PUTIN AD EXPO: “L’ITALIA E’ UN IMPORTANTISSIMO PARTNER DELLA RUSSIA”

di Christian Montagna

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Milano –
Si è da poco conclusa la visita di Vladimir Putin, presidente russo, ad Expo e in Italia per un tour de force di incontri. Dopo aver incontrato il premier Matteo Renzi e aver visitato il padiglione Russia ad Expo 2015, è intervenuto nella cerimonia di avvio del national day della Russia a Milano.

 

Renzi apre il dibattito. Comincia con una battuta sui mondiali del 2018 che si svolgeranno in Russia il Premier Renzi nel discorso di apertura della giornata ad Expo. Accolto cori quasi da stadio e da inni alla potenza Russia, Vladimir Putin ha finalmente bevuto la “kvas”, classica bevanda russa, in Italia, a Milano nel padiglione dedicato alla sua stessa nazione.

 

Putin ringrazia. "Esprimo il riconoscimento al presidente Renzi per la sua partecipazione alla Giornata Nazionale Russa a Expo. Russia e Italia sono legate da rapporti molti stretti che durano da più 500 anni", ha dichiarato il russo Putin. "L'Italia è un grandissimo partner in Europa e un grande partner per l'economia russa. Siamo stati tra i primi ad appoggiare l'Italia per l'organizzazione di Expo 2015. Abbiamo aderito al Bei più di 160 anni fa, partecipando all'Expo di Londra nel 1851 e nel 1906 a Milano ottenne grandi successi. Nel nostro padiglione sono esposte le nostre eccellenze in tutti i campi, soprattutto in quelli alimentari. Auguro successo sia al padiglione russo che a tutto Expo 2015". 

 

Le sanzioni alla Russia colpiscono anche l’Italia. Al grido di “no sanzioni”, il pubblico che ha accolto Putin ha invocato la piena assoluzione dal pagamento delle sanzioni per la Russia. Ma Putin, ha parlato molto chiaro: “Se le sanzioni contro la Russia non saranno ritirate, le imprese italiane perderanno contratti per un miliardo di euro. Noi potremmo trovare altri partner, ma sarebbe un peccato rinunciare alla collaborazione con l’Italia".

Tante le tematiche e i temi approfonditi nel dibattito che si appresta a diventare storico: scambio culturale tra Italia e Russia e minaccia del terrorismo globale che soltanto uniti si potrà combattere. Continua dopo Expo la visita del Premier russo in Italia: altri esponenti italiani politici e religiosi lo attenderanno nella giornata di oggi. Al Quirinale avverrà il primo incontro con il Presidente della Repubblica Mattarella; al Vaticano con Papa Francesco e in serata, sempre a Roma, saluterà l’amico Silvio Berlusconi.




UCRAINA: PAGATI 15 MILIONI DI DOLLARI PER IL GAS A RUSSIA, MA BASTANO PER 24 ORE

di Maurizio Costa

Kiev – L'Ucraina ha pagato 15 milioni di euro di gas alla Russia per ricevere forniture per 24 ore. Questo pagamento coprirà il fabbisogno del paese fino a lunedì, quando Putin, Poroshenko e l'Europa si incontreranno a Bruxelles per trovare un accordo sul gas.

Il ministro dell'Energia russo, Aleksander Novak, ha dichiarato che "discuteremo della situazione delle forniture all'Ucraina e del transito del gas verso i consumatori europei" proprio lunedì. Il problema è il gas e forse, dopo l'accordo di Minsk II, i vertici di Mosca e di Kiev riescano a trovare la pace anche sulle forniture, con il placet dell'Europa.

Anche gli altri paesi europei sono in tensione, perché un mancato accordo e un ulteriore litigio tra le due parti porterà a problemi con il gas anche a tutta Europa, che riceve grandi quantità dai gasdotti che attraversano l'Ucraina.

