MANLIO CERRONI: MARTEDI' 25 NOVEMBRE SETTIMA UDIENZA

Redazione

Albano Laziale (RM) – Si è tenuta mercoledì scorso 22 ottobre alle ore 9,30 in punto, al piano-terra della palazzina A del Tribunale penale di piazzale Clodio di Roma, la sesta udienza del “processo (a rito immediato) Cerroni”.

Ad Albano, certi politici aspiranti amministratori straparlano, accecati dal riflesso della propria immagine. Gli amministratori pubblici tacciono di fronte ad evidenze gravi ed allarmanti per la salute dei cittadini. E i pennivendoli scrivono, a mezzo stampa e sui social network, davvero di tutto, fuorché la realtà dei fatti.

Ma in realtà, la prima sezione del collegio penale di Roma, presieduta dal dott. Giuseppe Mezzofiore, ha emesso alle ore 17,00 in punto, dopo oltre 6 ore di camera di consiglio, una ordinanza storica che ha decretato che tutte le intercettazione telefoniche e registrazioni ambientali effettuate dalle procure di Velletri e Roma dal 2008 al 2013, relative all’inceneritore di Albano ed al VII invaso della discarica di Roncigliano, rispettano i termini di legge e potranno essere utilizzate nel “processo (a rito immediato) Cerroni”, in pieno e veloce corso di svolgimento.

Finalmente, tutti i cittadini potranno ascoltare, con dovizia di particolari, cosa dicevano al telefono e di persona gli amministratori e funzionari pubblici che flirtavano col “sistema Cerroni”. A cominciare, certo, dall’ormai celeberrima intercettazione in cui (secondo il P.M. Alberto Galanti e il G.I.P. Alessandro Battistini) l’avvocato del Gruppo Cerroni, Avilio Presutti, avrebbe letteralmente “dettato” all’ex Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo l’ordinanza fuorilegge n. Z-0003 del 22 ottobre 2008, poi bocciata sia dal Tar Lazio sia dal Consiglio di Stato. Ordinanza necessaria a garantire, costi quel che costi, il mezzo miliardo di euro di soldi pubblici CIP 6 necessari al Coema – targato Cerroni, Acea ed Ama – per costruire l’Inceneritore più grande d’Europa a spese dell’erario pubblico.

In buona sostanza, il lavoro portato avanti dagli inquirenti ed investigatori delle Procure di Velletri e Roma era ed è tutto assolutamente corretto. Bravi, mille volte bravi. A tutti loro, va il plauso dell’intera comunità dei Castelli. Prossimo appuntamento del “processo Cerroni” per martedì 25 novembre ore 09,30, aula 3 palazzina B, per la settima udienza. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare. 




PROCESSO MANLIO CERRONI: ARCHIVIATA LA POSIZIONE EL DIRIGENTE ARPA FABIO ERMOLLI

Redazione

Roma – Il Giudice delle Indagini Preliminari di Roma, dott. Battistini, ha archiviato la posizione dell’ing. Fabio Ermolli per le contestazioni sollevategli nell’ambito delle indagini che hanno portato al noto processo contro Manlio Cerroni ed altri.

La  decisione del GIP è avvenuta con provvedimento del 17 luglio 2014, su richiesta conforme ed ampiamente motivata del Pubblico Ministero, dott. Galanti.

A carico di Ermolli – dirigente responsabile del Servizio Suolo, rifiuti e bonifiche della Sezione provinciale di Roma dell’ARPA Lazio – erano state contestate varie condotte illecite, caratterizzate tutte dalla presunta violazione dei doveri d’ufficio, in concorso ovvero a favore degli altri indagati. A seguito di più approfondite indagini e oggettivi riscontri a discapito forniti dall’interessato, l’Autorità Giudiziaria ha però ritenuto infondate e non dimostrate le ipotesi incriminatorie per le quali il dirigente ARPA era stato coinvolto.

I vertici dell’ARPA Lazio Corrado Carrubba e Giovanni Arena commentano così la decisione del GIP: “Reputiamo che l’esito della vicenda, accertando la rettitudine del nostro dirigente, restituisca a lui, ai lavoratori e all’intera Agenzia la rispettabilità e il prestigio che meritano anche nell’interesse dei cittadini e delle istituzioni. Non possiamo dimenticare come Ermolli ed i vertici dell’ARPA Lazio siano stati oggetto di una negativa comunicazione mediatica di eco nazionale e di una polemica politica anche strumentale; pertanto questa archiviazione richiesta dalle stessa Procura, alla quale va dato merito di una attenzione non comune e di un operato rigoroso quanto spedito, è una gran buona notizia anche per l’ambiente nel Lazio”.




