità di dedicare particolare attenzione all’ascolto di chi manifesta una situazione di disagio non soltanto di tipo economico, nella convinzione che ciò possa contribuire a ridurre la sofferenza, personale e familiare, ed impedire gravi conseguenze sociali, scongiurando il diffondersi di fenomeni criminosi. E’ stato voluto da cinquantadue rappresentanti di istituzioni, amministrazioni, enti, associazioni e aziende che, alla presenza del Sottosegretario al Ministero dell’Interno Domenico Manzione, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per realizzare una 'rete' finalizzata all'ascolto e al sostegno dei piccoli imprenditori, dei lavoratori autonomi, dei professionisti e di quanti altri manifestino una situazione di difficoltà e disagio per colpa della crisi economica. .

In occasione della presentazione dell’iniziativa ha detto che e necessario saper “ascoltare il rumore del silenzio di chi sta soffrendo”. Ci spiega meglio?

Sono convinto che non si prendono decisioni estreme per le difficoltà economiche. I problemi economici possono alimentare una situazione di disagio crescente e la conseguente depressione e questa, se non gestita, potrebbe portare a gesti imprevedibili. Chi viene a trovarsi in difficolta economica potrebbe provare vergogna, potrebbe avere difficolta a parlarne a volte anche in famiglia e spesso, temendo di non poter sostenere i costi, non farsi assistere da un avvocato o da un commercialista. Chi è chiamato ad occuparsi della gestione di queste persone deve avere la capacità di cogliere il disagio anche quando non viene manifestato espressamente. Ed è per questo motivo che tutte le iniziative le ho condivise preventivamente con lo psichiatra Pietro Pietrini, ordinario di psicologia all’Università di Pisa. Peraltro è la sezione di psicologia clinica dell’azienda ospedaliera pisana del prof Pietrini a garantire la propria qualificata consulenza per i casi in cui siano presenti condizioni di sofferenza psicologica o di patologia.

Chi sono i sottoscrittori del protocollo istitutivo del “Servizio”?

All’iniziativa hanno aderito tutti quelli che abbiamo ritenuto di coinvolgere per la riuscita del progetto: Equitalia, Agenzia delle entrate, Inps, Inail, direzione territoriale del lavoro, università, Comuni e Provincia, , gli Ordini professionali degli avvocati, dei commercialisti, dei notai e, dopo un primo momento di incertezza, anche l’ABI nonché tutti gli organismi che dispongono di “Sportelli territoriali di ascolto”: sindacati, Associazioni rappresentative delle categorie economiche, quelle di volontariato e tanti altri

Come si accede concretamente al “Servizio”?

il “Servizio” si configura come l'elemento di raccordo tra la rete dei centri e degli sportelli di ascolto territoriali, dove vanno indirizzate in primo luogo le richieste di aiuto. Nelle situazioni di particolare gravità e complessità, gli Sportelli territoriali segnalano il caso alla segreteria del Servizio, che convoca un'apposita riunione con i soggetti, di volta in volta, ritenuti competenti per il caso in esame (Unità Operativa di Psicologia Clinica, Agenzia delle Entrate, Equitalia, INPS, INAIL, Ordini Professionali di avvocati e commercialisti, Associazione Bancaria ed altri professionisti che fanno parte della rete), allo scopo di valutare congiuntamente gli interventi che, nei limiti del quadro normativo, consentano di portare alla soluzione dei problemi all'origine del disagio.

Potrebbe funzionare anche per il racket e l’usura?

Il “Servizio” tenta anche di combattere queste due piaghe della piccola imprenditoria. La sua istituzione rappresenta un importante segnale dell’attenzione che il territorio ha voluto dedicare a una tematica di grande attualità. La crisi economica in cui versano persone, famiglie, operatori e imprese ha effetti negativi sulle forze sociali ed economiche che possono favorire i circuiti dell’illegalità, e spesso alimentare pericolose situazioni di disagio e di scoraggiamento, che possono sfociare in imprevedibili comportamenti, anche auotolesionistici come quelli di farsi coinvolgere da falsi benefattori che si possono poi rivelarsi “strozzini” come l’usura e altre forme di illegalità economica

Quali sono le cause più frequenti che determinano la crisi?