Il ritiro della armi nell'est dell'Ucraina sta proseguendo, ma non nelle zone soggette ad altri attacchi, come nei pressi dell'aeroporto di Donetsk. Nelle ultime 24 ore, sono morti tre militari ucraini, mentre altri sette sono rimasti feriti. 




UCRAINA: TROVATO L'ACCRODO DI PACE

di Maurizio Costa

Minsk – Dopo una notte insonne, si è arrivati alla decisione: stop alle truppe stanziate nell'est dell'Ucraina e creazione di una zona cuscinetto demilitarizzata per non far entrare in contatto le truppe opposte. La pace e l'attuazione del Piano potrebbe essere operativa già dal 14 febbraio. L'accordo raggiunto a Minsk, però, sarebbe mutilato: Putin, infatti, afferma che Kiev non vuole stipulare accordi di pace con i filo-russi stanziati a Donetsk e Luhansk, mentre il governo ucraino afferma che è la stessa Russia a portare dalla sua parte i ribelli dell'est. Proprio per questo motivo, sebbene sia stata raggiunta una pace, i problemi potrebbero continuare e interesserebbero gli stessi ribelli che da mesi combattono contro l'esercito ucraino.

Sarebbe la Russia, quindi, a bloccare le trattative tra Ucraina e separatisti filo-russi. François Hollande, presidente francese, ha affermato che “abbiamo raggiunto una soluzione complessiva, ma non è stato ancora fatto tutto. Anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è molto cauta: “Abbiamo concordato l'implementazione complessiva degli accordi di Minsk. Ma naturalmente passi concreti devono essere fatti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi”. Il problema principale è che già qualche mese fa le due parti avevano stipulato un accordo per deporre le armi, che però non è stato mai attuato. In queato caso, però, la presenza di Hollande e della Merkel potrebbe essere un deterrente nel caso in cui la Russia e l'Ucraina non rispettassero gli accordi.

Oggi, comunque, 50 carri armati russi avrebbero oltrepassato il confine con l'Ucraina, andando già a interferire con gli accordi. Presto verrà attuata una zona cuscinetto di 50 chilometri per l'artiglieria pesante e di 70 per i lanciarazzi. In questo modo si cerca di far terminare gli scontri nell'est dell'Ucraina. Continua a salire comunque il numero dei morti: nelle ultime 24 ore, nove civili sono rimasti uccisi e 21 sono feriti. Dati allarmanti che non fanno che gettare ombre sugli accordi di Minsk I. Rimane lo spettro di Obama, che potrebbe rifornire l'esercito ucraino di armi definite “letali”, che porterebbero alla nascita di una nuova Guerra Fredda tra i due paesi.

Soddisfatto Matteo Renzi, che ha dichiarato che “È un passo avanti importante, per quello che abbiamo letto come un ottimo risultato”. L'Europa, intanto, è pronta a creare un fondo internazionale di 15 miliardi di euro per le popolazioni colpite dalla guerra che ha causato più di cinquemila morti.




UCRAINA: RAZZI DEI SEPARATISTI FILORUSSI, 7 VITTIME

di Maurizio Costa

Kiev – Un attacco dei separatisti filorussi sulla città di Kramatorsk avrebbe causato 7 vittime e 21 feriti. A riferire l'accaduto è lo stesso presidente ucraino, Petro Poroshenko. La città era stata riconquistata dalle truppe governative qualche mese fa. Intanto, l'esercito ucraino ha scagliato un'offensiva nell'est, nei pressi di Mariupol, per cercare di riconquistare i territori persi.

Continua a salire il numero dei morti del conflitto che da tempo vede interessati i separatisti, appoggiati dalla Russia, e le truppe governative ucraine. Domani, a Minsk, si terrà l'atteso incontro tra Putin, Poroshenko, Hollande e Merkel per cercare di trovare una soluzione pacifica al conflitto. Il presidente francese è pronto a trovare "un risultato ottimale", mentre altre fonti affermano che a Minsk si deciderà ben poco. Il vertice sarà improntato soprattutto nella creazione di una zona demilitarizzata di 50 chilometri, che tenga i due schieramenti a una distanza di sicurezza.

