ROBERTA RAGUSA: DRITTI AL PROCESSO CON MOLTI INDIZI E POCHE PROVE

di Angelo Barraco

Gello di San Giuliano (PI) – Il caso che riguarda Roberta Ragusa ha visto nel 2015 nuovi spiragli. Bisogna ricordare che il processo è stato fissato in data 6 marzo 2015. L’accusa mossa verso Antonio Logli è quella di omicidio e distruzione di cadavere. Antonio Logli, a parte le dichiarazioni iniziali rilasciate, si è chiuso in un silenzio strategico ma tramite intercettazioni ambientali si è venuto a capo di importanti elementi. Il processo a carico di Antonio Logli sarà un processo indiziario, un processo in cui non vi saranno prove oggettive che dimostrano la colpevolezza dell’uomo poiché il corpo di Roberta non è stato trovato e l’assenza del corpo, dopo accurate ricerche da parte degli inquirenti, ha portato ad ipotizzare e ad aggiungere come capo d’accusa la distruzione di cadavere.

In un processo come questo, così delicato, i figli di Roberta che posizione prenderanno? Il figlio di Roberta in questi anni ha raggiunto la maggiore età e potrà decidere come schierarsi. La figlia invece è ancora minorenne e avrà un avvocato che tutelerà i suoi diritti. Di recente si è potuto vedere, tramite un filmato, che Logli accompagna il figlio in tribunale a ritirare dei documenti. Invece, per quanto riguarda la figlia, si è potuto evincere, tramite le intercettazioni ambientali, di quanto sia difficile il rapporto di convivenza della giovane con la convivente e compagna di Logli, Sara Calzolaio. L’ipotesi è che l’omicidio sia avvenuto al culmine di una lite per motivi di gelosia e poi distrutto il cadavere. Un ruolo determinante nel processo lo avrà il supertestimone Loris Gozi. Per la procura di Pisa Antonio Logli, la notte del 14 gennaio 2012 costrinse “con violenza la moglie Roberta Ragusa a salire in auto e poi la uccise volontariamente per poi sopprimerne il corpo al fine di assicurarsi l’impunità e impedire in modo permanente il ritrovamento”. E Logli inizialmente cosa racconta? racconta che la mattina quando si è svegliato Roberta non era né a letto né in casa. Il marito, insieme al suocero di Roberta individuano come possibile ipotesi della scomparsa l’allontanamento volontario.

Antonio Logli inizialmente, intervistato dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, dice che la moglie poco tempo prima aveva battuto la testa e tale trauma avrebbe potuto causarle una perdita di memoria ergo lo smarrimento psicofisico. Logli dice anche altre cose, la prima cosa che fa è mettersi sulla difensiva, dice che con la moglie i rapporti sono buoni e che se ci fossero stati dei problemi non avrebbe esitato a riferirlo ai fini dell’indagine. Ma i riscontri oggettivi sono ben diversi. Una prima testimonianza di Roberta si ha poco tempo dopo, viene riconosciuta dai titolari di una rosticceria e quella persona viene identificata come Roberta. Ma dopo attente verifiche tale testimonianza si rivelerà falsa e senza riscontri.

La prima testimonianza che ha una valenza sulle indagini è quella di Loris Gozi. Gozi riferisce di aver visto e sentito litigare Logli, intorno all’01.30 di notte, con qualcuno in Via Gigli e di aver visto caricare con forza una donna all’interno di una C3 azzurra, proprio come la macchina di Roberta. La sua testimonianza è confermata dalla moglie di Gozi poiché codesta si trovava prima in macchina con lui ed entrambi hanno incrociato Logli lungo quel tragitto di strada, poi Loris torna a casa, lascia a casa la moglie e porta fuori il cane e proprio in quel momento vede la scena sopracitata. Con il passare del tempo si arriva ad un numero di quattro testimoni che confermano ciò che ha riferito Gozi e un altro testimone riferisce di aver sentito anch’esso le urla di una donna.Oltre alle prove visive che inchioderebbero Logli, vi è la prova dei cani molecolari. I casi molecolari fiutarono la presenza di Roberta Ragusa tra la sua abitazione e un punto preciso di Via Gigli nei pressi della ferrovia. Ci sono degli elementi che hanno destato sospetto agli inquirenti e che hanno portato loro ad indagare sulla persona di Antonio Logli.