Nei primi mesi sono state gestite moltissime criticità complesse. Le situazioni esaminate hanno messo in evidenza la crescita del fenomeno del sovraindebitamento familiare ed imprenditoriale. A soffrire sono le attività di ristorazione e di somministrazione di bevande, come ristoranti e bar, e le attività legate all'artigianato edile. Nello stesso periodo, ai Centri (sportelli) territoriali di ascolto sono arrivate migliaia di richieste di aiuto. Le cause più frequenti che determinano la crisi delle imprese sono: la contrazione del numero dei clienti e quindi dei ricavi, che aumenta l'incidenza dei costi fissi, la difficoltà ad ottenere un credito bancario, a cui si aggiunge una scarsa conoscenza degli strumenti finanziari da parte dell'imprenditore stesso, che vive la crisi delle propria impresa con una sensazione di scoraggiamento psicologico, pericoloso per sé e per la sua famiglia.

Il suicidio del Mugnaio di Rieti si poteva evitare?

Sono convinto che se fosse stato preso in carico da uno sportello o da un servizio di ascolto e sostegno la famiglia avrebbe avuto più speranze di averlo in vita.




RIETI, SUICIDIO DEL BUON MUGNAIO: UNA LEZIONE PER TUTTI. INTERVISTA AL PREFETTO TAGLIENTE

 

LEGGI ANCHE: RIETI: PARTE LA PETIZIONE ONLINE PER IL MUGNAIO SUICIDATOSI PER IL PIGNORAMENTO DEL SUO MULINO

 

di Chiara Rai

Rieti – Non abbiamo una sfera di cristallo per sapere se certe tragedie si possano prevenire ma certamente si può e si dovrebbe fare di più per gli imprenditori che si suicidano perché non riescono a far fronte ai troppi debiti accumulati.

Nel Lazio, ne è esempio la triste fine di Silvio Paoselli, Il “mugnaio buono” morto suicida il 4 marzo scorso nel lago del Salto. Non ha retto al grande dolore di vedersi pignorato il proprio mulino.

La mattina di lunedì 23 marzo 2015, a Riparbella in provincia di Pisa, riattaccheranno il gas a Giovanna Temperanza, vedova dell'imprenditore Roberto Mollisi che il 3 novembre si è ucciso nel suo ristorante a causa della crisi. Se dopo oltre un mese e mezzo passato al freddo e senz’acqua calda Giovanna potrà tornare ad una condizione di pseudo normalità è merito di Francesco Tagliente, già prefetto di Pisa e questore di Roma, che si è concretamente mosso per aiutarla anche adesso che è terminato il suo incarico in prefettura.

Francesco Tagliente, a settembre del 2013 ha istituito a Pisa il servizio di ascolto e sostegno per prevenire tragedie familiari di persone, famiglie ed imprese che versano in situazioni di disagio originate dalla crisi economica.

Se questo servizio potesse essere attivato anche nel Lazio, i familiari delle vittime come ad esempio Claudia, la sorella del mugnaio, potrebbero ottenere quel sostegno al quale fanno continuo appello nelle ospitate televisive. Questa attenzione agli imprenditori in difficoltà, era già stata chiesta dal presidente Giorgio Napolitano in occasione dei tradizionali messaggi ai Prefetti durante delle celebrazioni della festa della Repubblica: “Si chiede a Voi Prefetti – scriveva Napolitano – il massimo impegno nell’assolvimento dei peculiari compiti conferiti dalla legge, confidando anche nella riconosciuta attitudine all’ascolto, al confronto e alla mediazione”.

Sul tema abbiamo voluto sentire Francesco Tagliente.

Prefetto come nasce il “Servizio di ascolto e sostegno”?

Il “Servizio” nasce dalla condivisione della necessità di dedicare particolare attenzione all’ascolto di chi manifesta una situazione di disagio non soltanto di tipo economico, nella convinzione che ciò possa contribuire a ridurre la sofferenza, personale e familiare, ed impedire gravi conseguenze sociali, scongiurando il diffondersi di fenomeni criminosi. E’ stato voluto da cinquantadue rappresentanti di istituzioni, amministrazioni, enti, associazioni e aziende che, alla presenza del Sottosegretario al Ministero dell’Interno Domenico Manzione, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per realizzare una 'rete' finalizzata all'ascolto e al sostegno dei piccoli imprenditori, dei lavoratori autonomi, dei professionisti e di quanti altri manifestino una situazione di difficoltà e disagio per colpa della crisi economica. .

In occasione della presentazione dell’iniziativa ha detto che e necessario saper “ascoltare il rumore del silenzio di chi sta soffrendo”. Ci spiega meglio?