Poroshenko ha affermato che bisogna prepararsi anche ad uno scenario peggiore. La guerra, probabilmente, non terminerà domani e il presidente degli Usa, Barack Obama, ha dichiarato di essere pronto a fornire all'esercito ucraino delle "armi letali" nel caso in cui Putin non la smetta di inviare truppe nell'est dell'Ucraina.

Il segretario di sicurezza del governo russo, Nikolai Patrushev, ha affermato che se gli Stati Uniti forniranno armi all'esercito ucraino ci sarà "un'escalation del conflitto". La tensione tra Russia e Usa, quindi, continua a salire. La Russia, dal canto suo, continua le esercitazioni militari in Crimea, in vista di un eventuale conflitto via terra.

L'Europa, intanto, è pronta a creare un fondo di 15 miliardi di euro per aiutare la popolazione ucraina che ha sofferto maggiormente la guerra con i separatisti filorussi. 




RUSSIA E UCRAINA SI INCONTRANO PER LA PACE

di Maurizio Costa

Monaco – I vertici europei e mondiali cercano di trovare una soluzione per mettere la parola fine alla guerra tra separatisti filo-russi e l'esercito nazionale nell'est dell'Ucraina. Mercoledì prossimo, 11 febbraio, Angela Merkel e François Hollande incontreranno Vladimir Putin e Petro Porošenko per ratificare un nuovo trattato di pace. Già qualche mese fa, l'Ucraina e la Russia avevano stipulato un accordo per porre fine ai bombardamenti e alle violenze nell'est dell'Ucraina. Quest'ultimo trattato, però, non è servito a nulla: la guerra non è finita e continuano a crescere i morti, soprattutto tra i civili. Gli abitanti di Donetsk e di Luhansk, le due città sotto il controllo dei separatisti, sono costretti a fuggire all'interno di autobus stracolmi attraverso un corridoio umanitario, stabilito per evitare altre morti bianche.

Il vertice di Minsk – “Se entro quel giorno (11 febbraio n.d.r.) si riuscirà a concordare su certe posizioni faremo l'accordo – ha dichiarato Putin. O si fa la pace o l'incontro sarà inutile. Questa mattina, i quattro leader che parteciperanno alla pace di Minsk, hanno organizzato una conference call, con l'obiettivo di cominciare a placare gli animi. Lo scopo è quello di “lavorare a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell'est”. Sul sito della presidenza ucraina è comparso un comunicato che afferma che i colloqui porteranno ad un rapido e incondizionato cessate il fuoco.

Il problema principale è la posizione degli Stati Uniti. Lo stato americano ha già stabilito che potrebbe rifornire di armi l'esercito ucraino, facendo salire le tensioni tra la Russia e Obama. Il capo della diplomazia russa, Sergej Viktorovič Lavrov, ha affermato che questa mossa degli Usa “potrebbe portare a conseguenze imprevedibili e minare gli sforzi per una soluzione politica”. Lavrov ha incontrato a Monaco il segretario di Stato Usa, John Kerry. Il politico statunitense, dopo il meeting, ha dichiarato che “non ci sono divisioni e non può esserci una soluzione militare”.

L'alto rappresentante degli Affari Esteri dell'Ue, Federica Mogherini, ha affermato che “quella di mercoledì a Minsk è un'ottima chance”. Il problema principale è la posizione della Russia. Vladimir Putin, infatti, non riesce a mantenere un'idea stabile: da una parte, cerca di trovare una soluzione alla crisi ucraina, facendo la parte della vittima e mandando giornalmente aiuti umanitari alle popolazioni dell'est dell'Ucraina. Dall'altra, però, continua ad invadere la nazione ucraina, causando migliaia di vittime e centinaia di migliaia di sfollati che fuggono verso i paesi vicini.