Un elemento importante è Gozi e la sua testimonianza. Gozi racconta che giorni dopo la scomparsa di Roberta, Antonio Logli si recò da lui chiedendogli se avesse visto Roberta e si è affacciato dalla loro finestra per verificare se da lì si potesse vedere qualcosa.Un altro elemento che ha insospettito gli inquirenti è stata la scarsa collaborazione di Logli alle indagini. Antonio Logli alle 07.30 del mattino seguente avverte la sua giovane amante Sara Calzolaio e comunica ad essa di gettare il cellulare. Lei stessa successivamente si recherà in caserma dicendo di essere l’amante di Logli e di aver gettato il telefono, apparecchio che verrà recuperato dagli inquirenti dove, tramite i tabulati, verranno trovati dei riscontri importanti che riguardano anche alcune chiamate intercorse tra i due la sera della scomparsa di Roberta.

Un altro elemento che ha fatto parlare molto è stato che Logli, non molto tempo dopo, porta ufficialmente a casa sua Sara e codesta convive con lui allo stato attuale. Per gli inquirenti anche questo atteggiamento dimostra che Logli è sicuro che Roberta non tornerà e ciò è dimostrato dal fatto che ha portato Sara con se e da come si comporta anche durante la prima fase delle indagini, freddo e distaccato.Durante questo iter si viene a conoscenza di lettere scritte da Roberta (tramite la trasmissione “Chi l’ha visto?”) in cui la donna manifesta il suo malessere nei confronti di un marito che la ignora come donna e si evidenzia una situazione tragica e al limite poiché la donna tenta di salvare un rapporto che il marito ignora. Più passa il tempo e più saltano fuori novità, ma i riscontri oggettivi?

Una lettera anonima segnala che Logli, il giorno dopo la scomparsa si mobilità presso il cimitero di Orzignano. Logli dice che va lì per verificare se Roberta è andata in quel luogo per piangere sulla tomba della madre che è sepolta lì, ma questa versione non convince gli inquirenti, soprattutto prer il fatto che nel cimitero vi sono sei botole vuote, è un indizio e quindi una svolta decisiva per le indagini?Sono passati quasi tre anni dalla scomparsa di Roberta Ragusa, ma cosa è stato realmente fatto?Bisogna considerare un punto molto importante ai fini investigativi, ovvero che il corpo di Roberta Ragusa non è stato trovato quindi non vi è modo oggettivo di verificare la causa della morte della donna.Antonio Logli è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, quest’ultima accusa gli è stata attribuita in merito al fatto che il corpo non è stato trovato ergo secondo gli investigatori il corpo è stato distrutto.Ma quali prove concrete vi sono contro Antonio Logli?Non vi è il corpo, il supertestimone Gozi in quella donna non ha saputo riconoscere Roberta quindi il dubbio non è sinonimo di certezza ma al contrario.Gli investigatori hanno in mano le telefonate tra Antonio e Sara intercorse quella sera e hanno in mano le bugie dette da Antonio, ma queste non sono prove oggettive della sua colpevolezza. Nessun testimone ha dichiarato di aver visto Antonio uccidere Roberta ne tantomeno ha dichiarato che quella donna era Roberta ma hanno detto di aver visto una donna urlare. In quasi tre anni di indagine non sembra si sia arrivati a capo di un solo dato oggettivo che dimostri la colpevolezza di Antonio Logli, non c’è un dato oggettivo che dimostri il fatto che l’abbia uccisa, poiché le sue macchine (la sua e quella di Roberta) sono state ispezionate e non sono state trovate tracce. Non sono state trovate prove oggettive sulla distruzione del cadavere. Con queste basi, che processo sarà?
A mio parere l’errore più grande è statoiscrivere fin da subito Antonio Logli nel registro degli indagati. Ciò ha comportato dei limiti e restrizioni poiché Logli, da persona informata sui fatti è diventato l’indagato e quindi ha usufruito dei suoi diritti quali l’avvalersi della facoltà di non rispondere e altri. Se Antonio Logli non fosse stato iscritto nel registro degli indagati in così breve tempo, gli inquirenti avrebbero avuto maggiore libertà nello svolgere le indagini e probabilmente avrebbero trovato maggiori informazioni anziché arrivare ad un processo con molti indizi e poche prove. Del resto nel caso di Elena Ceste, l'arresto di Buoniconti è arrivato molto tempo dopo.

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