MANLIO CERRONI, SECONDA UDIENZA PROCESSO: TROPPO SILENZIO ALL'OMBRA DELL'OTTAVO INVASO

di Maria Lanciotti

Tutto secondo copione. Alla seconda udienza del processo Cerroni, lo scorso lunedì 23 giugno, la difesa del magnate della monnezza & complici è subito passata all’attacco, in ossequio all’antico detto: "chi mena prima mena due volte".

Da bravi avvocati del “salvatore di Roma” – ben protetto da una rete abilmente tessuta e consolidata – hanno saputo cogliere al balzo l’azione diversiva, provvidenzialmente offerta da una sfilza di richieste di costituzione di parte civile presentate da Tizio, Caio e Sempronio e tutta una folla di “parti lese” mai apparsi prima sulla scena del famigerato – e famelico –  “sistema Cerroni”.

E mentre su altro e imprevedibile piano si sposta la vicenda giudiziaria, un silenzio inesplicabile oscura le fasi di una procedura che sembra votata all’eternità. E il popolo castellano, tanto per restare nel locale, ne approfitta per ricadere nel letargo che tutto ottunde e allontana.
Eppure la discarica di Roncigliano è ancora lì gonfia e tronfia e trasudante veleni. Eppure il settimo invaso continua a ingurgitare la monnezza indifferenziata di Roma ed è prossimo a scoppiare. Eppure sussiste il rischio enorme e concreto dell’apertura di un ottavo invaso. Eppure l’autorizzazione per la costruzione dell’inceneritore, ottenuta nel 2008, si trova ancora probabilmente nella cassaforte di Cerroni. Eppure la gente del luogo continua a stare male, il cancro e la morte per cancro da quelle parti è di casa e la Asl ne è bene informata.

Sembra tacere per ora il Coordinamento No Inc, il vero e assoluto promotore di una lotta legale e di un’intensa campagna d’informazione che vanno avanti ormai da sette anni. Che ha foraggiato e continua a foraggiare l’informazione a tale riguardo fatta a tavolino e senza coinvolgimento. Che ha sostenuto e continua a sostenere battaglie similari contro la delinquenziale gestione dei rifiuti. Che ha presentato a proprie spese una lunga sfilza di esposti penali e smascherato e rese note truffe e collusioni. Che porta avanti l’azione popolare e relative cause civili per un risarcimento – questo sì – dovuto a quei cittadini che vivono e si ammalano nelle zone infettate dalla presenza di impianti di smaltimento dei rifiuti dichiaratamente fuorilegge. Che fanno sapere, mediante il loro sito – www.noinceneritorealbano.it/  – che la mobilitazione civile continua, senza altra aspirazione che veder rimettere ordine laddove sembrerebbe regnare incontrastato lo spregio sistemico delle corrette normative e l’assoluta mancanza di rispetto per la vita e la salute umana.   

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05/06/2014 MANLIO CERRONI, INIZIATO IL PROCESSO: TUTTI CONTRO L'EX RAS DELLA MONNEZZA


 
 




MANLIO CERRONI, INIZIATO IL PROCESSO: TUTTI CONTRO L'EX RAS DELLA MONNEZZA


Il Comune di Genzano ha chiesto la restituzione integrale delle somme versate nel periodo 2006-2012 alla soc. Pontina Ambiente, per un totale di circa 10 milioni di euro più interessi.

 

di Maria Lanciotti

Si apre un altro capitolo di una storia dal cupo rimbombo kafkiano, che si auspica non resti incompiuta. Giovedì 5 luglio, prima udienza del processo a Manlio Cerroni patron di Malagrotta e ad altri cinque suoi fidi impegnati nella gestione dei rifiuti, e Bruno Landi ex presidente della Regione Lazio.

In questa prima fase sono state raccolte dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Roma – presieduta da Piero De Crescenzo – una valanga di richieste di costituzione civile, presentate da istituzioni, comuni, associazioni e semplici cittadini, mentre pare non sia stata fatta analoga richiesta da parte della Provincia di Roma, ma si sia costituito per essa Paolo Izzo, patrocinato dall’avvocato Rossodivita.

I difensori hanno chiesto per i loro assistiti la revoca delle misure cautelari, così che gli imputati non si trovino costretti al soggiorno obbligato o a doversi recare a firmare il registro dei sorvegliati. Il processo riprenderà il 23 giugno, per la valutazione delle richieste di costituzione di parte civile e l’ammissione delle prove, poi ci sarà l’interruzione per le vacanze e si riprenderà a settembre, e di udienza in udienza si arriverà a Natale e a Capodanno e per l’anno nuovo Dio provvede.