UCRAINA: USA E EUROPA SI MOBILITANO PER FAR FINIRE LA GUERRA

di Maurizio Costa

Kiev – Nelle ultime ventiquattro ore, sono 8 i morti civili uccisi a Donetsk durante il conflitto tra i separatisti filo-russi e l'esercito ucraino. Gli accordi di pace stipulati qualche mese fa non sono serviti a nulla: si continua a morire e la Russia di Putin continua a rifornire di armi e di mezzi armati i separatisti stanziati nell'est dell'Ucraina. Oggi, il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha raggiunto Kiev per dare il proprio appoggio al governo ucraino, che combatte da mesi l'avanzata russa. Il consigliere diplomatico di Russia, Iuri Ushakov, ha dichiarato che il Cremlino è pronto a discutere una pace, ma intanto mobilita per due mesi i riservisti. John Kerry ha affermato che la Russia deve smettere di invadere l'Ucraina. Se il Cremlino non dovesse terminare la sua missione, gli Usa sono pronti a fornire armi e mezzi al governo ucraino. "L'aggressione russa nella parte orientale dell'Ucraina è la più grande minaccia" ha dichiarato il segretario di Stato Usa.

Petro Poroshenko, presidente dell'Ucraina, ha affermato che il sostegno statunitense è molto importante per sconfiggere l'avanzata russa. "Il governo di Kiev sta lavorando per una soluzione pacifica del conflitto e per la fine dell'aggressione – ha continuato Poroshenko -. Stiamo sviluppando la nostra cooperazione nel campo della sicurezza per trovare le soluzioni più efficaci a questa situazione".

Intanto, domani sono attesi a Mosca Francois Hollande e Angela Merkel. I due leader discuteranno con Putin di un eventuale invio di caschi blu dell'Onu nel Donbass.

Anche l'Ue continua la sua missione di deferimento di personalità russe per cercare di far finire il conflitto. Altre 19 persone sono finite nella black-list europea e non potranno viaggiare all'interno del continente né intraprendere relazioni commerciali.




RUSSIA: MIGLIAIA DI MANIFESTANTI CONTRO LA GUERRA IN UCRAINA

di Maurizio Costa

MOSCA – Una manifestazione nel centro della capitale russa ha visto la partecipazione di 5.000 persone, che hanno criticato fortemente la politica estera di Vladimir Putin, che, secondo gli organizzatori, dovrebbe "smettere di interferire nella crisi ucraina".

L'evento, dal titolo "Marcia per la pace", rappresenta la prima manifestazione russa contro la guerra in Ucraina tra separatisti filo-russi e le forze lealiste del governo di Kiev. Sergei Davidis, uno degli organizzatori, ha dichiarato che "decine di migliaia di persone vogliono che questa guerra finisca".

"La politica aggressiva di Putin deve finire – ha affermato un altro capo dell'organizzazione – Questo conflitto incrementa tendenze fasciste e anche l'isolamento della Russia." Infatti, il governo di Mosca è stato colpito da varie sanzioni internazionali, che hanno destabilizzato fortemente l'economia russa e le esportazioni di gas.

Anche la popolazione russa, quindi, si schiera contro Putin per arrivare a una pace immediata. Negli ultimi giorni, nell'Est dell'Ucraina, è stata istituita dall'Osce una zona cuscinetto di 30 chilometri tra le forze separatiste e lealiste, per cercare di arginare la guerra e portare alla conclusione del conflitto.




LE SANZIONI EUROPEE CONTRO LA RUSSIA

di Maurizio Costa

Continua la guerra delle sanzioni tra l’Unione Europea e la Russia. Ieri, l’Europa ha deciso le nuove misure che verranno applicate già da venerdì contro la Russia a causa del comportamento del Cremlino nella vicenda ucraina. Queste sanzioni saranno mirate e cercheranno di punire economicamente la Russia, sia nel campo privato sia in quello pubblico.