Sono convinto che non si prendono decisioni estreme per le difficoltà economiche. I problemi economici possono alimentare una situazione di disagio crescente e la conseguente depressione e questa, se non gestita, potrebbe portare a gesti imprevedibili. Chi viene a trovarsi in difficolta economica potrebbe provare vergogna, potrebbe avere difficolta a parlarne a volte anche in famiglia e spesso, temendo di non poter sostenere i costi, non farsi assistere da un avvocato o da un commercialista. Chi è chiamato ad occuparsi della gestione di queste persone deve avere la capacità di cogliere il disagio anche quando non viene manifestato espressamente. Ed è per questo motivo che tutte le iniziative le ho condivise preventivamente con lo psichiatra Pietro Pietrini, ordinario di psicologia all’Università di Pisa. Peraltro è la sezione di psicologia clinica dell’azienda ospedaliera pisana del prof Pietrini a garantire la propria qualificata consulenza per i casi in cui siano presenti condizioni di sofferenza psicologica o di patologia.

Chi sono i sottoscrittori del protocollo istitutivo del “Servizio”?

All’iniziativa hanno aderito tutti quelli che abbiamo ritenuto di coinvolgere per la riuscita del progetto: Equitalia, Agenzia delle entrate, Inps, Inail, direzione territoriale del lavoro, università, Comuni e Provincia, , gli Ordini professionali degli avvocati, dei commercialisti, dei notai e, dopo un primo momento di incertezza, anche l’ABI nonché tutti gli organismi che dispongono di “Sportelli territoriali di ascolto”: sindacati, Associazioni rappresentative delle categorie economiche, quelle di volontariato e tanti altri

Come si accede concretamente al “Servizio”?

il “Servizio” si configura come l'elemento di raccordo tra la rete dei centri e degli sportelli di ascolto territoriali, dove vanno indirizzate in primo luogo le richieste di aiuto. Nelle situazioni di particolare gravità e complessità, gli Sportelli territoriali segnalano il caso alla segreteria del Servizio, che convoca un'apposita riunione con i soggetti, di volta in volta, ritenuti competenti per il caso in esame (Unità Operativa di Psicologia Clinica, Agenzia delle Entrate, Equitalia, INPS, INAIL, Ordini Professionali di avvocati e commercialisti, Associazione Bancaria ed altri professionisti che fanno parte della rete), allo scopo di valutare congiuntamente gli interventi che, nei limiti del quadro normativo, consentano di portare alla soluzione dei problemi all'origine del disagio.

Potrebbe funzionare anche per il racket e l’usura?

Il “Servizio” tenta anche di combattere queste due piaghe della piccola imprenditoria. La sua istituzione rappresenta un importante segnale dell’attenzione che il territorio ha voluto dedicare a una tematica di grande attualità. La crisi economica in cui versano persone, famiglie, operatori e imprese ha effetti negativi sulle forze sociali ed economiche che possono favorire i circuiti dell’illegalità, e spesso alimentare pericolose situazioni di disagio e di scoraggiamento, che possono sfociare in imprevedibili comportamenti, anche auotolesionistici come quelli di farsi coinvolgere da falsi benefattori che si possono poi rivelarsi “strozzini” come l’usura e altre forme di illegalità economica

Quali sono le cause più frequenti che determinano la crisi?

Nei primi mesi sono state gestite moltissime criticità complesse. Le situazioni esaminate hanno messo in evidenza la crescita del fenomeno del sovraindebitamento familiare ed imprenditoriale. A soffrire sono le attività di ristorazione e di somministrazione di bevande, come ristoranti e bar, e le attività legate all'artigianato edile. Nello stesso periodo, ai Centri (sportelli) territoriali di ascolto sono arrivate migliaia di richieste di aiuto. Le cause più frequenti che determinano la crisi delle imprese sono: la contrazione del numero dei clienti e quindi dei ricavi, che aumenta l'incidenza dei costi fissi, la difficoltà ad ottenere un credito bancario, a cui si aggiunge una scarsa conoscenza degli strumenti finanziari da parte dell'imprenditore stesso, che vive la crisi delle propria impresa con una sensazione di scoraggiamento psicologico, pericoloso per sé e per la sua famiglia.

Il suicidio del Mugnaio di Rieti si poteva evitare?

Sono convinto che se fosse stato preso in carico da uno sportello o da un servizio di ascolto e sostegno la famiglia avrebbe avuto più speranze di averlo in vita.