Riferito il più o meno risaputo, riportiamo quanto ci è stato rilasciato da un cittadino facente parte del Coordinamento No Inc, presente alla prima udienza:   
«Giovedì 5 giugno 2014 alle ore nove alla prima sezione del tribunale di Roma c'è stata la prima udienza contro Cerroni ed i suoi "fedelissimi" e Fegatelli e De Filippis per la parte pubblica, in quanto ex dirigenti della Regione Lazio, coinvolta nell’ “affare monnezza". C' è stata la costituzione di parte civile come parte lesa di un nutrito gruppo di cittadini residenti nelle immediate vicinanze della discarica di Roncigliano e che sono coloro che direttamente da oltre 30 anni subiscono gli effetti mortiferi della stessa. Si sono costituiti alcuni comuni, in particolare Ariccia, Genzano, Albano insieme a Castel Gandolfo, poi sono iniziate le sorprese: si sono costituiti altri comuni come Marino, Ciampino, Nemi, Velletri, Rocca di Papa, e associazioni come Legambiente e il WWF, la Regione Lazio (!), il Comune di Roma, un singolo cittadino come rappresentante della Provincia di Roma e una miriade di altri, motivo per cui il Pm del procedimento ha chiesto un rinvio per lo studio delle carte processuali. Ma dov'era tutta questa gente, queste Amministrazioni ed Enti, questi ecologisti di professione che da sempre pescano nel torbido, mentre Cerroni e la sua banda da 30 anni a questa parte facevano il bello e il cattivo tempo sullo smaltimento dei rifiuti, devastando ed inquinando territori e falde acquifere, facendo pagare prezzi salatissimi in termini di salute e di condizioni igenico-sanitarie e di tariffe applicate ai comuni e di conseguenza ai cittadini, visto che i comuni stessi (Albano Laziale ne è l'esempio eclatante) hanno pagato o si sono indebitati zitti e buoni, rifacendosi sulle tariffe applicate ai cittadini, in ossequio al patron Cerroni? Noi la maggior parte di tutti questi non li abbiamo mai visti nei tanti anni di lotta e di battaglia anche legale che ci hanno visto protagonisti, con decine di manifestazioni, centinaia di assemblee, presidi e iniziative di vario genere, decine di azioni legali compiute tutte a nostre spese. Oggi spuntano come funghi a reclamare un risarcimento e una visibilità che non gli appartiene. Per ritornare all'udienza gli imputati, attraverso i loro avvocati, hanno chiesto che venga chiuso il procedimento a loro carico perché, sintetizzando, dicono che vista l'età avanzata della maggior parte di loro, ciò impedirebbe a priori la reiterazione del reato! Ma hanno proprio una bella faccia tosta! Quello che hanno messo su è un vero e proprio impero di tipo dinastico che ha mille tentacoli e mille addentellati con la compiacenza trasversale di troppa fetta di politici ed amministratori ed ora tentano di buttarla sul patetico! Per concludere, la prossima udienza è convocata per il 23 giugno (poi è stato fatto un calendario da settembre a gennaio) e il giudice ha detto che vista la quantità di persone interessate presto tenterà laddove possibile, di farsi concedere l'aula Occorsio per le prossime udienze».

Si riporta inoltre qui di seguito anche il comunicato del Comune di Genzano di Roma, costituitosi parte civile:
Nel corso della prima udienza del procedimento penale nei confronti di Manlio Cerroni, il Comune di Genzano di Roma ha depositato questa mattina presso il Tribunale penale di Roma l’atto di  Costituzione di parte civile al fine di difendere i diritti lesi dei cittadini e di ottenere un risarcimento sia per i danni patrimoniali subiti dall’Amministrazione comunale che per i danni non patrimoniali. Il Comune di Genzano ha chiesto infatti la restituzione integrale delle somme versate nel periodo 2006-2012 alla soc. Pontina Ambiente, per un totale di circa 10 milioni di euro più interessi. Agli imputati viene infatti contestato il reato di frode nelle pubbliche forniture in quanto nell’esecuzione dell’appalto per lo smaltimento dei rifiuti, avviando a termo valorizzazione un quantitativo annuo di CDR inferiore a quello dichiarato ed incrementando unilateralmente la tariffa per la termo distruzione anche sul quantitativo di CDR mai prodotto o comunque mai combusto, avrebbero commesso frode nell’esecuzione dell’appalto, conseguendo nel periodo 2006-2012 una indebita percezione di oltre 10 milioni di euro.
 
«A questo – spiega il Sindaco Flavio Gabbarini – vanno poi aggiunti i danni non patrimoniali subiti dalla città e dai cittadini di Genzano, quantificati in circa un milione di euro: parliamo di danni di carattere ambientale, danni igienico-sanitari accertati  dalla Asl e dal rapporto ‘Epidemiologia, rifiuti, ambiente, salute nel Lazio – Eras Lazio’ nel raggio di 5 km dall’impianto di Roncigliano, senza contare il gravissimo danno all’immagine della città e delle istituzioni».