L’economia russa riceverà un duro colpo dall’Ue. Le sanzioni ridurranno drasticamente i finanziamenti destinati alle aziende russe, che soffriranno questa dura scelta perché non avranno accesso ai mercati dei capitali europei.

Anche molte figure di spicco che hanno partecipato alla guerra tra Russia e Ucraina verranno colpite da misure europee.

I dettagli – Le nuove sanzioni bloccheranno il finanziamento del debito di tre grandi compagnie petrolifere: Gazprom, Rosneft e Transneft. Sono state scelte anche nove aziende che producono materie militari e civili che avranno il divieto di esportare in tutta Europa.

Inoltre, 24 persone ucraine e russe avranno i beni congelati e l’obbligo di non potersi spostare all’interno dell’Ue a causa della loro implicazione nella guerra all’est dell’Ucraina. Tra questi, il Vice-Presidente russo, Yuri Vorobiev, e anche uno stretto collaboratore di Putin, Sergei Chemezov.

Queste misure potranno essere eliminate entro la fine di settembre a seconda di come si comporterà la Russia. Putin, intanto, potrebbe rispondere a queste sanzioni con un embargo, che bloccherebbe le esportazioni dei Paesi europei in Russia; una misura che andrebbe a colpire anche l'economia italiana.

Il rublo, a causa di questa sanzioni che vanno a colpire nel cuore dell’economia russa, è ai minimi storici contro il dollaro. Una reazione a catena, che ha portato anche alla discesa di valore dei titoli di Stato.




PUTIN E POROSHENKO: DIALOGO DI PACE VERSO ACCORDO TRA KIEV E RIBELLI

Redazione

Ucraina – Un tavolo di pace che continuerà finché non si sarà placato il conflitto? Così dovrebbe essere. Il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Petro Poroshenko hanno raggiunto un accordo per un gruppo di contatto sulla crisi. Lo ha detto il leader del Cremlino dopo il colloquio con il suo collega di Kiev. I due presidenti si sono detti d'accordo sulla "necessità di un dialogo". "Faremo tutto il possibile per progressi di pace", ha aggiunto Putin. Daremo il nostro "sostegno per il raggiungimento di un accordo tra Kiev e i ribelli".

E' durato oltre due ore il primo vero faccia a faccia a Minsk, dopo il breve incontro che i due leader avevano avuto in Normandia a giugno. Colloqui intensi, non facili, al termine dei quali Putin e Poroshenko si sono detti d'accordo sulla "necessità di un dialogo". Il Cremlino, intanto, ha dovuto incassare un colpo imbarazzante: la cattura di dieci parà russi. Uno sconfinamento casuale, ha sostenuto Mosca, ma Kiev sembra avere adesso in mano la prima vera prova tangibile delle ripetute violazioni della frontiera da parte dei russi che denuncia da tempo.

Putin e Poroshenko hanno iniziato il bilaterale in serata, alla fine di un lungo summit tra Unione doganale (Russia, Bielorussia, Kazakhstan), Ue e Ucraina. Che Poroshenko ritenesse il vertice di fondamentale importanza lo si è capito subito, quando – non appena arrivato – ha dichiarato solennemente che "i destini della pace e del mondo si decideranno in questo incontro".

Il presidente ucraino si è detto pronto a discutere varie possibili "exit strategy" dalla crisi per mettere fine alle violenze a est, consapevole che "tutti gli attori coinvolti vorrebbero uscirne con dignità".

All'apertura di Poroshenko si è però contrapposto il pugno duro di Putin, che ha sottolineato come la firma di un accordo d'associazione tra Kiev e Ue – che dovrebbe essere ratificato a settembre – potrebbe costare alla Russia più di due miliardi di euro e porterà inevitabilmente alla cancellazione del regime preferenziale per le importazioni dall'Ucraina in modo da proteggere il mercato russo.

Ma Putin ha anche ribadito che la crisi nella russofona Ucraina sud-orientale non può essere risolta "senza prendere in considerazione gli interessi sostanziali" di quelle regioni e "senza un dialogo di pace con i loro rappresentanti".

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UCRAINA: LA RUSSIA SCHIERA 45 MILA TRUPPE AL CONFINE

di Maurizio Costa

Kiev – La Russia ha schierato 45.000 truppe al confine con l’Ucraina. La notizia arriva dal portavoce militare ucraino, Andriy Lusenko, che ha confermato che Putin ha predisposto un’enorme schiera militare, composta anche da carri armati, sistemi missilistici, aerei da guerra ed elicotteri d’assalto. Una mossa che fa temere il peggio: un'invasione vorrebbe dire la perdita del controllo e il rischio di alimentare un nuovo conflitto.

“Alle undici di lunedì mattina – ha dichiarato Lysenko – circa 45.000 truppe delle forze armate e di altre forze interne della Federazione Russa si sono radunate nelle aree di confine.”

Una situazione che rischia di esplodere, anche perché l’armata è veramente imponente: 160 carri armati, più di mille veicoli militari, 150 postazioni missilistiche e 137 elicotteri d’assalto. 

Putin, dal canto suo, tira acqua al suo mulino, dichiarando che quella attuata in Ucraina è solamente una missione umanitaria, che si svolgerà in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale e senza scorta militare.

La denuncia del portavoce militare ucraino, però, smentisce queste parole. Secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh, la situazione è molto grave: "Mosca sta cercando un pretesto per l’intervento, che potrebbe mascherare come operazione umanitaria."

La missione umanitaria, comunque, è prevista: Germania, Russia e UE invieranno volontari per aiutare le città ucraine in difficoltà, che si trovano senza luce, cibo e acqua. Circa 300 camion, inoltre, sono partiti dalla Russia per rifornire di beni di prima necessità le zone ucraine disastrate dalla guerra. Il governo dell'Ucraina, però, è intenzionato a non accettare questo aiuto russo, temendo che dietro questa carovana si possa nascondersi un intervento militare di Putin. Lo stesso presidente ucraino, Petro Poroshenko, aveva richiesto l'aiuto internazionale, ma non sembra intenzionato ad accettare quello russo. Non si sa ancora cosa contengano i camion ma è sicuro che una mossa azzardata della Russia porterebbe ad una catastrofe.




CINA:PUTIN A SHANGHAI PER SUGGELLARE I NEGOZIATI BILATERALI PER I PROSSIMI DIECI ANNI

A Shangai nuova tappa nel partenariato globale e nella cooperazione strategica tra le due potenze mondiali, Cina e Russia espanderanno gli scambi bilaterali, gli investimenti transfrontalieri e i finanziamenti e rafforzerà gli scambi per la formulazione di politiche macro-economiche. L’obiettivo comune è quello di intensificare e aumentare il commercio bilaterale a 100 miliardi di dollari entro il 2015 e 200 miliardi dollari entro il 2020 rispetto ai 90 miliardi dollari dell’anno precedente

di Cinzia Marchegiani


Shanghai (Cina) – L’oriente è sotto l’occhio indiscreto dei partners mondiali che scrutano e monitorano la crisi asiatica innescata nella contesa della supremazia delle acque territoriali nel Mar Cinese meridionale, ma non solo.

Oggi Vladimir Putin, come anticipato, si è recato in visita ufficiale a Shangai, per stringere importanti negoziati bilaterali con la Cina, apostrofati come i più ambiziosi per i prossimi decenni. Il presidente della Russia, Putin e la sua delegazione incontra al summit della Conferenza sulle Misure di Interazione e Rafforzamento della Fiducia in Asia (Cica), il presidente cinese, Xi Jinping e avanza importanti nonché strategici accordi e intese tra cui il contratto per forniture trentennali di gas russo a Pechino.

La protagonista indiscussa in questo summit tra giganti mondiali è l’"economia" e la presenza delle quarantasei aziende russe tra cui Gazprom, Rosneft e Novatek, che sono gli incontrastati colossi del petrolio e gas, ne testimonia la sua forte valenza. Lo stesso Vladimir Putin ha confermato in un’intervista ai media cinesi che è determinato a concretizzare con i partner cinesi gli scambi commerciali a 100 miliardi di dollari nel 2015 e a 200 miliardi nel 2020: ” Nel 2013, il volume di scambi è stato di 90 miliardi di dollari, la Russia oggi mette la Cina al top tra i suoi partner commerciali esteri." La Russia vede come un’ottima strategia i contratti per l’approvvigionamento di gas alla Cina, alternativa che va a colmare la fornitura destinata all’Europa che vedrà un trend negativo, poiché si prevede un’Europa sempre meno dipendente dalla loro fornitura. I due paesi espanderanno gli scambi bilaterali, gli investimenti transfrontalieri e i finanziamenti e rafforzerà gli scambi per la formulazione di politiche macro-economiche. Uno scenario che condizionerà le macro politiche ed economiche globali poiché sia Russia che Cina intensificheranno i rapporti per garantire l'equilibrio negli scambi, andando ad ottimizzare la struttura del commercio e gli investimenti reciproci nei settori come infrastrutture di trasporto, sviluppo minerario.

Le due parti hanno promesso di approfondire la cooperazione nel settore petrolifero, rilanciare la fornitura di gas naturale della Russia alla Cina il più presto possibile e lo sviluppo congiunto di miniere di carbone in Russia. In agenda sarà inserita anche la costruzione congiunta delle centrali elettriche in Russia per aumentare la potenza di alimentazione in Cina. Inoltre nel settore energetico e progettuale i due paesi rafforzeranno la cooperazione nei grandi progetti per l'uso pacifico dell'energia nucleare nonché la ricerca sulle tecnologie aerospaziali di base, l'aviazione civile oltre la navigazione satellitare e il volo spaziale con equipaggio. L’aiutante del presidente russo Yury Ushakov, aveva anticipato sui media 43 accordi, di cui circa trenta dovranno essere firmati. Tra i progetti presentati, finalizzati alla capacità di condivisione delle capacità tecnologiche, si parla di un primo progetto in merito alla costruzione di un aereo giunto a lungo raggio “widebody” che andrebbe a concorrere con gli Stati Uniti per la produzione di aerei europei e sembra che la Cina sia interessata alla creazione di almeno un migliaio di campioni: Scenari in mutazione quelli internazionali che vedono queste due nazioni protagoniste per i prossimo dieci anni nel cooperare e rafforzare le relazioni economiche oltre che commerciali che sfidano una crisi globale e anche della stabilità del pianeta stesso.
Nel frattempo le tensioni nate tra la Cina e il suo vicino Vietnam sembrano acuirsi. Le notizie citano il rimpatrio in Cina con un volo aereo di emergenza di sedici operai cinesi che sono stati feriti in Vietnam duranti le aggressioni nei precedenti giorni da parte dei nazionalisti che hanno attaccato con ferocia le aziende straniere, che rivendicano la sovranità e la contarietà alla supremazia cinese. Così la tensione rimane alta e le cifre dichiarano quattro mila cinesi pronti a partite mentre nel fine settimana circa tre mila lavoratori hanno lasciato il paese. Il ministero dei trasporti cinese sembra abbia organizzato cinque imbarcazioni per poter aiutare l’evacuazione dei connazionali. 

Lo scenario globale è in continua metamorfosi, di certo gli Stati Uniti non son rimasti a guardare, allacciando rapporti sempre più stretti con il Vietnam, con concordati miltari e accesso ai porti e alle basi militari.